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Col lato aperto su dal santo legno ne chiama sempre, pieno il petto e ’l volto

d’infinita pietà, d’immenso amore.

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Il sonetto mette a tema l’immenso amore del Signore per gli uomini (v. 14): Dio, che per i suoi figli è addirittura morto sulla croce, si preccupa fino nel dettaglio anche delle loro necessità materiali (vv. 5- 7). Se l’uomo assumesse un atteggiamento umile e si rendesse conto dell’inadeguatezza delle proprie forze (vv. 1-2), gli basterebbe consegnare i propri desideri a Dio (vv. 5-6), fonte del vero bene (v. 9), per ottenere ciò di cui ha bisogno. Il Signore, che è Padre, così come si preoccupa di ogni fiore della terra e di ogni uccello del cielo (v. 7), non gli farebbe mancare nulla (vv. 5-8). Dio, infatti, dona tutto se stesso, e non aspetta altro che l’uomo si rivolga a lui (ne chiama sempre, v. 13) per riempirlo di doni. 1-2. Se… natura: ‘Se l’uomo guardasse con uno sguardo sano (cioè non infermo, come invece è) quanto la nostra natura è inferma e di per sé ignobile’. Il gioco di parole – essere sano serve ad accorgersi di essere malato – la Colonna mette a tema un concetto ricorrente nelle rime, pienamente consapevole che la condizione terrena non consente una piena comprensione e realizzazione di sé e dei propri desideri (per esempio S1:15, 12-13: «per mia colpa non si stende / a tanta altezza il mio basso pensero»; LXXXVI 2-3 e soprattutto LXXVIII 2-4).

3-4. al crescer… in vano: ‘[tanto] che ci si adopra inutilmente nell’aumentare e diminuire la misura stabilita per il corpo’. L’esegesi di questi versi non è semplice. CORSO 1543, tralasciando crescer, spiega così: «sciemare la misura prescritta al corpo nostro, cioè farlo più nobile, o men caduco d’un altro povero ed ignudo». BRUNDIN 2005, tralasciando invece scemar, parla di «prescribed time on earth». In ogni modo, la Colonna, ultizzando un’espressione dantesca (Par., IV 20-21: «la vïolenza altrui per qual ragione / di meritar mi scema la misura?»), allude a un’alterazione indebita della misura prescritta all’essere umano. Altri, soggetto impersonale della subordinata, sono coloro che non si abbandonano a Dio ma tentano di dominare da sé la componente materiale della propria esistenza.

5. le bisogne sue: le necessità materiali di cui parla Mt 6, 25-32 (cfr. nota al v. 7).

7. veste… ha cura: gli esempi della sollecitudine di Dio verso le sue creature è ripresa da Mt 6,25- 32: «Ideo dico vobis, ne solliciti sitis animae vestrae quid manducetis, neque corpori vestro quid induamini. Nonne anima plus est quam esca, et corpus plus quam vestimentum? Respicite volatilia caeli, quoniam non serunt, neque metunt, neque congregant in horrea: et Pater vester caelestis pascit illa. Nonne vos magis pluris estis illis? Quis autem vestrum cogitans potest adjicere ad staturam suam cubitum unum? Et de vestimento quid solliciti estis? Considerate lilia agri quomodo crescunt: non laborant, neque nent. Dico autem vobis, quoniam nec Salomon in omni gloria sua coopertus est sicut unum ex istis. Si autem foenum agri, quod hodie est, et cras in clibanum mittitur, Deus sic vestit, quanto magis vos modicae fidei? Nolite ergo solliciti esse, dicentes: Quid manducabimus, aut quid bibemus, aut quo operiemur? haec enim omnia gentes inquirunt. Scit enim Pater vester, quia his omnibus indigetis» (cfr. Lc 12,22-30).

8. porrebbe… mano: ‘metterebbe ogni preoccupazione per i propri bisogni nelle mani di Dio’. È il medesimo atteggiamento descritto a II 9-10: l’abbandono totale di sé nelle braccia di Cristo è l’unica strada che porta la vera ricchezza nella vita dell’uomo.

9-11. Che… core: ‘Che un cuore gentile, se [Dio] ha raccolto in sé tutto il vero bene, lo desideri e lo ami, e disprezzi il volgere lo sguardo altrove!’. Brami e prenda sono congiuntivi esortativi, rivolti al

gentil core.

9. se… raccolto: Dio contiene in sé tutto il bene esistente, secondo Col 1,19: «in ipso complacuit, omnem plenitudinem inhabitare». Non sembra da accettare l’ipotesi interpretativa di CORSO 1543, che ricorda Gv 12,32: «Et ego, si exaltatus fuero a terra, omnia traham ad meipsum»; in questo caso, il bene

vero sarebbero i fedeli stessi. Eppure qui alla Colonna preme indicare come al cuore convenga

desiderare Dio proprio perché in lui è presente il vero bene (vv. 10-11).

11. gentil core: il sintagma appartiene alla lirica cortese, ma indica qui un uomo con «un cor santo, un cor puro, un core intieramente perfetto» (CORSO 1543), un’«anima nobile» (SCARPATI 2005, p. 131), e dunque predisposto ad accogliere il Signore.

12-13. su… sempre: dall’alto della croce, Gesù, «clamans voce magna» (Mt 27,50; Mc 5,7; Lc 23,46), grida il suo richiamo d’amore all’uomo. Come già per esempio nelle Devotissime Compositioni (cfr. «per te in croce l’è salito / mai non resta te chiamare», aIIr) o in De Jennaro (Canzoniere, XXXII 68-69: «doppo che vidi in croce / levato in alto colui che ne chiama»), il clamans evangelico è percepito – e tradotto – come un appello diretto agli uomini (così a VIII 13, XVII 10, XXVIII 2, LXVI 11).

12. lato aperto: il fianco di Gesù Crocifisso, trafitto dalla lancia, come è narrato in Gv 19,34: «unus militum lancea latus ejus aperuit, et continuo exivit sanguis et aqua» (cfr. VIII 9; XXXVIII 13-14; LXXVII 2-3; LXXXVII 1; XCII 10).

13. sempre: l’amore fedele di Dio – la Bibbia non smette di ripeterlo – dura in eterno: «in saeculum misericordia ejus»; è ribadito a XC 9: «Vedrà come il Signor n’aspetta e sempre / tiene al nostro girar più salda e ferma / la stabil pietra de la sua bontade».

13-14. pieno… amore: accusativo alla greca: il cuore e il volto di Gesù sono pieni di un amore infinito e immenso. L’aggettivo infinito connota più di una volta la misericordia divina (XII 9, LIV 12, LXXXIX 12-13, XCII 11), sulla scorta della tradizione della poesia sacra in volgare, ma anche di Dante: «ma la bontà infinita ha sì gran braccia / che prende ciò che si rivolge a lei» (Purg., III 122-123); «Quello infinito e ineffabil bene / che là sù è…» (Purg., XV 67-68).

L, A, Cas1, Pr, Ra; 39Fi, 40-42/44-46G, 43, 46V

9-10 Che, se tutto il ben vero ha in se raccolto, / lui brami ed ami e prenda solo a sdegno] Ché s’Ei tutto ’l ben nostro ha in Sé raccolto / ami

solo pur Lui, sol prenda a sdegno; 13 pieno il petto] colmo il petto

CORSO 1543,n. 19;CORSO 1558,p.432;WYSS 1916,p.64;JUNG 1949,p.116;VALERIO 1990,p.168;VECCE 1992,p.105;WEND 1995, pp.207 e 231;SCHURR 2001, p. 72; JUNG-INGLESSIS 2004,p.69;BRUNDIN 2005,p.143;BRUNDIN 2008,p.87;MARTINI 2014, p. 215; SAPEGNO 2016.

VII (S1:7)

Da Dio mandata, angelica mia scorta,