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L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE ALL’INTERCULTURALITÀ IN PROVINCIA DI TRENTO

Nel documento Immigrazione nella scuola trentina (pagine 150-155)

FINALITÀ DICHIARATE E PRATICHE EDUCATIVE

2. L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE ALL’INTERCULTURALITÀ IN PROVINCIA DI TRENTO

2.1 Gli antefatti

In Trentino si inizia a parlare di educazione interculturale nei primi anni Novan-ta e, in quel decennio, vengono gradualmente realizzate una serie di iniziative che promuovono l’ampliamento dei saperi degli insegnanti e del mondo scolastico più in generale rispetto all’intercultura.

Per quanto riguarda questo lasso di tempo (1990/2000), si può fare riferimento alla storia della scolarizzazione dei minori stranieri, ai provvedimenti che l’hanno accompagnata e agli interventi che hanno promosso, soprattutto a livello formativo, l’ottica e le pratiche interculturali a scuola.

In questa direzione vanno anche alcune decisioni istituzionali che riguardano il settore educativo e che vengono prese nella prima metà degli anni Novanta.

Nel 1992 vengono defi nite compiutamente le funzioni e l’organico dell’IPRASE del Trentino (Istituto per la ricerca, l’aggiornamento e la sperimentazione educativi), ente preposto all’aggiornamento e alla ricerca didattica.

Nel 1993 la Sovrintendenza scolastica istituisce, sull’esempio di altre città italia-ne, il “Gruppo di lavoro sulle problematiche degli alunni stranieri e nomadi”,4 con il

3 Vedi, ad esempio, M. Tarozzi (a cura di), Il senso dell’intercultura. Ricerca sulle pratiche di accoglienza, intercultura e integrazione in Trentino, IPRASE, Trento, 2006.

4 Il fatto che le problematiche riguardanti nomadi e stranieri venissero aff rontate dal medesimo gruppo

compito di promuovere la cultura dell’accoglienza e l’educazione interculturale negli istituti scolastici e di rispondere alle richieste di indicazioni e di strumenti che giun-gono dai singoli insegnanti e dalle scuole.

La quasi totalità delle iniziative che fanno riferimento all’approccio interculturale sono, negli anni Novanta, corsi di aggiornamento e di formazione per insegnanti, promossi dalla Sovrintendenza scolastica, dall’IPRASE e dai due organismi a cui fan-no capo le scuole dell’infanzia, il Servizio Scuola Materna della Provincia Autofan-noma di Trento (PAT) e la Federazione delle Scuole Materne.

Durante quel decennio il mondo scolastico elabora risposte episodiche, dettate dal-l’emergenza, utilizzando risorse interne quanto a personale e a fi nanziamenti e aiutandosi con l’organizzazione di corsi che migliorino le competenze dei docenti in questo campo e che forniscano indicazioni circa i materiali disponibili. Questo accade anche perché, in classe, gli allievi stranieri sono ancora in numero esiguo; soprattutto se si considera il perio-do fi no al 1996/1997, sono poche le scuole che ospitano un numero elevato di stranieri.

2.2 I corsi di aggiornamento e di formazione

Il primo corso di aggiornamento che esplora anche tematiche interculturali si svolge nell’autunno del 1991, con il titolo “I bambini stranieri nella scuola dell’obbli-go: quale accoglienza?”, e viene organizzato dall’associazione interetnica Shangrillà, espressione del privato sociale, in collaborazione con la Sovrintendenza scolastica.

Quattro anni dopo, nel 1995, la Sovrintendenza promuove “Quale progetto interculturale per quale scuola”, percorso centrato sull’educazione interculturale, che si svolge nell’arco di un paio d’anni e riguarda l’accoglienza degli alunni migranti a scuola e la costruzione di percorsi didattici che tengano conto dei sistemi educativi e scolastici dei loro Paesi d’origine. Esplora anche l’oralità come una delle componenti possibili dei progetti interculturali. Si traduce in tre piccole pubblicazioni che ne documentano il percorso e presentano degli strumenti pratici per l’accoglienza nelle scuole.5

Contemporaneamente il Servizio Scuola Materna della provincia avvia un proget-to “La fi aba mi porta lontano”, che, prendendo lo spunproget-to dalle fi abe della tradizione

di lavoro, con funzioni sia di rifl essione sia di operatività, oggi può fare specie, ma in quegli anni era

“normale”. Anche la denominazione del gruppo istituito presso il Provveditorato di Milano fi n dalla seconda metà degli anni Ottanta era “Commissione per l’inserimento degli alunni nomadi e stranieri”.

5 PAT, Sovrintendenza scolastica provinciale, Quale progetto interculturale per quale scuola, “Quaderno n. 1” - L’accoglienza. Proposte e interventi didattici per iniziare assieme il percorso dell’integrazione; e Documenti in lingua araba, serbo-croata, albanese, per la comunicazione con le famiglie; “Quaderno n.

2” - Paesi del Maghreb e della ex Jugoslavia: conoscere per progettare; “Quaderno n. 3” - La trasmissione orale; Trento, anno scolastico 1996/1997.

gitana e da quelle di alcuni popoli del Sud del mondo, imposta dei progetti di forma-zione che sono, nel contempo:

percorsi di esplorazione e di conoscenza dei valori e degli orientamenti di universi culturali altri, per le insegnanti;

esperienze di viaggio “in mondi lontani”, come incontro tra la dimensione fantastica e quella reale, per i bambini.6

La maggior parte degli interventi formativi interculturali di questo periodo han-no come temi la dimensione dell’accoglienza e le modalità di relazione nelle classi multiculturali. Altre iniziative riguardano più in generale l’educazione alla pace e alla solidarietà, i diritti umani, il razzismo. Ad esempio, la Sovrintendenza promuove la partecipazione di un certo numero di insegnanti agli incontri del “Meeting europeo antirazzista” che l’ARCI organizza ogni anno a Cecina, in provincia di Livorno.

Per quanto concerne la formazione, nel corso di alcuni anni si assiste a un mu-tamento nelle esigenze: i bisogni espressi dagli alunni non italiani spingono gli in-segnanti da un interesse generico verso le questioni della convivenza a una richiesta di formazione più specialistica, che riguarda l’acquisizione di competenze specifi che per favorire l’inserimento degli alunni stranieri, ma anche per comprendere e gestire costruttivamente relazioni e situazioni in cui emergono, spesso in maniera forte, tutti gli aspetti legati alla ricerca di identità e all’incontro delle diff erenze.

Di pari passo con la crescita della presenza nelle scuole di allievi “venuti da lon-tano” si passa alla ricerca di risposte concrete, mirate e utili nella prassi quotidiana:

cosa fare per accogliere un allievo straniero, come facilitare le comunicazioni con lui e con i suoi familiari, come insegnargli la lingua italiana, come creare e adattare curricoli e materiali per inserirlo nel percorso di apprendimento, garantendogli il diritto allo studio. In particolare aumenta l’attenzione allo sviluppo linguistico dei bambini migranti e quindi all’apprendimento dell’italiano come lingua seconda (L2), inteso come strumento fondamentale per favorire il loro successo scolastico.

Il processo di insegnamento/apprendimento dell’italiano come lingua seconda è diverso da quello dell’italiano come lingua straniera e pone i docenti di fronte alla necessità di sviluppare nuove competenze, compiere precise scelte metodologiche, acquisire nuovi strumenti per la programmazione, conoscere le principali tecniche glottodidattiche nonché operare delle scelte sui materiali; chiama quindi direttamen-te in causa la loro formazione.

6 E. Renzetti, L. Ziglio, Pedagogia interculturale. Ricerca, azione e sperimentazione, Documentazione a.s.

1994/1995, Servizio Scuola Materna, PAT, Trento, 1995.

Dal 1996/1997 ad oggi la Sovrintendenza scolastica ha organizzato parecchi corsi e laboratori sull’insegnamento dell’italiano L2, sia per gli insegnanti delle scuole elemen-tari, medie e superiori, sia per gli insegnanti assegnati ai corsi di alfabetizzazione per gli adulti stranieri,7 nei quali l’ottica interculturale (e, in particolare il tema dell’accoglienza, le capacità di decentramento e di sguardo critico) viene ritenuta prerequisito indispen-sabile per promuovere una formazione effi cace dei docenti nell’italiano L2. Data la va-rietà e il numero dei momenti formativi, che si articolano in corsi base, corsi avanzati e attività laboratoriali, sia sulla lingua per comunicare sia sulla lingua per studiare, in questa sede vengono citate solo le esperienze formative più signifi cative e che hanno riservato un’ attenzione particolare e consapevole all’aspetto interculturale.

Nel biennio 1998/1999 alcune scuole materne, elementari e medie vengono coin-volte in un progetto Socrates/Comenius, fi nanziato dalla Comunità Europea, che ha come obiettivo la ricerca di matrici comuni tra l’insegnamento dell’italiano agli stra-nieri e l’insegnamento dell’italiano agli appartenenti alle minoranze linguistiche sto-riche (in Trentino mocheni, ladini e cimbri) e in cui vengono prese in esame alcune esperienze a livello europeo (Galles, Catalogna, ecc.) per confrontarsi sul metodo di lavoro.8 Il progetto prevedeva alcuni seminari transnazionali a cui hanno partecipato insegnanti di tutte le regioni europee interessate e che hanno comportato un ineludi-bile confronto tra realtà e persone culturalmente eterogenee.

Negli anni seguenti l’inserimento consistente di alunni stranieri “neo-arrivati”

nelle scuole medie e superiori chiarisce nella pratica la diff erenza tra lingua della comunicazione e lingua dello studio, impone all’attenzione il tema dell’italiano come lingua delle discipline e stimola la promozione, da parte dell’IPRASE, di due labora-tori che impegnano, dal 2000 in avanti, alcuni gruppetti di insegnanti:

nella progettazione di curricoli per l’insegnamento dell’italiano L2, con lo scopo di sperimentare una rigorosa disciplina di programmazione che eviti la frammentarietà e l’improvvisazione e garantisca coerenza e gradualità, in funzione dei bisogni linguistici degli allievi. In particolare si è lavorato sulla lingua della comunicazione per la scuola primaria e per la secondaria di pri-mo grado e sulla lingua dello studio (geografi a) per la scuola primaria;

nella redazione di testi ad elevata comprensibilità (riguardanti la lingua dello studio) per alunni limitatamente italofoni.9

7 Infatti dal 1995 in poi, anche come risposta ai bisogni espressi da un numero crescente di immigrati stranieri, i corsi per l’alfabetizzazione degli adulti e quelli per il conseguimento di un titolo di studio (150 ore) hanno conosciuto un nuovo impulso e si sono maggiormente radicati sul territorio.

8 L. Bertolini (a cura di), Apprendere e insegnare nella diversità, IPRASE, Commissione della Comunità Europea, Trento (due volumi), 1999.

9 G. Pallotti, M. Arici, L. Ziglio (a cura di), Leggo e studio in L2. Testi di facile lettura per lo studio delle

Quest’ultimo lavoro ha prodotto fi nora sei materiali didattici, con lo scopo di fa-vorire la comprensione e l’apprendimento della lingua astratta, legata allo studio delle discipline scolastiche, che rappresenta, per l’allievo straniero, un salto qualitativo pro-fondo e molto impegnativo, da non sottovalutare. In questo lavoro sulla lingua dello studio l’aspetto interculturale è stato tenuto presente soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti:

la selezione di contenuti che diano la possibilità di considerare una pluralità di punti di vista;

le attività di contestualizzazione che accompagnano i testi, importan-ti anche per favorire il decentramento e per evitare equivoci e “incidenimportan-ti interculturali”;

l’eliminazione, per quanto possibile, di giudizi di valore sia positivi sia nega-tivi, fornendo fatti concreti su cui rifl ettere, senza proporre interpretazioni preconfezionate.

L’attenzione ai bisogni dei bambini e ragazzi stranieri ha suggerito di dare spazio alle loro conoscenze ed esperienze sugli argomenti trattati e di utilizzare più canali e codici di comunicazione, anche per rendere i materiali più comprensibili e stimo-lanti.

Un’altra istituzione che ha contribuito alla diff usione dell’educazione interculturale in Trentino è l’Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP).

L’UNIP è sorta nel 1993 a Rovereto per iniziativa della Fondazione Opera Cam-pana dei Caduti ed è sostenuta, anche fi nanziariamente, dal Forum trentino per la pace, dal Comune di Rovereto, dalla Regione Trentino Alto Adige e dalla Provincia di Trento, in base alla legge provinciale del 10 giugno 1991.

Questa istituzione è impegnata soprattutto in corsi internazionali, con parteci-panti provenienti da tutto il mondo, sui temi della costruzione della pace, della non violenza e della trasformazione dei confl itti, della diplomazia popolare e della demo-crazia partecipativa, a cui lavora dal 1993. I corsi a livello locale sono iniziati nel 1996 e tra questi ci sono state cinque edizioni di “Educare all’interculturalità” (la prima nel 1997/1998), che hanno fortemente promosso le metodologie attive e che hanno formato più di un centinaio di operatori, anche scolastici, per la maggior parte della provincia di Trento e di Bolzano.

1.

2.

3.

materie scolastiche, IPRASE, Trento, 2001.

3. IL CENTRO INTERCULTURALE MILLEVOCI

Nel documento Immigrazione nella scuola trentina (pagine 150-155)