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Alcuni riferimenti general

Fonte: INEA.

4.2 La competitività in agricoltura

4.2.1 Alcuni riferimenti general

Il tema della competitività in agricoltura è tornato ad essere di grande interesse con la riforma Fischler e con la progressiva riduzione delle protezioni alle imprese da parte della politica (evoluzione delle regole dei mercati internazionali, liberalizzazione del commercio, disaccoppiamento degli aiuti comunitari ecc.). In realtà, a voler leggere con attenzione le diverse fasi evolutive delle politiche di sviluppo e di regolamentazione dei mercati negli ultimi decenni, l’obiettivo del miglioramento della competitività del settore agricolo italiano è stato costantemente perseguito, anche se nel tempo è stata data maggiore enfasi all’una o all’altra delle componenti che la caratterizzano.

La competitività, infatti, è un concetto complesso che tradizionalmente viene riferito a “…la capacità di acquisire e conservare, con profitto, una quota di mercato…” (Pitt e Lagnevik 199845), ma che contiene in sé numerosi altri elementi costitutivi oltre il mercato, quali l’allocazione razionale delle risorse aziendali, il peso della concorrenza, il valore del consumatore, la spinta al benessere della collettività, la discriminante del territorio e del suo tessuto sociale.

Pertanto, con una visuale che parta dall’interno dell’impresa è utile analizzare la competitività verificando le modalità di utilizzo delle risorse interne e la strategia che viene scelta dall’imprenditore per “... generare

nel tempo, grazie alla propria attività, un flusso di benefici economici almeno pari al costo opportunità delle risorse” (Sabbatini 200646).

La verifica prospettica delle scelte del conduttore può essere ulteriormente passata al vaglio delle teorie del marketing secondo cui i due fattori che influenzano maggiormente la competitività sono da una parte il prezzo e dall’altra la qualità: la capacità competitiva, in questo senso, è la strategia che l’azienda esprime attraverso la realizzazione di un prodotto con le medesime caratteristiche di qualità della concorrenza, ma a un prezzo inferiore (Porter, 1990)47.

Tuttavia, pur globale, il mercato dell’azienda agricola appare ricco di peculiarità e tipizzazioni. La differenza esistente tra le singole filiere, le rendite di posizione tipiche di alcuni prodotti, ma anche il peso nettamente diverso della concorrenza estera, oppure la differenziazione geografica del prodotto costituiscono delle caratteristiche

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Pitts E., Lagnevik M., (1998), What determine food industry competitiveness?, In B. Traill, E. Pitts, Competitiveness in Food Industry, Blacky Academic and Professional, pp. 1-34.

46

Sabbatini, M., (2006), Competitività e strategie emergenti nelle imprese agricole, in Boggia A., Martino G., (a cura di), Agricoltura

e mercati in transizione, Atti del XLIII Convegno di studi SIDEA, Assisi, Franco-Angeli, Milano.

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80 presenti solo all’interno del settore agricolo. Seguendo la definizione elaborata da Cook e Brendahl (1991)48 la competitività dovrebbe assumere una diversa connotazione proprio in funzione del destinatario finale.

Da ciò ne consegue - secondo Mazzarino e Pagella (2003)49 - che l’impresa agraria è tanto più competitiva, quanto più vantaggiosamente riesce a stabilire un rapporto con il cliente diretto e quanto maggiormente riesce a contribuire al successo del prodotto finale, accentrando la definizione sul concetto di cliente, che diviene centrale per il successo dell’azienda. L’emergere delle esigenze del cliente finale, che sempre di più ha preso coscienza delle proprie necessità alimentari ha fatto sì che le richieste nel tempo siano andate verso il potenziamento della qualità, permettendo alle imprese agricole di riemergere quali vere responsabili, nel bene e nel male, della soddisfazione della clientela. La difficoltà nel creare questo rapporto, nel saperlo individuare e nel saperlo gestire è la carenza maggiore riscontrata dalla letteratura, nell’analisi della competitività del settore agricolo.

In una logica di espansione progressiva verso l’esterno dell’azienda e del settore agricolo, la valutazione della competitività è stata allargata negli ultimi tempi dal consumatore finale alla creazione di benessere per l’intera collettività, per cui la definizione non si deve incentrare soltanto sulla produzione di ricchezza per la collettività, ma anche sulla differenza tra le esternalità positive e negative che l’attività dell’azienda agricola produce sul sistema circostante. La capacità di rimanere con successo sul mercato è, quindi, solo la condizione necessaria, ma non sufficiente del concetto più evoluto di competitività che non può escludere, alla luce dell’attuale evoluzione del settore agricolo, il benessere della collettività, come misura necessaria e sufficiente di una nuova impresa agricola.

Nell’ottica, infine, di verificare le performance competitive dell’impresa collegandole all’ambiente nel quale è immersa, si può fare un sintetico riferimento al ruolo che ha il territorio inteso sia come luogo di azione che come ambito privilegiato di relazioni. Secondo Brunori (2003)50 il vantaggio competitivo ottenuto dall’impresa quando crea valore per il cliente riesce a mantenersi nel tempo in relazione alle risorse cui essa può attingere e fra queste risorse quelle più “durature” sono create socialmente all’interno di un territorio. Le imprese si territorializzano formando agglomerati produttivi perché la prossimità fisica e la numerosità sono fattori che consentono di difendersi dalla competizione in quanto inducono una riduzione dei costi (trasporto e circolazione delle informazioni) e innescano una serie di esternalità positive. Tuttavia questi elementi non spiegano completamente il vantaggio competitivo determinato dalla territorializzazione e vanno integrati con il concetto, appunto, di risorsa avanzata, cioè di una risorsa legata al capitale immateriale presente in un territorio e ai processi di apprendimento che si sono sviluppati localmente e di cui l’impresa è allo stesso tempo espressione e utilizzatrice.

48

Cook M. L., Bredahl M. E., (1991), “Agribusiness competitiveness in the 1990s: Discussion”, American Journal of Agricultural

Economics, 73(5):1472-1473.

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Mazzarino, S. e Pagella, M., (2003), Agricoltura e mondo rurale tra competitività e multifunzionalità, FrancoAngeli, Milano.

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81 Da tempo ormai le politiche di sviluppo europee, nazionali e regionali essendosi fatte ragione della bontà dell’approccio, hanno aderito a questa ottica di analisi che nelle sue espressioni di intervento pubblico è strettamente correlata alla nozione di sviluppo locale e ai temi più operativi della progettazione integrata e dell’approccio dal basso. É stata così promossa, sin dal 1991, l’Iniziativa Comunitaria Leader che più di ogni altro intervento rispecchia l’impostazione sopra descritta fino ad arrivare all’ultimo regolamento sullo sviluppo rurale (reg. CE 1698/2005) che dedica tre quarti dei finanziamenti previsti (i cosiddetti Assi 2, 3 e 4) alla promozione della sostenibilità dei processi agricoli e forestali, al miglioramento della qualità della vita nelle aree rurali, alla diffusione dell’approccio Leader su più vasta scala.