feri
rivare principalmente le seguentiosser-vazioni.
— La quota dell'agricoltura sul PIL si è ridotta sensibilmente, quella dell'in-dustria è variata di poco, mentre quel-la dei servizi si è diquel-latata sensibilmente. — I consumi privati occupano una quo-ta molto forte della destinazione del
PIL (55,3%). Sostenuta è anche la quo-ta destinaquo-ta agli investimenti (20,7%). È da notare che nel 1976 le importazio-ni erano equivalenti al 25,1% del PIL e le esportazioni al 27,6%.
Per quanto riguarda in particolare il valore della produzione industriale, es-so è salito da 161 a 544 miliardi di DM tra il 1960 e il 1976. In quest'ul-timo anno la percentuale sul totale del PIL è stata del 48,4. Nel 1960 i mag-giori contributi al PIL erano giunti dal-l'industria siderurgica, daldal-l'industria metalmeccanica, dall'industria automo-bilistica, dall'industria elettrotecnica, dalla meccanica di precisione e dall'in-dustria dei prodotti ferrosi e di altri me-talli. Se ad essi si aggiungeva l'industria chimica, nel complesso questi settori nel 1968 avevano fornito il 50% del con-tributo di tutta l'industria.
Decrescente è stato invece il contributo dell'industria carbonifera, dell'industria della produzione del cuoio, delle fonde-rie di ferro e ghisa e dei calzaturifici. Tra il 1960 e il 1970 le maggiori indu-strie esportatrici sono state la metalmec-canica, la costruzione di veicoli stradali e l'industria chimica.
Per quanto riguarda le tendenze di
lun-go periodo dell'economia tedesca,
se-condo la Dresdner Bank, nel formulare previsioni circa il futuro della econono-mia tedesca occorre tenere presenti i seguenti fattori.
1) La recessione del 1974/75 ha lascia-to segni profondi nell'economia tedesca. Nonostante la ripresa del 1976 e di par-te del 1977 la disoccupazione è molto forte e non vi sono elementi per fare previsioni sicure di lungo termine. Tut-tavia non vi sono ragioni per ritenere che l'andamento incerto di questi ulti-mi tre anni debba necessariamente ri-prodursi in futuro.
2) I tempi dell'eccedenza della doman-da sull'offerta e dei forti consumi di
DANIMARCA
LUSSEMBURGO CECOSLOVACCHIA
DATI GENERALI
Popolazione: 61,6 milioni (fine 1975). Superficie: 248.601 kmq.
Prodotto Interno Lordo (a prezzi correnti)-1.124,9 miliardi di DM (1976).
Reddito pro-capite per persone in età di lavo-ro: 31.450 DM (1976).
Importazioni totali: 179,7 miliardi di DM. Esportazioni totali: 230,6 miliardi di DM. Importazioni dall'Italia: 5.854 miliardi di lire. Esportazioni verso l'Italia: 6.167 miliardi di lire. 1 DM = Lire italiane 413,30 (13-1-78).
Popolazione lavorativa 25,2 milioni: lavoratori stranieri 2 milioni; durata media della settima-na lavorativa 42 ore.
Principali città (popolazione in milioni di abi-tanti): Berlino (Ovest) 2,0; Amburgo 1,7; Monaco 1,3; Colonia 1,0; Dusseldorf 0,66; Francoforte 0,64.
La Germania ovest è diventata repubblica fe-derale nuovamente nel 1949. È composta da 11 Stati federali (Lànder), incluso Berlino Ovest, i quali hanno una limitata autonomia in alcune aree specifiche (ad esempio problemi culturali, educazione, polizia, finanza). La capitale è Bonn situata sul fiume Reno. La scena politica è do-minata da quattro partiti tra i quali la SPD (Par-tito social democratico) e i due partiti di ten-denza conservatrice CDU e CSU (Partito cri-stiano democratico e Partito cricri-stiano sociale) sono i più importanti. Dopo 20 anni di governo della CDU-CSU, è stata formata nel 1969 una coalizione tra la SPD e il FPD. Nelle elezioni generali — che solitamente si tengono ogni quattro anni — svoltesi nell'ottobre del 1976 gli elettori hanno confermato al potere la coa-lizione in carica riducendo però la maggioran-za in Parlamento da 46 seggi a 10. L'opposizio-ne CDU-CSU ha riportato il 48,6% dei voti
massa sono ormai definitivamente tra-montati, ma non si deve tuttavia pensa-re ad una saturazione dei mercati. An-che se la popolazione tedesca sta dimi-nuendo e si prevede che scenderà da 62 milioni nel 1974 a 58 milioni nel 1990, continuerà comunque a crescere il po-tere di acquisto ed inoltre esistono am-pi spazi per i miglioramenti di qualità dei prodotti e quindi per la loro sosti-tuzione. Inoltre, la domanda di prodot-ti di alta qualità sui mercaprodot-ti mondiali è considerata praticamente inesauribile. 3) È vero che negli ultimi tempi non vi sono state innovazioni tecnologiche di grande rilievo, tuttavia esistono possi-bilità di nuove applicazioni delle tecno-logie esistenti.
4) Si parla sempre più insistentemente di perdita della competitività interna-zionale da parte dell'industria tedesca a causa dell'aumento dei costi. Secondo i dati pubblicati di recente, i costi tede-schi sono ormai i più alti tra quelli dei paesi industrializzati e superano anche quelli degli Stati Uniti. La situazione è già difficile per l'industria tedesca nei settori ad alto contenuto di lavoro, a bassa tecnologia e dei prodotti di mas-sa con domanda sensibile al prezzo. Le possibilità di sviluppo sono dunque le-gate ai settori ad alta tecnologia e ad al-ti cosal-ti di ricerca.
A lungo termine il cambiamento nella struttura dello scambio internazionale non dovrebbe mettere in difficoltà l'in-dustria tedesca.
5) Più difficile è la situazione finanzia-ria delle imprese e per ora non si vede una via d'uscita veramente efficace. A causa della contrazione dei profitti si è ridotta la propensione ad immettere ca-pitale nelle imprese. Nel 1950 le atti-vità delle imprese tedesche erano coper-te da capitale proprio per l'80%. Tale percentuale è diminuita al 70% nel
1960 e al 65% nel 1970. Negli ultimi anni il rapporto è ulteriormente dimi-nuito e le imprese tedesche hanno au-mentato il loro grado di indebitamento oltre i limiti considerati di sicurezza (soltanto Italia e Giappone hanno una situazione finanziaria peggiore). 6) In futuro l'industria tedesca potrà contare su uno sviluppo più lento
rispet-to al passarispet-to. Si prevede che una par-te considerevole degli investimenti sa-rà destinata alla protezione dell'am-biente.
Tutto ciò premesso, anche se esistono varie incertezze circa il futuro della eco-nomia tedesca, non bisogna dimenticare che la RFT ha un prodotto sociale lor-do tra i più alti del monlor-do (446 miliar-di miliar-di dollari), preceduto soltanto da quello degli Stati Uniti, dell'Unione So-vietica e del Giappone. Anche il reddi-to pro-capite è tra i più alti raggiungen-do i 7.255 raggiungen-dollari (Italia 3.026 raggiungen-dollari). Si tratta dunque di un mercato con un notevole potenziale di domanda.
Per completare l'esame della struttura economica tedesca occorre ricordare l'atteggiamento dello Stato nei confron-ti delle imprese pubbliche e degli in-vestimenti stranieri. Per quanto riguar-da le imprese, la legislazione esistente lascia ampio spazio alla libera iniziati-va. Esiste una regolazione antitrust che
raramente ha creato grosse difficoltà al-le imprese. Anche al-le disposizioni sulla codeterminazione (partecipazione dei la-voratori alla gestione delle imprese) so-no state applicate rapidamente dalle im-prese. Più stringenti sono invece le nor-me in materia di protezione dell'am-biente varate di recente.
Per quanto riguarda gli investimenti esteri, la Germania è uno dei pochi pae-si al mondo a non discriminare nei con-trolli amministrativi tra le imprese stra-niere e le imprese nazionali. Esiste un movimento di critica dell'opinione pub-blica nei confronti delle imprese ame-ricane le quali vengono accusate di ap-plicare tecniche molto aggressive di marketing e di trovare nella grande di-sponibilità di risorse finanziarie reperi-te sui mercati inreperi-ternazionali uno dei lo-ro maggiori punti di forza rispetto alle imprese tedesche. Dopo la crisi petroli-fera e in seguito alla notizia secondo cui alcuni paesi arabi erano intenziona-ti ad' invesintenziona-tire in misura massiccia in Germania, l'opinione pubblica è stata per un breve periodo di tempo in allar-me. Successivamente l'atteggiamento è ritornato normale ed anzi l'acquisto del 25% del capitale della Krupp fatto dal-l'Iran è stato considerato come la ne-cessaria premessa per una maggiore
pe-netrazione sui mercati dei paesi petroli-feri. Secondo i dati forniti da Bundes-bank le imprese straniere controllano circa un quarto del capitale azionario di tutte le imprese tedesche. I maggio-ri investimenti sono stati realizzati nel settore petrolifero, nella costruzione di macchine elettriche e non elettriche. Gli Stati Uniti sono al primo posto tra i paesi che hanno investito in Germania con 17,5 miliardi di DM, seguiti dalla Svizzera con 7 miliardi e dall'Olanda con 5,7 miliardi. La redditività degli in-vestimenti americani in Germania è sta-ta valusta-tasta-ta di recente nel seguente mo-do: rapporto tra utili e attività investi-te 11,9%, rapporto tra utili e vendiinvesti-te 2 % . Infine, occorre ricordare che l'in-tervento dello Stato nell'economia in Germania è tradizionalmente molto esteso. Per ragioni storiche lo Stato possiede partecipazioni in 850 imprese.
La diagnosi della congiuntura nell'autunno del 1977
Negli ultimi mesi il rallentamento della ripresa è stato sempre più evidente. La
produzione dopo un forte avvio nei
pri-mi mesi del 1977 si è stabilizzata attor-no ad un ritmo di aumento del 3 % ri-spetto al 1976. Negli ultimi mesi l'an-damento nei principali settori è stato il seguente. L'industria chimica ha rallen-tato il volume di produzione mentre l'industria dell'acciaio l'ha aumentato. Nel settore automobilistico nel periodo maggio-luglio la produzione è aumenta-ta del 9 - 1 / 2 % rispetto all'anno prece-dente. Sia le costruzioni elettriche sia le costruzioni meccaniche hanno au-mentato il volume di produzione. È cresciuta anche la produzione di beni di consumo durevoli ( + 7 , 1 / 2 % ) . Alla fine di agosto i disoccupati erano 964.000, pari al 4,6% della forza voro. Oltre alla scarsa domanda di la-voro, la causa della forte disoccupazio-ne è disoccupazio-nello squilibrio tra il tipo di do-manda (specializzazione, ecc.) fatta dal-le imprese e il tipo di lavoro non oc-cupato e quindi « offerto » sul mercato. È diminuita la disoccupazione tra gli uomini di età tra i 20 e i 55 anni men-tre è cresciuta quella tra le donne della
OOtBELDORFCn
- efficente.
stessa età. I disoccupati oltre i 55 anni sono circa 110.000.
Per quanto riguarda la domanda sui
mercati tedeschi si può distinguere tra: a) la domanda proveniente dall'estero
(esportazioni tedesche) che interessa in-direttamente gli esportatori italiani;
b) la domanda di prodotti di consumo;
c) La domanda di beni strumentali (macchine veicoli, ecc.).
a) Per quanto riguarda le esportazioni,
la situazione recessiva o di stagnazione nei paesi che tradizionalmente acquista-no prodotti tedeschi ha causato una con-trazione nelle vendite all'estero che è ri-sultata particolarmente evidente nel set-tore manufatturiero e in alcuni compar-ti del settore di beni strumentali (mac-chine, ecc.). Su questa tendenza si è innestata poi la speculazione all'au-mento del marco che ha scoraggiato i potenziali compratori di prodotti tede-schi.
b) Per quanto riguarda la domanda di
beni di consumo, rispetto al 1976 vi è stato un aumento di oltre l'8% in va-lore. Nei mesi tra maggio e giugno 1977 si è avuto un ulteriore aumento del 3 % . È da notare che il consumatore tedesco dà ora una maggiore attenzione ai be-ni di consumo durevoli. Occorre sotto-lineare anche che l'aumento dei consu-mi degli ulticonsu-mi mesi è stato finanziato non da un maggiore reddito disponibi-le ma diminuendo il risparmio. Infatti i salari nei primi sei mesi del 1977 sono aumentati del 3 , 1 / 2 % nei confronti del corrispondente periodo del 1976, ma a causa della tassazione progressiva sono state pagate più tasse e più contri-buti alla sicurezza sociale, per cui l'au-mento netto dei salari è stato soltanto del 2 , 1 / 2 % .
c) La domanda di beni strumentali fat-ta eccezione per gli autoveicoli) è ral-lentata negli ultimi mesi in confronto con i primi mesi del 1977. Sono rallen-tati sia gli acquisti, sia gli ordini. Nel complesso però questi ultimi sono stati superiori del 3 % a quelli del 1976. Gli esportatori italiani debbono tenere presente che le imprese tedesche mirano soprattutto ad ammodernare e a razio-nalizzare gli impianti e non ad amplia-re tutthwnx
re la capacità produttiva per cui la loro domanda è diversa da quella di un pe-riodo di costante sviluppo dell'econo-mia.
Gli acquisti di macchine per la elabora-zione dei dati sono raddoppiate rispet-to al 1976. Forte è stata anche la do-manda di macchine utensili, macchine di precisione e macchine per l'estrazio-ne di mil'estrazio-nerali. Al contrario si è ridotta la vendita di macchine e attrezzature per la lavorazione dell'acciaio, di mac-chine per costruzioni e per materiali da costruzione.
Quali sono le ragioni del rallentamento degli investimenti?
— Anzitutto i profitti delle imprese do-po essere aumentati nel corso del 1976 si sono ulteriormente ridotti e ciò co-stituisce un modesto stimolo a nuovi in-vestimenti. Secondo la Bundesbank la causa di questa contrazione è dovuta al-l'aumento dei salari che sono saliti in
media del 7 % negli ultimi mesi del 1977 contro il 6 % del 1976.
— In secondo luogo ha influito negati-vamente l'incertezza sull'andamento fu-turo dell'economia. A ciò si aggiunge poi che alcune decisioni della Autorità amministrativa hanno bloccato la rea-lizzazione di un certo numero di gran-di progetti industriali nel settore elet-trico e in quello chimico.
— Infine, la capacità produttiva inuti-lizzata ha costituito un deterrente alla costruzione di nuovi impianti.
Per quanto riguarda i prezzi, essi sono aumentati del 4 % circa nel 1977. Que-sto modeQue-sto incremento è dovuto alla calma che è subentrata sui mercati in-ternazionali di materie prime e al con-tinuo apprezzamento del marco tedesco rispetto alle altre monete che ha reso più convenienti le importazioni. La Bundesbank calcola che i prezzi delle materie prime e dei semilavorati siano diminuiti del 4 % nel 1977 rispetto al-l'anno precedente. I prezzi dei prodotti industriali hanno accennato a diminui-re, in particolare quelli dei prodotti tes-sili e degli elettrodomestici. Sono inve-ce aumentati i prezzi delle costruzioni e i prezzi dei prodotti agricoli (questi ultimi a causa di uno sfavorevole anda-mento dei raccolti).
Tabella 3. Bilancia commerciale della RFT (miliardi di DM)
Voci 1974 Esportazioni 230,5 Importazioni 179,7 Saldo 50,8 Fonte. Bundesbank, novembre 1977.
1975 1976 genn./sett. 1977 221,6 256,6 199,8 184,3 221,2 173,5 37,3 35,4 26,3
Tabella 4. Struttura delle importazioni tedesche per prodotti (in milioni di dollari)
Prodotti Materiali grezzi e combustibili Alimentari e bevande
Attrezzature elettriche e macchinari Chimica Mezzi trasporto Abbigliamento Siderurgico Tessile Vetro-ceramiche-cemento Calzature Articoli cuoio Altri Importazioni
(anno 1975) % sul totale 20.431 27,5 10.420 14,0 8.845 11,9 5.218 7,0 4.201 5,7 3.664 4,9 3.224 4,3 3.197 4,3 1.293 1,7 800 1,1 410 0,7 12.505 16.9 74.208 100,0
Tabella 5. 1 principali paesi f o r n i t o r i
Principali paesi Quota
(milioni di doli.) % sul totale 1 Olanda 2 Francia 3 OPEC 4 Italia 5 Belgio-Lussemburgo 6 USA 7 Europa Est 8 Gran Bretagna 9 Svizzera 10 Giappone 10.454 9.016 8.203 7.005 6.390 5.749 3.214 2.741 1.900 1.744 14,08' 12,14 11,05 9.4 8,6 7,7 4,3 3,7 2.5 2,3
Resto del mondo 11.402 11,4
Tabella 6. L'Italia e gli altri paesi fornitori
IMPORTAZIONI Settore
Totale Quota Italia Principali paesi fornitori e quota (%) sul totale Totale Principali paesi fornitori e quota (%) sul totale (milioni $)
(milioni $)
(milioni $) (%)
Materiali grezzi e combust. 20.431 454 2,2 1) OPEC 38%; 2) Olanda 16,5; 3) Europa orientale 6,9; 4) USA 6,4; 5) Francia 3,3.
Alimentari e bevande 10.420 949 9,1 1) Olanda 21; 2) Francia 12,4; 3) Italia 9,1; 4) USA 8,4; 5) Bel-gio 6,3.
Attrezz. elettriche e macchinari 8.845 1.016 11,5 1) Francia 15,6; 2) USA 15; 3) Italia 11,5; 4) Olanda 11;
Chimica 5) Gran Bretagna 8.
Chimica 5.218 330 6,3 1) Olanda 23,2; 2) Francia 17,7; 3) Bel/Lus 16,4; 4) USA 10; 5) Italia 6,3.
Mezzi di trasporto 4.201 525 12,5 1) Francia 29; 2) Bel/Lus 25; 3) Italia 12,5; 4) USA 9,7; 5) Olanda 5,7.
Abbigliamento 3.664 844 23 1) Italia 23; 2) Hong Kong 13,3; 3) Francia 10,3; 4) Jugosla-Ferro-acciaio (siderurgico) via 7,7; 5) Est Europa 7,6.
Ferro-acciaio (siderurgico) 3.294 269 8,3 1) Bel/Lus 26,4; 2) Francia 18,4; 3) Italia 8,3; 4) Olanda 7,7;
Tessile 5) Giappone 7,3.
Tessile 3.197 549 17,2 1) Italia 17,2; 2) Olanda 16; 3) Bel/Lus 15,6; 4) Francia 14,3;
Calzature 5) Svizzera 3,3.
Calzature 800 491 61,4 1) Italia 61,4; 2) Francia 9,1; 3) Spagna 7; 4) Austria 4,1;
Articoli cuoio 5) Est Europa 3,4.
Articoli cuoio 410 110 26,8 1) Italia 26,8; 2) Francia 15,1; 3) Belgio 8,8; 4) Spagna 6,6; 5) Gran Bretagna 5,4.
Fonte. (Tabb. 4.1 - 4.2 - 4.3) OECD.
LE RELAZIONI C O N L'ESTERO.
LA STRUTTURA DELLE I M P O R T A Z I O N I . LA P O S I Z I O N E DELL'ITALIA
Nel 1976 la Repubblica Federale Tede-sca ha importato prodotti per un valo-re pari al 25,1% del PIL ed ha espor-tato per un valore pari al 27,6%. L'im-portanza dello scambio internazionale per la RFT è testimoniato anche dal fat-to che quesfat-to paese è il secondo espor-tatore del mondo in valore assoluto (do-po gli Stati Uniti) e che nei primi nove mesi del 1977 ha esportato il 20,7% del totale di tutte le esportazioni mon-diali di manufatti precedendo gli Stati Uniti con il 15,8% e il Giappone col 15,5% (segue a distanza l'Italia col 7,5%).
Per quanto riguarda le importazioni la quota tedesca sul totale delle importa-zioni mondiali di tutti i prodotti è gra-dualmente cresciuta salendo dal 4,7% nel 1950, all'8,5% nel 1960 e al 10,4% nel 1970.
La bilancia commerciale tedesca è sta-ta in deficit fino al 1953. Da quell'anno
è iniziato un lungo periodo di saldi po-sitivi. Dalla tabella n. 3 si può rilevare l'andamento della bilancia commerciale negli ultimi anni.
Per quanto riguarda la struttura delle importazioni la RFT, come dimostra la tabella n. 4, importa principalmente materie prime (27,5%) del totale, pro-dotti alimentari (14%), attrezzature elettriche e macchinari (11,9%) e pro-dotti chimici (7%).
Come si può vedere dalla tabella n. 5 l'Olanda è il principale esportatore ver-so la Germania col 14% del totale di tutte le importazioni tedesche. Seguono la Francia col 12,1%, i paesi del-l'OPEC 11% e l'Italia 9 , 4 % .
L'Italia è al primo posto (come si può vedere nella tab. n. 6) come fornitore del mercato tedesco di prodotti dell'ab-bigliamento (23% del totale), di pro-dotti tessili (17,2%), di calzature (61,4%) e di articoli in cuoio (26,8%). È al terzo posto tra i fornitori di attrez-zature elettriche e macchinari, di mezzi di trasporto e prodotti siderurgici. È invece al quinto posto per i prodotti chimici.
La tab. n. 6 indica quali sono i nostri principali concorrenti nei vari settori. Per quanto riguarda gli ultimi mesi, le
importazioni tedesche sono aumentate
tra maggio e luglio del 2 % rispetto ai primi tre mesi del 1977 e del 6 % in va-lore del 5 % in volume rispetto allo stesso periodo del 1976. L'aumento più forte si è verificato per i prodotti finiti probabilmente a causa della maggiore competitività dei prodotti stranieri sul mercato tedesco. Molto basso è stato in-vece l'aumento delle importazioni di ma-terie prime ( + 0 , 6 % ) a causa del mo-derato sviluppo della produzione. Tra maggio e luglio le importazioni di prodotti finiti dai paesi industrializzati sono aumentate del 3 % . I maggiori in-crementi sono stati quelli delle importa-zioni dal Regno Unito (T- 19% a con-fronto con il periodo maggio/giugno del 1976) e dall'Italia ( + 1 1 % ) . Le im-portazioni dai paesi ad economia pia-nificata sono aumentate del 3,5% e quelle dei paesi dell'OPEC del 2,5%.
La struttura delle esportazioni italiane verso la Germania
L'andamento delle esportazioni italiane è riassunto nelle tabelle n. 7, 7 bis e 8. Da essi risulta un costante deficit della nostra bilancia commerciale che ha rag-giunto il punto di massima nel corso del 1974.
Per quanto riguarda gli ultimi mesi la situazione è riassunta dai dati della tab. n. 7 bis. Da essi risulta che le nostre esportazioni nei primi sei mesi del 1977 sono aumentate considerevolmente ri-spetto allo stesso periodo dell'anno pre-cedente.
Come si può osservare l'Italia esporta verso la Repubblica federale tedesca principalmente prodotti di maglieria (406 miliardi), autoveicoli (373), calza-ture di pelle (349) e prodotti alimentari.
Tabella 7. Bilancia commerciale Italia/Repubblica Federale Tedesca (miliardi di lire)
Esportazioni italiane 1.780 2.128 2.479 2.816 3.637 4.242 5.854 verso la RFT
Importazioni italiane 1.852 1.993 2.280 3.287 4.702 4 295 6 167 dalla RFT
Saldo - 72 135 199 — 471 - 1.065 - 53 - 313 (deficit delle nostre
esportazioni rispetto al-le nostre importazioni)
—
Tabella 7bis. Bilancia commerciale Italia/Repubblica Federale Tedesca (miliardi di lire)
Voci 1975 1976 genn./giu. 1976 genn./giu. 1977 Esportazioni italiane 4.242
verso la RFT
Importazioni italiane 4.295 dalla RFT
Tasso di copertura delle no- 101,2% stre importazioni sulle
no-stre esportazioni
5.854 2.590 3.451 6.167 2.850 3.492 105,3% 110,0% 101,2%
La bilancia dei pagamenti
Il surplus della bilancia commerciale è talora inferiore al deficit dei movimen-ti di capitali e di conseguenza la
bilan-Tabella 8. Esportazioni italiane verso la RFT
per alcuni settori (sono indicati i settori per un valore di oltre 100 miliardi e alcuni prin-cipali)
Settori Esportazioni 1976 (miliardi di lire) Legumi e ortaggi freschi
Altre frutta fresche Tessuti di lana puri o misti Maglieria e calze di fibre
tessili artificiali e sintetiche Calzature di pelle
Ferri e acciai laminati Altre macchine ed app. non
elettriche *
Altri app. per la applic. della elettr. e loro parti " Autoveicoli
Parti staccate di autoveicoli Altri prodotti delle industrie
metalmeccaniche * Materiali da costruzione di
terracotta e di mat. refrattario Materie plastiche artificiali
e resine sintetiche Altri prodotti delle industrie
manifatturiere varie * Fiori freschi, piante e altri
prodotti vegetali Conserve e succhi di frutta
Vini-Pelli conciate senza pelo Lavori in pelle o cuoio Filati di fibre tessili artificiali
e sint. e dei loro casc. Tessuti di fibre tessili artificiali
e sint. puri o misti Maglieria e calze di fibre
tessili vegetali
Maglieria e calze di lana Oggetti cuciti di fibre vegetali Oggetti cuciti di fibre artificiali Calzature non di pelle escluse
quelle di gomma e loro parti Mobili di legno, di giunchi, ecc. Carta e cartoni lavorati Argento, oro e platino Parti staccate di macchine
e d app. non elettrici Apparecchi per telecomunicazioni
e loro parti
Macchine da scrivere e contabili Lavori di pietre e di min. non metall. esci, marmo e alabastro Lavori di vetro e di cristallo Oli di gas
Pneumatici per ruote di veicoli Lampade elettriche e loro parti
139 250 110 406 349 219 214 117 373 118 161 110 127 161 39 69 79 76 85 62 78 69 54 90 67 53 91 60 70 76 68 82 78 56 38 43 65 Il valore indicato è la somma di alcuni