Ausonio e gli Apologi di Iulius Titianus
I.7 Alcmeone di Crotone, le fabulae Aesopi-ae / -cae e la ‘grammatica’ di Isidoro
Il quarantesimo capitoletto del primo libro delle Origines di Isidoro di Siviglia, quello consacrato alla grammatica, è interamente dedicato alla favola: l’argo-mentazione sulla favola segue quella sui metri latini e precede quella sul genere storiografico, prima che il libro si chiuda per lasciare spazio a quanto è relativo al campo della retorica e della dialettica (è il secondo libro dell’opera). Come per i tropi (fulcro del trentasettesimo capitolo del primo libro), anche collocare la favola nel terreno grammaticale piuttosto che in quello retorico è una scelta che ha significativi precedenti, molti dei quali sono ‘saccheggiati’ nella redazione del capitoletto stesso, che «riunisce e rielabora un coacervo di informazioni di di-versa provenienza»⁶⁰. Se non può essere esclusa l’ipotesi che fonte di Isidoro sia la traduzione latina di un manuale greco di προγυμνάσματα⁶¹, la scelta di col-locare materiale retorico nello specifico libro grammaticale delle Origines – che sia una scelta di Isidoro o piuttosto di Braulione – non va taciuta ed è espres-sione di una tendenza specifica che ha un suo punto di riferimento in Quinti-liano; parimenti, però, non può essere categoricamente escluso che, pur evi-dentemente attingendo anche da materiale progimnasmatico (dunque, retorico), la scelta ‘grammaticale’ fosse già della fonte di Isidoro.
L’illustrazione etimologica del sostantivo fabula di ascendenza varroniana apre il capitolo⁶², prima che della favola stessa vengano illuminate le due ca-ratteristiche portanti, e cioè il carattere fittizio e la capacità di rappresentare la
Pirovano 2012, 237. Il contributo di Pirovano è interamente dedicato alla tradizione dei progymnasmata nelle Origines di Isidoro; in particolare, sulla favola si veda 237–242. Sulla favola nella cultura grammaticale di Isidoro restano di riferimento le osservazioni di Fontaine 1959, 176–180, il quale, in conclusione della sua argomentazione, si sofferma sul valore che la sezione sulla favola ha nell’opera isidorea (180: «il reste surprenant qu’un genre mineur comme la fable (…) occupe à la fin de la grammaire isidorienne une place aussi importante que l’histoire») e che non può essere motivato semplicemente pensando alla consistenza delle
‘schedine’ messe insieme ad unificare l’opera, ma che va piuttosto ponderato riflettendo sull’importanza che la favola acquistò, soprattutto nella Tarda Antichità, all’interno della trat-tatistica grammaticale (e retorica), nelle allusioni degli autori cristiani ed in un quadro ‘mentale’
di Isidoro stesso per cui la favola rappresenterebbe il genere letterario che meglio risponde ad una delle sue ‘categorie grammaticali’, l’analogia: «loin de constituer un appendice inattendu à la grammaire d’Isidore, ce chapitre de la fable prend ainsi naturellement place dans les cadres de sa pensée grammaticale» (180). Il capitoletto isidoreo sulla favola è quello che chiude la galleria di testimonianze antiche sul genere in van Dijk 1997, 71.
È questa l’ipotesi difesa da Pirovano 2012 (in particolare, 241).
Sulla definizione etimologica della favola in Isidoro e sulla possibile derivazione varroniana si confronti Fontaine 1959, 176.
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vita degli uomini ed il quotidiano in modo veritiero e tale da suscitare credibi-lità: le analogie del capitoletto grammaticale di Isidoro con la tradizione retorica dei προγυμνάσματα di Nicolao di Mira e Giovanni di Sardi sono stringenti⁶³. Un unicum, invece, è quanto Isidoro riferisce a proposito del πρῶτος εὑρετής (orig. 1, 40, 1–2):
has (scil. fabulas) primus invenisse traditur Alcmeon Crotoniensis, appellanturque Aesopiae, quia is apud Phrygas in hac re polluit. Sunt autem fabulae aut Aesopicae, aut Libysticae.
Aesopicae sunt, cum animalia muta inter se sermocinasse finguntur, vel quae animam non habent, ut urbes, arbores, montes, petrae, flumina. Libysticae autem, dum hominum cum bestiis, aut bestiarum cum hominibus fingitur vocis esse conmercium.
L’unicità della notizia che inventor del genere sia il fisico presocratico Alcmeone di Crotone⁶⁴ è bilanciata da dati altrimenti noti dalla tradizione progimnasma-tica e non: le favole vengono chiamate ‘esopiche’ per il fatto che fu Esopo, tra i frigi, ad eccellere in questo genere.
Se ‘esopiche’ sono le favole che hanno per protagonisti soltanto animali che normalmente non proferiscono parola e che qui, invece, parlano tranquillamente tra loro o anche tutti gli esseri inanimati – come città, alberi, monti, pietre e fiumi -, ‘libistiche’ (Libysticae è un evidente calco del Λιβυστικοί che si trova in Ael. Theon progymn. 73) sono quelle che vedono dialogare uomini ed animali, e viceversa. Quali siano le fonti (varie, e talora contraddittorie) messe insieme da Isidoro o già dal suo modello per la scrittura del suo capitolo sulla favola è riflessione già altrove sviluppata⁶⁵. Quello che non può essere sondato è cosa Isidoro effettivamente intenda per ‘favole esopiche’, Aesopiae ed Aesopicae: che l’allusione sia effettivamente alla produzione prosastica greca di Esopo è con-clusione immediata, tanto più che gli esempi menzionati da Isidoro sono evi-dentemente attinti sia alla produzione di genere in lingua greca (accanto ad
‘Esopo’, si fa riferimento all’uso retorico della favola in Demostene⁶⁶) sia a quella
Esaustiva è l’analisi di Pirovano 2012, 237–238, dove vengono riportati i contesti specifici dai trattati greci.
Sulla possibilità che questa notizia relativa all’identificazione del fondatore del genere fa-volistico con Alcmeone di Crotone rifletta una tradizione autentica si confrontino le osservazioni di Fontaine 1959, 176–177: Alcmeone era un discepolo diretto di Pitagora e autore di un trattato de rerum natura; che Isidoro faccia riferimento a favole relative ad una realtà naturale potrebbe essere riflesso di una tradizione scolastica pitagorica (forse, trasmessa da Varrone).
Si veda Pirovano 2012, 239–241, anche per ulteriori rinvii bibliografici; di riferimento restano le osservazioni in merito di Fontaine 1959, 177–179 che mette a proposito in rilievo i punti di contatto, da un lato, con Aug. c. Faust. 15, 1 ed eccl. off. 2, 3, 2 e, dall’altro, con Serv. Verg. georg.
11, 3, 39.
Isid. orig. 1, 40, 7.
32 Capitolo I Aesopi fabellae
in lingua latina (Orazio, contrapposto ad Esopo a proposito dell’applicazione della favola ai mores⁶⁷); non si può, però, escludere che, all’altezza del VI secolo e già nei modelli che vennero allora utilizzati, ‘esopica’ non fosse che un’eti-chetta di genere attribuita alla favola.
Isid. orig. 1, 40, 6.
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