gli Hermeneumata Pseudodositheana
I.3 A proposito del primo e del secondo libro degli Hermeneumata
Rispetto alla sola data di riferimento del 207, quanto prima si creò il nucleo testuale cui si sarebbe aggiunta la sezione iginiana? Benché siano trasmessi da un numero piuttosto fitto di manoscritti che vanno dall’ottavo al quindicesimo secolo, riconducibili a nove recensiones²¹ e sopravvissuti in età medievale sol-tanto in Occidente per l’utilità che i latinofoni trovavano nell’apprendimento del greco, gli Hermeneumata avevano un’origine ben più antica resa esplicita da elementi interni ai loro testi e da testimoni di una tradizione diretta antica e tardoantica. Il riferimento alle terme di Tigellino dei colloquia degli Hermeneu-mata Pseudodositheana è soltanto uno degli indizi che ha suggerito, infatti, la datazione di un nucleo di questi stessi colloquia – a loro volta spartiti tra una tardoantica phrasebook section ed una più antica schoolbook section (anteriore al II secolo), stando alla felice ricostruzione di Eleanor Dickey²² – almeno a partire dal I d.C.²³; datare un nucleo dei colloquia all’età imperiale significa spingere l’origine degli Hermeneumata ben più indietro di quanto si sia fatto finora.
D’altro canto, datati tra I a.C. e VII d.C., i testimoni su papiro provenienti dalla pars Orientis permettono di risalire ad una tradizione antica e tardoantica di strumenti molto simili, nell’essenza e nella forma, agli Hermeneumata Pseu-dodositheana di tradizione medievale. Benché, infatti, non manchino testi eti-chettabili piuttosto come idiomata ed altri ancora a proposito dei quali si è parlato come di ‘glossari popolari’²⁴, la maggior parte dei cosiddetti glossari bilingui greco-latini e latino-greci su papiro meglio si incasella nell’insieme degli
Al numero di nove approda Dickey 2012, 16–20; è a queste pagine che si rinvia anche per una più approfondita analisi sulla tradizione manoscritta degli Hermeneumata e per ulteriori indicazioni bibliografiche sulla questione. Le nove recensioni sono quelle di: Hermeneumata Monacensia; Einsidlensia; Leidensia; Stephani (insieme alle Glossae Stephani e al Fragmentum Parisinum); Montepessulana; Amploniana; Bruxellensia (in cui convergono le tradizioni del Fragmentum Bruxellense e del Glossarium Leidense cui si sommano tre ulteriori manoscritti ignoti a Goetz); Vaticana; Celtis o Vindobonensia.
Dickey 2012, 44–51.
Dickey 2015a, 102, 14a (colloquium Montepessulanum): ἀπελθάτω τις eat aliquis | καὶ ἀγγειλάτω et nuntiet | ἐπ〈ε〉ιδὴ ἔρχομαι quoniam venio | εἰς βαλνεῖον in balneum | Τιγιλλῖνον Tigillinum. Su queste linee si confrontino le annotazioni di commento in Dickey 2015a, 128–129;
non sarà superfluo qui ricordare che alle terme di Tigellino – personaggio del circolo neroniano – si allude in Mart. 3, 20, 16.
Su questa categoria di glossari ci si limita qui a rinviare, anche per ulteriore bibliografia, a Kramer 2013 (in particolare, 47–49).
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hermeneumata²⁵. Liste bilingui alfabetiche e tematiche come quelle con nomi di vegetali, pesci, insetti, o, più ingenerale, animali, e ancora con elenchi di utensili, ma anche con quelli relativi alla sfera semantica di cielo, stelle e venti, o con i nomi dei segni dello zodiaco e quelli di dei e dee provengono dalle sabbie d’Oriente e sono la più materiale espressione dell’uso da parte di ellenofoni di strumenti funzionali all’apprendimento del latino, tanto più che si tratta, nella maggior parte di casi, di liste greco-latine piuttosto che latino-greche ed in cui, talora, il fenomeno del metagrammatismo che si rende esplicito nell’uso della scrittura greca anche per la copia dei lemmi latini non lascia dubbi sul desti-natario dei testi stessi²⁶, un ellenofono alle prese con l’apprendimento linguistico del latino²⁷.
Una più articolata discussione su ‘glossari’, hermeneumata ed idiomata è sviluppata in Scappaticcio 2015, 39–49, cui si rinvia anche per ulteriori indicazioni bibliografiche sulla questione. I glossari bilingui su papiro sono stati raccolti da Kramer 1983 e 2001; c’è, però, da precisare che, dalla pubblicazione del secondo volume dei Glossaria bilinguia di Johannes Kramer la papirologia ha riservato sorprese ed edizioni di nuovi glossari bilingui greco-latini e latino-greci si annoverano ad oggi. Nell’ambito del progetto PLATINUM, Eleanor Dickey pub-blicherà una nuova edizione annotata dei testimoni bilingui greco-latini e latino-greci su papiro.
Quanto al metagrammatismo, è questo un fenomeno diffuso nei glossari bilingui greco-latini su papiro, soprattutto fino al III secolo; in merito si vedano le osservazioni e gli ulteriori rinvii bibliografici in Scappaticcio 2015, 18–21 e si confronti l’impostazione metodologica di Luffin 2001 (in particolare, 339–340).
Benché qui la finalità non sia quella di fornire un elenco esaustivo dei glossari bilingui su papiro, è opportuno il rifermento ad alcuni di questi, qualora presentino analogie stringenti con l’impostazione tematica delle liste di lemmi note dagli Hermeneumata Pseudodositheana di tradizione medievale. Liste bilingui di parole in ordine alfabetico si trovano, ad esempio, oltre che nel P.Colon. inv. W 351 (Folium Walraffianum) + P.Gotting. inv. 8C + 8D (Fragmenta Helm-stadiensia), di VI secolo (LDAB 6279; MP32134.4; Kramer 1983, n°4), anche nel più antico P.Sorb.
inv. 2069 (LDAB 5438; MP33006; Kramer 1983, n°2), proveniente dalla Hermoupolis di III secolo e verosimilmente testimone di una tradizione da retrodatare, in cui una lista di lemmi ordinati alfabeticamente secondo il latino è arricchita di annotazioni di ordine grammaticale (in merito, si confronti Scappaticcio 2015, 445–460). Nomi di verdura e pesci sono, infatti, raccolti all’in-terno dei glossari tematici dei P.Oxy. XXXIII 2660 (LDAB 4497; MP32134.1; Kramer 1983, n°6) e 2660a (LDAB 5382; MP32134.2; Kramer 1983, n°7) entrambi bilingui greco-latini integralmente ricopiati in scrittura greca e provenienti da Ossirinco, ma rispettivamente databili al I-II e al III secolo; nomi dei pesci sono elencati anche nel P.Laur. IV 147, datato al III secolo (LDAB 4675; MP3 2134.3; Kramer 1983, n°5), e si tratta evidentemente di un tema che ha avuto continuazione nella tradizione medievale degli Hermeneumata Pseudodositheana e che ben è stato illuminato da Gatti 2006 in relazione agli Hermeneumata Celtis. Generici nomi di animali sono, invece, raccolti nel bilingue greco-latino P.Lund I 5, di II secolo (LDAB 4741; MP33004; Kramer 1983, n°9), mentre quelli di insetti sono elencati, insieme a utensili, alcuni dei quali in ferro, in un frammento da rotolo papiraceo di I-II secolo proveniente da Ossirinco (P.Oxy. LXXVIII 5163 = LDAB 171908; MP3 2134.703).
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La frammentarietà di questi testimoni orientali è innegabilmente un impe-dimento alla contestualizzazione delle poche linee superstiti, dal momento che non è evidente quale fosse la struttura testuale dei rotoli e/o dei codici cui appartenevano. C’è, però, un dato che merita di essere illuminato: tra quelli noti, alcuni glossari bilingui su papiro recano titoletti a coronare le sezioni incipitarie di liste tematiche. È questo, infatti, il caso di un glossario bilingue proveniente dalla Ossirinco (oggi, Bahnasa) di I-II secolo²⁸: che il destinatario del manuale bilingue del P.Oxy. LXXVIII 5162 fosse un ellenofono è evidente dal fatto che il testo è integralmente ricopiato in scrittura greca benché, nelle colonne, sia il lemma greco a anticipare la parallela traduzione latina; il potenziale fruitore, inoltre, sarebbe stato indubbiamente aiutato nella consultazione attraverso l’apposizione dei titoli (in ekthesis soltanto al greco) che aprono le diverse se-zioni δη κα]ι̣λω (col. i, l. 14), περι αϲτρω[ν] / δη ϲε[ιδεριβουϲ (coll. ii-iii, l. 6), e περι ανεμων / δη ο̣[υεντειϲ (coll. ii-iii, l. 32). L’analogia tra la sequenza delle sezioni ed i lemmi che si propongono nel P.Oxy. LXXVIII 5162 e quelli degli Hermeneumata Pseudodositheana Monacensia e Celtis è stata notata fin dall’editio princeps del papiro, pubblicata soltanto nel 2012. Lo stesso titoletto δη ουεντειϲ [περι ανεμων] si legge in un altro testimone ossirinchita coevo, il P.Oxy.
XLVI 3315 (l. 6) – nel quale parimenti il latino è ricopiato in scrittura greca e la colonna latina precede quella dei lemmi greci –, che trasmette una sequenza di nomi di segni dello zodiaco prima di quella dei venti²⁹; l’analogia strutturale e l’evidente presenza di lemmi comuni in questo glossario e nel P.Oxy. LXXVIII 5162 sono già state osservate³⁰. L’anatomia testuale del P.Mich. inv. 2458 non è molto diversa³¹: datato tra II e III secolo, il glossario è strutturato in modo tale che sia il greco a precedere il latino ed il latino è interamente ricopiato in scrittura greca. La sezione superstite del rotolo contiene una sequenza di nomi di divinità maschili e, poi, introdotte dal titolo [θεαων ονοματα δεαρου]μ νωμινα (l.
12), di quelle femminili.
Le sequenze dei nomi di questi tre frammenti di tradizione diretta antica e tardoantica, inquadrabili in una forchetta cronologica che va dal I al III secolo, non si riscontrano identiche nella tradizione medievale degli Hermeneumata Pseudodositheana; nessuna delle varie recensioni presenta identità con il testo veicolato dai testimoni su papiro. Le analogie sono, però, stringenti non soltanto perché lemmi introdotti e tradotti nei glossari su papiro si riscontrano identici negli Hermeneumata ma anche perché la scelta dei temi non varia: cielo, venti,
P.Oxy. LXXVIII 5162 (LDAB 171907; MP32134.702).
LDAB 4498; MP33004.3; Kramer 1983, n°8.
P.Oxy. LXXVIII 5162, 126–127.
LDAB 5062; MP32685.1; Kramer 1983, n°12.
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stelle, dei e dee hanno costituito, tra gli altri, capitula ricorrenti della tradizione degli hermeneumata fin dall’antichità e, accanto a coincidenze di fondo tra la tradizione antica dei papiri e quella medievale dei codici, le alterazioni delle sequenze, omissioni o aggiunte non si motivano se non tenendo presente che quella degli hemeneumata è una tradizione la cui fluidità è generata dall’aver rappresentato una manualistica scolastica – se si vorrà, di consumo – adattata (e, perciò rimaneggiata, ampliata o ridotta) in base ad esigenze specifiche e contestuali. D’altro canto, spostarsi dall’Oriente antico e tardoantico – quello in cui circolarono P.Oxy. LXXVIII 5162, XLVI 3315 e P.Mich. inv. 2458, ad esempio – all’Occidente medievale – quello del Leidensis Vossianus Gr. Q. 7, del secondo quarto del IX secolo e collocato da Bischoff nell’area del Medio o del Basso Reno³², ad esempio – non significa semplicemente muoversi in uno spettro diacronico e diatopico abbastanza ampio da motivare flessioni, talora signifi-cative, di una tradizione tanto malleabile quanto quella (d’uso) degli herme-neumata ma anche spiegare alterazioni dovute a mutati bisogni sociali: se il fruitore del P.Oxy. LXXVIII 5162 è un ellenofono alle prese con l’apprendimento del latino, quello del Voss. Gr. Q. 7 era piuttosto un latinofono che imparava il greco³³.
Resta, però, innegabile che se un nucleo primitivo degli Hermeneumata Pseudodositheana dovette esserci e se questo nucleo era costituito da un se-condo libro fatto di sequenze bilingui i cui lemmi erano raggruppati per tema ed i cui gruppi tematici erano introdotti da titoletti che rendessero più agevole la consultazione, di questo secondo libro una fase preliminare va rintracciata nella tradizione nota dai testimoni su papiro che circolarono nell’Oriente antico e tardoantico, senza che questo implichi legami diretti tra le differenti tradizioni manoscritte. Lo stesso vale per il primo libro, perché, come nella tradizione medievale, anche quella antica e tardoantica ha trasmesso liste bilingui i cui lemmi sono disposti in ordine alfabetico; come quella medievale, inoltre, la tradizione antica e tardoantica mette davanti all’evidenza che il primo libro degli Hermeneumata inglobasse anche una sezione con forme verbali flesse³⁴. In questa prospettiva, il caso di alcuni frammenti da un codice papiraceo di III-IV secolo proveniente verosimilmente da Hermoupolis (El- Ashmunein) è significa-tivo: se, come sembra, la flessione verbale greco-latina del P.Strasb. inv. g. 1175³⁵
Bischoff 2004, 48 n°2182 (vol. II): «Wohl etwa Mittel- oder Niederrhein, IX. Jh., ca. 2.Viertel».
Sul potenziale fruitore del manoscritto leidense in questione si confronti Dickey 2012, 189 (e, più in generale su questo codice, 187–189).
In merito si veda l’analisi in Scappaticcio 2015, 239–245.
LDAB 9217; MP32134.71; Kramer 2001, n°3.
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ed il glossario tematico de mercibus e de militibus del P.Strasb. inv. g. 1173³⁶ appartenevano allo stesso codice³⁷, un ulteriore tassello alla storia della tradi-zione degli Hermeneumata Pseudodositheana si aggiunge dal momento che la tradizione manoscritta della Tarda Antichità dà evidenza della giustapposizione di una sezione contenente sequenze di verbi (parzialmente) flessi e di una te-matica con i lemmi spartiti per capitula, rispettivamente materia del primo e del secondo libro degli Hermeneumata.