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LA PRESENZA DEGLI ESULI AFRICANI IN CAMPANIA NEL V SECOLO

P. Arthur, C De Mitri, E Lapadula, Nuovi appunti sulla circolazione della ceramica

38. Nell’epistola V Paolino fa riferimento in modo esplicito al clero africano e scrive: Afr

3.6 Alcune testimonianze epigrafiche

377 Ibidem, p. 129.

378 Ibidem, p. 155; cfr. anche M. Amodio, Note sulla presenza di stranieri cit., p. 1113-

1114. Maria Amodio ha evidenziato come gran parte dei frammenti di coperture mosaicate siano stati ritrovati soprattutto nell’area della galleria A 41, cosa che potrebbe far pensare ad un’area scelta dagli africani per le sepolture. Questa tesi è avvalorata dal confronto con alcuni mosaici pavimentali a decorazione geometrica rinvenuti nell’insula del Duomo di Napoli. Risalenti al V secolo, essi rivelano rimandi costanti all’arte musiva africana e fanno pensare ad un rapporto stretto, anche se non esclusivo, tra la città campana e l’Africa, che tuttavia sembra aver contribuito alla diffusione del mosaico geometrico policromo anche in altre zone dell’Occidente, come l’Italia costiera, soprattutto alto-adricatica, la Spagna e la Sicilia.

379 M. Amodio, Note sulla presenza di stranieri cit., p. 1113-1114. Maria Amodio fa notare

come nella città partenopea, a seconda del momento storico, abbiano prevalso determinate tendenze artistiche piuttosto che altre e ricorda come l’influenza africana, predominante nel corso del V secolo, fu sostituita nel secolo successivo da quella orientale, frutto della mutata realtà storica e della progressiva riunificazione del Mediterraneo sotto il dominio bizantino operata da Giustiniano.

380 A. Ambrosio, Pellegrinaggi e itinerari dei santi nel Mezzogiorno tra Medioevo ed Età

Moderna, in <<Quaderni medievali >> 46 (1998), pp. 233 – 241; G. Petralia, Santi e mercanti nel Mediterraneo latino medievale: note diacroniche in Medioevo Mezzogiorno Mediterraneo volume I - Studi in onore di Mario Del Treppo, a cura di Gabriella Rossetti e

Giovanni Vitolo, Liguori, Napoli 2000, pp. 89-111; M. Amodio, La componente africana cit., pp. 43-50 e 69-166.

129 Nel corso del V e del VI secolo si diffusero in tutto il bacino del

Mediterraneo nomi di varia provenienza che con il tempo persero la loro originaria connotazione etnica. Nel caso di Napoli stabilire se un nome di origine africana possa indicare l’effettiva provenienza di una persona dall’Africa risulta ancora più difficile, non solo perché si tratta di una città portuale, frequentata e abitata nel corso dei secoli da diverse componenti etniche, ma soprattutto per la scarsità della documentazione epigrafica. L’allusione all’origine africana del personaggio, quasi sempre presente nelle iscrizioni ritrovate a Roma o ad Aquileia, compare solo molto raramente in quelle rinvenute a Napoli, dove l’unico caso documentato si riduce a un’epigrafe del V secolo attribuibile a un ebreo africano ritrovata nel cimitero giudaico di Corso Malta381. L’uomo, omonimo del vescovo di Abitine, è identificato come Gaudiosus senior civis Mauritaniae. Il nome rientra in quelli di origine africana per il suffisso in –osus, ricorrente in Numidia e Mauritania e attestato anche a Cartagine. In Campania ne esistono esempi in alcune epigrafi databili tra la seconda metà del V e i primi decenni del VI, una proveniente da Fontanarosa (nel territorio di Conza) e l’altra da Cimitile382

. Tracce di ebrei africani sono state ritrovate anche a Roma, dove nella catacomba di Villa Torlonia è attestato un Massimo proveniente da Thabraca, nella Proconsolare, e forse in Sardegna, dove si è suggerita un’origine africana per la defunta Gaudiosa attestata a Porto Torres383.

Le iscrizioni del cimitero di Corso Malta non consentono di valutare quanti fossero i giudei africani a Napoli né di stabilire come e quando si sarebbero insediati in città; ancora più difficile è comprendere se avessero o meno contatti con i cristiani africani giunti a Napoli in seguito alle persecuzioni vandaliche insieme a Quodvultdeus, il quale nelle sue opere attacca più volte i giudei.

È complicato anche capire come mai il mauretano Gaudioso si trovasse nella città campana; in quel periodo il mercato napoletano era dominato dai prodotti africani, e forse Gaudioso era dedito a attività commerciali, occupazione prevalente delle comunità giudaiche in Africa, sia che fossero

381 Ibidem, p. 54; EAD., Note sulla presenza di stranieri cit., p. 1118-1119. 382 EAD., La componente africana cit., p. 54.

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130 insediate nelle zone portuali ricche di traffici, sia che operassero in zone più

interne, agricole, che destinavano agli scambi i loro prodotti384. La Mauretania, in particolare, si presentava come una regione piuttosto prospera, dove era attestata una forte presenza giudaica385.

Se l’epigrafe di Gaudiosus non lascia dubbi circa la provenienza dell’uomo, più controversa è l’origine africana di altri due personaggi i cui nomi sono stati pure rinvenuti su lastre di pietra nel cimitero di Corso Malta. Si tratta di un uomo, Beniamin Kesareus, e di una donna, Erena. Per quanto riguarda Beniamin, si sa con certezza che egli giunse a Napoli da Cesarea. Ma questa città è la Cesarea palestinese o l’omonima località che si trovava in Mauretania? Le opinioni degli studiosi sull’argomento divergono ed è pertanto difficile stabilire se si tratti di un ebreo africano oppure no386. Lo stesso vale per Erena, il cui nome appare ampiamente attestato fra le iscrizioni giudaiche in Cirenaica, cosa che però non basta a provare con certezza l’origine africana della defunta387

.

Oltre a quelle di Corso Malta, un’altra epigrafe napoletana ha attirato l’attenzione degli studiosi: si tratta di un’iscrizione presente nella chiesa di Santa Restituta e dedicata al Sanctus Abbas Habetdeus, probabilmente attribuibile a un membro del clero africano in esilio morto nel 468. La composizione teoforica del nome, che è ampiamente attestato in Africa, e il fatto che esso mostri nei casi documentati in Italia una connotazione africana più forte rispetto, ad esempio, anche a quella insita nel nome di Gaudiosus, gioca a favore di questa ipotesi388. Tale testimonianza epigrafica

384 Sull’effettiva presenza di ebrei nell’area di Napoli, Pozzuoli e Nola cfr. E. Serrao, Nuove

iscrizioni da un sepolcreto giudaico di Napoli, in <<Puteoli. Studi di Storia antica>>, XII-

XIII, 1988-1989, pp. 116-117; E. Miranda, Iscrizioni giudaiche nel napoletano, in Roma,

la Campania e l’Oriente cristiano antico. Atti del Convegno di studi (Napoli, 9-11 ottobre

2000), a cura di L. Cirillo- G. Rinaldi, Napoli 2004, pp.189-192. La Serrao ricorda che l’unica fonte del V secolo che attesti la presenza di giudei in area napoletana è l’epistola 38 di Uranio, la quale fa riferimento agli ebrei che seguono il feretro di Paolino da Nola e che successivamente partecipano come neophyti ai funerali di Giovanni I, vescovo di Napoli.

385 C. Gebbia, Le comunità giudaiche nell’Africa romana antica e tardoantica, in L’Africa

romana III, 1986, pp. 101-112; E. Solin, Gli ebrei d’Africa: una nota, in L’Africa Romana.

Atti dell’VIII covegno di studio (Cagliari 14-16 dicembre 1990), a cura di A. Mastino, Sassari 1991, pp. 615-623.

386 E. Serrao, Nuove iscrizioni cit., pp. 105-106; E. Miranda, Iscrizioni giudaiche nel

napoletano, cit., p. 203.

387 E. Serrao, Nuove iscrizioni cit., pp. 109-111.

388 Sul nome cfr. I. Kajanto, Onomastic Studies n the Early Christian Inscriptions of Rome

and Carthage, Helsinki 1963, pp. 101-103 e p. 116; M. Amodio, La componente africana

131 acquista, quindi, particolare valore, poiché avvalorerebbe la tesi dell’arrivo

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