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3. I dati sul fenomeno della violenza domestica

3.5 I dati della Toscana

102 La regione Toscana recupera i dati sulla violenza di genere attraverso gli Osservatori Provinciali instituiti con la legge 59 del 2007, aggregando le informazioni che provengono soprattutto dai Centri Antiviolenza, ma anche dagli accessi del Codice Rosa e dalle visite svolte nei consultori. L’obiettivo dei report è quello di mettere in relazione le banche dati esistenti che si occupano di violenza di genere. La necessità di conoscere i dati sul fenomeno deriva dal poter orientare al meglio le politiche sociali sviluppate per il suo contrasto.

3.5.1 I Centri Antiviolenza

Grazie alla realizzazione di una scheda unica128 fornita a tutti i centri antiviolenza è

stato possibile semplificare le ricerche annuali. Le definizioni dei concetti presenti nella scheda sono state riprese dall’indagine Multiscopo sulla Sicurezza delle donne condotta dell’Ista nel 2006. Il documento della regione Toscana si concentra ad analizzare sette categorie di violenza: fisica, psicologica, economica, economica, stalking, violenza sessuale, molestie sessuali e mobbing. L’applicativo toscano lavora a livello aggregato e, a differenza dell’indagine nazionale, ha come obiettivo quello di far emergere la violenza economica come categoria a se distinguendola dalla violenza psicologica, indaga separatamente sulla violenza sessuale e sulle molestie sessuali e introduce infine anche i valori sul mobbing.

L’ultimo rapporto ci mostra come prima cosa il panorama generale della regione dalla creazione del database esistente sul territorio. Le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza dal primo di luglio del 2009 al 30 giugno 2014 sono state 10.819, questo dato è riferito solo alle donne che hanno deciso di seguire un percorso di uscita da un contesto di violenza, circa l’11% di donne non continuano il percorso dopo il primo contatto. Il numero di utenti è aumentato del 45,7% rispetto al primo anno di rilevazione delle informazioni.

Dai dati reperiti è possibile individuare le caratteristiche di chi si rivolge ai centri. Sono maggiormente le donne italiane ad usufruire del servizio di consulenza offerto.

128 La scheda unica comprende informazioni su: la richiesta della donna (diretta o segnalazione di altri);

etaà della donna; nazionalità; luogo di residenza; eventuali figli che assistono alla violenza; stato civile; convivenza con l’aggressore; titolo di studio; condizione lavorativa; tipo di violenza riferita; aggressore; richiesta della donna; ha sporto denuncia; esito; si è già rivolta ad altri servizi.

103 Nell’ultimo anno le utenti italiane sono state il 71,5% che si distribuiscono nella fascia di età dai 30 ai 49 anni e hanno un’entrata economica propria, svolgendo quasi nel 50% dei casi una occupazione da impiegata. Le utenti straniere (28,5% dall’1 luglio 2013 al 30 giugno 2014) risultano essere più giovani soprattutto riportano un età compresa tra i 30 e i 39 anni, vivono con il partner e non hanno un reddito fisso, se hanno un lavoro sono nella maggior parte operaie. Le vittime di violenza che cercano aiuto nei centri hanno nel 32,8% un educazione scolastica pari alla licenzia media e nel 41,6% il diploma, le donne con una laurea sfiorano il 14%.

Per le donne italiane l’accesso al centro antiviolenza deriva da una propria esigenza presentandosi direttamente agli sportelli nel 69,9% dei casi, a differenza delle straniere che si dividano con percentuali simili tra l’accesso diretto (49,3%) e l’arrivo attraverso la segnalazione di altri servizi o attraverso il consigli di amici e parenti. Nel 66% dei casi le utenti si sono già rivolte ad altri servizi, in particolar modo alle forze dell’ordine (946 su 2.565), al servizio sociale (574) e al pronto soccorso (574)129.

Le cittadine toscane subiscono nella maggior parte dei casi più di un tipo di violenza, solo quando si tratta di mobbing e stalking è possibile che sia una forma isolata. La violenza psicologica, fisica ed economica vanno a braccetto. I maltrattamenti psicologici sono i più subiti tra tutte le utenti negli ultimi quattro anni raggiungendo circa l’80%, gli abusi fisici invece sono più subiti dalle donne straniere (74% a confronto del 58,7% delle italiane), percentuali più elevate per le non autoctone anche per le deprivazione economiche, soprattutto per chi convive con il partner e non ha un proprio reddito (40,3%)130.

L’autore delle violenze è da ricercare tra i coniugi attuali o passati, dal 2010 al 2014 complessivamente queste due categorie coprono una percentuale del 82,8%131, le altre categorie di aggressori riconosciuti come conoscenti, parenti, sconosciuti e datore di lavoro hanno percentuali minime che variano da il 5,4% allo 0,9%.

129 Dati riferiti al periodo che va dal 1 luglio 2013 al 30 giugno 2014. Ripresi dal sesto rapporto della

regione Toscana, Violenza di genere in Toscana. Un’analisi dei dati dei Centri Antiviolenza 2014,p. 22.

130 Dati riferiti al periodo che va dal 1 luglio 2010 al 30 giugno 2014. Op. Cit. p. 27.

131 Sommatoria tra coniuge, partner convivente, ex coniuge, ex partner non convivente, ex partner

104 Le utenti dei centri antiviolenza cercano un aiuto concreto per uscire da una vita violenta, le prime richieste che fanno sono avere delle informazioni (60%), ma anche consulenze legali e assistenza psicologica. L’analisi più approfondita dimostra come le straniere hanno bisogno di un sostegno maggiore perché richiedono ospitalità e alloggio in più situazioni rispetto alle italiane, queste donne sono sole nel paese di attuale residenza e non hanno la possibilità di trovare un posto sicuro.

Nella scheda di valutazione stilata dalle operatrici e modificata nel percorso della donna rientra la decisione della vittima di formulare denuncia alle Forze dell’Ordine o la scelta di ritirarne una già fatta. Negli ultimi quattro anni di servizio su 7.843 utenti, al momento della rilevazione, non aveva sporto denuncia 5.547 donne e 165 le denuncie ritirate. Ci sono delle variabili che influiscono positivamente sulla possibilità di denunciare l’accaduto, nel rapporto vengono evidenziate: la presenza dei figli che assistono alla violenza (30%); il tipo di abuso che risulta essere la violenza fisica di 3,4 volte superiore, le ricercatrici spiegano il dato con il passaggio da altri nodi della rete che possono facilitare la denuncia; segue il fatto di aver subito atti persecutori con una probabilità superiore di 3,3 volte. Altra variabile è il legame esiste tra vittima e aggressore, quando a commettere il reato è il compagno la probabilità di far conoscere l’accaduto alle forze dell’ordine diminuisce.

3.5.2 Il Codice Rosa

Il Codice Rosa è il progetto istituito per aiutare le fasce deboli della popolazione che possono essere più a rischio di vittimizzazione, consiste nel percorso d’accesso riservato al pronto soccorso per le persone che subiscono violenze. L’idea è nata nella provincia di Grosseto nel 2010 e si è sviluppata negli anni in altri territori toscani arrivando alla totale copertura il 30 di giugno 2014. I dati presentati si riferiscono solo ad alcune province132, inoltre non è ancora presente una linea guida per la rilevazione delle informazioni degli utenti, di anno in anno le variabili prese in considerazione sono più dettagliate.

132 Nel sesto rapporto della ragione Toscana sul Codice Rosa mancano i dati della ASL -10 di Firenze,

105 Dal primo gennaio del 2012 al 30 giugno del 2014 il Codice Rosa ha accolto 5.432 adulti, compresi gli uomini e 686 minori, entrambi vittime di maltrattamenti e abusi, una piccola parte di adulti sono stati trattati anche dopo aver subito atti persecutori. I dati divisi per genere delle utenze sono stati reperiti dal primo gennaio del 2013 e valutati fino al 30 giungo dell’anno seguente da cui deriva che sul totale di accessi di 4.552 le donne adulte sono state 2.971 e 298 bambini di età inferiore ai 18 anni.

Per l’ultimo periodo di analisi (2013/2014) è possibile effettuare un confronto tra gli accessi al Codice Rosa e ai centri antiviolenza per vedere quante donne utilizzano entrambi i servizi. Il percorso del pronto soccorso ha segnalato la presenza di 2.382 adulte e minori di sesso femminile a confronto della 2.565 dei punti d’ascolto. Il numero massimo di casi comuni dei due servizi sono 456 pari alle donne che hanno avuto un contatto con il pronto soccorso prima di rivolgersi agli sportelli delle volontarie e quelle che sono state seguite dal Codice Rosa successivamente l’accesso all’altro servizio.

Per l’ultimo semestre di riferimento (gennaio- giungo 2014) è stato possibile fare un confronto sulla fascia di età di donne che si rivolgono ai centri antiviolenza e al Codice Rosa. Le donne che hanno più o meno 30 anni si affidano maggiormente ai centri, invece per le fasce di età estreme (giovani e anziane) cercano sostegno in forma maggiore nel pronto soccorso. Le donne con età compresa tra i 30 e i 39 anni hanno accessi simili sia nei centri che nei Codici Rosa.

3.5.3 I dati dei consultori.

Il servizio offerto dai consultori rientrano nella rete di sostegno per le vittime di violenza improntato a difendere le categorie deboli non facendo distinzioni tra sesso ed età. I dati riferiti a questo tipo di aiuto sono stati ripresi dall’Archivio Regionale delle Prestazioni Consultoriali (PSC) e resi disponibili dal Settore Sistema Informativo e Tecnologie Informatiche – DG Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale della Regione Toscana”133.

Gli sportelli toscani hanno avuto nel 2013 un numero di accessi pari a 759.854 di cui 2.618 sono state le persone con problemi di abuso e maltrattamento rappresentando un caso su ogni 290. Le visite svolte per questi motivi sono aumentate del 98,63% rispetto

106 all’anno precedente, forse a causa di una maggiore sensibilizzazione degli operatori che hanno più informazioni per riconosce determinati tipi di abusi. I maltrattamenti più trattati a livello regionale sono stati quelli psicologici 39,8%, seguiti da abusi fisici 32,9% e infine sessuali l’11,5%. Sul totale di cure effettuate per abuso e maltrattamento circa l’80% sono state richieste da donne, su 573 sono state trattate 466 donne di cui 57 minorenni.

Anche in questo caso il rapporto ha provato a calcolare il numero di utenti in comune tra i centri antiviolenza e i consultori: 61 casi su 2.718 calcolato sulla somma delle donne che si sono rivolte ad un consultorio prima o dopo aver effettuato l’accesso ad una associazioni di donne volontarie.