Negli ultimi anni, molti sono stati gli emiri che hanno optato per l’acquisto di cacciabombardieri made in Italy, contribuendo al balzo dell’export di armi italiane nel mondo. Si parla di un boom che va dai 2,6 miliardi di euro del 2014 ai 14,6 del 2016.
Fonte: Ministero degli Esteri, https://www.esteri.it/mae/it/ministero/struttura/uama
196 Gulf Research Center, p. 1.
197J. L. Samaan, "NATO in the Gulf: Partnership Without a Case?", NATO Research Paper, No: 83, Rome, October 2012, p. 6 .
198 F. Gaub, "The Odd Couple: NATO and the GCC", in Riccardo Alcaro and Andrea Dessi (Eds.), The Uneasy Balance, Potential and Challenges of the West's Relations with the Gulf States, Nuova Cultura Press, Roma, 2013.
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Ciò ha generato molta euforia nel Governo italiano, come emerge dalle frasi celebrative sulle «capacità di penetrazione e flessibilità dell’offerta nazionale all’estero» nella Relazione sul commercio e sulle autorizzazioni all’esportazione di armi per il 2016199. Secondo alcuni esperti, questo eccessivo
entusiasmo del Governo italiano, oltre che di aziende come Leonardo (ex Finmeccanica), risulta essere in contrasto con il carattere imparziale che tali organismi dovrebbero avere, nello svolgere il loro compito di monitorare la vendita delle armi entro i limiti imposti dalle convenzioni internazionali200. La vendita di armamenti infatti, non deve infrangere la Legge n. 185 del 1990 per la quale «l’esportazione e il transito di materiali di armamento sono vietati verso i
Paesi in stato di conflitto armato»201, così come verso i Paesi «la cui politica contrasti con i principi dell’art. 11 della Costituzione e [quelli] responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani». Tuttavia, lo Stato italiano ha la possibilità di porre in essere degli escamotages per ovviare ai vincoli che vengono dalla Legge 135: stipulare un accordo intergovernativo nel campo della difesa, menzionando la regolamentazione dell’import-export dei sistemi d’arma. In questo modo, l’Italia è riuscita a crearsi una nuova lista di amici internazionali, tra cui l’emirato del Kuwait.
Il 5 Aprile del 2016, a seguito di un accordo tra il ministero della Difesa italiano e lo Stato del Golfo, il gruppo Leonardo si è impegnato a dotare di 28 caccia di quarta generazione Typhoon Eurofighter l’aeronautica militare del Kuwait e a fornire loro assistenza per i prossimi vent’anni202. Considerando il
ruolo primario dell’aeronautica del Kuwait nella coalizione guidata dall’Arabia Saudita in Yemen, nel 2016 gli ordini si sono decuplicati, arrivando a 341 milioni di euro. Tutto ciò sembra essere fortemente in contrasto con quanto sostenuto nell’art. 11 della Costituzione Italiana203.
Anche nel 2017 le autorizzazioni all'esportazione di armi e sistemi militari da parte dell'Italia sono state rilevanti, superando di fatto i 10 miliardi di euro
199 http://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/DI0585.pdf
200 C. Bonaiuti e A. Lodovisi, Il commercio delle armi. L’Italia nel contesto internazionale, Milano, Jaca Book, 2004.
201 Si veda https://www.gazzettaufficiale.it
202 Si tratta di un contratto da 7,3 miliardi di euro. Da:
https://www.leonardocompany.com/it/news-and-stories-detail/-/detail/kuwait-eurofighter-is- coming.
203 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli”. Da https://www.senato.it/documenti/repository/istituzione/costituzione.pdf.
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per la fornitura di navi militari al Qatar. Non hanno raggiunto il record storico siglato nel 2016 dal governo Renzi ma segnano comunque la seconda
performance dal dopoguerra e, soprattutto, confermano la propensione da parte
dei governi italiani a fare affari di armi con le monarchie autoritarie del Golfo Persico, senza considerare eventuali violazioni dei diritti umani, del loro coinvolgimento nei conflitti mediorientali e nel sostegno a gruppi terroristici204. In aggiunta, delle autorizzazioni rilasciate nel 2017 dal governo Gentiloni se ne è saputo in modo insolito. A dare l’annuncio è stato il direttore dell’Unità nazionale per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA), Francesco Azzarello, con un’intervista all’Ansa, in contrasto con quanto previsto dall’art. 5 della legge n. 185 del 1990 la quale prevede, invece, che le Camere ne vengano informate attraverso una specifica Relazione della Presidenza del Consiglio205. Appare altresì evidente che gli affari di armi con le monarchie del Golfo non si limitano certo al Kuwait e al Qatar. Il ministro Azzarello annunciò infatti che anche nel 2017 erano state autorizzate esportazioni di armamenti all’Arabia Saudita per 52 milioni di euro costituita da bombe aeree MK82, MK83 e MK84 prodotte dalla Rwm Italia. Le stesse bombe i cui reperti sono stati ritrovati dalla commissione di esperti dell’Onu nelle città e zone civili bombardate dalla Royal Saudi Air
Force in Yemen206. Resta il fatto che non solo il governo Gentiloni non ha
sospeso le esportazioni di queste bombe alla monarchia saudita, ma ha anzi autorizzato ulteriori forniture militari a Riad207.
Nel 2018 la relazione governativa sull’export italiano di armamenti si attestò sui 5,2 miliardi di euro. Il calo rispetto all’anno precedente è del 53% mentre la flessione rispetto al 2016 è del 66%.
204 E. Giunchi e C. Ponti, Le armi nel mondo contemporaneo. Temi scelti su proliferazione, regimi di controllo e disarmo, Milano, Giappichelli Editore, p. 46.
205 Il Presidente del Consiglio dei ministri riferisce al Parlamento con propria relazione entro il 31 marzo di ciascun anno in ordine alle operazioni autorizzate e svolte entro il 31 dicembre dell'anno precedente, anche con riguardo alle operazioni svolte nel quadro di programmi intergovernativi o a seguito di concessione di licenza globale di progetto o in relazione ad essi. Da: http://presidenza.governo.it/UCPMA/doc/legge185_90.pdf
206 M. Boffo, Yemen l’eterno, un viaggio emozionale nella vita e nella storia, Roma, Stampa Alternativa, 2019, p. 70.
207 E questo nonostante tre risoluzioni dal Parlamento europeo, votate ad ampia maggioranza, abbiano chiesto ai governi di porre un embargo di armi verso l’Arabia Saudita «visto il coinvolgimento del paese nelle gravi violazioni del diritto umanitario accertato dalle autorità competenti delle Nazioni Unite» risoluzione del Parlamento europeo del 13 settembre 2017 da https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2017-0344_IT.html
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Export armi italiane dal 1991 al 2018. Fonte: Relazione sui materiali d’armamento 2018, http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/345036.pdf, p. 131
Dalla relazione non figurano provvedimenti relativi a sospensioni, revoche o dinieghi per esportazioni di armamenti verso l’Arabia Saudita posti in atto dal Governo Conte. Sono invece riportate nell’allegato del MAECI 11 autorizzazioni per l’Arabia Saudita del valore totale di 13.350.266 euro e nell’allegato dell’Agenzia delle Dogane (MEF) 816 esportazioni per un valore di 108.700.337 euro.
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Vendita di armi italiane nel mondo – Fonte: Relazione sui materiali d’armamento 2018, http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/345036.pdf, p. 16
Tra queste si evidenziano tre forniture del valore complessivo di 42.139.824 euro che sono attribuibili alle bombe aeree della classe MK80 prodotte dalla RWM Italia che risalgono all’autorizzazione rilasciata nel 2016 dal governo Renzi per la fornitura all’Arabia Saudita di 19.675 bombe aeree del valore di oltre 411 milioni di euro. Un rapporto dell’Onu del gennaio del 2017 ha documentato l’utilizzo di queste bombe nei bombardamenti sulle zone abitate da civili in Yemen e un secondo rapporto, redatto da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, ha dichiarato che questi bombardamenti possono costituire “crimini di guerra”. Anche la Rete Disarmo ha denunciato alla Magistratura l’illegalità di tali forniture in quanto bombe italiane sono sicuramente state utilizzate anche in operazioni di attacco a civili.
Nonostante diverse risoluzioni del Parlamento Europeo208 abbiano chiesto agli Stati membri di porre un embargo sulle forniture militari all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti in considerazione delle gravi violazioni del diritto umanitario, a differenza di altri Paesi europei, il governo italiano non ha posto in atto alcuna sospensione ed ha continuato a fornire armamenti e munizionamento militare all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. Il presidente del
208 si veda la Risoluzione del 13 settembre 2017 sull’esportazione di armi e la Risoluzione del 4
ottobre 2018 sulla situazione nello Yemen,
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Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa del 28 dicembre 2018 ha affermato che «Il governo italiano è contrario alla vendita di armi all’Arabia Saudita per il ruolo che sta svolgendo nella guerra in Yemen. Adesso si tratta solamente di formalizzare questa posizione e di trarne delle conseguenze». Nella Relazione non risulta alcuna iniziativa intrapresa dal Governo italiano in questo senso. Al contrario, per promuovere nuovi ordinativi militari con i paesi del Golfo Persico, la Difesa italiana ha promosso la “campagna navale” della fregata FREMM Carlo Margottini che ha partecipato al Naval Defence Exhibition (NAVDEX 2019) di Abu Dhabi per promuovere le attività dell’industria militare italiana e successivamente ha fatto scalo a Kuwait City (Kuwait), a Damman (Arabia Saudita) e a Muscat (Oman), ritornando a Gedda (Arabia Saudita) alla fine di aprile 2019. La Rete Italiana per il Disarmo209 rinnova quindi l’invito a migliorare gli standard di trasparenza sui dati relativi all’export militare, poiché la modalità attuale di pubblicazione impedisce che Parlamento ed opinione pubblica possano esercitare un concreto controllo su un ambito così delicato.
209 Si veda: https://www.disarmo.org/.
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