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Una misura della competitività: l’efficienza delle imprese agricole italiane

Fonte: INEA.

4.2 La competitività in agricoltura

4.2.2 Una misura della competitività: l’efficienza delle imprese agricole italiane

La rapida carrellata fin qui presentata delle diverse accezioni che può assumere il concetto di competitività, pur non essendo esaustiva, consente di affermare che voler rappresentare il posizionamento competitivo dell’agricoltura italiana è un obiettivo ambizioso e difficilmente conseguibile. Il presente Rapporto si propone quindi di affrontare nel tempo un aspetto alla volta in modo da riuscire a dettagliare sufficientemente ciascun ambito di analisi.

Si prende l’avvio dalla verifica delle performance interne delle imprese utilizzando come proxy della competitività gestionale il parametro della redditività ritenuto in grado di far emergere, mediante lo studio delle sue componenti, alcune inefficienze e punti deboli del settore produttivo agricolo.

A tal fine si sono utilizzate le informazioni tecnico-economiche aziendali rilevate attraverso la Rete di Informazione Contabile Agricola51 (RICA) nel 2007 le quali sono state rielaborate sulla base di una specifica metodologia messa a punto dal Centro per la formazione in economia e politica dello sviluppo rurale, Portici, in collaborazione con l’INEA52 nell’ambito di un progetto promosso in Basilicata dalla locale Agenzia regionale di Sviluppo (ALSIA).

Obiettivo dell’analisi è la valutazione del reddito netto aziendale reale (RN), sia complessivamente che nella sua espressione di remunerazione unitaria dei singoli fattori produttivi impiegati, realizzata mediante il confronto con il Reddito Netto di Riferimento (RNR), un valore standard ottenuto dalla somma delle remunerazioni dei fattori produttivi che lo compongono (terra, capitale e lavoro) a loro volta calcolati tenuto conto delle opportunità alternative di impiego realisticamente praticabili.Per il 2007, i criteri di calcolo adottati per le remunerazioni dei fattori sono stati fissati a: 9 €/h per il lavoro familiare, 3,6% per il capitale di esercizio e 1,7% per quello fondiario.

I valori unitari di remunerazione dei fattori sono stati utilizzati per calcolare:

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La RICA, Rete di Informazione Contabile Agricola, è lo strumento ideato dalla Commissione Europea allo scopo di conoscere l’evoluzione dei redditi dell’agricoltura europea e il funzionamento economico delle aziende agricole. Per maggiori informazioni si veda il Reg. (CE) n. 1217, del 30 novembre 2009, di istituzione della RICA comunitaria.

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82 Il Reddito Netto di Riferimento (RNR) aziendale53 che può essere definito come l’insieme delle remunerazioni dei fattori produttivi date le quantità impiegate e fissati i livelli delle remunerazioni unitarie di riferimento;

Il Reddito Netto di Riferimento (RNR) medio riferito a un gruppo di aziende;

L’Indice di Redditività (IR) che è ottenuto dal rapporto tra RN e RNR; ai fini della classificazione delle aziende si sono costituite quattro classi di redditività:

IR1 con IR<0,33 Redditività bassa IR2 con 0,33 <= IR < 0,66 Redditività medio-bassa IR3 con 0,66<=IR < 1 Redditività medio-alta IR4 con IR => 1 Redditività alta

In estrema sintesi, la metodologia messa a punto prevede la verifica della redditività mediante la costruzione di gruppi omogenei di aziende i cui risultati economici (RN) vengono rapportati alla redditività di riferimento (RNR) per calcolare l’indice di redditività (IR).

La valutazione dei livelli di redditività raggiunti dalle aziende analizzate non può che prendere avvio dalla loro distribuzione in classi di redditività (tab. 4.1).

Tab. 4.1 - Distribuzione del campione RICA 2007 per classi di redditività

Classi di redditività N. az distribuz. % SAU/az Ha RN/ha IR medio al lordo degli aiuti IR s medio al netto degli aiuti Remunerazione unitaria Lavoro Capitale Esercizio % Capitale Fondiario % IR 1 3.882 28,7 16,68 334,31 0,17 0,04 1,56 0,6 0,3 IR 2 3.133 23,1 23,87 718,61 0,49 0,29 4,42 1,8 0,8 IR 3 2.085 15,4 33,52 933,23 0,82 0,54 7,36 3,0 1,4 IR 4 4.434 32,8 56,69 2.240,71 2,67 2,11 22,89 12,9 4,7 Totale 13.534 100,0 34,05 1.527,59 1,35 1,01 10,33 8,1 2,8 Fonte: BD RICA 2007.

53 RTR_capf = RUR_capf*CAPFOND RTR_cap = RUR_cap*CAPESER RTR_lav = RUR_lav*LAVFAM

RNR = RTR_capf + RTR_cap + RTR_lav Dove:

RUR_capf = Tasso di remunerazione di riferimento del capitale fondiario RUR_cap = Tasso di remunerazione di riferimento del capitale di esercizio RUR_lav = Remunerazione di riferimento per ora lavoro

RTR_capf = Remunerazione totale di riferimento del capitale fondiario RTR_cap = Remunerazione totale di riferimento del capitale di esercizio RTR_lav = Remunerazione totale di riferimento del lavoro

RNR = Reddito netto di riferimento aziendale

CAPFOND = Capitale fondiario di proprietà dell’imprenditore CAPESERC = Capitale di esercizio di proprietà dell’imprenditore LAVFAM = Lavoro totale familiare impiegato (in ore)

83 Dall’osservazione della tabella emerge in maniera evidente la situazione di difficoltà in cui versano le aziende del campione RICA italiano: solo 1/3 di esse presenta una redditività reale soddisfacente in quanto uguale o superiore alle remunerazioni ottenibili in occupazioni alternative prese come riferimento (come precedentemente indicato). Più in particolare, quasi il 30% delle aziende esaminate ricade nel primo livello di redditività, fissato al di sotto di 1/3 del rapporto RN/RNR, espressione di una vera e propria marginalità. In queste realtà l’attività agricola non può assolutamente assumere validità e funzione economica e può trovare giustificazione solo come base di sussistenza o di integrazione del reddito familiare, oppure come scelta di vita. L’inadeguatezza della redditività aziendale si ripercuote, naturalmente, anche nella remunerazione dei fattori produttivi in esse utilizzati, primo fra tutti il lavoro dell’imprenditore e della sua famiglia, che nel primo livello di redditività non raggiunge nemmeno i 2,00 € per ora di lavoro. È da notare come per queste aziende l’assenza del sostegno pubblico conduca al sostanziale annullamento della remunerazione dei fattori produttivi impiegati, come indicato dall’indice IRs calcolato al netto degli aiuti (sempre in tab. 4.1). Ugualmente inadeguato deve essere ritenuto anche il secondo livello di redditività, che comprende un ulteriore 23,1% delle aziende, capace di conseguire un livello di redditività pari solo alla metà dei redditi di riferimento, se calcolato al lordo degli aiuti, altrimenti pari al 30% in assenza di sostegno pubblico. In questo raggruppamento migliora indubbiamente la remunerazione del lavoro familiare (4,4 €/h) e dei capitali (1,8% per quello di esercizio e 0,8% per quello fondiario), che rimangono tuttavia decisamente al di sotto delle remunerazioni di riferimento fissate per il 2007. Riguardo alla sostenibilità economica delle aziende ricadenti nei due suddetti livelli di redditività, che nel loro insieme costituiscono oltre metà del campione analizzato, andrebbe svolta una approfondita riflessione che chiama in causa i modelli di ristrutturazione proposti dalla politica agricola comunitaria, in tema di strutture agricole. L’agricoltura europea è cambiata, evolvendosi lungo una strada diversa da quella prevista, imparando a convivere con molte delle antiche strozzature strutturali ed adattandosi ai nuovi vincoli e alle nuove opportunità determinatisi nello sviluppo del contesto socioeconomico complessivo. Solo in questi termini può trovare giustificazione l’esistenza di un così elevato numero di unità produttive che non raggiungono livelli adeguati di redditività. Del resto, la stessa evoluzione recente della politica strutturale della UE riflette, sia pure con qualche resistenza, questi cambiamenti. Negli ultimi anni la revisione della PAC si è concentrata soprattutto sull’esigenza di diversificare i propri strumenti di intervento e di alleggerire la politica dei prezzi, sia in termini di compensazione dei suoi effetti negativi (set-aside, estensivizzazione, pratiche agricole compatibili con l’ambiente), che di una sua parziale sostituzione nel perseguimento degli obiettivi di sostegno (prepensionamento, aiuti disaccoppiati).

In termini di redditività complessiva, dunque, all’incirca solo 1/3 dell’intero campione, collocato nella quarta classe di redditività, consegue una remunerazione paragonabile a quella presa come riferimento e, in alcuni casi riconducibili a specifici assetti organizzativi che esamineremo in seguito, sensibilmente superiore. Anche la terza classe può essere ricompresa in un’area di sostanziale equilibrio economico, dato

84 che le remunerazioni registrate per i fattori produttivi utilizzati sono paragonabili a quelli alternativi, seppure ancora inferiori ad esse. È presumibile, quindi, che queste ultime aziende, in relazione agli andamenti congiunturali ed ai miglioramenti conseguenti a scelte organizzative e produttive, siano in grado di raggiungere il livello di redditività di riferimento.

In tale prospettiva, l’analisi per classi di dimensione economica appare quella più significativa, dato che l’efficienza aziendale risulta essere direttamente correlata alla dimensione economica delle aziende, come evidenziato dalla fig. 4.1.

Le aziende con i livelli di redditività più elevati prevalgono nelle classi dimensionali maggiori, sia in termini relativi che assoluti. Tale prevalenza si registra a partire dalla dimensione superiore di 40 UDE54, che sembra essere un valore importante dato che rappresenta la soglia dimensionale al di sopra della quale le aziende, mediamente, riescono a conseguire un livello di remunerazione dei fattori produttivi (lavoro, terra e capitale) uguale o superiore a quelli presi come riferimento (tab. 4.2). Inoltre, a partire da questa soglia, i livelli soddisfacenti di remunerazione si registrano anche in assenza del sostegno pubblico, come indicato dal valore prossimo all’unità assunto dall’indice IRs. Probabilmente è proprio intorno a questi valori dimensionali che si stabiliscono quelle economie di scala nell’uso dei fattori della produzione (macchine, fabbricati e lavoro fisso, in particolare), tali da abbassarne il costo fisso di uso e aumentarne la convenienza di utilizzo e quindi l’efficienza economica. Al di sotto di questa soglia, viceversa, si evidenzia una sottoccupazione strutturale delle unità lavorative disponibili, determinata anche dalla presumibile mancanza di alternative occupazionali.

Fig. 4.1 – Aziende raggruppate per classi di redditività, nell’ambito delle diverse classi di UDE, con PLV al lordo degli aiuti

Fonte: INEA.

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UDE, Unità di Dimensione Europea. 1 UDE è pari a 1.200 € di Reddito Lordo Standard. Per maggiori ragguagli sulla tipologia di classificazione comunitaria delle aziende agricole si veda il sito www.rica.inea.it.

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Tab. 4.2 - Redditività delle aziende, per classe dimensionale

Classi di redditività N. az distribuz. % SAU/az (ha) RN/ha IR s IR Remunerazione unitaria Lavoro Capitale Esercizio % Capitale Fondiario % 4 - 8 UDE 1.650 12,2 6,52 964,20 0,21 0,35 3,05 1,6 0,5 8 - 16 UDE 2.976 22,0 12,34 894,04 0,30 0,47 4,12 1,9 0,9 16 - 40 UDE 4.096 30,3 25,26 980,39 0,52 0,75 6,58 3,2 1,3 40 - 100 UDE 3.115 23,0 43,28 1.389,11 0,98 1,27 11,22 5,5 2,1 100 - 250 UDE 1.235 9,1 82,49 1.644,59 1,44 1,96 17,48 8,3 3,1 >= 250 462 3,4 158,39 2.794,55 2,96 3,76 32,53 17,7 5,6 Fonte: BD RICA 2007.

La metodologia seguita nella costruzione del campione RICA italiano, sia in relazione alla sua stratificazione in classi dimensionali, che in relazione alla selezione casuale delle unità ammesse alla rilevazione, permette di estendere all’universo delle aziende agricole italiane i risultati rilevati a livello di indagine campionaria RICA. Nello specifico si fa riferimento alla distribuzione delle aziende agricole italiane in classi di dimensione economica, registrata dall’ultima indagine SPA 200755, secondo la quale ben oltre il 90% delle aziende agricole italiane presenta una dimensione economica inferiore alle 40 UDE e solo l’8,7% del totale si trova al di sopra di questa soglia. Ciò indica in maniera inequivocabile la ridotta porzione di unità produttive in cui la redditività aziendale è in grado di raggiungere livelli soddisfacenti, a testimonianza di quanto sia difficile e precaria la situazione reddituale delle aziende agricole italiane.

La diretta correlazione tra la redditività delle aziende agricole con la loro dimensione economica appare evidente in relazione non solo agli indici di redditività IR e IRs, che crescono in misura direttamente proporzionale all’ampiezza economica, ma anche in riferimento alle remunerazioni unitarie assunte dai fattori produttivi lavoro, capitale di esercizio e capitale fondiario; la figura 4.2 seguente esplicita al meglio tale correlazione.

Fig. 4.2 – Correlazione tra redditività dei fattori aziendali e classi di dimensione economica

Fonte: INEA.

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86 È interessante rilevare come al crescere della dimensione economica cresca pure quella fisica aziendale. In altri termini, le aziende agricole aumentano la loro dimensione economica allargando la propria base produttiva, come indicato sempre in tabella 4.2. Tuttavia, la crescita della dimensione economica può essere ricercata anche attraverso l’adozione di processi produttivi aziendali più intensivi, misurati dalla redditività per unità di superficie. In base a questo parametro, una maggiore produttività della terra viene ricercata solo nella classi di dimensione economica medio-alte, mentre nelle classi inferiori prevale la strategia dell’ampliamento delle superfici aziendali, anche per ricercare la piena occupazione della manodopera familiare disponibile.

Naturalmente, la redditività aziendale è legata anche ad altri aspetti connessi alle caratteristiche strutturali ed organizzative delle aziende stesse, rispetto ai quali la redditività varia in misura molto evidente.

In particolare, l’orientamento tecnico economico (tab. 4.3) condiziona molto la redditività aziendale, che raggiunge livelli più che soddisfacenti, in quanto ben superiori all’unità, negli indirizzi orticolo e floricolo, meglio se condotti in serra (in cui l’ora di lavoro può essere remunerata fin quasi a 20€), come pure in alcuni indirizzi specializzati nelle coltivazioni arboree (viticolo e frutticoltura mista) e nell’allevamento bovino56, con una redditività aziendale effettiva quasi il doppio di quella di riferimento; per contro, è nelle aziende specializzate in allevamenti ovi-caprini o nella coltivazione dell’olivo che si rilevano le remunerazioni meno soddisfacenti, specialmente se queste vengono valutate al netto del sostegno pubblico, a testimonianza di quanto essi pesino sui risultati reddituali raggiunti da questi indirizzi produttivi. Al riguardo, si osservi il valore negativo assunto dall’IRs per l’ordinamento tabacchicolo, a indicare come in assenza di aiuti la redditività delle aziende specializzate in questa coltivazione sia addirittura negativa, da cui l’importanza essenziale del sistema di sostegno per garantire una adeguata remunerazione ai fattori produttivi investiti nella coltivazione di tabacco.

La distribuzione territoriale degli indirizzi produttivi è alla base dei risultati della redditività registrati in riferimento alle circoscrizioni geografiche (tab. 4.4), dalla quale emerge un livello di redditività superiore nell’area nord occidentale del Paese (IR = 1,47), mentre i risultati meno lusinghieri si registrano nel meridione d’Italia (IR = 1,16). Non deve trarre in inganno il valore superiore all’unità assunto dall’indice di redditività in tutte le circoscrizioni, dato che esso è fortemente condizionato dal risultato registrato dalle aziende di maggiori dimensioni economiche, che alzano inevitabilmente il dato medio. In tutte le circoscrizioni, infatti, un’analisi più approfondita indica valori nettamente al di sotto dell’unità nelle classi dimensionali inferiori ed il raggiungimento di un’adeguata redditività aziendale e dei fattori produttivi solo a partire dalle 40 UDE.

Per altro verso, la bontà dei risultati si ridimensiona sensibilmente in assenza del sostegno pubblico (per la circoscrizione meridionale di registra un valore dell’IRs pari a 0,87), in misura tanto maggiore quanto più

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I dati analizzati sono relativi al 2007, quindi in epoca precedente alla contrazione avvenuta a livello comunitario delle quotazione dei prodotti lattiero caseari.

87 sono diffusi nella circoscrizione gli indirizzi produttivi fortemente sostenuto dall’intervento pubblico (seminativi, produzioni zootecniche, olivicolo, tabacchi colo, ecc.).

Tab. 4.3 - Distribuzione del campione RICA 2007, per orientamento tecnico economico

Classi di redditività N. az distribuz. % SAU/az. ha RN/ha€ IR s IR Remunerazione unitaria Lavoro € Capit. Eserc.% Capit. Fond. % Cerealicole, oleaginose, proteaginose 1.589 11,7 52,72 818,40 0,56 1,30 10,66 7,5 2,2

Orticolo 793 5,9 13,32 3.885,13 1,26 1,35 9,42 10,3 4,2

Tabacchicolo 71 0,5 42,63 2.908,76 -1,00 2,60 17,82 14,9 5,9

Altri seminativi, seminativi misti 1.116 8,2 43,89 804,63 0,58 1,04 8,40 6,2 1,9

Orti, serra 187 1,4 2,41 39.468,04 2,97 3,00 19,46 63,1 10,1 Floricoltura, serra 284 2,1 2,44 30.261,92 1,85 1,86 14,41 13,8 5,3 Floricolo 80 0,6 1,80 35.077,91 1,61 1,61 13,25 16,9 2,5 Ortofloricolo 31 0,2 3,37 26.485,35 2,02 2,03 13,94 17,8 6,5 Viticolo 1.235 9,1 16,00 3.713,16 1,55 1,62 11,26 12,1 3,8 Frutticolo 942 7,0 10,27 4.303,79 1,27 1,32 11,08 6,3 2,6 Agrumicolo 221 1,6 14,02 2.081,15 0,89 0,98 8,17 5,6 2,1

Frutticoltura, mista con agrumi 59 0,4 27,75 1.300,44 0,88 1,04 7,57 5,9 2,9

Olivicolo 763 5,6 16,34 1.424,78 0,49 0,98 7,47 7,7 2,2

Arboreo, misto 964 7,1 17,67 3.471,53 1,49 1,64 12,66 13,3 3,0

Bovino, latte 912 6,7 41,19 2.710,43 1,40 1,74 13,47 8,6 3,5

Bovino, carne 367 2,7 58,53 888,20 0,65 1,16 8,52 6,4 2,3

Bovino, misto 632 4,7 55,78 1.211,30 0,86 1,30 10,48 6,2 2,6

Ovino, caprino, altri erbivori 1.016 7,5 68,50 531,17 0,57 0,95 7,89 5,0 1,8

Erbaceo, arboreo 1.174 8,7 27,82 1.231,34 0,76 0,99 7,44 6,5 2,3

Erbivoro, misto 200 1,5 41,07 1.190,12 0,73 1,05 7,33 5,1 2,9

Seminativi, erbivori 661 4,9 55,65 973,74 0,71 1,18 9,06 6,1 2,5 Misto coltivazioni e allevamenti 237 1,8 33,28 1.614,95 1,04 1,27 9,52 7,5 2,9

Fonte: BD RICA 2007.

Tab. 4.4 - Redditività del campione RICA 2007, per circoscrizione geografica e classe di ampiezza Classi di redditività

N. az distribuz. % SAU/az ha RN/ha€ IR s IR

Remunerazione unitaria Lavoro € Capit. Eserc.% Capit Fond. % Nord Occidentale 2.486 18,4 36,75 1.698,21 1,02 1,47 11,57 8,4 2,9 Nord orientale 2.517 18,6 30,29 2.097,49 1,05 1,33 10,66 7,2 2,5 Centro 2.408 17,8 37,28 1.477,64 1,02 1,41 10,39 9,6 3,0 Meridione 3.975 29,4 27,96 1.277,36 0,87 1,16 8,81 7,5 2,7 Isole 2.148 15,9 42,98 1.238,02 1,11 1,39 10,64 8,2 3,2 Meno di 5 ha di SAU 3.044 22,5 2,64 8.411,89 0,84 0,87 7,38 5,7 1,7 Da 5 a 10 ha di SAU 2.444 18,1 7,22 3.474,07 0,81 0,90 7,43 5,1 2,1 Da 10 a 20 ha di SAU 2.654 19,6 14,35 2.287,96 0,80 0,98 8,18 5,5 1,8 Da 20 a 50 ha di SAU 2.969 21,9 31,62 1.681,84 0,93 1,24 10,32 6,0 2,3 Oltre 50 ha di SAU 2.423 17,9 125,13 1.088,60 1,35 2,06 16,21 10,9 3,5 Fonte: BD RICA 2007.

Infine, in relazione ad un altro aspetto strutturale quale la dimensione fisica dell’azienda agricola si rileva un innalzamento dell’indice IR nel passaggio alle classi dimensionali maggiori. In ogni caso, tuttavia, l’ampiezza

88 fisica, diversamente da quella economica, non appare determinante nel conseguimento dei risultati reddituali, molto più condizionati dall’intensificazione dei processi produttivi. È interessante rilevare come al crescere della dimensione fisica aziendale si registri una diminuzione della redditività dell’unità di superficie, segno della scelta adottata dalle piccole aziende di compensare lo svantaggio strutturale attraverso una intensificazione dei processi produttivi, con il duplice obiettivo di assorbire la maggior parte della manodopera familiare disponibile. Tale strategia risulta in parte vincente dato che le remunerazioni dei fattori produttivi impiegati sono sostanzialmente confrontabili per le prime classi di ampiezza fisica.

I dati analizzati confermano tutte le preoccupazioni emerse sulla debolezza strutturale dell’agricoltura italiana, peraltro aggravate dalle riforme della politica agricola comunitaria, specialmente nelle realtà agricole più marginali. È evidente il ridimensionamento riscontrabile per quei comparti che non riescono a garantire con il solo valore della produzione una soddisfacente remunerazione ai fattori produttivi utilizzati. Questa prospettiva può riguardare tutta la cerealicoltura localizzata nella aree interne del Paese, come pure gli allevamenti zootecnici o alcune coltivazioni arboree. La politica agraria è chiamata dunque a proporre in tutte le realtà agricole del Paese nuovi assetti produttivi, capaci di svincolare le scelte produttive dell’imprenditore agricolo dal sostegno pubblico e di legarle alle nuove situazioni di mercato che scaturiscono dalla liberalizzazione.

4.3 Le relazioni di filiera per competitività dell’agroalimentare italiano: il caso della pasta