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Affermazione e sviluppo del partenariato con la NATO: la nascita dell’ICI

Dopo la dissoluzione dell’Urss, la NATO non aveva più una vera e propria “missione”. Si è quindi reinventata grazie al nuovo obiettivo di estendere la sicurezza in tutti quei territori che prima erano parte dell’Urss, facendo fronte alle potenziali guerre regionali in prossimità dei suoi confini, soprattutto nella regione balcanica. In aggiunta, la NATO si trova a dover affrontare un nuovo pericolo, ovvero l'emergere di nuovi tipi di minacce come il terrorismo internazionale e il pericolo di diffusione delle armi di distruzione di massa (ADM). Si capì che una partnership globale potesse essere vantaggiosa per tutti. È in quest’ottica che la NATO decise di lanciare l'Istanbul Cooperation

Initiative (ICI) ad Istanbul, nel 2004. L'iniziativa offre una scelta di attività che i

Paesi possono adottare, relative ad una serie di aree di cooperazione tra cui: consulenza in materia di trasformazione della difesa, pianificazione, lotta al terrorismo, cooperazione per la sicurezza delle frontiere, cooperazione nella pianificazione delle emergenze civili184.

Rispetto al Dialogo Mediterraneo185 (DM), l'ICI sembra avere più successo. Mentre il DM si basa su relazioni multilaterali o bilaterali, l'ICI accetta solo le relazioni bilaterali. Tuttavia, la differenza più importante è che il DM comprende i consigli politici, mentre l'ICI riguarda solo le relazioni militari. L'obiettivo principale dell'ICI è quello di cooperare in aree tecniche definite, pertanto le aspettative e le valutazioni dei risultati dovrebbero essere adeguate. Gli Stati del DM, dopo l'instaurazione del dialogo, hanno iniziato a richiedere supporto tecnico e fondi finanziari che la NATO non era in grado di sostenere. Di conseguenza, alcuni progetti non sono stati realizzati. Al contrario, i membri dell'ICI, non hanno problemi finanziari e questo è un vantaggio non indifferente nella realizzazione di progetti tecnici e del loro finanziamento186.

184 http://www.nato.int/cps/en/natolive/topics_58787.htm.

185 ll Dialogo Mediterraneo è un’iniziativa della NATO, lanciata nel 1995 e diretta a realizzare forme di cooperazione militare, su scala selettiva, con taluni Stati della sponda sud del Mediterraneo. A ciò ha fatto immediato seguito l’iniziativa dell’UE – il c.d. Processo di Barcellona – mirata a favorire lo sviluppo economico della regione e quelle di UEO, dai contenuti similari a quelli dell’Alleanza, e dell’OSCE. Da Gen. L. P. Zema, L’iniziativa “Dialogo Mediterraneo” della NATO e l’Italia, rivista Panorama internazionale, 2008, p. 1. 186 P. Razoux, "What Future for NATO's Istanbul Cooperation Initiative?", NATO Research Paper, No: 55, Rome, January 2010, p. 3.

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Secondo alcuni studiosi, l'iniziativa dell'ICI è molto importante in quanto riflette la percezione del ruolo della NATO nell’area del Golfo come fattore di stabilizzazione187.

Non tutti gli Stati del Golfo però hanno accolto a braccia aperte l’ICI: Bahrein, Qatar, Kuwait e Emirati Arabi Uniti l’hanno accettato; Arabia Saudita e Oman non hanno risposto positivamente, né hanno rifiutato ufficialmente. Per quanto riguarda l'Arabia Saudita, questa non accetta di buon grado la presenza della NATO nel Golfo, perché il GCC ha le sue istituzioni di sicurezza, il PSF, e le basi militari statunitensi sono già state dispiegate in questa parte del mondo. L'Oman invece, rifiuta l’ICI per questioni principalmente legate alla sua politica estera, unica nel suo genere tra i Paesi del Golfo. L’Oman infatti ha relazioni molto strette con la zona euro-atlantica, in particolare con gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma conserva anche buoni rapporti con i suoi vicini del Golfo, in particolare con l'Iran, con il quale condivide il controllo dello stretto strategico di Hormuz.

Finora l'ICI ha ottenuto importanti risultati nelle relazioni bilaterali: gli Emirati Arabi e il Bahrein hanno accettato l'appello della NATO e si sono uniti alla Forza internazionale di stabilizzazione e assistenza (ISAF) in Afghanistan188; il Qatar e gli Emirati hanno lavorato nell'Operazione Unified

Protector (OUP) in Libia189. Proprio per questo, gli Emirati hanno inviato sei F-

16 e sei caccia Mirage durante l'intervento e il Qatar ha fornito assistenza militare diretta ai gruppi ribelli con spedizioni.

Tra le aree della sicurezza in cui la cooperazione ha avuto maggiore successo vi è quella della pirateria. La cooperazione antiterrorismo (CT) lavora intensamente con il GCC, includendo la partecipazione dell'Arabia Saudita anche se non fa parte dell'ICI. Essa infatti ha firmato accordi di cooperazione CT con diversi membri della NATO tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Turchia, così come Oman, Iran e altri 11 paesi. In quest’ottica, l'Oman, pur essendo anch’essa fuori dall'ICI, ha beneficiato dell'assistenza alla sicurezza

187 Ivi, p. 1.

188 Nata per assistere il governo ed il popolo afgano, per contribuire alla lotta al terrorismo e alla più vasta azione internazionale nel campo della sicurezza al di fuori dell’area euro-atlantica. Si veda: https://www.nato.int/docu/review/2006/issue1/italian/art2.html.

189 Tali attività, è focalizzata principalmente sull’assistenza, sul supporto e sulla formazione

delle Forze Armate e di Sicurezza libiche. Si veda:

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degli Stati Uniti per rafforzare la sua capacità di monitorare lo Stretto di Hormuz190 e i suoi confini terrestri, in particolare con lo Yemen.

La NATO ha istituito anche un "Corso di cooperazione regionale" presso l'Accademia di difesa della NATO a Roma che da diversi anni continua con successo sia per i membri dell'ICI che per l'Arabia Saudita.

Nel 2010, il Nuovo Concetto Strategico della NATO adottato al Summit di Lisbona ha identificato la cooperazione in materia di sicurezza come uno dei tre compiti della NATO, e si riferisce specificamente all'ICI mirando ad approfondire il partenariato per la sicurezza nel Golfo191.

Nonostante i vari successi che l’ICI ha raccolto, vale la pena considerare la concezione di Razoux, il quale sostiene che ci sono alcuni ostacoli di fronte al pieno successo dell'ICI tra i paesi partner e i membri della NATO. Questi ostacoli potrebbero essere riassunti come192: percezioni negative della NATO come braccio militare della politica statunitense193; l'assenza dell'Arabia Saudita

e dell'Oman all'interno dell'ICI; la mancanza di una visione strategica comune nel GCC, soprattutto per quanto riguarda l'Iran, l'Iraq e lo Yemen; la persistenza di rivalità all'interno del GCC194.

Per la piena realizzazione degli obiettivi previsti dall'ICI vi sono delle titubanze anche tra i membri della NATO, che riguardano: la riluttanza di alcuni nuovi membri ad accettare l'impegno della NATO nel Golfo, gli accordi sull'energia, le vendite di armi e i programmi di cooperazione nucleare civile che alimentano la rivalità tra le grandi potenze. In tutto questo, incide in modo non poco rilevante anche l’incapacità dei Paesi NATO-GCC a creare un meccanismo multilaterale195, scegliendo deliberatamente di seguire politiche più incentrate

190 F. Wehrey, "Combating Unconventional Threats in the Gulf: Convergence and Divergence between the GCC and the West", in R. Alcaro and A. Dessi (Eds.), The Uneasy Balance, Potential and Challenges of the West's Relations with the Gulf States, Nuova Cultura Press, Roma, 2013, p. 106.

191 NATO, Active Engagement, Modern Defence: Strategic Concept, November 2010, p. 9. 192 P. Razoux, "What Future for NATO's Istanbul Cooperation Initiative?", NATO Research Paper, No: 55, Rome, January 2010, pp. 4-8.

193 F. Gaub, "The Odd Couple: NATO and the GCC", in Riccardo Alcaro and Andrea Dessi (Eds.), The Uneasy Balance, Potential and Challenges of the West's Relations with the Gulf States, Nuova Cultura Press, Roma, 2013, p. 118.

194 A. Dessi, "Potential Challenges of EU-US Relations with the GCC", in Riccardo Alcaro and Andrea Dessi (Eds.), The Uneasy Balance, Potential and Challenges of the West's Relations with the Gulf States, Nuova Cultura Press, Roma, 2013, p. 134.

195 T. Schumacher, Transatlantic Cooperation in the Middle East and North Africa and the Growing Role of the Gulf States, Mediterranean Paper Series, German Marshall Fund of the US, Washington, 2010, p. 23.

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sugli interessi interni196: Bahrein, Kuwait, Qatar e Oman ospitano basi militari statunitensi, mentre gli Emirati forniscono alla Marina francese una base nella capitale; il Kuwait ha firmato accordi di difesa con il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Francia; il Qatar ha accordi di difesa con la Francia e allo stesso tempo ospita il Comando Centrale degli Stati Uniti; gli Emirati Arabi hanno firmato accordi di difesa con la Francia e il Regno Unito197. L’ICI pertanto viene principalmente criticata per la mancanza di un documento quadro, di un forum militare consolidato, per la scarsa partecipazione alle attività e per la mancanza di riunioni ministeriali regolari198.

La scelta di azioni proposte dall'ICI è troppo ricca e ampia; forse, se l'ICI scegliesse di limitare la portata della partnership, si rafforzerebbe.