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AGRICOLTURA IN ISRAELE

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1978 (pagine 43-53)

Elena Garibaldi

« Una terra di grano e di orzo, di vigneti, alberi di fico e melograni, una terra di ulivi e di miele ». Questo si legge nella Bibbia a proposito di Israele nell'anti-chità, però, ora, molte altre colture si sono aggiunte a queste con il risultato che si è ottenuta un'agricoltura giudicata tra le più fiorenti del mondo. Fatto che non può non stupire se si pensa che il 50% del territorio di Israele viene clas-sificato come deserto e la restante parte come zona semi-arida con la quasi tota-lità delle precipitazioni concentrate sol-tanto nel periodo invernale. I mesi estivi sono infatti completamente asciutti in tutto il Paese. L'acqua è il bene più pre-zioso che esiste, anche rimanendo per breve tempo in Israele. « Che nessun uomo lasci fuoriuscire dell'acqua dalla sua cisterna, mentre altri ne hanno gran-de bisogno » sta scritto nel Talmud ed è applicato alla lettera da tutti quanti gli abitanti di Israele. Questo Paese non possiede infatti un importante sistema fluviale, non essendoci fiumi come il Co-lorado e il Nilo, ma le principali sor-genti di acqua sono rappresentate dal lago Kinneret (chiamato cosi perché ha la forma di un violino, più noto da noi come il lago di Tiberiade) e dal fiume Giordano, entrambi situati al Nord. Per cercare di fare fronte alle necessità del paese è stato intrapreso un enorme pro-getto chiamato « National Water Car-rier » (Acquedotto Nazionale) che consi-ste nel prelevare l'acqua e farla muovere attraverso canali e tunnel — dal lago Kinneret — principalmente per gravità, dopo che sono stati fatti ripetuti, diffi-cili sondaggi per evitare le zone in cui l'acqua del lago è salata. L'acqua viene trasportata al Sud — per irrigare il Negev, nome con cui si intende la zona che ha la forma di un triangolo della superficie di 12.500 km2, confinante ad oriente con il deserto di Edomin in Giordania, ad occidente con il deserto montagnoso del Sinai e a Nord con una linea immaginaria che congiunge il Me-diterraneo con il mare Morto attraverso Beer Sheva. Israele è una delle poche nazioni al mondo in cui l'intera quanti-tà di acqua presente, il 95% contro il 10% soltanto nei Paesi europei e negli USA, viene utilizzata nel modo più ef-ficiente possibile.

Uno degli obiettivi che gli Israeliani si sono prefissi negli ultimi anni è stato quello di diminuire la quantità d'acqua usata per unità di produzione non solo per ridurre i costi e aumentare il profit-to degli agricolprofit-tori, ma anche per utiliz-zarla per altre colture. I dati riportati nella tabella 1 che si riferiscono alla produzione di cotone ottenuta in sei anni sono un chiaro esempio di quanto è già stato realizzato.

Mi pare che l'aspetto che più affascina e che maggiormente colpisce chi si reca in Israele è lo sforzo continuo dei suoi abitanti — poco più di 3 milioni, su di una superficie di 89.359 km2 — per conquistare e coltivare anche il deserto attraverso l'applicazione di una moderna tecnologia, un'efficente ricerca e un pro-gramma di incentivi per gli agricoltori.

Il Direttore del Negev Institute for Arid Zone, Joel Schechter, spiega che il pro-blema acqua in Israele è stato affrontato partendo da una serie di punti diversi: innanzitutto il Paese ha un notevole quantitativo di acque salmastre sotter-ranee che si trovano ad una profondità di 500 metri e che hanno una concentra-zione salina del 2,5% (meno di un deci-mo del sale presente in quella del mare) troppo elevata per essere usata normal-mente in agricoltura: è noto infatti che nelle coltivazioni degli agrumi, per esem-pio, anche un basso contenuto di sale può danneggiare grandemente sia la resa sia la qualità del prodotto. È chiaro che poter utilizzare quest'acqua rappresente-rebbe un vantaggio notevole per il Pae-se: per raggiungere tale obiettivo si stan-no seguendo due vie, da una parte la desalinizzazione, dall'altra lo sviluppo di tecniche agricole che consentano di usa-re l'acqua salmastra come tale. Nel pri-mo caso si stanno impiegando diverse tecniche come l'osmosi, l'elettrodialisi e lo scambio ionico. Per l'osmosi occorre mettere a punto una membrana che pos-sa separare il pos-sale dall'acqua: allo scopo grandi passi avanti sono stati fatti sia per migliorare le membrane esistenti, sia per ottenerne delle nuove, si sono co-struiti impianti pilota per mettere a pun-to oltre che gli aspetti tecnici quelli eco-nomici. In seguito ai risultati di recenti ricerche, un nuovo impianto di desali-nizzazione per elettrodialisi è stato

ter-minato in un kibbutz nel Sud del Negev in grado di produrre 5 miliardi di litri di acqua di buona qualità al giorno. Fi-no ad ora la desalinizzazione delle acque salmastre è economica solo per uso indu-striale e pubblico, ma non ancora per gli usi agricoli.

Il secondo approccio consiste nella ri-cerca di specie resistenti ad un'elevata percentuale di sali. L'attenzione si è con-centrata dapprima su due specie: il co-tone e il frumento, ottenendo risultati brillanti e incoraggianti. Sono state uti-lizzate nuove tecniche di irrigazione (essenzialmente l'irrigazione a goccia a cui si abbinano metodi collaudati per ridurre la traspirazione) che impedisco-no l'aumento della concentrazione sali-na nel terreno e si cerca di comprendere, attraverso l'opera di un gruppo di bril-lanti fisiologi, quali sono i meccanismi di resistenza alla salinità che agiscono nelle piante e quali i fitormoni interes-sati.

Un altro aspetto concernente la massima utilizzazione dell'acqua riguarda l'impie-go delle acque di scarico industriale o domestico, le cosiddette «sewage water». Molti esperimenti si stanno facendo nel-la zona di Rehovot con queste acque per irrigare i bananeti con il sistema goccia a goccia ad intermittenza usando otto tipi diversi di ugelli per saggiare il tipo migliore e adottando nelle condutture dei filtri appositi per impedire che le sostanze sospese possano dare origine allo sviluppo di alghe che ostruirebbero tutto il sistema di irrigazione.

C'è presso la Facoltà di agraria di Reho-vot che dipende dall'Università di Geru-salemme, un Dipartimento di irrigazione importante numericamente per i ricerca-tori che vi operano, assai bene organiz-zato e attivo. Esso si occupa di problemi aderenti alla realtà agricola del Paese: le relazioni tra suolo e la pianta e l'ac-qua, la conservazione, l'aerazione del ter-reno, e tra questo l'evaporazione e il con-sumo di acqua dalle singole colture, il drenaggio, lo studio dei fattori climatici (si possono distinguere in Israele quattro tipi di clima: subtropicale, mediterra-neo, desertico e continentale), del ter-reno come fonte di elementi nutritizi anche perché il terreno è estremamente

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L'acquedotto nazionale di Israele con i progetti regionali.

diverso da una zona all'altra del Paese: pietroso e roccioso quello della Galilea, calcareo quello della Valle del Giorda-no, di origine sedimentaria composto da piane ondulate e sassose il Negev meridionale, loess di origine eolico-flu-viale risalente al quaternario nella piana subcollinare del Negev, pesante e scar-so di scar-sostanza organica il terreno del li-torale, solo per citare alcuni dei più noti. Gli argomenti elencati costituisco-no il tema oltre che della ricerca di base e applicata anche dei corsi che vengono impartiti agli studenti che saranno dopo 5 anni di intenso studio (gli esami sono per lo più scritti e non si possono ri-petere a volontà come accade da noi) i futuri tecnici agricoli in numero pro-grammato, in base alle necessità del Paese. Infatti vige il numero chiuso e si entra all'Università solo dopo avere sostenuto esami e test vari che compro-vino l'effettiva attitudine del ragazzo o della ragazza (assai numerose le donne che operano in agricoltura) ad occupar-si in futuro delle sorti agricole del loro Paese.

Un altro approccio per risolvere il pro-blema della scarsità di acqua consiste nell'usare un'area chiusa per coltivare le varie colture. II principio consiste nel fatto che il luogo recintato è raffredda-to artificialmente senza ventilazione. L'acqua evaporata dalla coltura e dal terreno viene condensata sulla superficie raffreddante e usata successivamente più volte per l'irrigazione. Una volta che il sistema è stato rifornito di acqua il con-sumo è limitato alla sostituzione del-l'acqua asportata con la coltura raccolta. Poiché si tratta di un sistema chiuso è necessario trovare un mezzo per intro-durre l'anidride carbonica (C02) indi-spensabile per la fotosintesi. È possibile, in tal modo, rendere ottimale la con-centrazione di C 02 portandola a livelli più elevati di quelli presenti nell'atmo-sfera. Questo serve ad aumentare la resa e a diminuire la necessità di notevole raffreddamento in quanto elevati quan-titativi di C 02 aumentano la tolleranza delle colture alle temperature elevate. Una possibile riserva di acqua è rappre-sentata dalla raccolta dell'acqua di piog-gia che cade nelle zone del Negev con intensità eccezionali (brevi scrosci di

3-10 mm per volta) dando luogo ad inondazioni di alcuni wadi (parola ara-ba che indica il letto dei torrenti de-sertici). Il Ministero dell'agricoltura for-nisce i prestiti a lungo termine per la costruzione di dighe in pietra di 4-6 m di altezza per catturare queste acque e usarle per l'irrigazione elevando il li-vello delle acque presenti nel letto dei wadi fino a quello circostante il piano della campagna.

Un metodo di utilizzazione delle inon-dazioni era già stato sperimentato dai Nabatei — una popolazione di origine araba e desertica — che viveva intorno a Avdat, città di cui restano ancora oggi imponenti rovine. I Nabatei furono de-gli abili ingegneri idraulici ed ebbero successo nel costruire migliaia di aziende con un efficiente sistema di raccolta del-l'acqua e di distribuzione ottenendo ot-time rese di cereali, frutta, ortaggi. Il principio consisteva in questo: il terre-no, il loess, quando è bagnato, come spiega lo studioso Hillel, forma una cro-sta che lo rende impermeabile, per cui l'acqua non può penetrare nel sotto-suolo. Ogni azienda comprendeva due parti complementari: campi terrazzati entro valli profonde e circondate da ba-cini di impluvio di 10-50 ha. Questi ul-timi erano suddivisi in piccole zdne di 1-3 ha cosi' da permettere di raccogliere l'acqua di scorrimento entro piccoli ca-nali lungo i fianchi delle colline e por-tarla ai campi terrazzati. Suddividendo l'area di impluvio si impedivano gli ef-fetti disastrosi che potevano derivare da possibili piene, e si facilitava l'utiliz-zazione e la distribuzione dell'acqua. Un altro sistema per approvvigionamen-to dell'acqua da parte dei Nabatei con-sisteva in pozzi a catena costituiti di un pozzo principale scavato fino alla falda e di una galleria orizzontale che portava mediante una lieve pendenza l'acqua ad affiorare e a riversarsi in un fossato sco-perto. Lungo lo galleria c'era una serie di pozzi, per questa ragione si chiamano pozzi a catena.

Da quando è stato costituito, Israele ha dedicato particolari sforzi per cercare di espandere la parte meridionale del Pae-se. Fin dall'inizio si è compreso che gli insediamenti richiedevano oltre ad un programma di costruzione di strade, di

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Una coltivazione di statice, specie da fiore assai popolare

in Europa, irrigata con il sistema a goccia, presso la zona di Barn-On.

Giovane piantagione di avocado irrigata con il sistema a goccia, presso ii kibbutz Sfaim.

case, di scuole, l'estensione della rete elettrica, la ricerca dell'acqua ed il suo trasporto, anche l'istituzione di centri di studio ad un livello particolarmente raf-finato per cercare di invogliare la gente ad andare e vivere in zone disagiate da un punto di vista climatico. Al riguardo un recente, interessante progetto è stato intrapreso con successo a Sede Boquer in pieno deserto. Esso riguarda la colti-vazione delle alghe, con l'obiettivo di sviluppare delle tecniche per la produ-zione e l'utilizzaprodu-zione di alghe come fon-te di profon-teine per l'allevamento dei pe-sci e del bestiame sfruttando l'elevata intensità solare, le ampie distese di ter-reno incolto e le acque di rifiuto prove-nienti dalle industrie. Inoltre sono allo studio l'ottenimento di nuove linee di al-ghe e la possibilità di rendere tutto il si-stema di allevamento (enormi vasche foderate di polietilene nero con circola-zione continua di acqua) completamen-te automatico, correlando tutti i para-metri (contenuto di ossigeno, pH, den-sità ottica, salinità ecc.) con la produ-zione di alghe, che è meccanizzata per quanto riguarda la raccolta e l'essicca-mento. Sempre a Sede Boquer vengono studiati tutti i possibili impieghi del-l'energia solare e sono effettuati lavori di selezione di apposite varietà di coto-ne, pomodoro, peperocoto-ne, pistacchio, me-lone in vista della resistenza ad elevate concentrazioni di cloruro di sodio. È già stato osservato che alcune specie come il cotone venendo messe a dimora più fit-te ed irrigafit-te con acque salafit-te hanno uno sviluppo ridotto come taglia, ma danno luogo a produzioni assai elevate. In tutte queste esperienze il metodo di irrigazione adottato è quello goccia a goccia. Degno di interesse è tra l'altro un tipo di ricerca condotta sul pomodo-ro con cui attraverso il miglioramento genetico si sono introdotti due geni par-ticolari che permettono ai frutti di con-servarsi alla temperatura di 20°C anche per due mesi, mantenendo inalterate le caratteristiche organolettiche. L'impor-tanza di tale settore di ricerca si com-prende facilmente se si valuta che la produzione agricola israeliana viene per lo più esportata sui mercati europei eser-citando una pericolosa concorrenza per i nostri prodotti.

Tabella 1. Produzione di cotone greggio per unità di superficie irrigata dal periodo 1966/67 al 1972/73 Anno 1966/67 1967/68 1968/69 1969/70 1970/71 1971/72 1972/73 Consumo di acqua (m'/ha) 6.140 4.620 4.720 4.580 4.890 4.460 4.620 Resa (kg/ha) 3.120 2.940 3.240 3.380 2.970 3.170 3.550

Resa per unità di acqua (kg/m3) 0,51 0.64 0,69 0.74 0.61 0,71 0.77 n° indice 100 125 135 145 120 139 151 Fonte: The Institute of Farm Income Research, September 1973 - Tel Aviv.

Tabella 2. Evoluzione della superficie coltivata. espressa in migliaia di ettari

Superficie coltivata 1948/49 1959/60 1971/72 1972/73 Colture di grande campo 136,5 360 405,5 338

Ortaggi 13 33 28,5 52

Colture da frutto 44.5 90 104,5 107,5

Allevamento Ittico 2 6 6 7

Colture varie 10 20 19,5 23

Totale 206 509 564 527,5

Fonte: Facts about Israel - Ministry of information - Jerusalem.

Tabella 3. Principali produzioni agricole israeliane in tonnellate

Produzioni agricole Agrumi

Uva da tavola e da vino Olive

Banane

Altre specie da frutto Frumento Orzo e Avena Sorgo Foraggi Insilati Arachidi Cotone (fibre) Cotone (semi) Tabacco Barbabietola da zucchero Ortaggi Pollame Carne Pesce

Latte (in migliaia di litri) Uova (migliaia) 1948/49 1958/59 1969/70 1973/74 272.700 587.600 1.261.900 1.552.800 17.800 57.800 60.700 8.400 10.700 80.000 6.600 27.000 3.500 31.600 61.150 41.500 7.200 42.000 162.800 206.600 21.200 73.700 125.000 301.400 20.900 66.000 13.600 32.800 3.000 40.700 10.900 40.400 40.600 123.100 137.300 132.500 372.800 1.534.300 1.479.100 15.000 300 15.300 18.700 19.800 7.300 35.300 40.300 12.250 55.000 65.000 600 2.400 1.600 1.000 122.100 237.000 248.500 11.900 441.900 740.900 806.800 5.040 40.650 101.700 142.100 2.010 18.900 35.600 33.700 3.500 13.200 21.800 27.100 85.950 300.800 487.700 519.200 242.500 1.027.000 1.320.000 1.404.700 Fonte: Facts about Israel - Ministry of information - Jerusalem.

Anche nel settore dei fiori recisi la su-premazia di Israele si fa sentire netta-mente. Fino ad una quindicina di anni fa l'Italia rivestiva il primo posto quan-to ad esportazione di garofani e rose sui mercati tedeschi di Francoforte, Dussel-dorf, Amburgo, mentre da alcuni anni questa produzione di primato è andata scomparendo a vantaggio di altri paesi tra cui Israele. D'altra parte è solo gra-zie ad un sistema di produzione e di commercializzazione assai razionale che le rose israeliane possono essere presenti sui mercati italiani (Roma, Torino, ecc.) a prezzi inferiori di quelle prodotte sul-la Riviera Ligure.

Oltre al problema dell'acqua quando si opera nelle zone aride, come in tutto il Negev, c'è quello della vegetazione. Il vecchio Testamento ci ha dato un'idea dell'economia di quelle zone: si sa che Abramo, Isacco e Giacobbe avevano mandrie di pecore e di bestiame e che l'intensità delle precipitazioni non è cambiata in 5000-7000 anni. È noto che la pioggia cadendo sui terreni nudi con-sente soltanto una leggera infiltrazione dell'acqua, inoltre erode il terreno per cui occorre cercare di coltivarlo con de-gli arbusti perenni resistenti alla siccità, e che al tempo stesso possano servire come nutrimento per il bestiame. Sono centinaia le specie oggi allo studio oltre a quelle che possono servire come fo-raggio — si tratta essenzialmente di cac-tacee — se ne coltivano anche altre uti-lizzabili come fonte di olio, cera, ormo-ni e di sostanze dotate di valore farma-ceutico. I dati che si stanno ottenendo in Israele potranno servire per tutte le aree desertiche nelle varie parti del mondo.

Qualche dato statistico ci può dare un quadro dell'importanza dell'agricoltura di Israele: innanzitutto sono 550 mila gli ettari coltivati di cui 225.000 sono irrigati; per quanto riguarda l'incremen-to di superficie coltivata e di produzione le tabb. 2 e 3 forniscono una chiara idea di quanto è avvenuto dal 1948. Da tutto questo risulta che l'agricoltura è proba-bilmente il settore dell'economia israe-liana pili altamente programmata per differenti motivi: innanzitutto la terra appartiene allo Stato o al Jewish Natio-nal Fund, non è venduta ai nuovi villaggi

Meccanizzazione della raccolta

dell'arachide in un kibbutz ne! Negev. Tabella 4. Valore dell'esportazione di prodotti

agricoli nel 1976 paragonato con l'anno 1975 (in miliardi di lire)

Prodotti agricoli 1975 1976 Bestiame e prodotti

zoo-tecnici 10,0 24,0 Specie da fiore 18,0 20.0 Ortaggi 19,0 27,0 Frutta 17,0 19,0 Colture industriali

(coto-ne, ecc.) e sementi 41,5 50,0 Agrumi 166,5 178,0 Prodotti trasformati 112.0 127,0 Totale 384,0 445,0 Fonte: Ministry of Agricolture, marzo 1977.

ma è affittata, come regola generale per un periodo di 49 anni; le migliorie fi-nanziate da parte del governo hanno reso possibile indirizzare i nuovi villag-gi verso specifiche branche dell'agricol-tura; la elevata percentuale di colture irrigate e la carenza di acqua hanno reso necessario pianificare l'utilizzazione del-l'acqua con quantità ben precise suddi-vise fra le diverse aziende.

Al riguardo può essere interessante sa-pere che un Kibbutz ha acquistato un cervello elettronico del valore di oltre cento milioni di lire per automatizzare tutta l'irrigazione in modo da risparmia-re acqua e personale. Dopo un anno di impiego per effetto del risparmio di ac-qua e della minore utilizzazione di per-sonale tale attrezzatura è stata comple-tamente ammortizzata.

Per quanto riguarda le esportazioni il valore dei prodotti agricoli esportati si è aggirato nel 1976 intorno a 445 mi-liardi di lire di cui 166 riguardanti gli agrumi, in quanto il 5 % della superfi-cie totale coltivata era destinata a tali specie. L'esportazione di tutti i prodotti avviene tramite l'Agrexco (Agriculture Export Company Ltd, con sede a Tel Aviv) la cui sede centrale per l'Europa è installata a Francoforte. Tutti i pro-dotti sono esportati con il marchio « Carmel » mentre i pompelmi — que-sto ben lo sappiamo tutti quanti — sot-to il nome « Jaffa ».

È soltanto con la ricerca e un capillare servizio di divulgazione che risultati co-si eccezionali hanno potuto essere rag-giunti. Ecco come si opera nel settore della floricoltura che è quello di più re-cente sviluppo; esiste presso il Ministero dell'agricoltura un dipartimento specia-lizzato che si occupa delle colture flori-cole e dispone di 40 consiglieri suddi-visi in 11 uffici regionali. La loro atti-vità settimanale è concepita nel seguente modo: 4 giorni su 6 sono destinati alle visite dei floricoltori e a donare loro sug-gerimenti circa i problemi di tecnica colturale, 2 giorni sono riservati al la-voro burocratico e alle questioni di coor-dinamento. Considerato che come si è detto esistono differenti tipi di climi, la ricerca agronomica deve affrontare pro-blemi differenti a cui si aggiunge una spinta dell'agricoltura che ha come

con-Il cotone è una specie assai importante

per Israele.

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1978 (pagine 43-53)