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Da ghiaccio e nodo vil pur l’alzo e scioglio, ond’ella, a piè di lui ch’adora e cole,

lo leghi con catena ardente e salda.

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«Dilexit multum». Con queste due parole evangeliche (Lc 7,47) la Colonna riassume nel Carteggio la testimonianza di Maria Maddalena (CLXX, p. 300). La santa, exemplum di «amore» fervente, appare spesso negli scritti della poetessa: a lei sono dedicati anche il sonetto S1:155 e la lettera a Costanza d’Avalos Piccolomini (CLXX, pp. 299-302); «ferventissima serva» è definita nella lettera CLVIII (p. 294), mentre vi è un altro accenno in una lettera a Giovanni Morone (CLXIV, p. 278). Si sa inoltr che nel 1531 la Marchesa commissionò un dipinto della Maddalena a Michelangelo e a Tiziano (a quest’ultimo ne richieste un’altra nel 1533; par. L’arte sacra). La predilezione e l’affetto che la Colonna nutriva per la Maddalena appariva ancora più evidente nell’edizione del 1538, che leggeva: «Pur fermo in lei la speme come soglio, / che de bei crin nella dorata falda / copra le colpe mie quan’ella vuole».

Mentre S1:155 ritrae la Maddalena nel giorno della Resurrezione di Gesù, il presente sonetto la coglie in contemplazione (v. 13), nell’eremo della Provenza (il solitario albergo, v. 2) dove secondo la tradizione aveva trascorso l’ultima parte della sua vita. In questo luogo Vittoria desiderava andare in pellegrinaggio e visitare la chiesa «Santi Maximi in provincia Provinciae, in qua Mariae Magdalenae corpus reconditum esse creditur» (Carteggio, LXXIX, pp. 131-32; par. I pellegrinaggi).

Nella lettera CLXX la Maddalena è accostata a Caterina d’Alessandria, exemplum di intelligenza nella fede, così che le due sante insieme vengono a costituire il modello di santità femminile delineato dalla Colonna, in cui all’amore per Dio si unisce una non comune capacità dialettica a servizio della fede. A santa Caterina sarà dedicato il sonetto LXXXIII.

1. accesa animosa: ‘ardente e fervente di amore’ per Cristo, come si deduce anche dal Carteggio: «Vedo la convertita donna da l’hora, che ardentemente l’amò, ogni giorno più accesa» (CLXX, p. 301). 1-2. da l’errante… albergo: la sequenza descrive in climax l’eremitaggio della santa (lontana, solitario

albergo, lasciando a tergo), che avrebbe scelto per sua dimora una caverna nel massiccio della Sainte-

Baume, vicino a Marsiglia (l’«alta spelonca» del v. 9). La tradizione risale almeno a Rabano Mauro (IX secolo) ed è poi stata diffusa da Jacopo da Varagine nella Legenda aurea, XCVI.

1-2. l’errante / volgo: Tr. Cup., III 81: «ove conven che ’l vulgo errante agogni». L’aggettivo è in netta contrapposizione con il verbo fermare (due volte al v. 5) e con il salda del v. 14, che indicano la costanza della volontà di chi ha rivolto a Dio ogni suo pensiero. Cfr. anche nota a C 11.

2. solitario albergo: clausola petrarchesca da Tr. Cup., III 112-114: «Da quel tempo ebbi gli occhi

umidi e bassi / e ’l cor pensoso, e solitario albergo / fonti, fiumi, montagne, boschi e sassi».

4. primo… amante: Dio, come a XXXIX 5, S1:162, 7 («il caro eterno Amante»), S2:25, 13 («vero Amante») e come già in Dante (Par., IV 118: «O amanza del primo amante, o diva»). Il verso ricorda

Rvf, CXIX 91: «Sì come piacque al nostro eterno padre» (BARDAZZI 2016). L’aggettivo primo indica che Dio da un lato non è ‘secondo a nessuno’, dall’altro che è stato lui per primo ad amare l’uomo.

5. fermato il desio: il desiderio non muta più il suo oggetto (cfr. Par., XVIII 133: «Ben puoi tu dire: “I’ ho fermo ’l desiro”»), ma è finalmente fisso in Dio. fermar le piante: avendo abbandonato ogni desiderio terreno, Maria Maddalena non cerca più nel mondo la fonte della felicità, e il cammino si può dunque interrompere. L’espressione ricorre in Dante (come Par., XXII 50-51: «qui son li frati miei che dentro ai chiostri / fermar li piedi e tennero il cor saldo») e in Petrarca (Rvf, CVIII 2: «ov’Amor vidi già fermar le piante»), ma «acquista, attraverso l’enfasi della replicatio, il significato forte del

confirmare evangelico (ad es.: “Ad confirmanda corda vestra”, 1Thess 3,13)» (BARDAZZI 2016). Nel primo verso del sonetto dedicato a ansata Caterina (LXXXIII) si dice similmente: «il piè fermasti»; la coincidenza lessicale è indice di una vicinanza fra le due sante fortemente avvertita dalla Colonna. 6. un gran monte: l’eremo di Saint-Maximin, che viene a coincidere, allegoricamente, con l’«alto monte della sua penitentia» (Carteggio, CLXX, p. 301). io… tergo: l’emistichio è tratto da Rvf, CXLVI 6 («di viva neve, in ch’io mi specchio et tergo»), così come alcune parole-rima (albergo:ergo e scalda:salda). 7-8. nel bello… l’orme: la Colonna richiama alla mente l’esempio di grandi santi perché se ne possano seguire le orme. Così avviene anche a XVII 2, XXXII 2, LXVI 9, LXXIV 14, LXXXIX 14, secondo il metodo pedagogico proposto da Gesù, che è, ultimamente, il modello da imitare: «Discite a me, quia mitis sum, et humilis corde» (Mt 11,29); o ancora, nelle parole degli apostoli: «Christus passus est pro nobis, vobis relinquens exemplum ut sequamini vestigia ejus», 1Pt 2,21), «Imitatores mei estote, sicut et ego Christi» (1Cor 11,1) e «Estote ergo imitatores Dei» (Ef 5,1). La dimanima della sequela Christi era molto chiara nella Colonna, che ne fece un modello di vita (si veda il par. Una guida).

8. e l’opre sante: la clausola è tratta da Rvf, CCLXXVII 14: «membrando il suo bel viso e l’opre sante»; trattandosi qui di santa Maddalena, le opere sono realmente sante, e l’aggettivo petrarchesco recupera così la propria sacralità (cfr. XXXIII 14).

9. quest’aspro scoglio: la pietra metaforica della clausola petrarchesca (Rvf, CLXXI 6: «arder gli occhi, et rompe ogni aspro scoglio») diventa reale nel testo della Colonna, che allude con ogni probabilà a Ischia, come suggerisce anche CORSO 1543. Ischia è definita scoglio aspro anche da Antonio Tebaldeo in una rima indirizzata alla Marchesa (Donna, che in cima d’un scoglio aspro), e pure Bernardo Tasso ne parla come di un superbo scoglio (Libro de gli Amori, II VIII 1). Non si possono però del tutto escludere le località come Genazzano o Arpino, isolati borghi arroccati sulle colline a Sud di Roma dove la Marchesa alloggiò in quegli anni (cfr. par. La signora marchesa a casa e l’Appendice 3).

10-11. ma da… scalda: Maddalena nell’eremo era «spessissimo dal suo fulgente sole […] con somma carità visitata» (Carteggio, CLXX, p. 301). La tradizione medievale racconta delle visioni mistiche della santa, che sette volte al giorno gli angeli portavano ad ascoltare la musica celeste. Per l’opposizione lunga-vicin, si veda la nota a XXIII 4. scalda: «il sole divino, che infiammava Maria d’appresso, a Vittoria scaldava il core, cioè non infiammava solo, ma appena faceva il suo caldo sentire di lontano» (CORSO 1543).

10. il sole: Gesù (par. Le metafore). Savonarola dedicò alla Maddalena versi vicini a questi: «Infiamma il mio cuor tanto, / ch’io pianga ai santi pedi cum Maria, / […] e forte scalda il lacrimoso petto» (Ad Iesum quando ad pedes eius Maria flebat, 5-12).

12. da… scioglio: la poetessa desidera affrancarsi dalla schiavitù del peccato e delle tentazioni mondane (cfr. nota a IX 12), per potersi liberamente sottomettere alla catena dell’amore divino (v. 14:

lo leghi con catena), che corrisponde al «dolce e soave / giogo», per il quale cfr. la nota a III 10 e il par. Le metafore.

13. a piè…: nei Vangeli, Maria Maddalena compare più volte ai piedi di Gesù, sia quando li bagna con le lacrime per poi asciugarli con i capelli (Lc 7,38), sia sotto la Croce. «La collocazione della Maddalena è fissata dalle Meditationes passiones Christi [dello pseudo-Bonaventura] e dalle fonti letterarie successive ai piedi di Cristo» (GENTILE 1989, p. 190). Di fatti, la santa è rappresentata in questo modo nell’iconografia tradizionale della Crocifissione e del Compianto, e così era indicato che si posizionasse nelle sacre rappresentazioni (cfr. GENTILE 1989, pp. 180 e sgg). Infatti, nel sonetto S1:155 la Maddalena «a’ piedi del Signor cade sicura» (v. 7), e nel capitolo S2:36 la si trova «ai santi piè» di Gesù (v. 124); nel Carteggio si legge che Gesù tenne «Maria alli suoi piedi» (p. 278); la Colonna afferma di vedere «la ferventisima Maddalena udir a piedi del Signore» (p. 300), e anche in paradiso la santa sarà «ai divini piedi» di Cristo (p. 302). adora e cole: ‘adora e venera’; è dittologia molto frequente nelle rime colonnesi (A1:24, 5; 28, 8; S1:13, 5; 147, 3; 149, 4; S2:33, 8) e già nei predecessori, come Lorenzo de’ Medici, Orazione; Tansillo, Canzoniere, Son. XLIV 11; Ariost, Orl fur., 1516 e 1521, XIV X 4.

L, Cas1, Ra, Ve5; 38-39, 39Fi, 40-42/44-46G, 43, 46V

4 al primo] al vero; 7 e ’l pensier drizzo] a l’alma drizzo; 9 ques’aspro] questo alto; 10-14 mi rappresenta, ma da lunge il sole, / che vicin

l’infiammava, il cor mi scalda. / Da ghiaccio e nodo vil pur l’alzo e scioglio, / ond’ella, a pie’ di lui ch’adora e cole, / lo leghi con catena ardente e salda] mi rassembra, e ’l gran sol il suo gran foco / ch’ogni animo gentil anco riscalda; / in tal pensier da vil nodo mi scioglio, / pregando lei con voce ardita e balda / m’impetri dal Signor appo sé loco

CORSO 1543,n. 36;CORSO 1558,p.467;WYSS 1916,p.198;LAURI 1947,p. 99; MAZZETTI 1973,p.85;JUNG 1949,p.116;BULLOCK 1980,p.397;VALERIO 1990,p.163;VECCE 1992,p.108;ADLER 2000,pp.317e320-321;RANIERI 2000,p.202;BARDAZZI 2001,p.85; BRUNDIN 2001, p. 70; WOOD 2001, pp. 199-200;DEBBY 2003,p.30;BARDAZZI 2001, pp. 79-80;BRUNDIN 2005,p.149;RAGIONIERI 2005,p.75;CASTAGNA 2007, p. 157; BRUNDIN 2008,p.166;GIRARDI 2010,p.160;COX 2013,p.202;MUSIOL 2013, p. 156;CHEMELLO 2014,pp.116-117;COPELLO 2014,pp.95-99e114;CAMAIONI 2015; BARDAZZI 2016; GIRARDI cds.

XXVII (S2:2)

Non senza alta cagion la prima antica