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Accorgimenti ecologici.

Parte V: Punto applicativo e analisi di un caso specifico: la comune di Bagnaia.

5.5 Accorgimenti ecologici.

I terreni di proprietà dell’associazione di Bagnaia comprendono 50 ha di bosco ceduo, da cui ricava legna da ardere e 30 ha adibiti alla coltivazione di ulivi, foraggi, vigneti, cereali, e di due orti, quello più piccolo coltivato con le tecniche di agricoltura naturale (o sinergica). L’ampiezza degli orti e la quantità di prodotti da coltivare è stata progettata in base al numero di membri della comune e dunque per soddisfare il loro fabbisogno nutritivo nel lungo periodo.

L’attenzione per l’ambiente è sempre stato un elemento caratterizzante dell’esperienza: lo dimostra la scelta della campagna, piuttosto che di un contesto urbano come luogo di insediamento della comune. La campagna infatti è concepita come un’istanza primaria al valore dell’autosufficienza e dell’indipendenza dalla società esterna, data dalla possibilità di consumare i prodotti della terra coltivati.

Agli inizi la comune pur non usando fertilizzanti, utilizzava alcuni pesticidi chimici per coltivare. Col tempo, l’esigenza di condurre una vita più sana ha portato l’esperienza ad abbandonare il metodo tradizionale di coltivazione e ad abbracciare integralmente la coltura biologica (grazie anche all’incontro con persone che hanno stimolato tale decisione), utilizzando esclusivamente humus naturale derivante dai vari compostaggi per ottenere una concimazione organica minerale e naturale. Per sopperire alla necessità di humus di buona qualità da destinare alla concimazione degli orti, la comune ha adibito uno spazio adibito al compost, dove ammucchiare una certa quantità di materiale vegetale che una volta marcito fornisce alla terra il nutrimento richiesto. Al terreno viene inoltre somministrato il concime organico formato dalle deiezioni degli animali.

L’obiettivo è inoltre quello di arricchire la vita del suolo e di combinare le piante in modo da tener lontani i parassiti infestanti, senza ricorrere a trattamenti chimici. Nell’orto coltivato con il metodo dell’agricoltura sinergica o naturale si bandisce la monocultura coltivando piante adatte a stimolarsi reciprocamente (ad esempio fiori ed ortaggi) e si impiantano siepi e piante rampicanti per la protezione dai venti e per consentire al terreno di regolare le escursioni termiche.

La comune sta sperimentando, in collaborazione con l’agenzia regionale toscana, forme di coltivazione della vite che non necessitano dell’uso del solfato di rame.

Un’altra attività da essa perseguita è inoltre la riscoperta dei semi antichi e autoctoni per quanto riguarda il grano, le angurie, i meloni, etc., in collaborazione con l’Università di Firenze. Attualmente i prodotti raccolti sono certificati biologicamente.

La produzione agricola, condotta con metodi biologici è abbastanza varia e insieme all’allevamento degli animali mira a una relativa autosufficienza sul piano alimentare.

Nella comune, inoltre, si allevano mucche da latte e vitelli, animali da cortile (polli, tacchini, faraone, conigli, etc.), api e per alcuni anni anche maiali. Molti prodotti vengono direttamente consumati dalla Comune, i restanti vengono venduti a vicini e amici.

Riguardo l’allevamento del bestiame, finalizzato alla produzione di latte, formaggi e carne, viene garantito agli animali la possibilità di pascolare liberamente in ampi appezzamenti di terreno. Il bosco è invece tutelato effettuando tagli a rotazione garantendone la rigenerazione. La legna raccolta è utilizzata per il riscaldamento invernale e in parte venduta.

Da un punto di vista dell’autosufficienza in termini energetici, la comune ha scelto tecnologie in grado di conciliare sia il risparmio energetico che l’indipendenza, anche se non totale, dal sistema energetico convenzionale. Il riscaldamento è infatti ottenuto con pannelli solari (che catturano i raggi del sole, scaldano l’acqua contenuta nella serpentina del pannello, trasmettendo poi ad una cisterna), con una stufa-caldaia a gassogeno alimentata con la legna dei boschi e biomasse (i biocombustibili solidi, ad esempio il legno o la paglia, possono essere usati nelle stufe e in piccoli impianti per la

produzione di calore e di energia elettrica, mentre i biogas, provenienti dalla fermentazione dei rifiuti organici e delle biomasse verdi e costituiti principalmente dal metano, si adoperano per produrre energia termica meccanica ed elettrica).

I costi di mantenimento sono sostenuti dalla comune grazie alla gestione collettiva delle spese. Nel 2008 sono stati impiantati dei pannelli fotovoltaici (le celle fotovoltaiche convertono direttamente la luce solare in energia elettrica) in grado di coprire fino ai 2/3 dei fabbisogni elettrici.

L’intenzione futura è invece quella di realizzare un impianto rudimentale di fitodepurazione delle acque.

Alfredo: realizzeremo una fitodepurazione abbastanza rudimentale, grazie a un piccolo laghetto, abbiamo ricavato una vasca di 4 metri e mezzo di profondità e 40 metri di larghezza e 20 di lunghezza nella quale noi raccogliamo le acque piovane. Abbiamo un sistema di incanalamento delle acque fino al laghetto che noi utilizziamo per i nostri due orti, uno biologico e uno sinergico. Per quanto riguarda le macchine stiamo cercando di mettere su ciascuna un metano gpl, anche se non tutte sono predisposte e istallate allo stesso modo, ma cerchiamo comunque di procedere in quella direzione. Ci teniamo molto alla differenziazione…a parte il fatto che abbiamo la terra e l’organico lo riutilizziamo immediatamente e per quanto riguarda l’inorganico abbiamo una stanzetta predisposta per la raccolta differenziata e una volta ogni 10 giorni carichiamo il nostro furgone e lo portiamo nelle aree adibite alla raccolta differenziata del nostro comune. Il 26 buttiamo via un grosso saccone di indifferenziata…(fate il conto rispetto a quello che viene consumato da una semplice famiglia di tre persone), questo è il quadro complessivo, poi ci sono ovviamente tante attenzioni per l’agricoltura biologica: usiamo il nostro letame e non fertilizzanti chimici, né pesticidi di nessun genere. Stiamo sperimentando forme di coltivazione della vite – d’accordo con l’agenzia regionale toscana - che non necessitano dell’uso del solfato di rame, così come un’altra attività che portiamo avanti è quella della riscoperta dei semi antiche e autoctoni per quanto riguarda il grano, le angurie, i meloni e via dicendo. Questo programma è portato avanti in collegamento con l’Università di Firenze. Ci sono quindi una serie di attività che si fanno nell’ottica di una riproposta ecocompatibile e cercando anche – per quanto riguarda i nostri bisogni quotidiani – di limitare al massimo lo spreco. Tranne appunto per il cibo, perché appunto ripeto da noi non è sprecato! Per i telefonini noi abbiamo resistito fino a tre anni fa negandoli e cercando di non introdurli. Avevamo un solo telefonino per tutta la comune. Oggi ne abbiamo due, anche se diversi di noi, facendo attività esterne, ne hanno comunque bisogno per motivi di lavoro (anche se la ricarica se la autopagano). Cerchiamo di stare attenti e ricicliamo il più possibile. I vestiti ci arrivano o ce li passiamo tra di noi, poi la gente che ha smesso di utilizzare qualche cosa ce la regala. Per quanto è possibile cerchiamo di evitare l’uso della plastica, anche se questo implica delle contraddizioni. L’importante è prenderne consapevolezza. Ognuno di noi fa quello che può e cerca di imparare anche dagli altri come evitare certe trappole. Ad ex. noi non buttiamo mai via i sacchetti di plastica. Abbiamo un posto in cucina dove li conserviamo e li utilizziamo quando ci servono. Ad ex vai al mare e allora prendi un sacchetto, dopodiché quando lo hai usato lo butti nel cestino de rifiuti. Si cerca comunque di utilizzarlo il più possibile. In generale noi cerchiamo di riciclare e di privilegiare cose con un minore involucro, magari comprando nei negozi biologici si cerca di privilegiare ciò che ha una minore quantità di plastica. Il problema vero sono i detersivi, anche se quei contenitori li puoi anche utilizzare successivamente per altri scopi (ora stanno istallando dei distributori per detersivi e questo farebbe ridurre l’acquisto di contenitori). Ovviamente è una lotta impari, occorrerebbe cambiare qualcosa d’altro di carattere politico sennò non ti salvi!