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Da quanto fin qui illustrato, sia pur succintamente, appaiono lecite alcune riflessioni e considerazioni in merito alla completezza della rilevazione e di conseguenza alla qualità dei risultati, imponendo ulteriori appropriati ed oggettivi approfondimenti, e ogni possibile cautela, nella loro interpretazione statistica ed economica. Di seguito, se ne riportano alcune di carattere generale:

nella lista soggetti/aziende agricole prodotta dall’Istat e riconosciute come aziende agricole e zootecniche al momento dell’intervista o tramite auto compilazione (on line) da parte dei soggetti in lista. In pratica, era compito del rilevatore “verificare” lo status di azienda agricola nell’ambito dei soggetti di pertinenza, individuando ed intervistando anche le eventuali aziende agricole non presenti nella lista, ma collegate ai soggetti/aziende agricole in lista (fusioni, scorpori, cessazioni di attività, ecc.) non esistenti in alcuna delle fonti amministrative considerate ai fini della lista precensuaria. Al fine di evitare possibili duplicazioni di intervista da parte di rilevatori diversi, l’Istat ha impiantato uno speciale sistema di controllo (Sgr) attraverso il quale era possibile verificare se lo stesso soggetto/azienda agricola era stato intervistato in luoghi diversi3;

 E’, inoltre, da evidenziare che in molti casi i dati amministrativi su cui tale lista è stata basata erano abbastanza datati, cioè riferiti a situazioni esistenti a due o più anni prima del 2010, mai aggiornate. Al riguardo, è apparsa interessante la lettura di alcuni post su Facebook dai quali risultava che alcuni soggetti in lista (per lo più Agea) risultavano deceduti da anni (in qualche caso 5-6, 8 anni prima del 2010) oppure avevano da anni ceduto (affitto, vendita, ecc.) i propri terreni o mai svolta attività agricola;

 Per la valutazione del grado di copertura (tralasciando per il momento la misura della qualità delle informazioni censite) l’Istat ha realizzato una apposita indagine campionaria, analoga dal punto di vista metodologico ed organizzativo a quella effettuata per il precedente censimento 2000. La rilevazione condotta dalle Regioni su un campione di fogli di mappa catastali dovrebbe “certificare” il reale numero di aziende agricole esistenti in Italia nel 2010. L’esperienza 2000 dimostrò che il censimento 2000 (Universo Italia) era sottostimato del 14% circa, vale a dire che il numero di aziende agricole esistenti nel 2000 non sarebbe stato 2.594.825, ma almeno 2.900 mila. Pertanto, se si dovesse tener conto di tali precedenti risultati, e considerata la casistica dei soggetti intervistati come appare dalla lettura dei post in Facebook, appare lecito ritenere con un buon grado di attendibilità che il censimento 2010 possa risultare in realtà sottostimato almeno del 25% in termini di aziende agricole. Tale gap per rendere meno complicato e più realistico qualsiasi tentativo di effettuare una efficace ed efficiente analisi ed interpretazione delle modificazioni/ trasformazioni di questi ultimi 10 anni dovrebbe non essere superiore al 15%, in linea con quanto ottenuto nel 2000;

 Alla possibilità che al censimento sia “sfuggita” una parte non irrilevante del reale universo aziendale del 2010 potrebbe aver contribuito anche il fatto che i soggetti in lista sono stati intervistati presso la propria residenza o domicilio. Tra l’altro, è anche da sottolineare che per molte aziende il rilevatore ha proceduto alla intervista o compilazione del questionario rivolgendosi ai competenti Caa, previa autorizzazione del soggetto da intervistare;

 Per quanto riguarda gli allevamenti il vincolo di rilevare tutti i capi bovini, bufalini ed equini, ma, nel caso degli ovi-caprini, suini e avicoli solo i capi che in qualità di animali vivi e/o di relative produzioni fossero destinati totalmente o in parte alla vendita non risponde a quanto richiesto dalla Commissione UE, che nel proprio regolamento consente di non rilevare il 2% delle Uba nazionali senza alcuna specificazione della tipologia. La mancata rilevazione dei capi di bestiame sopra citati ha creato in Italia alcuni problemi di comparabilità con il passato, risolta dall’Istat ricalcolando le consistenze dei censimenti 1982, 1990 e 2000 secondo il grado di autoconsumo di capi in azienda, determinato dall’Istat secondo criteri ad hoc non avendo rilevato direttamente tale tipo di informazione;

 Per rendere comparabili i risultati 2010 con quelli analoghi 2000 (tralasciando i censimenti precedenti 1982 e 1990,

anch’essi rielaborati) l’Istat, mediante ricalcolo dell’Universo UE 2000, ha incrementato questo ultimo “recuperando” complessivamente 242.550 aziende agricole risultate fuori campo di osservazione UE nel 2000. Ciò significa che per il confronto con il 2010 si è reso necessario considerare rientranti nel campo di osservazione UE 2000 il 55,0% della numerosità non avente i requisiti di azienda “comunitaria” (in complesso circa 442 mila aziende). Infine, ciò che desta maggiori perplessità circa l’opportunità dell’approccio Istat è il ricalcolo dell’Universo Cee 1982, considerato che per tale censimento non era nemmeno applicabile il Reg. CE 571/88, annullato dall’attuale Reg. CE 1166/2008.

Infine, oltre alle su citate considerazioni, vale la pena accennare ad un problema molto importante per le statistiche agricole future. Dalla lettura attenta delle istruzioni impartite dall’Istat per l’effettuazione delle interviste (Facebook, Manuale di rilevazione, uso di Sgr, Nota metodologica, ecc.) il censimento 2010 appare più come un vero e proprio aggiornamento dei soggetti/unità presenti nei vari registri amministrativi che come una rilevazione, totale, universale, completa ed esaustiva secondo gli attributi statistici di un censimento. Il che induce l’utente statistico a riflettere sulla costruzione e contenuto del tanto auspicato Farm register nazionale e delle relative modalità di gestione ed aggiornamento. In pratica, appare lecito chiedersi come i registri amministrativi, di cui sono state utilizzate soltanto le aliquote di soggetti/unità ritenuti dall’Istat elegibili ad aziende agricole oggetto di censimento, potranno ridursi soltanto ai soggetti reperiti come aziende agricole nel 2010, trascurando tutti i rimanenti soggetti in essi attualmente presenti. Infatti, il problema che l’Istat si troverà a risolvere riguarda proprio quali soggetti presenti nei singoli archivi amministrativi considerare per un costante aggiornamento e manutenzione del Farm Register, in modo tale da non compromettere l’estrazione di unità campioni statisticamente validi per tutte le prossime indagini agricole su base aziendale fino al censimento 2020.

Note

1 Considerate le scontate difficoltà di liste integrate del tipo in questione, i criteri

metodologici, tecnici ed organizzativi della predisposizione ed aggiornamento delle liste pre-censuarie del 2000 furono oggetto di 2 indagini pilota, in occasione delle quali fu testata anche la possibilità di ubicare il centro aziendale e le sue attività produttive (coltivazioni ed allevamenti) secondo il foglio di mappa e la particella catastale in cui erano georiferiti.

2 Da evidenziare che una parte di tali aziende non aveva Codice Fiscale né tanto

meno il Cuaa; pertanto, è da ipotizzare che il numero delle aziende 2000 riportato nella lista pre-censuaria 2010 sia stato di poco superiore a 1 milione, tenuto conto non soltanto dei mancati abbinamenti con i soggetti delle liste amministrative, ma anche delle soglie minime regionalizzate da 0,20 a 0,40 ettari di Sau.

3 Si può ragionevolmente ipotizzare che in tutti i casi di aziende agricole e/o

zootecniche non incluse nella lista pre-censuaria e non connesse con quelle della lista stessa, tali “nuove” unità sono state censite solo su base spontanea del conduttore oppure se casualmente individuate in corso di rilevazione. Appare altresì lecito supporre che tale criterio possa aver ottenuto un universo di aziende agricole e zootecniche difficilmente rispondente al 98% della Sau e delle Uba del nostro Paese (sempre che si conosca il 100% esistente alla data del 24 ottobre 2010).

Riferimenti bibliografici

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Istat (2012), Nota metodologica contenuta nel Comunicato stampa per la presentazione dei risultati definitivi del 6° censimento dell’agricoltura 2010 (Roma, 13 luglio 2012)

 Garofalo G., Patacchia O. (2005), Il Registro statistico delle unità del settore agricoltura. Problematiche e soluzioni possibili per la sua realizzazione, Atti del convegno Agri@Stat – Verso un nuovo sistema di statistiche agricole, Firenze, Maggio 2005

realizzazione di Asia Agricoltura tramite l’utilizzo di dati amministrativi: il contenuto delle fonti e i risultati del processo di integrazione – Roma, 2005

Istat (2000), 5° Censimento Generale dell’Agricoltura, Istruzioni per la rilevazione, Roma

Istat (2010), 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, Istruzioni per la rilevazione, Roma

Regolamento CE n. 1166/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulle indagini di struttura delle aziende agricole e sull’indagine sui metodi di produzione in agricoltura, che abroga il Regolamento del Consiglio n.571/88. G.U (UE) L321, 1 dicembre 2008, pagg.14-34

Fao: World Programme for the Census of Agriculture 2010

 Commissione Ue (2010) Doc. Cpsa/SB/652 (rev.7) del 10 gennaio 2010 “Handbook on implementing the Fss and Sapm definitions”

Istat (2010) Piano generale di censimento, Roma

 Istat (2012), Banca dati I.Stat, www.istat.it

rilevante da sottolineare è la crisi delle carni bovine (-3,2 per cento), che sta affrontando una crisi molto forte dei consumi. Anche nel comparto suinicolo (-2,2 per cento) continua la crisi sul fronte delle produzioni. La crisi dei consumi di carni rosse, ha rafforzato il consumo di carni bianche, infatti il pollame registra incrementi di produzione del +4,8 per cento. L’unico comparto agricolo in crescita nel corso del 2012 è l’attività di supporto (+1,3 per cento). L’incidenza di tali attività sulla produzione agricola, ha raggiunto nel corso del 2012 un livello pari al 13 per cento netto, che sale al 16,1 per cento se si includono anche le attività secondarie delle aziende. In dettaglio, crescono l’attività di prima lavorazione dei prodotti, di contoterzismo e di manutenzione del paesaggio, mentre crolla l’attività legata alle sementi anche a causa del mancato obbligo dell’utilizzo di semente certificata per il frumento duro.

In calo tra le attività secondarie delle aziende agricole, vista la particolare annata, anche l’agriturismo in termini sia di numero che di presenze medie.

L’agriturismo ha risentito comunque degli effetti della crisi (-3,5 per cento) in misura meno pesante rispetto ad alberghi e pubblici esercizi.

Riguardo alla silvicoltura, si registra un calo consistente delle tagliate forestali (-6,0 per cento) e un crollo della raccolta dei fruttiferi dai boschi (-24,6 per cento), complice il cinipide, il parassita delle castagne che ne ha ridotto la produzione del 30 per cento, e la lunga siccità per funghi e tartufi.

La pesca, infine, sconta una flessione del 4,4 per cento dei livelli produttivi, con cali consistenti per pesci (-7,1 per cento) e acquacoltura (-6,7 per cento). Calo dei consumi, caro gasolio e l’intensificazione delle misure post fermo biologico sono le principali cause del deludente andamento del settore nel suo insieme.

Contestualmente, anche i prezzi alla produzione nel complesso presentano una flessione (-1,3 per cento).

L’apporto dell’agricoltura nel suo complesso alla composizione del Pil a prezzi correnti, è pari al 1,9 per cento.