Il libro bianco dell’Unione Europea sulla bioeconomia (EC, 2011) delinea gli obiettivi e le priorità della politica per la ricerca europea dal 2013 al 2020. Il messaggio chiave del documento è che in tali anni l’UE dovrebbe finanziare abbondantemente, se non esclusivamente, la ricerca nel campo della bioeconomia, dove per bioeconomia si intende “the sustainable production and conversion of biomass into a range of food, health, fibre and industrial products and energy” (EC, 2011, p.4). I settori interessati dalla bioeconomia sono pertanto quello agro- forestale, farmaceutico, ittico, nano-biotecnologico, energetico, farmaceutico e sanitario. Viene inoltre sottolineata la volontà di finanziare prevalentemente il settore privato che dovrebbe essere partner necessario (e con un ruolo guida) di quello pubblico. La Cda permette di evidenziare chiaramente come tale documento sia imbevuto di ideologia tecno-neo-liberista e propagandi i cinque miti summenzionati che denunciano tale ideologia. Il primo mito lo si ritrova già all’inizio del documento, nella sezione Summary and key messages, sintetizzato dalla seguente affermazione: “This White Paper shows how the Bioeconomy can address the grand societal challenges and sets out a vision for 2030 together with a set of policy recommendations needed to achieve it. It is the result of a collaborative effort by experts involved in the nine separate Technology Platforms which cover the various aspects of the Bioeconomy”. (EC, 2011, p.6). Nella stessa sezione vengono propagandati anche il secondo e il terzo mito, vale a dire quello del libero mercato e del primato del settore privato: “The successful Bioeconomy needs coherent and integrated policy
direction, with key areas being: investment in relevant research areas; encouraging innovation to make sure that more of the knowledge developments reach the commercialization stage; good two-way communication with the public embedded in R&D projects to ensure societal appreciation of research and innovation.”(EC, 2011, p.4). Al contrario dei primi tre miti, che appaiono come ben definiti argomenti del discorso, i miti dell’infallibilità degli esperti e della neutralità del mercato e della scienza sono assunti in modo implicito sotto forma di ipotesi che sottendono l’intero discorso. Qui la struttura del discorso coinvolta, nella terminologia di Van Dijk, è la ‘presupposizione’, che si ha ogni volta che la verità di una affermazione è considerata scontata e non ha bisogno di essere dimostrata (Sodano, 2013). Oltre che dal chiaro sostegno dei cinque miti che definiscono l’ideologia tecno-neo-liberista, il contenuto ideologico del documento europeo può essere dedotto anche dall’analisi di una serie di strutture del discorso - quali: luoghi comuni, generalizzazione, vaghezza, evidenzialità -, per una disamina delle quali si rimanda al lavoro su citato (Sodano, 2013).
Il documento sulla bioeconomia pubblicato dalla Casa Bianca (WH, 2012) è molto simile, nella struttura e nei contenuti al libro bianco dell’Unione Europea. Qui la bioeconomia è definita come “economic activity that is fueled by research and innovation in the biological science” (WH, 2012, p.1). I due messaggi chiave del documento sono: (1) la bioeconomia può assicurare il benessere futuro degli americani ed aiutare a mantenere il potere economico e l’egemonia a livello globale degli Usa; (2) perché la bioeconomia abbia successo, sono necessari ingenti investimenti pubblici ed azioni di regolamentazione tese a diminuire i vincoli all’attività privata ed aiutare le bio-invenzioni a raggiungere prontamente il mercato. Al pari del documento europeo, il documento americano offre una chiara rappresentazione dei cinque miti su cui poggia il tecno-neo- liberismo. Le dichiarazioni di apertura del documento già introducono il mito della salvezza tecnologica: “The bioeconomy has emerged as an Obama Administration priority because of its tremendous potential for growth as well as the many other societal benefits it offers. It can allow Americans to live longer, healthier lives, reduce our dependence on oil, address key environmental challenges, transform manufacturing processes, and increase the productivity and scope of the agricultural sector while growing new jobs and industries.” (WH, 2012, p.1). Il mito del libero mercato e della supremazia del settore privato emergono dal ruolo centrale ascritto al settore privato nella promozione del benessere sociale e dai ripetuti richiami alla necessità del trasferimento dei risultati della ricerca scientifica al mercato (translational science). I miti dell’infallibilità degli esperti e della neutralità della scienza e del mercato emergono dall’assunto, presente diffusamente nel testo, che le nuove tecnologie ed i nuovi prodotti porteranno necessariamente una gran varietà di benefici sociali, in assenza di possibili esternalità negative e senza generare conflitti sociali. A differenza del documento europeo, il documento americano è intriso di un forte nazionalismo, e la bioeconomia è salutata come un mezzo per accrescere il benessere dei cittadini americani ed il potere economico della nazione. Anche in questo caso l’analisi delle strutture del discorso indicate da Van Dijk permette di provare il forte contenuto ideologico del documento (Sodano, 2013). Il documento redatto dall’Etc Group (Etc, 2011) offre un’analisi critica della bioeconomia e si costituisce come un atto di accusa contro tutti quegli attori, specificamente i governi, la grande industria e le organizzazioni internazionali, che presentano la bioeconomia come la soluzione ai problemi ambientali, energetici, alimentari e sanitari che affliggono il mondo. Ciò che si afferma è che la bioeconomia, lontano dal voler soddisfare i bisogni umani, come annunciato dai suoi sostenitori, sia invece uno strumento al servizio degli interessi delle grandi imprese transnazionali (Tncs), di Wall Street e delle economie del Nord del mondo. Al contrario dei documenti dei governi della UE e degli Usa, che assumono i benefici della bioeconomia come un atto di fede, senza portare evidenza di tali possibili benefici, il
documento dell’Etc Group descrive in dettaglio i vari campi di sviluppo della bioeconomia ed i possibili rischi per la salute e per l’ambiente. Vengono inoltre riportati i nomi delle varie corporation (ExxonMobil, BP, Shell, Basf, DuPont, Syngenta, Procter & Gamble, Microsoft, Monsanto, Total Oil, Chevron, Goldman Sachs, J.P.Morgan, Unilever, Coca-Cola, Cargill, Adm, Weyerhaeuser, Stora Enso, Tate & Lyle, Bunge, Cosan Ltd) impegnate nel settore della bioeconomia, insieme al volume degli investimenti effettuati ed i profitti realizzati e potenziali. L’intero discorso qui si dipana, anche se non in modo esplicito, come un discorso contro-ideologico che tende a decostruire i miti, in particolare quelli della salvezza tecnologica, dell’infallibilità degli esperti e del libero mercato, che costituiscono le basi del tecno-neo-liberismo. Esso inoltre rivela ciò che è nascosto dai due documenti precedenti attraverso una strategia del discorso che tende a de-enfatizzare la cose negative riguardo a Noi, vale a dire il fatto che la bioeconomia è un progetto sostenuto dalle maggiori Tncs per sfruttare ulteriormente le risorse naturali del Sud del mondo. E’ interessante notare, a riguardo, che le parole profitto, corporation e Sud appaiono rispettivamente 15, 25 e 32 volte nel documento dell’Etc Group, mentre sono completamente assenti negli altri due documenti.
Anche nel caso del documento dell’Etc Group la Cda permette di valutarne, oltreché il contenuto contro-ideologico, il contenuto propriamente ideologico. Tra le ideologie che si oppongono al tecno-neo-liberismo vi sono l’ecosocialismo e l’ecocentrismo. Tali ideologie assumono come valori fondamentali della società umana l’uguaglianza e la difesa dei diritti umani e della natura. I due miti che sottendono queste ideologie sono: il mito della virtù delle comunità rurali tradizionali, che assume che tali società rispettino tali valori fondamentali; il mito dello sviluppo spirituale della specie umana, che predica che il vero sviluppo umano debba avvenire a livello culturale e spirituale. Nel documento dell’Etc Group si trovano deboli riferimenti a tali miti. Benché vengano difesi i valori dell’uguaglianza e dei diritti umani, si ritiene che questi debbano essere promossi più dal cambiamento istituzionale (e quindi a livello politico) che dal comportamento individuale (vale a dire a livello dell’etica individuale). Di fatto si trovano solo sporadici riferimenti a entrambi i miti, come ad esempio quando viene confrontata la nuova bioeconomia con la vecchia economia basata sulla biodiversità, propria delle comunità rurali tradizionali, che viene descritta con affermazioni del tipo: “an important character of the biodiversity-based economies is their holistic feature, with nature imbued with cultural and spiritual values and often seen as sacred” (Etc, 2011, p.16).
L’ultimo documento analizzato, quello del Global Forest Coalition (Gfc) tratta il tema della bioeconomia considerandone soprattutto le implicazioni sulla conservazione delle foreste e sulla biodiversità. Tale documento sostiene che la bioeconomia costituisce una grave minaccia per le foreste e la biodiversità poiché o utilizza vecchie tecnologie (bruciare legna per produrre elettricità e calore) che fanno aumentare la pressione sulla terra arabile e le foreste, oppure usa nuove tecnologie ad alto rischio per la salute umana e l’equilibrio degli ecosistemi, come alberi ed alghe geneticamente modificati o organismi sintetici (biorefineries) per la produzione di alimenti e materiali. Contro l’agenda della bioeconomia il documento promuove l’agenda della biodiversità, che implica il voler affrontare le crisi energetica, alimentare e ambientale partendo dagli insegnamenti di quelle popolazioni indigene e comunità locali che abbiano dato prova di sviluppare stili di vita sostenibili preservando l’ecosistema nel quale vivono. Al pari del testo dell’Etc Group anche questo documento individua le grandi Tncs come i soggetti che promuovono la bioeconomia con il fine di creare nuove opportunità di profitto. Differentemente dai tre documenti precedenti quello del Gfc riconosce esplicitamente le radici ideologiche di entrambi i sostenitori e gli oppositori della bioeconomia. L’intero discorso è costruito non tanto per enfatizzare le cose buone riguardo a Noi e le cose negative riguardo a Loro, bensì per chiarire le scelte politiche ed etiche
che sottostanno alle due diverse attitudini nei confronti della bioeconomia. Da un lato si denuncia esplicitamente l’asservimento del progetto della bioeconomia all’ideologia neoliberista e dall’altro si difendono esplicitamente i valori dell’eco-centrismo. Poiché il documento del Gfc dichiara esplicitamente l’aderenza (avversione) ad una particolare ideologia, la Cda, che serve appunto a smascherare le ideologie nascoste di un testo, risulta qui di inutile applicazione.
Un importante risultato dell’analisi svolta è che i testi a favore della bioeconomia risultano più ideologizzati di quelli a sfavore. Ciò è particolarmente allarmante in quanto tali testi sono stati redatti dai governi dell’UE e degli Usa, e non da organizzazioni indipendenti per le quali potrebbe essere legittimo rivendicare una qualche matrice ideologica. Particolarmente grave nei testi dell’UE e degli Usa è l’assenza da un lato di dati che provino i tanto decantati benefici della bioeconomia e dall’altro di un qualsivoglia riferimento ai rischi per la salute e per l’ambiente ed agli eventuali problemi etici associati alle nuove tecnologie. Di contro, i testi a sfavore denunciano in modo molto chiaro e con abbondanza di dati e riferimenti bibliografici i possibili effetti negativi del progetto della bioeconomia e, a prova del loro minore contenuto ideologico, propongono strumenti istituzionali adeguati per un valutazione indipendente e trasparente dei possibili costi e benefici.
Considerazioni conclusive
I risultati della Cda indicano che tutti e quattro i testi analizzati sono affetti da pregiudizi ideologici, tuttavia i due documenti a favore della bioeconomia appaiono di gran lunga più ideologizzati. L’ideologia che sostiene il progetto della bioeconomia è una forma di tecno-neoliberismo, propugnato dalle élite capitaliste internazionali al fine di creare nuove forme di accumulazione capitalistica. Poiché un tratto fondamentale del neoliberismo è la ‘cattura’ degli stati in funzione dei vantaggi di un piccolo gruppo di grandi imprese, non sorprende il vigore col quale l’UE e gli Usa sostengono la bioeconomia.
L’ideologia abbracciata dai critici della bioeconomia sembra essere un misto di eco-socialismo ed eco-centrismo. Queste ideologie derivano da un insieme variegato di correnti di pensiero politico e filosofico riunite spesso sotto le denominazioni di ecologia profonda e ambientalismo radicale. Entrambe queste ideologie difendono la dimensione locale in luogo di quella globale, la democrazia in luogo della tecnocrazia e una politica ambientale orientata alle persone invece che alle risorse.
Il disvelamento delle fondamenta ideologiche del discorso sulla bioeconomia è un risultato importante perché può aiutare a stimolare un dibattito sulla bioeconomia che sia più razionale ed utile a valutarne in modo più trasparente i possibili rischi e benefici. In particolare, riguardo ai rischi (in termini di giustizia sociale, conflitti sulle risorse naturali, salute umana ed equilibrio degli ecosistemi), l’abbandono dei paraocchi ideologici può portare all’avvio di chiari e seri programmi di valutazione del rischio e di regolamentazione delle nuove tecnologie. Ciò nella consapevolezza che la bioeconomia non riguarda solo l’economia e la tecnologia ma anche l’etica e la politica, nella misura in cui il livello accettabile di rischio assunto da una società implichi necessariamente l’emissione di giudizi di valore e l’effettuazione di specifiche scelte politiche.
Riferimenti bibliografici
Birck K. (2006), The Neoliberal Underpinnings of the Bioeconomy: the Ideological Discourses and Practices of Economic Competitiveness, Genomics, Society and Policy, n. 2
Etc Group (2011), The New Biomassters - Synthetic Biology and the Next Assault on Biodiversity and Livelihoods. http://
www.etcgroup.org
European Commission (2011), The European Bioeconomy in 2030, a White Paper. http://www.epsoweb.org/file/560 Global Forest Coalition (2012), Bio-economy versus
Biodiversity. http://globalforestcoalition.org/wp-content/ uploads/2012/04/Bioecono-vs-biodiv-report-with-frontage- 2.pdf
Harvey D. (2007), Breve storia del neoliberismo, il Saggiatore
Hess D. J. (2012), The Green Transition, Neoliberalism, and the Technosciences. In: Pellizzoni L. and Marja Ylönen (eds.), Neoliberalism and Technoscience: Critical Assessments, Ashgate Press
Levidow, Les; Papaioannou, Theo and Birch, Kean (2012), Neoliberalising technoscience and environment: EU policy for competitive, sustainable biofuels. In: Pellizzoni, Luigi and Marja Ylönen (eds), Neoliberalism and Technoscience. Theory, Technology and Society, Farnham: Ashgate
Mudge S. L. (2006), What Is Neo-Liberalism? Socio- Economic Review n. 4
Sodano V. (2013), Pros and cons of the bioeconomy: a critical appraisal of public claims through Critical Discourse Analysis, paper prepared for the 2nd Aieaa Conference
http://ageconsearch.umn.edu/
bitstream/149895/2/153_Sodano%20%282%29.pdf
Van Dijk, T. A (2000), Ideology and Discourse A Multidisciplinary Introduction, Pompeu Fabra University, Barcelona
White House (2012), The National Bioeconomy Blueprint.
http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/microsites/ostp/ national_bioeconomy_blueprint_april_2012.pdf
Wodak, R., & Meyer, M. (2001), Methods of Critical Discourse Analysis, London Thousand Oaks Calif.: Sage