• Non ci sono risultati.

poi seco t’abbracciò tanto e distrinse che scolpìo dentro sì ch’apparver fore

le piaghe ond’ei la morte e ’l mondo vinse.

14

Sant Francesco è presentato come perfetto imitatore di Cristo. Non a caso, tralasciando le narrazioni dei Fioretti, della biografia del santo la Colonna seleziona qui un unico episodio: le stigmate, culmine della spoliazione di sé che Francesco operò per lasciare spazio a Gesù, al punto di assimilarsi a lui anche nella carne. Così racconta infatti il primo dei biografi del santo: «Multa illi utique cum Iesu, Iesum in corde, Iesum in ore, Iesum in auribus, Iesum in oculis, Iesum in manibus, Iesum in reliquis membris semper portabat» (Tommaso da Celano, Vita prima S. Francisci, 115). Eppure, la poetessa sottolinea ben due volte (v. 8; vv. 12-14) che non fu tanto Francesco a uniformarsi a Cristo tramire le sue scelte di vita; piuttosto fu Cristo stesso a preferire il poverello di Assisi al punto di renderlo immagine di sé.

«La devotion» che la Colonna mostra «al glorioso San Francesco» (Carteggio, LXXI, p. 111) accompagna gli scritti come la vita della poetessa, che dimorò per anni fra le clarisse e che si batté strenuamente per la difesa dei cappuccini, «questi padri reverendi della santa et vera vita de san Francesco» (Carteggio, LXVI, p. 100; par. La madre).

Il sonetto costituisce, con il seguente, un dittico francescano.

1-3. Dietro… contrasti: Francesco, che può affrontare le situazioni più difficili in virtù della sua

sequela Christi, incarna il modello di santità prediletto dalla Colonna, che in II 1-3 aveva espresso il

desiderio di andare dietro a Gesù.

1. capitano: Gesù. Francesco è presentato come esemplare miles Christi, che combatte con le arme dell’umiltà.

2. orma: «vestigio» (CORSO 1543); è termine proprio della dinamica della sequela, per la quale si veda la nota a XXVI 7-8.

3-4. fra… mano: è forse un’allusione alle perigliose insiedie del viaggio in Terra Santa che Francesco compì insieme ai crociati; il santo non era armato di spade ma solamente della sua umiltà, e in questo modo si presentò al colloquio con il sultano d’Egitto. Tornato in patria, dovette assistere agli aspri

contrasti che erano sorti all’interno dell’Ordine da lui fondato.

5. piano: «umile, puro» (CORSO 1543).

7. per deserti selvaggi: volendo dare a deserti un’esegesi letterale, si ricordi la Vita prima di Tommaso da Celano, che narra come Francesco e i suoi primi seguaci «si trovavano, in quel momento, molto stanchi e affamati, in un luogo deserto, e non potevano trovare nulla da mangiare» (XIV 378); potrebbe anche essere un riferimento alla lontana Terrasanta. Non è tuttavia da escludere un’interpretazione metaforica, secondo la quale i deserti che il santo dovette affrontare potrebbero coincidere con le sofferenze fisiche o spirituali, oppure ancora con la durezza del cuore degli uomini da lui incontrati. a noi mostrasti: è il verbo proprio della testimonianza resa dai santi (come già in XVII 2 e 13 e come nel seguente sonetto XXXIII 4), ma anche di quella che la stessa poetessa vorrebbe

rendere al mondo (XXXIV 1-4). Il verbo compare anche in due laude che Iacopone dedica a san Francesco: «Quanto fusse quel foco / no lo potem sapere; / lo corpo suo tal ioco / no ’l pòtte contenere; / en cinqui parte aprire / lo fece la fortura, / per far demostratura / que ’n lui era albergato» (Laudi, XL 157-164); «O Francesco, da Deo amato, / Cristo en te ne s’è mustrato» (LXXI 1-2) (COPELLO 2015).

9. divo: dopo aver definito divino Gesù (v. 1), e divin il raggio che da Dio proviene (v. 8), la Colonna non esita a definire tale anche Francesco, che a Cristo tanto si immedesimò.

9-11. l’alto… amore: il topos lirico dell’immagine dipinta o scolpita (v. 13) nel cuore, diffusa almeno da Giacomo da Lentini (Maravigliosamente, vv. 4-9) a Petrarca (Rvf, XCVI 5-6; CLV 9-11: «Quel dolce pianto mi depinse Amore, / anzi scolpìo, et que’ detti soavi / mi scrisse entro un diamante in mezzo ’l core»; CCXV 33-35) e a Bembo (Asolani, II XXVII oRime, XIX 4). Viene utilizzato in tal senso anche dalla Colonna (A1:41, 3-4; 50, 8; 56, 6), che gli conferice qui dimensione spirituale, forse sulla scorta della

Legenda maior, XIII 5: «discendit angelicus vir Franciscus de monte, secum ferens Crucifixi effigiem,

non in tabulis lapideis vel ligneis manu figuratam artificis, sed in carneis membris descriptam digito Dei vivi» (ma anche nel Laudario di Cortona, Sia laudato San Francesco, 1-4: «A Cristo configurato, / de le piaghe fo signato, / emperiò k’avea portato / scritto en core lu Suo amore»). Cfr. pure LXV 7 e S2:38, 5-8: «onde l’effigie Sua viva e possente / sculta esser de’ ne l’alma, al cui valore / sempre s’inchini, e la dipinta fore / esser de’ ognor al veder mio presente». La novità introdotta in questi versi è che Cristo non ha dipinto un’immagine nel cuore del santo, bensì una storia, vale a dire un’immagine che parla dell’antico e immenso amore di Dio vero l’umanità durato nei secoli.

12-14. poi… vinse: la terzina conserva la preposizione consecutiva di un passo dell’Itinerarium bonaventuriano dedicato alle stigmate di san Francesco (BARDAZZI 2004): Cristo «adeo mentem Francisci absorbuit, quod mens in carne patuit, dum sacratissima passionis stigmata in corpore suo ante mortem per biennium deportavit» (Prologo, 3).

13. scolpìo: perfetto epitetico. La metaforica pittura del v. 10 si muta dunque nella più plastica scultura, meglio indicata a rappresentare le piaghe che realmente (tridimensionalmente, verrebbe da dire) comparvero sul corpo di Francesco. apparver fore: segno esteriore dell’intenso amore di Dio, le piaghe sul corpo di Francesco mostrano al mondo l’immagine viva di Cristo.

14. le piaghe… vinse: le cinque ferite ricevute da Gesù, quella sul costato inferta dalla lancia e le quattro sugli arti, dovute ai chiodi della croce. Cristo, morendo e resuscitando, sconfisse la morte le tentazioni mondane (cfr. LXXV 9-10 e LXXVII 7), come recita per esempio san Paolo: «qui destruxit quidem mortem» (2Tim 1, 10).

L, A, Cas1, Pr, Ra; 39Fi, 40-42/44-46G, 43, 46V 11 del celeste] del divin Suo

CORSO 1543,n. 35;CORSO 1558,p.465;GARIANTI 1947,p. 115; MAZZETTI 1973,p.78;BIANCHI 2003,p.55;BARDAZZI 2004,p.97; BRUNDIN 2005,p.151;LAURENTI 2009,pp.582-583;CRESCENTINI 2014,p.33;MARTINI 2014,p.208;COPELLO 2015;GIRARDI cds.

XXXIII (S1:123)

Francesco, in cui sì come in umil cera