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Profili psicologici dell’aggressore

1. La violenza domestica

1.3 Profili psicologici dell’aggressore

Le credenze stereotipate all’interno della società sulle caratteristiche dell’uomo violento sono da sfatare. La società identifica l’uomo violento come per lo più straniero, disoccupato, malato di mente, alcolista o appartenete a contesti sociali degradati. Si

35 Cit. e dati ripresi da European Union Agency for Fundamental Rights, Violenza contro le donne: un’indagine a livello di Unione europea Panoramica dei risultati, tabella n.4 p.23.

36 Dati ripresi dall’indagine multiscopo sulle famiglie dell’Istat, La violenza contro le donne, anno 2006,

34 pensa spesso che gli uomini che usano violenza sulle proprie donne siano palesemente aggressivi anche all’esterno delle mura domestiche e che la loro violenza sia stata appresa durante l’infanzia all’interno della famiglia di origine. Non è proprio così e come vedremo in questo paragrafo e nei prossimi capitoli la violenza domestica è presente in tutte le società e a tutti i livelli sociali anche se alcuni di questi fattori possono influenzare positivamente l’uso della violenza. Per esempio l’aver assistito alla violenza durante l’infanzia può essere una delle cause che predispone l’individuo ad essere violento se alimentata da contesto sociale e culturale circostante, ma può non essere l’unica spiegazione. Non possiamo generalizzare in quanto non tutti gli uomini violenti hanno subito un trauma di questo genere nella loro storia precedente. Ancora l’alcol non può essere una spiegazione per i maltrattamenti, ma può eliminare i freni inibitori provocando lo scoppio della tensione magari fino a quel momento controllata. L’alcol viene usato dagli uomini come scusa per giustificarsi, per minimizzare le loro azioni. Anche gli uomini attivano come meccanismo di difesa come la negazione per non ammettere a loro stessi la propria fragilità.

Sono fattori psicologici provenienti dal contesto socio culturale a scatenare l’ira degli uomini. La loro mancanza di autostima e la loro fragilità portano questi soggetti allo scoppio delle tensioni che vedono come unica possibilità di sfogo, visto che fin da piccoli gli è stato insegnato a dimostrarsi forti agli occhi del mondo, una mancata educazione nell’espressione dei sentimenti negativi e positivi in modo corretto definita dalla psicologa Alessandra Pauncz la “mancanza di alfabetizzazione del mondo emotivo”37. Questo è il motivo per cui l’uomo tende ad identificare con la rabbia molti sentimenti diversi (frustrazione, senso di impotenza, paura, dolore, senso di ingiustizia) questo meccanismo è rappresentato, dall’autrice, attraverso l’immagine di un “imbuto” dove sono versati i diversi sentimenti negativie da dove esce solo rabbia. E ancora è la paura dell’abbandono a comandare i loro maltrattamenti che dominano solo attraverso il controllo morboso della compagna. Il ciclo della violenza ha ben illustrato i sentimenti contrastanti che si scatenano non solo per la donna ma anche per l’uomo, lo scoppio della violenza provoca un allontanamento fisico ed emotivo della donna si attiva così nell’individuo il pericolo di essere abbandonato. A questo punto entrano in gioco le fasi

37 Alessandra Pancz, Trasformare il potere. Come riconoscere e cambiare le relazioni dannose, Romano

35 successive e quei meccanismi atti a riconquistare la fiducia della donna in modo che si convinca a non lasciare la relazione. In alcuni casi c’è un attaccamento simbiotico tra i due e un minimo cambiamento porta scompiglio nell’equilibrio scatenando reazione violente, altre volte l’equilibrio invece non è stabilito perché non si riesce a trovare una giusta distanza emotiva con la compagna: troppo vicina provoca un senso di soffocamento, ma troppo lontana aumenta le insicurezze.

Esiste una difficoltà a distinguere il senso del possesso dal sentimento dell’amore. Il senso del possesso è una credenza presente nella cultura dell’individuo che si sentono, secondo questo sentimento, autorizzati ad agire con violenza sulla loro proprietà. Anche la gelosia ossessiva è un particolare aspetto del possesso e anch’essa giustificata a livello sociale. Molti avvenimenti che sfociano nello scoppio della violenza fisica addirittura fino a provocare la morte della donna sono stati accumunati alla presenza di una nuova donna non più propensa ad adeguarsi alle regole del possesso.

A causa del fenomeno che rimane ancora oggi per lo più sommerso, che risulta trasversale e transculturale, non è semplice fare risalire a un identikit dell’uomo violento, ma attraverso le analisi psicologiche è possibile delineare dei profili psicologici attraverso il tipo di violenza che adottano. È ciò che fa Hirigoyen nel suo testo “Sottomesse”38 che divide i profili tra i narcisisti e i soggetti che presentano

personalità rigide dove è possibile riscontrare atteggiamenti ossessivi e paranoici. Il soggetto narcisista presentano delle personalità forti, si considera meglio degli altri e ricerca continua ammirazione all’esterno, tende a sfruttare l’insicurezza della compagna per valorizzare se stesso. Ciò che comanda il suo comportamento è un sentimento d’inferiorità e l’essere sempre insoddisfatto, emozioni che scaricano sugli altri. Si dimostra dominante, è arrivista ed egoista per nascondere e negare le sue esperienze traumatiche passate, ha bisogno di avere una rivincita su quello che ha vissuto nel suo percorso di vita. In individui che presentano queste caratteristiche scatta la violenza nel momento in cui non riescono ad ottenere quello che desiderano, l’insuccesso è una minaccia da affrontare in modo aggressivo. Qualunque persona li faccia sentire sotto esame è da annientare attraverso una violenza cosciente improntata a ferire.

38 Marie-France Hirigoyen, Sottomesse. La violenza sulle donne nella coppia, Gli struzzi Einaudi, Torino,

36 Nei narcisisti perversi il profilo appena descritto è accentuato. Sono soggetti manipolatori e provano un senso di onnipotenza che gli permette gli agire continuamente nell’impostura. Sono bugiardi, anche loro mai soddisfatti, provano invidia e sono insensibili alle emozioni e alle richieste degli altri. È la violenza psicologica ad essere predominante in queste persone non riconosciuta neanche da loro stessi, gli attacchi verbali e gli insulti sono il loro pane quotidiano e ciò che li distingue in particolar modo è la continuità nel riproporli. Non conoscono scuse o periodi di pace, la loro violenza non è ciclica ma permanente. Sono comunque persone che riescono ad essere apprezzate all’interno della società e a vestire i panni della vittima nel caso di separazione.

All’interno della classificazione dei narcisisti rientrano le personalità antisociali. Definite anche personalità psicopatiche non si conformano alla legge, non sanno mantenersi un lavoro stabile, sono aggressivi e impulsivi anche con chi trovano fuori dall’ambito domestico. La violenza è l’unico modo che conoscono per esprimere i sentimenti negativi che provano e scattano al minimo accenno di difficoltà. Questo tipo di uomini non riescono a controllarsi e sono considerati molto pericolosi perché possono provocare la morte delle compagne.

Un ulteriore profilo identificato in questa classificazione è il soggetto borderline identificato nelle persone che hanno una difficoltà ad avere un umore stabile. Spesso nell’infanzia di questi soggetti si ritrovano abusi subiti o assenza della figura paterna. Provano un elevata paura di abbandono ed è per questo che creano dei legami relazionali intensi e turbolenti caratterizzati da delle fasi alternate di iperidealizzazione e svalutazione dell’altro rendendo la loro violenza ciclica e pericolosa non essendo in grado di controllare la loro rabbia.

Nella seconda categoria identificata dall’autrice rientrano le personalità rigide in cui possono essere evidenziati gli ossessivi e i paranoici. Nel primo caso sono soggetti assillati dalla ricerca della perfezione, ossessionati dal rispetto per la legge e minuziosi nel controllare ciò che avviene intorno a loro. Tutto deve essere svolto in base alle sue credenze e sono pronti a criticare se questo non si realizza. È proprio la mania del controllo che porta l’uomo a limitare la libertà e l’autonomia della donna esercitando un forte potere, è questa la forma di violenza che esercitano maggiormente. Hanno la capacità di tenere la rabbia sotto controllo che gli provoca, però, un risentimento

37 interno. Nel momento in cui la compagna risulta sfinita dal continuo controllo cercano di trattenere la relazione intima attraverso discussioni dettate dalla ragione e dalle norme culturali condivise da entrambi.

A differenza degli ossessivi i paranoici sono più pericolosi. Risultano essere estremamente fedeli ai loro ideali e rigidi nella divisione dei sessi, l’uomo deve prevaricare sulla donna che deve rimanere sottomessa ed isolata. La sua autorità non può essere sminuita in nessun modo e quindi non esprime i sentimenti, non cerca un contatto emotivo e diffida da chiunque convinto che gli altri possano approfittare dei momenti di insicurezza per incastrarlo. Sono persone che risultano ambigue perché sanno essere remissive con chi si dimostra più forte e al contrario aggressive con chi è più debole. La gelosia, spesso infondata, che provano nei confronti delle compagne può essere fatale per le stesse.

In conclusione vorrei precisare che un identikit preciso non è mai possibile senza finire nella generalizzazione. Non tutti i maltrattanti hanno queste caratteristiche e, viceversa, non tutti gli uomini che le possiedono sono necessariamente persone violente. Mi sembra importante anche chiarire che questi profili psicologici possono essere identificati persino nelle donne, la differenza risiede nel diverso modo che i due sessi hanno di esprimerli nelle relazioni con il mondo circostante.

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