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L’analisi per comparti e per prodott

In sostanza, guardando alla distribuzione del suo impiego e in base a quanto emerge dalle opinioni delle organizzazioni professionali, il voucher, almeno in agricoltura, si è rivelato uno strumento

7%Vegetali incluse le patate

2.5 Il commercio estero dei prodotti agroalimentar

2.5.3 L’analisi per comparti e per prodott

Anche nel 2009 l’industria alimentare ha incrementato il proprio peso sugli scambi agroalimentari del Paese: per le esportazioni l’incidenza dei trasformati ha superato l’80% (19.827 milioni di euro) con un aumento di oltre 2 punti percentuali, mentre dal lato delle importazioni la quota ha superato di poco il 66% (20.669 milioni). Gli effetti negativi della crisi economica sono maggiormente visibili nel settore primario, per il quale gli acquisti dall’estero si sono ridotti del 12,2% e la contrazione delle vendite ha superato i 18 punti percentuali. Più contenute, sebbene significative, la riduzione dell’import (-9,3%) e dell’export (-5,1%) per i trasformati, con la contrazione delle importazioni imputabile quasi esclusivamente al calo dei prezzi mentre per le esportazioni anche la riduzione dei volumi gioca un ruolo importante.

La tabella 2.16 evidenzia come siano tutti i principali comparti di importazione a mostrare una contrazione nel corso del 2009. Sono in particolare i cereali (-26,2%), gli oli e grassi (-16,4%) e i prodotti lattiero caseari (-17,4%) a segnare le contrazioni più significative: in tutti i casi la causa è da ricercare nell’andamento negativo dei prezzi di importazione. In ogni caso, i cereali fanno registrare, a fronte di una flessione dei prezzi di acquisto, un incremento superiore al 6% delle quantità acquistate. All’interno del comparto lattiero caseario si sono ridotti sensibilmente gli acquisti dei formaggi (-16,3%) e questo, insieme ad una complessiva tenuta delle esportazioni, ha prodotto per la prima volta un saldo positivo per i formaggi, pari a 150 milioni di euro21; il sorpasso delle esportazioni sulle importazioni è confermato anche nel primo trimestre del 2010 che vede una netta ripresa delle quantità scambiate per questi prodotti, con incrementi che raggiungono il 20%. Anche dal lato delle esportazioni, i principali comparti hanno mostrato un andamento negativo nel 2009; un’eccezione è rappresentata dagli ortaggi trasformati per i quali le vendite

21

Nel 2009 sono state vendute oltre 62.000 tonnellate di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, con un incremento del 3,7% rispetto al 2008. 19,9 12,2 9,2 8,2 4,4 3,8 -24,9 55,7 55,2 52,4 -30,0 -20,0 -10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0

Germa nia Fra ncia Regno Unito

Sta ti Uniti Svizzera

Quota % sulle esporta zioni tota li Sa ldo norma lizza to

14,8 13,5 8,9 7,7 3,1 -24,9 3,8 -48,1 -51,8 -7,5 -60,0 -50,0 -40,0 -30,0 -20,0 -10,0 0,0 10,0 20,0

Francia Germania Spagna Paesi Bassi Austria

47 all’estero sono cresciute del 5,5%: in realtà le quantità vendute di ortaggi trasformati si sono ridotte del 3%, anche se compensate dal marcato aumento dei prezzi (+8,5%).

Particolarmente rilevante la contrazione delle vendite, in valore, per la frutta fresca (-20,1%) che, per i principali prodotti, ha subìto il più pesante calo dei prezzi (-18%). Per questo ultimo comparto l’analisi trimestrale mostra una ulteriore contrazione, sebbene molto contenuta, mentre una netta inversione di tendenza si riscontra per le esportazioni di bevande che, dopo essersi ridotte del 5,8% nel 2009, tornano a crescere di oltre il 14% nei primi tre mesi del 2010.

Tab. 2.16 – Principali comparti negli scambi agroalimentari dell’Italia, 2009 e I Trim. 2010

Primi 5 comparti di importazione Milioni di euro Peso % Var % 2009/08 Var % I Trim 2010/09

Carni fresche e congelate 4.008,0 12,9 -4,2 12,6

Prodotti lattiero-caseari 2.853,2 9,2 -17,4 25,3

Pesce lavorato e conservato 2.736,6 8,8 -5,6 2,9

Olii e grassi 2.373,1 7,6 -16,4 2,7

Cereali 1.713,4 5,5 -26,2 -2,4

Totale settore primario 9.562,2 30,7 -12,2 6,2

Industria Alimentare e Bevande 20.669,5 66,4 -9,3 11,7

Totale AGROALIMENTARE 31.109,8 -9,9 8,3

Primi 5 comparti di esportazione Milioni di euro Peso % Var % 2009/08 Var % I Trim 2010/09 Bevande 4.610,8 18,6 -5,8 14,1

Derivati dei cereali 3.689,3 14,9 -5,4 -1,2

Altri prodotti dell'industria alimentare 1.943,8 7,9 -4,4 15,4

Altra frutta fresca 1.886,0 7,6 -20,1 -1,3

Ortaggi trasformati 1.882,2 7,6 5,5 2,6

Totale settore primario 4.407,0 17,8 -18,8 15,6

Industria Alimentare e Bevande 19.827,5 80,2 -5,1 10,6

Totale AGROALIMENTARE 24.730,0 -8 10,3

Fonte: ns elaborazioni su dati Istat.

Tab. 2.17 – Principali prodotti negli scambi agroalimentari dell’Italia, 2009

Primi 5 prodotti di esportazione

Milioni di euro peso % Var % 2009/08

Conserve di pomodoro e pelati 1.323,4 5,35 8,41

Pasta alim. non all'uovo, né farcita 1.299,4 5,25 -12,79

Vini rossi e rosati VQPRD, confezionati 976,7 3,95 -6,9

Prodotti dolciari a base di cacao 884,2 3,58 -1,17

Olio di oliva vergine ed extravergine 727,7 2,94 -11,36

Totale primi 5 5.211,4 21,1 -

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Milioni di euro peso % Var % 2009/08

Pesci lavorati 1.493,2 4,80 -2,26

Panelli, farine e mangimi 1.113,8 3,58 -8,91

Carni suine semilavorate fresche o refr. 1.000,2 3,21 -7,94

Crostacei e molluschi congelati 931,0 2,99 -10,32

Altri prodotti alimentari 913,5 2,94 -3,96

Totale primi 5 5.451,7 17,5 -

Fonte: ns elaborazioni su dati Istat.

Nel 2009 i prodotti del made in Italy22, nonostante una contrazione significativa delle esportazioni (-5,9%), sembrano tenere meglio rispetto agli altri comparti dell’agroalimentare. La maggiore riduzione si riscontra nel made in Italy “agricolo”, a causa del citato crollo dei prezzi per la frutta fresca. Per il made in Italy

“trasformato” e “dell’industria alimentare”, invece, il calo non ha raggiunto il 4%. Tra i prodotti

maggiormente colpiti dagli effetti della crisi economica troviamo la pasta (-9,8%) e l’olio d’oliva (-21,4%), mentre nettamente positivo è il risultato dell’export di pomodoro trasformato che, grazie all’impennata dei prezzi registrata nel 2009, ha mostrato una crescita in valore pari all’8%. L’analisi dell’andamento dei vini confezionati, principale voce di esportazione del made in Italy, permette di rilevare come i vini non VQPRD, grazie ad un discreto incremento delle quantità vendute, abbiano tenuto meglio rispetto ai vini di qualità, per i quali al calo dei prezzi si è sommata la contrazione dei volumi esportati.

Nel corso dei primi tre mesi del 2010 anche il made in Italy, come l’agroalimentare nel complesso, mostra una ripresa, in valore, delle esportazioni (+9,4%); anche per questi prodotti bisogna, però, riscontrare un calo dei prezzi di vendita (-6,5%) che, sebbene meno marcato rispetto ad altri settori, potrebbe destare preoccupazioni data la necessità di un corretto riconoscimento sul mercato, attraverso la componente prezzo, della maggiore qualità di questi prodotti.

Uno dei principali mercati di sbocco per questi prodotti è rappresentato dagli Stati uniti, verso i quali le esportazioni agroalimentari italiane sono cresciute, nel primo trimestre 2010, di oltre otto punti percentuali grazie anche all’apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. È interessante evidenziare l’andamento, nell’ultimo periodo, dei due principali prodotti di esportazione verso gli USA, entrambi appartenenti al made in

Italy e con un’incidenza complessiva vicina al 25% sulle vendite agroalimentari italiane destinate a quest’area: i

vini rossi e rosati di qualità e l’olio di oliva vergine ed extravergine. Per entrambi i prodotti le vendite, nel corso del 2009, si sono ridotte tra il 12% e il 15%; mentre nei primi tre mesi del 2010 tale contrazione è stata in parte recuperata con incrementi tra l’8% e il 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Altro mercato di grande interesse è quello cinese che sebbene rappresenti “solo” lo 0,5% delle esportazioni agroalimentari italiane, risulta in forte sviluppo negli ultimi anni. Nel 2009 la Cina è stata sostanzialmente l’unico dei principali 30 clienti verso cui siano aumentate le esportazioni agroalimentari e tale incremento è

22

49 stato di oltre 35 punti percentuali. I consumi annui pro capite cinesi hanno, inoltre, mantenuto un andamento nettamente positivo nonostante la crisi, mostrando un rialzo su base annua del 15,7% nel 2008 e con un aumento del 17% stimato per il 2009 (China Statistical Yearbook, 2009). Entro il 2020 si prevede, inoltre, che la classe medio-alta cinese (con redditi annui superiori a 12.000 dollari) si espanderà dagli attuali 10 milioni fino a raggiungere i 100 milioni di persone (Fonte: Cisef). È chiaro quindi come questa area sia destinata nei prossimi anni a giocare un ruolo di assoluto rilievo negli scambi dei prodotti agroalimentari ed in particolar modo di quelli cosiddetti di qualità.

2.5.4 Le regioni

L’andamento negativo degli scambi agroalimentari italiani registrato nel 2009 ha riguardato sostanzialmente tutto il territorio nazionale, fanno eccezione l’aumento delle importazioni del Trentino (+1,8%) - con una crescita del 30% per gli acquisti di ”zucchero e prodotti dolciari” (già principale comparto di importazione) – e delle esportazioni di Liguria (+6,8%) e Campania (+2,1%). Per quest’ultima tale risultato è imputabile alle maggiori vendite di due dei principali comparti di esportazione: gli ortaggi trasformati (+7,3%) e i prodotti lattiero caseari (+13%). Dal lato delle esportazioni sono state, nel complesso, le regioni meridionali a mostrare contrazioni più marcate che nel caso di Basilicata, Sicilia e Puglia hanno superato il 15%. Per la Puglia bisogna sottolineare l’andamento contrastante dei principali prodotti di esportazione: le vendite di vino e ortaggi trasformati sono cresciute rispettivamente del 22,4% e 8,6% ma non sono riuscite a compensare il crollo delle vendite dei due principali prodotti di esportazione, la frutta fresca (-33%) e i legumi e ortaggi freschi (-20%). Preoccupante anche l’andamento delle quattro principali regioni, che rappresentano oltre il 60% degli scambi agroalimentari del Paese: Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Di queste, è l’Emilia-Romagna a mostrare una maggiore tenuta sia per le esportazioni (-5,1%), grazie alle maggiori vendite di derivati dei cereali e carni preparate, sia per le importazioni (-7,9%), con gli acquisti di carni fresche e congelate (principale comparto di importazione) che si riducono meno del 3%. Gli effetti maggiori della crisi economica si riscontrano, invece, per il Veneto, con un calo che raggiunge il 10% per i flussi in uscita e supera il 15% per quelli in entrata.

Nel primo trimestre 2010 l’andamento degli scambi agroalimentari migliora nettamente a livello regionale, soprattutto dal lato delle esportazioni: la Sardegna è l’unica regione a mostrare un calo delle vendite (- 15%), che si somma al -20% registrato nel primo trimestre 2009. Per tutte le altre regioni le esportazioni agroalimentari crescono nei primi mesi del 2010 e le variazioni più consistenti si concentrano nelle regioni meridionali, con aumenti superiori al 30% per Puglia, Calabria e Sicilia (fig. 2.19).

Dal lato delle importazioni sono, invece, quattro regioni, che complessivamente rappresentano meno del 3% dell’import totale, ad evidenziare variazioni negative: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Molise e Basilicata. In Toscana, invece, si registra l’incremento più consistente di acquisti agroalimentari dall’estero (+20,7%), che nel I trimestre 2010 superano i 420 milioni di euro.

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Fig. 2.19 - Variazione degli scambi agroalimentari per regione - I trim. 2010/2009

Importazioni Esportazioni

I valori riportati all’interno delle regioni rappresentano il peso delle importazioni/esportazioni agroalimentari delle singole regioni sulle importazioni/esportazioni agroalimentari dell’Italia, nel primo trimestre 2010.

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3. La politica economica per il settore agricolo

Il sostegno al settore primario nel nostro Paese si articola su diversi livelli di competenze e responsabilità, utilizzando strumenti finanziari e regolativi altamente differenziati tra loro sia in termini di dotazione di risorse, sia per obiettivi e finalità.

In questo capitolo si cerca di evidenziare in chiave critica la situazione attuale delle politiche in favore dell’agricoltura, riportando gli aspetti collegati tra la spesa effettuata nel 2009, le previsioni per il 2010 e lo stato del dibattito relativo ai principali strumenti di politica e agli obiettivi ad essi collegati, con lo scopo di fornire una chiave di lettura che possa essere di ausilio nelle scelte politiche per il 2011.

Il capitolo è strutturato in tre paragrafi. Nel primo si ricostruisce il quadro della politica comunitaria per l’agricoltura - primo e secondo pilastro - che rappresenta il cuore della politica attiva nel settore primario, il secondo paragrafo è dedicato agli strumenti di politica nazionale e nel terzo paragrafo si delineano, invece, le scelte di carattere regionale sul tema.