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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Nel documento Immigrazione nella scuola trentina (pagine 140-146)

FINALITÀ DICHIARATE E PRATICHE EDUCATIVE

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Ripercorrendo le tappe dell’adattamento progressivo del “Freinet” alle necessità della nuova utenza, diff erenziate tra loro anche in base alla provenienza e quindi al grado di distanza culturale delle famiglie e dei loro fi gli, è possibile rilevare una interessante evoluzione della cultura di istituto soprattutto rispetto alle possibilità di personalizzare i piani formativi degli alunni tenendo conto dei loro bisogni speciali.

Più lenta è invece la maturazione di modelli didattici pienamente integrativi, in grado cioè di proporre alla classe esperienze di apprendimento accessibili da diversi livelli di strumentalità e di competenza, e in grado di rendere queste diversità occasione di crescita cognitiva per tutto il gruppo di allievi. Si lavora infatti ancora essenzialmente per colmare la distanza tra le competenze e le conoscenze della classe nel suo insieme e quelle in possesso dell’alunno straniero, che non sa (ancora) quanto serve per anda-re avanti nel sistema formativo di nuovo inserimento. Un approccio diverso richiede-rebbe probabilmente agli insegnanti conoscenze molto più articolate e ragionate sulle culture di provenienza e sui linguaggi dei loro alunni non italofoni, così da metterli in grado di agire quotidianamente da mediatori culturali essi stessi nelle loro classi.

L’attuale debolezza -o non ancora piena consapevolezza- di questo ruolo media-tivo coinvolge anche un importante aspetto dell’off erta formativa proposta dal Piano Educativo del “Freinet”, la sua prima fi nalità: l’educazione dei comportamenti per una convivenza responsabile e collaborativa, e comunque serena, all’interno della propria comunità di lavoro e di vita.

Nella sua condizione di scuola a tempo pieno, l’istituto “Freinet” ha dovuto aff ron-tare molto precocemente e in modo approfondito il tema dell’educazione dei com-portamenti, per garantire alle giornate scolastiche ‘lunghe’ una buona attrattività e sostenibilità. Creare un clima di relazione positivo, tranquillo, e dare a piccoli e grandi il senso di una scuola-casa, luogo “caldo”, favorevole alla crescita armonica di rapporti, di conoscenze, di interessi per tutti è stato il principale obiettivo trasversale all’organiz-zazione “educazionale” dei diversi plessi. L’istituto, come già documentato, ha messo a punto da diversi anni nel suo Piano dell’Off erta Formativa un sistema di indicatori molto generali per un’educazione pro-sociale che si presta particolarmente ad essere analizzato, sviluppato, rinegoziato e diff uso -anche attraverso traduzioni adeguate- tra i nuovi alunni e le loro famiglie. Le sue potenzialità come strumento e occasione per far crescere un senso di appartenenza ben fondato alla comunità con la quale si condi-vidono le proprie giornate devono però essere comprese all’interno di una rifl essione più ampia sui bisogni di cittadinanza del nostro tempo. I docenti dell’istituto hanno condiviso, almeno idealmente, questa fi nalità e l’analisi che ne ha determinato l’indivi-duazione. D’altra parte, la traduzione in proposte didattiche, atteggiamenti, attenzioni metodologiche, modalità comunicative coerenti è strettamente legata alla qualità del-l’esercizio professionale dei diversi docenti e alle motivazioni che lo sorreggono.

Infatti, la messa a punto di protocolli, procedure, griglie di rilevazione dei dati di contesto, attività di alfabetizzazione e laboratori di consolidamento linguistico non risolve il problema della grande variabilità con la quale vengono svolte le azioni formative e progettate le attività per costruire gruppi di apprendimento in qualche

modo integrati. La gestione dei rapporti con le famiglie in un plesso o in un consiglio di classe può essere veramente distante da quella praticata in un altro plesso, o in un altro consiglio di classe: è variabile dipendente da sensibilità, linguaggi, competenze comunicative e relazionali, esperienze pregresse, curiosità, o piuttosto ansia, nei con-fronti del diverso, dell’altro-da-sé, dello “strano/straniero”.

La condivisione di indicatori comuni per la conduzione di alcuni processi di inse-gnamento/apprendimento non è semplice. Se nella determinazione delle competenze disciplinari possono venire in aiuto le Raccomandazioni o le Indicazioni nazionali, o il profi lo dei Saperi irrinunciabili, o gli Orientamenti per i nuovi curricoli verti-cali, soltanto la comunità degli insegnanti può indicare quali descrittori di compor-tamento individuano un bambino o un ragazzino responsabile, con un buon senso di appartenenza alla sua comunità di vita e di lavoro. E di conseguenza, le azioni per promuovere lo sviluppo e il consolidamento di questi comportamenti sono da progettare insieme, perché adulti e bambini si ritrovino con coerenza su certe scelte, condividano alcuni atteggiamenti e alcuni valori.

All’interno del “Freinet” esistono e proseguono nella loro ricerca attraverso l’azione didattica quotidiana alcuni gruppi di docenti in grado di proporre ad alunni di pro-venienze lontane tra loro percorsi di apprendimento comune di saperi e di compor-tamenti. I loro strumenti metodologici sono l’apprendimento cooperativo, o la peer education con il tutoraggio fra compagni, o le tecniche dell’apprendistato cognitivo attraverso attività a piccolo gruppo seguite dall’insegnante, o la discussione comune per l’individuazione delle regolarità e delle caratteristiche di un fenomeno linguistico, fi sico, storico, comunicativo, o quant’altro. I gruppi di insegnanti hanno continuato a cercare soluzioni nuove ai problemi che progressivamente emergevano, ai bisogni che riconoscevano e di cui si facevano carico. Hanno accettato di rimettersi a frequentare corsi, di aggiornare punti di vista e competenze. I docenti che fanno parte dell’attuale coordinamento per gli alunni stranieri appartengono a questa comunità esperta, in for-mazione permanente. Altri insegnanti non hanno modifi cato se non marginalmente la loro didattica, né riguardo ai contenuti, né riguardo alla modalità di proporli e farli ca-pire anche a chi si trova in maggiore diffi coltà per lingua e assunti culturali diff erenti.

Come sottolineano Andrea Canevaro e Dario Ianes, gestire una normalità specia-le, in cui ciascuno è messo in grado di apprendere secondo i propri bisogni e la pro-pria specifi cità, dovrebbe costituire la competenza peculiare dell’insegnante esperto.6

6 A. Canevaro, D. Ianes, La qualità dell’integrazione scolastica, (intervento tenuto a Ravenna, 11/13 mar-zo 2005).

L’istituto “Freinet” -come altri istituti- risponde a bisogni diversi di alunni diversi con risorse di esperienza e motivazione alla sperimentazione didattica molto diff erenzia-te: ricchezza e limite -oggi più che mai soprattutto limite- del nostro sistema scuola, al quale è affi dato il compito di formare futuri cittadini capaci di progetti comuni a partire da “storie, radici e appartenenze diverse”.7

Istituto comprensivo “C. Freinet” Scuola Media “T. Garbari” - Pergine Valsugana a.s. 2004-2005

Progetto di alfabetizzazione per alunni stranieri

Nel corso degli ultimi anni la nostra scuola si è arricchita di numerosi alunni provenienti da tutto il mon-do. Il loro numero aumenta di anno in anno e si fa sempre più pressante l’esigenza di istituire percorsi organici e ben strutturati per un effi cace apprendimento linguistico, veicolo imprescindibile per acqui-sire e incrementare conoscenze e abilità.

Per migliorare l’accoglienza il nostro Istituto si è dotato di un protocollo da seguire all’atto dell’iscrizione e nei primi momenti di inserimento degli alunni stranieri nella vita scolastica della nostra scuola.

Per quanto riguarda l’alfabetizzazione dei nuovi arrivati si è pensato ad un progetto che coinvolgesse tutta la scuola e off risse un aiuto e un sostegno ai ragazzi e ai loro docenti. Per fare questo è stato isti-tuito un laboratorio di italiano L2 per 10 ore settimanali, facente capo a un facilitatore linguistico. Nel primo quadrimestre l’attività del laboratorio si incentrerà sull’alfabetizzazione base degli eventuali alunni stranieri appena arrivati nel nostro paese, mentre nel secondo quadrimestre l’intervento si sposterà dalla lingua della semplice comunicazione a quella dello studio, coinvolgendo tutti gli alunni stranieri che devono ancora appropriarsi dei linguaggi specifi ci delle singole discipline scolastiche. La disponibilità limitata di risorse permetterà questo ulteriore percorso solo se nel frattempo non saranno arrivati nel plesso nuovi alunni che necessitino a loro volta di una alfabetizzazione di base.

Con questo progetto la scuola intende creare una specie di “fase di inserimento” nel nuovo sistema scolastico degli alunni di prima alfabetizzazione, attraverso un corso intensivo di lingua italiana, e una entrata graduale nel lavoro della classe di appartenenza.

Contemporaneamente un altro docente di italiano L2 metterà a disposizione alcune ore durante tutto l’anno per l’apprendimento della “lingua della scuola” con alunni già alfabetizzati, che devono ampliare ed arricchire le loro competenze di comprensione e produzione.

Si tratta naturalmente di un progetto sperimentale che necessita di continui aggiustamenti e modifi che e che verrà ottimizzato con il tempo.

A sostegno di tale progetto, e per un miglior funzionamento dei contatti tra gli insegnanti, è stato isti-tuito un gruppo di lavoro e di coordinamento, che coinvolge il facilitatore linguistico, la responsabile della scuola per i bisogni degli alunni stranieri e alcuni docenti di materie letterarie, nelle cui classi sono presenti alunni stranieri con diversi gradi di alfabetizzazione.

Per l’anno scolastico in corso l’incarico di facilitatore linguistico è stato affi dato alla professoressa Silvia Dorigatti, insegnante di sostegno nella scuola media.

7 D. Demetrio, G. Favaro, Bambini stranieri a scuola, La Nuova Italia, Firenze, 1997.

Appendice

Protocollo d’accoglienza per gli alunni stranieri

1. ISCRIZIONE

Cosa dice la normativa

Tutti i minori stranieri (anche se sprovvisti di permesso di soggiorno o privi di documentazione) hanno diritto all’istruzione e sono soggetti all’obbligo scolastico, secondo le disposizioni vigenti in materia.

L’iscrizione può essere richiesta in qualsiasi periodo dell’anno scolastico. I minori stranieri privi di documen-tazione anagrafi ca ovvero in possesso di documendocumen-tazione irregolare o incompleta sono iscritti con riserva L’iscrizione con riserva non pregiudica il conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado.

In mancanza di accertamenti negativi sull’identità dichiarata dell’alunno, il titolo viene rilasciato all’inte-ressato con i dati identifi cativi acquisiti al momento dell’iscrizione.

1a. Ricevimento

Chi fa: Cosa fa:

Il dirigente 1. Nomina un incaricato della segreteria che gestisca le pratiche relative al ricevimento nell’Istituto dell’alunno.

2. Segnala al referente della Commissione Alunni Stranieri l’arrivo del nuovo alunno.

3. Con il referente della Commissione stranieri contatta un Mediatore linguistico per l’area linguistica dell’alunno.

4. Nel caso manchi la certifi cazione sanitaria deve informare entro 5 giorni l’ASL di appar-tenenza dell’alunno e il Ministero della Sanità, per gli opportuni e tempestivi interventi.

5. È responsabile dell’ affi ssione nella scuola di una scheda riassuntiva del POF e delle regole di comportamento preventivamente tradotta in lingua straniera e che tale scheda sia consegnata ai genitori dell’alunno Straniero all’atto dell’iscrizione.

Un

1. Fornisce i moduli adatti in doppia lingua alle famiglie perché li compilino.

2. Richiede e raccoglie i documenti:

• documenti anagrafi ci (permesso di soggiorno se ragazzi maggiori di 15 anni o per-messo di soggiorno dei genitori), tali documenti possono essere sostituiti da un’auto-certifi cazione su moduli adatti;

• documenti sulla scolarità pregressa con traduzione in italiano (possono essere sosti-tuiti da un’autocertifi cazione di un genitore);

• documenti sanitari di vaccinazione con traduzione in italiano, nel caso manchino, segnalazione all’ASL, senza che questo comporti la non ammissione alla scuola;

• documenti fi scali per accedere ai servizi.

3. Crea una cartella dell’alunno con tutta la documentazione relativa.

La commissio-ne alunni stranieri

In accordo con il dirigente contatta un mediatore linguistico.

Il mediatore linguistico

1. Affi anca la segreteria:

• nella raccolta dati relativi alla precedente scolarizzazione;

• Con la traduzione delle prime richieste della scuola (richiesta documentazione, modu-li necessari per l’iscrizione).

2. Affi anca la famiglia:

• nell’espletare gli adempimenti burocratici;

• fornendo spiegazioni circa le richieste e l’organizzazione della scuola.

1b. La prima conoscenza

1. Con l’aiuto del mediatore:

• Si informa sul sistema scolastico del paese d’origine.

• Stabilisce un incontro con i genitori prima che il ragazzo entri nella classe per racco-gliere informazioni non burocratiche su:

- situazione famigliare: composizione famigliare, cause dell’emigrazione, progetto di permanenza in Italia;

- la storia personale dell’alunno e la ricostruzione del suo percorso di sviluppo;

- la storia scolastica.

2. Concorda con il Facilitatore italiano Lingua2 un incontro con l’alunno al fi ne di indivi-duare gli interessi, le abilità e le competenze possedute, verifi care il livello di competen-za linguistica nella lingua italiana, le conoscenze di inglese e tedesco, le competenze logico-matematiche e scientifi che, mediante test specifi ci graduati. A parte le prove di conoscenza della lingua italiana, il resto dei test deve essere il più possibile indipen-dente da essa per la comprensione.

Mediatore

1. Partecipa all’organizzazione degli incontri scuola-famiglia alunno.

2. Con il Facilitatore e la Commissione collabora all’analisi delle competenze.

3. Si informa sul progetto di vita della famiglia (se è possibile).

Facilitatore italiano L2

1. Con la Commissione:

• Analizza le competenze.

• Stabilisce i criteri di alfabetizzazione e i tempi dell’intervento.

1c. Proposta di assegnazione alla classe

Cosa dice la normativa

(DPR 31 agosto 1999, n. 394, art. 45, II e III c)

• Criterio d’età: I minori stranieri soggetti all’obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrisponden-te all’età anagrafi ca.

• Deroghe: Il collegio docenti ha competenza di deliberare l’assegnazione ad una classe immediata-mente superiore o inferiore tenendo conto di:

- ordinamento scolastico del paese di provenienza;

- percorso di studi seguito nel paese d’origine;

- accertamento delle competenze, abilità e livello di preparazione dell’alunno;

- titolo di studio posseduto dall’alunno.

• Ripartizioni nelle classi: la ripartizione degli alunni è eff ettuata evitando comunque la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza degli alunni stranieri.

Chi fa Cosa fa La

Commis-sione alunni stranieri con il Facilitatore italiano lingua2

1. Analizza gli eventuali problemi di scarto con il diverso sistema di istruzione del paese d’origine e i problemi di diff ormità nei tempi di inizio e fi ne anno scolastico.

2. Formula ipotesi sul livello di curricolo scolastico in cui il ragazzo/a possa inserito.

3. Segnala i punti di forza relativi alla preparazione e alle competenze del ragazzo/a e gli eventuali problemi didattici prevedibili.

Il collegio Docenti attraverso la C.A.S.

Sulla base delle osservazioni compiute, dei documenti e della legislazione in merito assegna l’alunno/a alla classe.

Un incari-cato della segreteria incaricato dal dirigente

Invia copia della documentazione raccolta al plesso scolastico in cui l’alunno viene inserito.

Nel documento Immigrazione nella scuola trentina (pagine 140-146)