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Alcune osservazioni sulla relazione tra Ambidexterity e performance aziendale

4. Analisi e risultati

4.7. Alcune osservazioni sulla relazione tra Ambidexterity e performance aziendale

Dall’analisi condotta nei paragrafi precedenti sulle relazioni concretamente esistenti tra l’orientamento imprenditoriale e le diverse variabili dipendenti sovra indicate, si può affermare che il perseguimento di un approccio ambidestro conduca, generalmente, a performance superiori. Si è infatti rilevata la presenza di legami discretamente forti e significativi tra l’ambidexterity e le variabili di output prese in esame, tanto da poter comprovare, coerentemente con quanto rilevato in letteratura, l’importanza per qualsiasi impresa di favorire l’opportuno bilanciamento tra exploration ed exploitation. Nel capitolo d’apertura del presente lavoro (si veda in particolare il paragrafo 1.2) si sono approfonditi i principali contributi aventi ad oggetto riflessioni ed indagini sull’ambidestrismo; numerosi studi affermano che, per garantire la sopravvivenza e la crescita aziendale, è necessario operare il giusto bilanciamento tra attività esplorative e di sfruttamento. L’impresa non deve operare una scelta tra l’innovazione incrementale e quella radicale ma deve strutturarsi per poter gestire entrambi gli approcci, exploratory ed exploitative, con appropriate iniziative ed idonei sistemi organizzativi. Non è sufficiente saper essere in grado di operare piccoli miglioramenti ed incrementare l’efficienza se, dall’altra parte, non si sperimenta, ricercando la novità e l’originalità. Per poter denominare un’organizzazione ambidestra, questa deve aspirare all’equilibrio tra i due orientamenti, perseguendo il bilanciamento tra esplorazione e sfruttamento; ma oltre a ciò, è necessario che spinga

148 efficacemente verso tali direzioni, nel senso che bassi livelli di exploration ed exploitation, sebbene bilanciati tra loro, non fanno di un’impresa un’organizzazione ambidestra. In altre parole, è importante perseguire congiuntamente l’exploration e l’exploitation, impegnandosi sufficientemente su entrambe le attività, poiché altrimenti, sotto certe soglie , non si conseguono performance soddisfacenti.

Alla luce delle considerazioni qui esposte, si è ritenuto doveroso operare delle supplementari analisi statistiche al fine di apprezzare in modo compiuto il reale orientamento degli imprenditori esaminati verso l’ambidestrismo e le relazioni esistenti tra tale atteggiamento e la prestazione aziendale. Nelle indagini illustrate precedentemente, la variabile ambidexterity è stata rappresentata da un indicatore idoneo a ricomprendervi, al suo interno, sia l’approccio verso le attività exploitative sia verso le attività exploratory, di modo da identificare e quantificare l’impegno effettivo del soggetto verso l’esplorazione e lo sfruttamento. Tuttavia, ribadendo la rilevanza che l’elemento del bilanciamento ha nel concetto e nel significato di ambidexterity, si è pensato di svolgere delle ulteriori verifiche con la finalità di accertare non solo la dimensione di utilizzo dei due differenti orientamenti, ma altresì la capacità dell’imprenditore di equilibrare questi diversi approcci. Si è quindi realizzato un indicatore ad hoc capace di riflettere il bilanciamento effettivamente realizzato tra esplorazione e sfruttamento: | | . Osservando tale indice, si nota che esso può assumere valori compresi tra 0 ed 1, raggiungendo l’unità in caso si rilevi il medesimo impegno profuso verso l’esplorazione e verso lo sfruttamento. Analogamente, si può affermare che tende ad uno quando più si spinge verso l’ambidestrismo, mentre si avvicina a zero nel caso di forte disequilibrio tra i due orientamenti.

Si è proceduto al calcolo di ulteriori correlazioni e modelli di regressione lineare con lo scopo di approfondire e verificare l’esistenza e la forza delle relazioni tra le variabili d’interesse per la presente ricerca. Nello specifico, si sono poste come variabili dipendenti gli indici di performance di volta in volta oggetto d’analisi e come variabili esplicative si sono considerate due misure: l’indicatore utilizzato nelle precedenti indagini, indicativo della dimensione di utilizzo di exploration ed exploitation, ed il nuovo indice, sovra esplicitato, espressione del bilanciamento tra le differenti attività. Così, si è potuto disaminare, in modo maggiormente compiuto e corretto, l’orientamento ambidestro effettivamente perseguito dagli imprenditori, studiando altresì le relazioni esistenti tra ambidexterity e la performance aziendale. Queste nuove analisi si sono focalizzate sullo studio dei legami tra il nuovo indice di ambidestrismo e la prestazione innovativa, tra ambidexterity ed il grado di internazionalizzazione e, infine, tra ambidestrismo e gli indicatori economico-finanziari.

Seguono in tabella 4.20 i risultati delle correlazioni: da una parte vi sono indicati il coefficiente di correlazione e la significatività delle relazioni tra l’indice precedentemente considerato (sommatoria di exploration ed exploitation) e le variabili dipendenti; dall’altra, gli esiti delle correlazioni lineari tra il nuovo indice di ambidexterity e le medesime variabili di output.

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Tabella 4.20: correlazioni riguardanti l’Ambidexterity

VARIABILI INDIPENDENTI

VARIABILI DIPENDENTI EXPLORATION + EXPLOITATION

PERFORMANCE INNOVATIVA: Correlazione: 0,132 Correlazione: 0,105

percentuale di fatturato proveniente

da nuovi prodotti Significatività: 0,503 Significatività: 0,595

INTERNAZIONALIZZAZIONE: Correlazione: 0,081 Correlazione: -0,080

percentuale di fatturato conseguito

all'estero Significatività: 0,676 Significatività: 0,681

INDICATORE ECONOMICO:

Correlazione: 0,205 Correlazione: -0,026

fatturato Significatività: 0,143 Significatività: 0,447

INDICATORE ECONOMICO:

Correlazione: 0,213 Correlazione: 0,078

ebitda Significatività: 0,134 Significatività: 0,344

PERFORMANCE ECONOMICO-

FINANZIARIA: Correlazione: -0,295 Correlazione: -0,023

ROA Significatività: 0,060 Significatività: 0,452

PERFORMANCE ECONOMICO-

FINANZIARIA: Correlazione: -0,294 Correlazione: 0,161

ROI Significatività: 0,072 Significatività: 0,216

Fonte: nostra elaborazione

I nuovi risultati confermano quanto rilevato in precedenza relativamente alla relazione tra l’approccio imprenditoriale verso exploration/exploitation e la performance innovativa; al crescere dell’orientamento verso l’ambidestrismo, cresce il fatturato proveniente dall’introduzione di nuovi prodotti. Allo stesso modo, non si registra un impatto significativo dell’ambidexterity sul grado di internazionalizzazione dell’azienda.

Per quanto riguarda la performance economico-finanziaria, si osservino i risultati significativi, ovverosia quelli relativi all’indice di ambidestrismo basato sulla sommatoria tra exploration ed exploitation; si evidenzia la presenza di correlazioni negative tra l’orientamento imprenditoriale e

| |

150 ROA/ROI che possono essere giustificate da un volume di investimenti più elevato per le imprese fortemente impegnate nell’ambidexterity, così come discusso nella parte conclusiva del paragrafo 4.6.

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Conclusioni

L’obiettivo principale del presente lavoro è quello di dare un contributo originale al filone di studio che approfondisce i temi dell’exploration, dell’exploitation e dell’ambidexterity, cercando di dimostrare con osservazioni empiriche che l’orientamento imprenditoriale verso le suddette attività ha un reale e significativo impatto sulla performance aziendale. Con le indagini statistiche illustrate nel precedente capitolo si sono volute avvalorare le ipotesi di ricerca sulle quali si è costruito lo studio e confermare l’esistenza di un legame tra l’atteggiamento dell’imprenditore ed il risultato conseguito dall’azienda di cui è a capo. Nello specifico, si è ritenuto interessante valutare, nell’ordine: la performance innovativa, ossia i ritorni economico-finanziari direttamente ascrivibili ai nuovi prodotti; il grado di internazionalizzazione, ovvero la capacità dell’impresa di costruirsi un ruolo attivo anche nel panorama internazionale, riuscendo dunque a scavalcare i confini italiani e a crearsi un mercato anche all’estero; l’insieme di relazioni costituitesi negli anni dall’organizzazione da cui essa può trarre suggerimenti ed ispirazioni, laddove ciascun membro di tale rete può diventare un partner nel processo di crescita e di miglioramento aziendale; infine, il volume d’affari e la prestazione finanziaria, stimati mediante alcuni indicatori quali il fatturato, l’Ebitda, ROA e ROI.

Prima di riassumere quanto emerso con il calcolo delle correlazioni e con la stima dei modelli di regressione lineare, è necessario ricordare alcune peculiarità del campione di imprenditori su cui si sono incentrate le indagini. Si sono rilevati valori piuttosto elevati sia per l’exploration che per l’exploitation, a dimostrazione del fatto che i soggetti analizzati presentano un significativo impegno ed una rilevante attenzione verso le attività innovative. Inoltre, constatando la presenza di un’associazione lineare positiva tra le osservazioni riguardanti l’esplorazione e lo sfruttamento, si è potuto affermare che gli imprenditori campionati sono soggetti virtuosi, capaci di perseguire efficacemente l’ambidexterity. Questo aspetto rappresenta un importante presupposto per avvalorare tutte le altre analisi che sono state ivi condotte, in quanto consente di poter trarre conclusioni sia sull’impatto che singolarmente ciascun orientamento, exploratory ed exploitative, ha sulle variabili di output, sia in merito alle implicazioni che ha il perseguimento dell’ambidestrismo su quelle stesse variabili.

Relativamente alla presupposta esistenza di una relazione tra l’orientamento imprenditoriale e la performance innovativa, qui rappresentata dalla percentuale di fatturato riconducibile ai nuovi prodotti/servizi, le indagini statistiche realizzate sui dati raccolti hanno confermato il legame tra le due variabili. Si è infatti evidenziata la tendenza a veder crescere congiuntamente i due valori, soprattutto se si prendono ad esame le relazioni tra l’exploration ed il fatturato e tra l’ambidestrismo e le entrate derivanti dalla nuova offerta aziendale. Nonostante i rapporti non possano dirsi fortemente significativi a causa del mancato raggiungimento delle soglie prestabilite, è comunque da rilevare

152 questa propensione; l’imprenditore quanto più è capace di perseguire congiuntamente attività exploitative ed exploratory, tanto più vedrà crescere i ritorni economici ascrivibili ai nuovi prodotti/servizi realizzati. Questo equivale ad affermare che l’atteggiamento effettivamente tenuto dall’imprenditore ha delle concrete ripercussioni sui risultati dell’innovazione realizzati dall’azienda che conduce. In altre parole, le analisi avvalorano l’idea, in coerenza con quanto espresso dalla letteratura di riferimento, che la percentuale di fatturato derivante dal rinnovato portafoglio prodotti dell’azienda tende ad aumentare al crescere dell’impegno realmente profuso verso l’exploration e l’exploitation. Le indagini empiriche forniscono dunque una risposta positiva alla prima domanda di ricerca (si veda paragrafo 3.1) cui si cerca di dare riscontro con il presente studio: l’esistenza di concrete implicazioni tra l’orientamento imprenditoriale verso l’esplorazione e lo sfruttamento e la prestazione innovativa realmente conseguita .

Dalle informazioni acquisite dai questionari si evince che i soggetti particolarmente attenti all’innovazione più radicale, si pongono più frequentemente in contatto con università e i centri di ricerca per lo sviluppo di nuovi prodotti. Diversamente, gli imprenditori che concentrano la loro attività nel miglioramento e nel potenziamento della preesistente offerta aziendale interagiscono più frequentemente con i clienti e con i laboratori di test per ottenere suggerimenti e supporto nella realizzazione di prodotti innovativi.

Lo studio dei processi di internazionalizzazione delle aziende, ergo l’atteggiamento delle imprese analizzate nei confronti dell’estero, nonché le attività concretamente perseguite e realizzate al di fuori dei confini nazionali, ha dato i risultati meno apprezzabili. Sono state infatti rilevate correlazioni di debole intensità tra l’orientamento imprenditoriale verso l’esplorazione e lo sfruttamento ed il fatturato conseguito all’estero. Su questo si può pensare abbia avuto un certo peso la composizione del campione: da una parte, le realtà considerate sono caratterizzate da una dimensione medio-piccola che senza dubbio rappresenta un fattore di forte deterrenza nello sviluppo di efficaci strategie di internazionalizzazione; d’altra parte, all’interno dello stesso campione vi sono imprese che fondano sull’export tutta la propria politica commerciale ed altre, al contrario, che invece destinano l’intera offerta di prodotti e servizi al mercato domestico. La presenza di organizzazioni così differenti in considerazione a tale aspetto si può ritenere abbia avuto una certa importanza nel determinare risultati così deboli sul legame in discussione.

Le analisi delle relazioni abitualmente poste in essere dagli imprenditori ha dato importanti spunti di riflessione, in quanto si segnalano correlazioni significative e di forte intensità tra le variabili in gioco. Le informazioni raccolte suggeriscono che i soggetti maggiormente orientati al perseguimento dell’esplorazione o all’ambidestrismo sono coloro che interagiscono più spesso con i propri collaboratori, attribuendo ad essi un elevato valore. Questo dato non fa che confermare quanto espresso in letteratura (Tushman e O’Reilly, 1996) relativamente all’importanza di coinvolgere tutti i livelli aziendali nei processi di sviluppo di nuovi prodotti e nella ricerca del giusto bilanciamento tra esplorazione e sfruttamento. Si è rilevato altresì un modesto legame tra l’orientamento imprenditoriale

153 verso exploration ed exploitation ed il valore dei rapporti con i consulenti d’azienda; mettendo a disposizione dell’organizzazione le proprie competenze e l’elevata professionalità, tali soggetti possono divenire partner importanti per l’impresa, anche nello sviluppo del progresso e dell’innovazione. Inoltre, si evidenzia che gli imprenditori che incoraggiano l’azienda nel perseguimento dell’ambidexterity, tendono a porsi frequentemente in contatto con Università e centri di ricerca. Lo studio della rete di relazioni dell’azienda evidenzia dunque l’importanza ricoperta da alcuni soggetti nel perseguimento efficace dell’orientamento imprenditoriale verso le attività exploitative ed exploratory; è emerso che coloro i quali presentano un atteggiamento proattivo verso l’ambidexterity, pongono particolare attenzione ai collaboratori, ai consulenti d’azienda, alle Università e ai centri di ricerca. Questi attori possono dunque essere considerati al centro dei contatti più frequentemente attivati nell’esercizio delle consuete funzioni aziendali, nonché i soggetti cui viene attribuito un elevato valore dagli imprenditori che presentino uno spiccato orientamento verso l’esplorazione e lo sfruttamento. Attraverso lo studio delle correlazioni più significative, si è quindi venuta a delineare la trama delle relazioni che lega gli imprenditori agli interlocutori cui l’impresa potrebbe aver interesse ad interagire; inoltre, si è provveduto a rispondere alla domanda di ricerca concernente appunto le caratteristiche della rete di relazioni dell’azienda (si veda, anche qui, il paragrafo 3.1 dove vi sono esplicitate le domande di ricerca).

Da ultimo, si presenta quanto emerso relativamente al legame esistente tra l’orientamento imprenditoriale e la performance economico-finanziaria. Le indagini statistiche suggeriscono che i soggetti ambidestri o coloro che si concentrano maggiormente sulle attività esplorative determinano una prestazione molto positiva nelle imprese dove sono a capo. Si registra infatti un incremento del valore del fatturato e dell’Ebitda al crescere dell’impegno e della propensione dell’imprenditore verso l’ambidestrismo o verso il perseguimento dell’exploration. Questi risultati provvedono a fornire nuove evidenze empiriche relativamente al supposto effetto positivo che l’ambidexterity ha sul volume d’affari realizzato dalle aziende in esame. Si avvalora infatti quanto espresso ed analizzato nei contributi che hanno studiato l’exploration e l’exploitation, confermando che l’orientamento dell’imprenditore verso le due attività abbia concrete implicazioni sui ritorni economico-finanziari dell’azienda; quanto più ci si impegna verso il perseguimento dell’ambidexterity, tanto più l’impresa può aspirare al conseguimento di prestazioni superiori.

Alla luce delle valutazioni svolte, vi si evidenziano alcune implicazioni pratiche per gli imprenditori; quanto dimostrato infatti li dovrebbe portare ad essere maggiormente consapevoli della necessità e dell’importanza di perseguire congiuntamente l’exploration e l’exploitation e dovrebbe dunque costituire uno stimolo ed un incoraggiamento affinché l’organizzazione spinga all’ambidestrismo. Le analisi condotte sul campione di imprenditori su cui è stata svolta la ricerca hanno messo in luce la presenza di un effettivo legame positivo tra l’orientamento imprenditoriale verso l’esplorazione e lo sfruttamento e la performance aziendale. Sono pochi i contributi che hanno cercato di portare dirette evidenze empiriche per la convalida di tale ipotesi, sebbene la suddetta

154 relazione sia stata ampiamente enfatizzata e confermata, teoricamente, nella letteratura di riferimento; in questo senso, il lavoro in discussione si propone di fornire un ulteriore riscontro del valore ricoperto dall’ambidexterity nella sopravvivenza e nello sviluppo di qualsiasi azienda.

Ci si propone dunque di esprimere brevemente le considerazioni finali che possono esser tratte da questo studio, rifacendosi agli specifici risultati cui si è pervenuti. L’imprenditore ricopre, senza dubbio, un importante ruolo nella performance aziendale ed il suo orientamento verso le attività esplorative e di sfruttamento impatta sui risultati innovativi, di internazionalizzazione ed economico- finanziari concretamente conseguiti; tuttavia, è chiaro che tale aspetto non appare, da solo, sufficiente a spiegare le differenti prestazioni realizzate dalle aziende. Il fatto di aver rilevato la presenza di correlazioni positive tra le variabili di output e l’atteggiamento dell’imprenditore conduce ad acclarare la presenza di concreti segnali che vanno nella direzione attesa dalle domande di ricerca; d’altra parte l’orientamento imprenditoriale non riesce a spiegare compiutamente le diversità che caratterizzano le organizzazioni esaminate. Questo porta ad affermare che, al conseguimento di certe performance, concorrano, oltre all’orientamento imprenditoriale verso l’exploration e l’exploitation, anche altri elementi quali la configurazione aziendale, il particolare contesto in cui è inserita l’impresa, il management, la strutturazione dei processi, l’organizzazione e la modalità di gestione del personale, e così via.

In ultima analisi, si ritiene interessante svolgere alcune considerazioni finali in merito ai principali limiti della ricerca condotta e ai possibili sviluppi futuri. Una delle critiche che potrebbe essere mossa al presente lavoro è quella relativa alla problematica del gap temporale esistente tra la realizzazione delle interviste, da cui si è desunto l’orientamento imprenditoriale all’exploration e all’exploitation, ed il rilevamento delle altre variabili che assumono, nella struttura di ricerca, il ruolo di variabili dipendenti. Proprio con la finalità di ovviare a tale inconveniente, dipendente dalle caratteristiche delle osservazioni a disposizione, si è pensato di inserire il tempo tra le variabili esplicative dei modelli di regressione lineare, così da poter in qualche modo controllare l’eventuale effetto che potrebbe avere sullo studio delle correlazioni tra le variabili. Inoltre, si ritiene che l’orientamento imprenditoriale possa definirsi comunque come un elemento che non varia in maniera molto significativa da un anno all’altro, in quanto è un fattore riconducibile alle caratteristiche peculiari del soggetto, non facilmente modificabile.

Un secondo elemento di criticità che può essere sollevato relativamente alla struttura del lavoro riguarda il fatto di aver collegato l’orientamento imprenditoriale alla prestazione aziendale in modo diretto. Sebbene si possa pensare sia stato azzardato porre in relazione i due, si possono tuttavia portare esempi di eccellenti contributi e di articoli pubblicati nei top journal che hanno analizzato e verificato questo stesso legame. Uno tra tutti, si può richiamare lo studio di Kollmann e Stockmann (2012) sul gap esistente tra l’orientamento imprenditoriale e la performance, nel quale si è proposta proprio l’innovazione exploitative ed exploratory quale requisito idoneo a mediare tale relazione. L’orientamento imprenditoriale si può infatti definire come la forza capace di trainare le attività

155 effettivamente perseguite dall’organizzazione; esso si riflette nella cultura e nei processi aziendali, determina le strategie e le principali decisioni dell’impresa e modella i comportamenti individuali dei membri dell’azienda. Dunque, l’orientamento imprenditoriale impatta sulla prestazione aziendale e può condurre a performance superiori (Kollmann e Stockmann, 2012: 2).

Infine, si propone quello che potrebbe costituire un interessante sviluppo connesso con il presente studio. Un’evoluzione al presente lavoro potrebbe essere rappresentato dal fatto di poter analizzare non più dati puntuali come quelli qui utilizzati nella realizzazione di questa ricerca, ma di comprendere e studiare la loro evoluzione nel tempo, per catturare come le variabili mutano al mutare delle altre, prendendo a riferimento un arco temporale più ampio. Si potrebbero condurre più interviste a cadenza annuale per vedere se gli eventuali corsi di formazione, i master frequentati o le diverse esperienze maturate dagli imprenditori modificano l’impegno e l’attenzione verso le attività exploitative ed exploratory. Parallelamente a questo, si dovrebbero poi rilevare come evolve la performance innovativa, il grado di internazionalizzazione, la rete di relazioni e la prestazione economico-finanziaria, di modo da osservare i cambiamenti nel tempo, nonché la capacità di crescita e di progresso delle aziende esaminate. Secondo questa prospettiva, il presente studio si configura come uno stimolante punto di partenza per eventuali e possibili sviluppi futuri.

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Appendici

Appendice A: Vocabolario EXPLOITATION con riferimenti bibliografici

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