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6. Determinazione dei parametri per la valutazione dei benefici

6.1 L’indennità di disoccupazione nelle Marche

L’eventuale cessazione del diritto alla indennità di disoccupazione a seguito del successo della politica attiva, è un risparmio di spesa, quindi un beneficio sociale.

La tabella 7 riporta i giorni indennizzati di disoccupazione ordinaria dal 2009 al 2013 nelle Marche, per classe di età del disoccupato. Il dato del 2013 è parziale in quanto riferito alla sola ASpI e non all’ASpI ridotta.

Si nota in tutti gli anni l’aumento delle giornate indennizzate all’aumentare dell’età del disoccupato (sotto i 50 anni sono indennizzabili 8 mesi max, sopra 12 mesi) e la sostanziale stabilità delle giornate indennizzate totali e dei relativi importi medi (tabella 8).

L’indennità agisce entro vincoli temporali e di condizionalità che paiono essere insensibili alla variabile del numero dei disoccupati.

Tabella 7 Marche. Giorni indennizzati di disoccupazione ordinaria (ASpI nel 2013) per classe di età del beneficiario (Fonte: INPS)

gg.disocc 2009 2010 2011 2012 2013

fino a 19 73 67 49 116 160

20-24 137 138 129 140 142

25-29 147 142 140 141 132

30-34 150 141 141 143 127

35-39 151 140 140 142 125

40-44 149 142 139 142 124

45-49 150 144 141 143 123

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50-54 195 192 189 191 156

55 e oltre 207 218 207 214 180

TOTALE 157 152 150 154 135

Il periodo medio è di circa 5 mesi, più basso per i giovani e più elevato per gli anziani (7 mesi). Si ricorda che i giorni indennizzati comprendono il sabato e la domenica.

Tabella 8 Marche. Importo medio del trattamento di disoccupazione ordinaria (ASpI nel 2013) per classe d'età del beneficiario (Fonte: INPS)

Indennità

Nota: nel 2013 l’indennità ordinaria è stata sostituita da ASpI e da ASpI-Min. Nel 2013 è riportata solo ASpI (per questo il totale appare minore). Non è riportata l’indennità agricola. Non sono riportati inoltre i trattamenti di mobilità.

Il punto è stabilire quanti dei disoccupati che partecipano ad attività FSE percepiscono l’indennità di disoccupazione e di quanto si riducono le giornate indennizzate in caso di successo della politica attiva. Non è possibile conoscere questo dato tramite gli archivi regionali, occorre avviare una verifica con INPS per la quale occorre tempo.

Si ricorre quindi per il momento ad una stima parametrica. I beneficiari di indennità di disoccupazione nelle Marche sono mediamente 30-35mila l’anno, circa la metà dei disoccupati Istat. Manteniamo questa proporzione anche per i partecipanti alle iniziative FSE. Lo svolgimento di una attività formativa FSE non è incompatibile con il percepimento dell’indennità di disoccupazione. Tenendo conto che per un giovane il periodo indennizzato dura in media tra i 4 e i 5 mesi, in caso di avviamento al lavoro è probabile che una parte di disoccupati incorra nell’interruzione dell’indennizzo. Poniamo che la riduzione sia di 60 gg. , moltiplicati per i 25 euro medi di indennità per giornata. Abbiamo così un risparmio ipotetico per gli avviati di 2,8 milioni di euro circa.

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41 Ovviamente escludiamo dal risparmio gli inoccupati, concentrati nelle work-experience e nella formazione post-diploma, che non sono percettori di disoccupazione.

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42 6.2 La retribuzione media per occupato

Essa viene ricavata dall’indagine IT-SILC 2013 per quanto riguarda l’imponibile medio lordo Irpef (senza i contributi) dei lavoratori dipendenti per l’area Centro, la regressione semi-logaritmica fornisce questi parametri (la variabile dipendente è espressa in logaritmi) :

Tabella 9 Coefficienti delle variabili regredite sull'imponibile IRPEF medio lordo dei lavoratori dipendenti (Fonte IT-SILC 2013)

lydipl Coef. Std.Err. t

eta .0410712 .0062504 6.57

eta2 -.0003668 .0000733 -5.01

medie -.0454216 .041007 -1.11

diploma .1106466 .0395906 2.79

laurea .3301601 .0436543 7.56

mesilav .1986574 .0045901 43.28

uomo .3117772 .017538 17.78 dipendente si applicano alle caratteristiche dei destinatari i coefficienti della regressione :

w^ = exp(0,4107)*eta + (-0,0003668)*eta2 + …..+ 6,207747 + 0,5*RMSE)

Il totale della tabella 11 riporta la stima del reddito lordo per un lavoratore dipendente in base a SILC-Istat 2013 per l’Italia centrale. Esso è ottenuto dalla moltiplicazione dei parametri di regressione per le caratteristiche medie delle persone partecipanti alle diverse misure.

Una delle variabili cruciali è costituita dai mesi di lavoro che, in base ai risultati della valutazione, un partecipante ha conseguito in più grazie all’intervento. Per semplicità impostiamo il calcolo su un anno medio. Prudenzialmente attribuiamo in caso di successo un numero variabile di mesi di lavoro a seconda delle diverse misure: la creazione d’impresa per almeno tre anni deve mantenere il livello occupazionale (quindi 12 mesi che saranno moltiplicati per tre nello schema ACB); gli incentivi in gran parte trasformano una occupazione precaria in una stabile, e quindi ipotizziamo facciano incrementare di 3 mesi la retribuzione annua del destinatario, considerando che un lavoratore a tempo determinato lavori 9 mesi l’anno in media .

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Tabella 10 Calcolo beneficio medio annuo in base ai mesi di lavoro annui teorici dei destinatari degli interventi

variabili workexperience reinserimento post-obbl

dipl creazione incentivi

In questo modo abbiamo ottenuto una stima del beneficio in caso di successo della politica attiva, che andremo ad applicare alle percentuali di successo sui casi trattati.

6.3 I costi di partecipazione al lavoro

In Italia la spesa per asili nido e scuole dell’infanzia a carico delle famiglie è il 20%

di quella totale, pari a circa 2700 euro a famiglia che usa il servizio9. Si deve tenere conto che le famiglie nel quintile più basso del reddito pagano di solito una quota ancora minore, pari al 25% di quella media e quindi di ca. 675 euro annui. Occorre calcolare la percentuale di famiglie disoccupate con bambini piccoli, che si può supporre simile alla distribuzione media regionale delle famiglie. In regione Marche delle 633mila famiglie, il 55% sono coppie con figli e di queste il 26.3% ha bambini fino a 5 anni; inoltre vi sono il 12.6% di famiglie mono-genitoriali, di cui il 12% ha figli piccoli. In via semplificata, assumeremo quindi che circa il 50% dei disoccupati avviati al lavoro abbia una propria famiglia e che il 12.5% (il 25% del 50%) abbia un figlio minore di 6 anni.

Per quanto riguarda il trasporto, i viaggi casa-lavoro sono in media attorno ai 18 km al giorno10: gli occupati che si recano al lavoro nelle Marche nel 63%

impiegano 15 minuti e per il 27% impiegano fino a 30 minuti. Inoltre in media il 61% usa l'auto e il 13% il trasporto pubblico. Con una velocità commerciale

9 Istat, Rapporto Annuale 2014.

10 Istat. Flussi di pendolari e tempo impiegato nel percorso casa lavoro.

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44 media tra pubblico e privato di 30 km l'ora avremmo per il primo gruppo una percorrenza giornaliera di 16 km e per il secondo gruppo di 32, che per 10 mesi all'anno dà la somma ponderata di 4000 km; questi, moltiplicati per un costo chilometrico di € 0,20 /km danno una spesa media di ottocento euro l'anno. Non tutti vanno in auto: il 61% usa l’auto, il 13.5% usa mezzo pubblico e il resto va in moto, bici e a piedi. Se il costo del trasporto pubblico è circa la metà di quello privato, il costo per recarsi al lavoro può essere considerato attorno ai € 600 annui.

6.4 Benefici derivanti da riduzione della criminalità

Nel capitolo 2 si è dato conto dei numerosi studi che sottolineano una correlazione tra disoccupazione e criminalità, benché non vi sia un rapporto diretto di causa-effetto. Esaminando le serie storiche Istat sulla giustizia, predisposte per il 150° anniversario dell’Unità, non è possibile conoscere la quota di crimini per condizione professionale degli autori (come pare sia possibile nella letteratura anglosassone).

Uno studio non recente ma quantitativamente pregevole ci aiuta a trovare un riferimento per l’Italia negli anni ‘9011. Dopo aver passato in rassegna la letteratura nazionale e internazionale, gli autori stimano la correlazione tra disoccupazione e criminalità e giungono al risultato che un incremento di 1% di disoccupazione conduce all’aumento di 118 furti e 12 rapine ogni 100mila abitanti.

Prendendo per buono questo studio, in mancanza di stime dei danni dei crimini comuni verso la proprietà (furti e rapine), si parte dal bilancio della Giustizia (7.9 mld euro nel 2013). Si considera solo la parte di bilancio relativa alla giustizia penale e civile (la metà, circa 4 miliardi) e la si suddivide per il numero di reati del 2013 (44mila rapine e 1,5 milioni di furti), ottenendo un costo di 2.600 euro a reato. Si tiene conto che nelle Marche i reati sono del 30% più bassi della media nazionale. L’1% di disoccupati nelle Marche corrisponde a 700 persone; 130 reati per 100mila abitanti corrispondono nelle Marche a circa 2000 reati per 700 disoccupati, cioè a un minor costo di 7.500 euro ogni disoccupato avviato al

11Vannini, Riccardo Marselli-Marco. "Quanto incide la disoccupazione sui tassi di criminalità?." Rivista di Politica Economica.

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45 lavoro. E’ alla fine un costo simile a quello adottato dal governo inglese, ma ovviamente è sottostimato in quanto i danni per la società non consistono solo nelle spese dell’amministraazione della giustizia.

6.5 La riduzione della spesa sanitaria

Abbiamo visto nel capitolo 2 che il Ministero del Lavoro inglese assume che il passaggio dalla disoccupazione all'occupazione riduca il ricorso al medico di base e i costi medici del 33%.

Proviamo ad applicare lo stesso criterio alle Marche. Sappiamo che in Italia il costo medio sanitario era di circa € 1.900 pro-capite nel 2013. Risulta allora che quando un disoccupato si sposta al lavoro va incontro a minori spese annuali per servizi sanitari di € 80012. Tralasciamo per il momento il peso dell'età e del reddito su queste spese o se la persona è disabile, per cui il vantaggio sarebbe ancora maggiore. Conteggiamo solo i benefici latenti e non quelli economici, per evitare doppio conteggio.

6.6 I trasferimenti

Una parte delle spese degli interventi FSE si traduce in trasferimenti ai destinatari. Alcuni esempi:

- i titolari di borsa lavoro percepiscono una indennità durante il programma, mentre gli imprenditori ospitanti usufruiscono di disponibilità di forza lavoro inesperta ma qualificata. In questo caso si imputa come beneficio il trasferimento al giovane lavoratore (750 euro per 6 mensilità) dedotti i costi di trasporto in proporzione; e si imputa come beneficio all’imprenditore l’equivalente di una risorsa lavorativa qualificata poco esperta e da formare, pari ad 1/3 di un lavoratore esperto, in proporzione ai mesi lavorati;

- in media il 40% delle risorse per la formazione retribuisce insegnanti che altrimenti non avrebbero lavorato; tale trasferimento rappresenta un beneficio;

- il 20-25% delle spese di intervento retribuisce coordinatori e impiegati delle agenzie formative; anche tale trasferimento rappresenta un beneficio;

12 Si risolve l’uguaglianza seguente: 1.900 euro=a*U + (1-a) E, con U : disoccupati; E:

occupati; U = 1.33E (dato che si suppone che la disoccupazione comporti un maggior ricorso a cure del 33%).

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46 - gli imprenditori che trasformano il contratto precario in contratto duraturo tramite l’incentivo beneficiano di una riduzione di costo;

questa riduzione viene ridotta di un 10% per i costi amministrativi;

- gli imprenditori che generano occupazione attraverso la creazione di impresa ottengono un incentivo in conto capitale. Poiché non si conosce la remunerazione del capitale delle imprese sopravvissute, si ritiene realistico attribuire all’imprenditore la parte di valore aggiunto equivalente all’occupazione aggiuntiva creata. Poiché il valore aggiunto a prezzi correnti è formato da salari e dal risultato lordo di gestione, e la quota che va al margine d’impresa è circa del 40%, si applica la seguente equivalenza per ricavare dai salari il margine dell’imprenditore: risultato di gestione = salari /(1 – 0,40) – salari.

Secondo la teoria, finanziare programmi di welfare costringe a tenere alte le tasse e questo induce la gente a lavorare meno. Questo effetto andrebbe calcolato per programmi aggiuntivi finanziati con un incremento fiscale.

Nell’analisi ACB Marche si assume un contesto regionale in cui non si usa direttamente la leva fiscale per finanziare i programmi FSE. Essi sono finanziati con la tassazione ordinaria nazionale: l’Italia finanzia la UE con l’1% di PIL (imposte indirette) e la UE redistribuisce quasi interamente l’equivalente in termini di Fondi Strutturali. L’importo dei programmi FSE è circa 15 mld su un bilancio di 142 e così l’equivalente peso fiscale sul cittadino (poche decine di euro) non è tale da spostare i comportamenti verso il lavoro e non viene considerato.

L’effetto delle politiche FSE nelle Marche considerate nell’analisi è stimato con tecniche controfattuali ed è già comprensivo degli effetti di sostituzione o di perdita di efficienza nel mercato del lavoro a livello micro. Non si ritiene di applicare quindi la perdita di efficienza dovuta alla leva fiscale nell’analisi ACB.

Non si ritiene altresì, per le considerazioni esposte nel capitolo 2, di applicare il moltiplicatore della spesa, per non duplicare effetti che sono già stati isolati e considerati separatamente.

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7. Il beneficio sociale netto

Le tabelle 12 e 13 riassumono rispettivamente i parametri di costo e beneficio fin qui ricavati e forniscono il primo risultato di analisi di costi-efficacia, comparando gli interventi in termini di efficacia sociale. Le tabelle sono l’interfaccia grafica del foglio di lavoro allegato, che contiene le formule utilizzate per i calcoli e che può essere utilizzato per successive modifiche e simulazioni. In tale schema si ma in fase di inflazione sostenuta le distorsioni sarebbero forti. In secondo luogo, lo scopo dell’indagine è raffrontare l’efficacia di interventi diversi. Lo sconto dei valori correnti allo stesso tasso di interesse non altererebbe la classifica, dato che si ipotizza che gli interventi siano distribuiti nel tempo in modo uniforme.

Il foglio di lavoro (tab.12 e 13) è diviso in sezioni.

La sezione A raccoglie i costi diretti per intervento FSE, cui si è aggiunta la spesa indiretta FSE (attività FSE di servizio e assistenza tecnica esclusi i CIOF) riproporzionata in base al peso degli interventi. In essa sono raccolte anche le percentuali di successo ricavate dall’analisi controfattuale e i corrispondenti valori assoluti nei sette anni di programmazione.

La sezione B, Costi di Gestione, attribuisce ad ogni intervento il costo del personale della Regione e degli Organismi Intermedi dedicato alla gestione del FSE. Si assume che il personale delle Province abbia lo stesso costo medio di quello regionale. A tale personale è stata attribuita la quota di costi di struttura dell’amministrazione regionale per unità di personale, desunta dal bilancio di competenza 2015 (acquisti beni e servizi del Settore 1 – Ordinamento Uffici diviso per il costo totale del personale). La quota di ribaltamento delle spese generali e di struttura è del 36%, criterio che è stato adottato anche per le Province, per i sette anni di funzionamento pieno del programma.

La sezione C raggruppa i costi di produzione del reddito di coloro che, avviati con successo al lavoro, incorrono nelle spese (riduzioni di benefici) di trasporto o di cura dell’infanzia (che in stato di disoccupazione non avevano).

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48 Per quanto riguarda i benefici, la sezione D stima a seconda dei tipi di intervento i redditi diretti generati per i lavoratori e per le imprese; i redditi indiretti degli insegnanti e delle agenzie formative (trasferimenti) e gli incentivi alle imprese. Si sono adottate le percentuali di successo delle valutazioni di impatto per i destinatari delle misure e si è ricavato il salario medio per caratteristiche del partecipante (genere, titolo studio, età, ecc.) usando Istat-Silc 2013 e lo si è applicato al numero di mensilità aggiuntive ottenute grazie alle politiche attive.

Infine la sezione E raccoglie e contabilizza i benefici sociali attribuibili agli interventi, sempre a seconda del tipo di destinatario coinvolto. Si tratta del minor costo delle indennità di disoccupazione a seguito del successo delle politiche attivate; della stima dei minori costi sanitari e del beneficio dovuto alla riduzione della criminalità attribuibile allo stato di disoccupazione.

Si ottiene per somma algebrica il rapporto benefici / costi, che rappresenta un primo risultato in termini di efficacia degli interventi e che li rende quantitativamente comparabili.

Tutti gli interventi confrontati evidenziano un risultato di efficacia sociale positivo, ma con dimensioni differenti.

L’efficacia è più forte (tre volte rispetto ai costi) nella formazione per il reinserimento degli adulti e nell’occupazione generata dalla creazione di nuove imprese.

L’efficacia sociale è media (i benefici sono 1,5 volte i costi) per le work-experiences e per la formazione post-obbligo e diploma.

L’efficacia è minima (ma pur sempre positiva) per gli incentivi alle trasformazioni in contratti duraturi.

Ciò che fa la differenza non è l’imputazione dei benefici sociali: già a livello dei soli benefici individuali l’efficacia è positiva e mantiene lo stesso ranking tra gli interventi.

La differenza è data invece dalla combinazione di tre fattori: la diversa percentuale di successo tra interventi; la diversa tecnologia di intervento (costi) e, infine, gli effetti distributivi dei benefici che i diversi tipi di intervento comportano. Ad esempio, le misure rivolte ai disoccupati nel caso del reinserimento hanno un impatto sociale molto forte per il buon successo relativo, per il basso costo e per il reddito generato (pur partendo da un livello salariale inferiore); nel caso della creazione d’impresa, per la durata del reddito

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49 generato dalle imprese sopravvissute (3 anni) e per la ricaduta sul reddito d’impresa generata dall’incentivo. Le misure rivolte agli inoccupati hanno una percentuale di successo relativamente minore, costi più elevati (specialmente le borse di lavoro) e ricadute sociali più basse (anche se il reddito generato, trattandosi di persone qualificate, è più alto). Infine, gli incentivi alla trasformazione dei contratti precari in permanenti non generano molto reddito per i lavoratori, che erano già occupati. Non ci sono elementi per indicare in quale misura queste trasformazioni nel breve periodo si traducano in progetti di vita quali nuove famiglie o attivazione di mutui, come pure ragionevolmente ci si aspetterebbe.

A voler essere precisi, si dovrebbe calcolare una diversa ripartizione delle spese di gestione tra interventi che si sono svolti nell’arco dei sette anni e interventi concentrati in 3-4 anni, come gli incentivi o la creazione d’impresa. Ma il rapporto finale non si sposterebbe di molto.

Analisi di sensibilità

Si prova pertanto ad usare la leva dei tre fattori suddetti per una prima analisi di sensibilità. Si cerca di vedere cioè qual è la variazione del rapporto benefici / costi al cambiamento di tre parametri:

- miglioramento degli impatti pari al 15% dei risultati ottenuti (attraverso una azione più mirata e il miglioramento della tecnologia degli interventi)

- riduzione dei costi di gestione del 15% (semplificazione bandi, riordino competenze tra province e regione e relative sinergie)

- miglioramento del 50% dei benefici sociali attraverso una più mirata azione verso destinatari bisognosi, un coordinamento con i servizi sociali, ecc.

I risultati sono riportati nella tabella seguente.

Tabella 11 Analisi di sensibilità del rapporto benefici / costi secondo diverse ipotesi ANALISI DI SENSIBILITA'

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50 Il rapporto B /C mostra la sensibilità maggiore al fattore di impatto: un piccolo miglioramento dell’efficacia dell’impatto degli interventi darebbe la maggior variazione del beneficio sociale.

Il fattore che fa variare meno il rapporto B / C – ma che comunque lo farebbe variare in modo importante - è la riduzione dei costi di gestione.

Due considerazioni conclusive.

L’analisi ACB è stata svolta con attenzione alla teoria economica e alle esperienze migliori reperite in letteratura. L’attribuzione dei costi e dei benefici è stata effettuata con la validazione dell’AdG circa le modalità di costruzione del processo e la scelta dei dati.

La maggior forza dell’approccio consiste nello sfruttare i risultati delle valutazioni controfattuali fatte da Regione Marche al fine di rendere abbastanza preciso il numero dei casi di successo, cui attribuire i benefici, senza dover ricorrere ad assunzioni arbitrarie quali la perdita di efficienza (deadweight).

Non va sottaciuto comunque che il ricorso ad assunzioni per la stima dei benefici sociali (salute, criminalità) rimane grossolano e suscettibile di ulteriori discussioni e miglioramenti. Tuttavia va detto che i costi stimati, allineati a quelli del Regno Unito, appaiono ragionevolmente prudenti e senza dubbio imprecisi per difetto, e non per eccesso.

Il risultato finale dell’analisi di efficacia è basato su una “finzione”, ovvero che i diversi interventi siano fungibili, e che un disoccupato “valga” tre trasformazioni contrattuali. In realtà sappiamo bene che gli interventi messi a confronto hanno destinatari diversi e che rispondono a rilevanti problemi sociali e di

Il risultato finale dell’analisi di efficacia è basato su una “finzione”, ovvero che i diversi interventi siano fungibili, e che un disoccupato “valga” tre trasformazioni contrattuali. In realtà sappiamo bene che gli interventi messi a confronto hanno destinatari diversi e che rispondono a rilevanti problemi sociali e di