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l’agnel di Dio, nostro fidato amico, se stesso in cibo per amor dispensa,

ne sarei forse un dì sazia per sempre.

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La Colonna sceglie di aderire alla sequela Christi (vv. 1-2) per poter giungere a vedere lo stesso Gesù (vv. 3-4). Il raggiungimento di tale alto traguardo è possibile solo tramite la grazia divina; la poetessa, però, non domanda tale mercede (v. 5) perché, paradossalmente, non si rende conto (comprender non so, v. 7) di averne bisogno, illusa dall’umana speranza. Eppure, i progetti e le aspettative fondate sull’uomo e non su Dio sono fragili ed effimere (v. 8). Piuttosto, per essere realmente appagata (sazia, v. 14), la Colonna riconsoce che basterebbe presentarsi alla mensa eucaristica con il cuore puro (vv. 9-10), disposto ad abbandonarsi all’amore di Dio (come l’adultera del Vangelo, che si era «abandonata in Christo»: Carteggio, CXLIV p. 245).

È questo il primo di cinque testi (II-VI) in cui è messo a tema il rapporto personale con Dio e che costituiscono una sorta di introduzione generale alla raccolta. Il sonetto – intessuto di richiami evangelici – è aperto e chiuso da passi tratti da Lc 14: il primo verso parafrasa un’affermazione di Gesù relativa alla croce («qui non bajulat crucem suam, et venit post me, non potest meus esse discipulus», Lc 14,27), mentre l’ultima terzina allude alla parabola del banchetto (Lc 14, 8-24). Tramite lo scarto logico (e teologico) dalla croce (vv. 1-2) al Corpo di Cristo (vv. 9-14), la Colonna afferma che la partecipazione al banchetto eucaristico, riattualizzazione incruenta del sacrificio della croce, è sufficiente all’uomo contemporaneo per fare esperienza piena di Gesù (senza che sia necessario doverne ripetere la passione).

1. Con… dietro: fu Gesù stesso a invitare i discepoli alla sequela della croce: «qui non bajulat crucem suam, et venit post me, non potest meus esse discipulus», Lc 14,27 (CORSO 1543cital’analogo Mt 16,24; cfr. anche Mc 8,34; Lc 9,23; Mt 10,38). Il passo è caro alla spiritualità francescana, che predilige la via crucis e l’immedesimazione con le sofferenze di Cristo.

2. angusto erto sentiero: «cioè per lo difficile e stretto sentiero del cielo», commenta CORSO 1543, che continua spiegando che «erto propriamente si dice difficile a salire» e ricordando la fonte evangelica: «Intrate per angustam portam: quia lata porta, et spatiosa via est, quae ducit ad perditionem, et multi sunt qui intrant per eam. Quam angusta porta, et arcta via est, quae ducit ad vitam: et pauci sunt qui inveniunt eam!» (Mt 7,13-14).

3. in parte: la conoscenza di Dio da parte dell’uomo rimarrà sempre parziale. il lume vero: la verità di Dio.

4. ch’altro… Pietro: ‘Gesù rivelò a san Pietro, ricco di fede, ben altro rispetto a quanto gli avevano svelato i sensi’. La Colonna sembra riferirsi – come suggerisce CORSO 1543 – al dialogo tra Gesù e Pietro di Mt 16,16-17: «Respondens Simon Petrus dixit: “Tu es Christus, Filius Dei vivi”. Respondens autem Jesus, dixit ei: “Beatus es Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelavit tibi, sed Pater meus, qui in caelis est”». Senso traduce quindi caro et sanguis, e indica una comprensione tutta terrena; grazie a Gesù, invece, qualcosa di totalmente nuovo entrò in Pietro, vale a dire lo Spirito di Dio, che lo

rese capace di vedere con gli occhi della fede ciò che l’intelletto umano non è in grado di afferrare (Corso 1543: «desidera ella vedere quel lume vero che no ’l senso, ma Iddio del Cielo rivelò a Pietro»).

fedele: ricco di fede, ma anche di fedeltà, «quantunque con la bocca poi [durante la Passione] negasse

di haverlo mai conosciuto» (CORSO 1543).

5-8. E se… vetro: ‘E se ora non ottengo una grazia così grande, non è perché egli (il Signore) non voglia mostrarsi nobile e leale, ma perché non so capire pienamente che ogni speranza umana è fragile come un vetro’.

5. E se… impetro: ‘e se ora non ottengo una tale grazia’, quella, cioè, «di poterlo fin hora vedere» (CORSO 1543). L’espressione è ricorda Rvf, CXXVI 35-37: «…Amor l’inspiri / in guisa che sospiri / sì dolcemente che mercé m’impetre» (e, qui, XL 9).

6. non… sincero: ‘non è perché egli non voglia mostrarsi nobile e leale’.

7. Ma… non so: il primo emistichio ricorda anche ritmicamente Tr. Mor., I 75: «che comprender nol po’ prosa né verso» . con l’occhio intero: ‘pienamente’.

8. speranza… vetro: ‘fragile come un vetro’; l’immagine è petrarchesca («ma d’un vetro / veggio di

man cadermi ogni speranza», Rvf, CXXIV 12-13) e poi bembiana («e sì ’l mio cor del tuo desio rïempi, / che quella, che ’n te sembre ebbi, speranza, / quantunque peccator, non sia di vetro», Rime, CLXIV 12-14).

9. mendico: «domandante la divina grazia» (CORSO 1543).

10. divina mensa: il banchetto che rappresenta metaforicamente il Regno dei Cieli (Lc 14,7-24; Lc 22,29-30), a cui si sovrappone la mensa eucaristica intorno alla quale Gesù dona Se stesso in cibo alla comunità dei credenti.

11. dolci… tempre: le dolci tempre (‘modi’) sono ricavate da Purg., XXX 94-95: «ma poi che ’ntesi ne le le dolci tempre / lor compatire me» (poi in Rvf, XXIII 64-65: «né mai in sì dolci o in sì soavi tempre / risonar seppi gli amorosi guai»).

12-14. l’agnel… sempre: la terzina dipende da Par., XXIV 1-3: «O sodalizio eletto a la gran cena / del benedetto Agnello, il qual vi ciba / sì, che la vostra voglia è sempre piena» (CORSO 1543), che ha origine biblica («Beati qui ad coenam nuptiarum Agni vocati sunt», Ap, 19,9; ma cfr. anche Lc 14,16- 24). La sazietà, che sarà data nel Regno dei Cieli («un dì», v. 14; cfr. XXXV 11), riprende variandola la metafora della sete usata in I 14 (a cui si rimanda).

12. l’agnel di Dio: Gesù, come venne appellato da Giovanni Battista («Ecce agnus Dei», Gv 1,29). 13. dispensa: ‘dona’.

A, Cas1, Pr, R, Ra; 38-39, 39Fi, 40-42/44-46G, 43, 46V

3 in parte scorgessi] scorgessi in parte; 7 ma comprender non so con] lassa! Ma non scorgo io con; 8 ogni umana] Questa umana; 12 l’agnel

di Dio, nostro fidato amico] L’Angel di Dio, nostro verace amico

CORSO 1543,n.1;CORSO 1558,p.392;WYSS 1916,p.212;JUNG 1949,p.112;MCAULIFFE 1988,p.495;VECCE 1992,p.105;WEND 1995,p.205;TOSCANO 1998,p.46;SCARPATI 2005, p. 133; RUSSELL 2000b, p. 154; TOSCANO 2000, pp. 75-76; SCHURR 2001, p. 71; JUNG-INGLESSIS 2004,p.70;BRUNDIN 2005,pp.141-142;BASSANESE 2007,p.272;BRUNDIN 2008,pp.84e164;FORNI 2009,p.227; LAURENTI 2009,pp.576-577e 580;COPELLO 2014,p.100;MARTINI 2014, p. 175; SAPEGNO 2016.

III (S1:54)

Quel pietoso miracol grande, ond’io