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CHI È LEGITTIMATO AD ASSUMERE LA RAPPRESENTANZA DEI

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1978 (pagine 32-35)

UN DIBATTITO COOPERATIVO

CHI È LEGITTIMATO AD ASSUMERE LA RAPPRESENTANZA DEI

CONSUMATORI

Dopo aver ampliamente analizzato le difficoltà storiche in cui viene a

trovar-si il consumatore ed averne definito la figura che acquista rilevanza agli effet-ti di una tutela organizzata, occorre chiarire a chi compete, ed a che titolo, assumerne la rappresentanza.

Al riguardo le tesi congressuali sono ab-bastanza diversificate; in sostanza si può dire che sono emersi due grandi fi-loni di ricerca che stanno alla base di ottiche diverse con cui si pone il proble-ma: un'ottica più ricca di valutazioni politiche complessive, contrapposta ad un'ottica più pronta a cogliere gli aspet-ti tecnici del problema.

Interessanti valutazioni di ordine politi-co sono emerse dalla relazione del-l'on. Portatadino. Il relatore, dopo aver sottolineato che il Parlamento non sem-pre può garantire in modo pratico ed efficace la tutela dei diritti complessi-vi del cittadino, secondo i principi del-l'art. 67 della C. I., analizza alcune ipo-tesi di intervento.

In sintesi, possono cosi essere schema-tizzate:

a) creazione di un istituto dei consumi

da parte dello Stato;

b) creazione di un contro-potere orga-nizzato dei consumatori;

c) auto-educazione del consumatore, come risultato di crescita e maturità po-litico-culturale.

Questa terza ipotesi, che sembra essere indicata come preferibile dal relatore, dovrebbe trovare nel movimento ope-raio, nella cooperazione e nelle varie organizzazioni dei consumatori, i mo-menti di proposta e di controllo sulla classe politica, circa l'accoglimento del-le istanze dei consumatori.

Queste tre ipotesi racchiudono, grosso modo, l'ambito del dibattito avvenuto sul problema.

La creazione di un istituto statale, op-pure di un comitato interministeriale o di un sottosegretariato (secondo l'ipote-si del sottosegretario Erminero) potreb-bero sicuramente colmare molte delle lacune in termini di conoscenza e infor-mazione, analogamente a quanto soste-nuto dal prof. Pieraccioni riferendosi all'istituto nazionale dei consumi pro-mosso dalle Camere di commercio, che garantirebbe altresì una importante

ar-ticolazione territoriale oltre che setto-riale.

Non sembra tuttavia che tali organismi abbiano peraltro le caratteristiche suffi-cienti per modificare i rapporti di forza fra domanda e offerta.

La creazione di un « contropotere orga-nizzato » dei consumatori (che è il te-ma su cui si è intrattenuto Ravazzi, co-gliendo le diverse sfumature che il mar-keting offre al consumatore nei suoi molteplici ruoli) può costituire anche uno strumento destinato ad avere suc-cesso come peso politico. Dipende da un'ampia serie di fattori strutturali ed organizzativi; il rischio, tutt'altro che teorico nella nostra esperienza, è quel-lo di non riuscire a difendere il caratte-re autonomo rispetto al gioco degli in-teressi emergenti. Oppure — come os-serva Portatadino — di essere condotti « quasi inevitabilmente al collaterali-smo con questa o con quella forza poli-tica che "sponsorizza" non tanto gli interessi dei consumatori, quanto la lo-ro forza organizzativa ».

Probabilmente nella terza soluzione, che vede il movimento sindacale e la cooperazione (assieme a varie organiz-zazioni di consumatori mossi da comu-ni obiettivi) agire per un rapido pro-cesso di autoeducazione dei consuma-tori, risiedono le più autentiche possi-bilità di una legittima rappresentanza. Per la vastità dei compiti da assumere e degli interessi in gioco, risulta chia-ramente opportuno anche un certo plu-ralismo di forze convergenti.

Indubbiamente la cooperazione ha ca-ratteristiche storicamente congenite per fornire tale tipo di rappresentanza in una nuova struttura istituzionale. Infatti la domanda di cooperazione che oggi è emergente, si fonda sull'esigen-za posta soprattutto, ma non solo, dal mondo del lavoro, a misurarsi per eli-minare alcune delle più fredde logiche del sistema capitalista, anteponendo la

centralità della persona a quella del

ca-pitale e del profitto, senza pretendere di annullarlo, ma finalizzandolo a

stru-mento e non attore beneficiario dello

sviluppo.

Cosi il movimento sindacale, per gli ideali e l'organizzazione che esprime, per la capacità contrattuale complessiva

che produce, sia a livello governativo che a livello imprenditoriale, trova am-pio riconoscimento e rappresentatività in un vasto settore di consumatori, che, se non gli dà rappresentanza esclusiva, sicuramente comprende la quasi totali-tà dei consumatori più deboli e quindi più soggetti ad essere penalizzati dalle rigide leggi di mercato.

È per tale ragione che il sindacato in questi ultimi anni — come ha sottolineato Giuliana Ferrarini del Ce.Na.S.C.A.-CISL nazionale — ha esteso la propria attività « al problema del lavoratore-consumatore che in quan-to tale può difendere i propri interessi non solo attraverso il proprio organi-smo rappresentativo, ma anche unendo-si con altri consumatori ».

Neil assumere il ruolo attivo di « pro-mozione degli interessi dei consumato-ri », il sindacato ha operato un « avvi-cinamento ai problemi del consumato-re anche non lavoratoconsumato-re (donne, casa-linghe, studenti, pensionati) ed il coin-volgimento delle realtà territoriali (quartiere, zona, ecc.) e delle forze in esso presenti ».

Sembra quindi che i tempi oggi siano, maturi per compiere un effettivo passo avanti verso una aggregazione mag-giore della domanda. Anche perché, sot-to il profilo del diritsot-to positivo, secon-do la secon-dotta ed articolata relazione del prof. Tonini, « risulta accertato che esi-ste, nel nostro ordinamento, una nor-ma che conferisce la rappresentanza ex lege dell'interesse collettivo alle asso-ciazioni; risulta altresì accertato che le cooperative di consumo e le associazio-ni di consumatori possono essere abili-tate a costituirsi parte civile, sia pure per le sole infrazioni previste nel R. D. del 1925 e successive modificazioni ». Da quanto emerso sembra poter con-cludere che non esistono in Italia le condizioni per una rappresentanza esclusiva da parte di un ente o gruppo degli interessi del consumatore cosi co-me sono stati definiti.

Sembra piuttosto che, per le diver-se sfaccettature prediver-senti nel problema del consumatore, sia opportuno avere diversi interlocutori che congiuntamen-te o disgiuntamencongiuntamen-te (ma con una stra-tegia concordata) siano in grado di

as-sicurare una sufficiente aggregazione della domanda.

Tale aggregazione può utilmente ope-rare sia direttamente nei confronti del-l'offerta, sia con una azione di stimolo e pressione sulle forze politiche e sul governo per la vasta gamma di inter-venti di competenza centrale.

Basta infatti ricordare l'applicazione delle norme penali esistenti in tema di informazione falsa o fraudolenta, di so-fisticazioni e adulterazioni; la improro-gabile necessità di una riforma del co-dice penale, con norme più semplici circa il concetto di « danno alla salu-te » e, soprattutto, il rovesciamento l'onere di prova; un diverso ruolo del-le partecipazioni statali, l'attuazione del piano agricolo alimentare.

Concludendo, il Convegno ha trattato, soprattutto in alcune relazioni, i temi « caldi » che hanno oggi sempre più attualità e urgenza.

Si è trattato senz'altro di un grosso con-tributo di approfondimento che tutta-via è rimasto troppo sospeso nella sfe-ra sfe-rarefatta delle enunciazioni. È emerso cioè un « clima » più celebra-tivo che organizzacelebra-tivo, in cui il « con-sumatore medio » non si è sentito per nulla coinvolto. Credo sia importante che non si lasci disperdere tale patri-monio di analisi ma lo si riconduca pre-sto allo scontro con la realtà operativa.

RAPPORTO

Nel documento Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1978 (pagine 32-35)