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Una lente di ingrandimento sul fenomeno della volatilità dei prezz

Fonte: INEA.

4.4 La volatilità dei prezzi sui mercati delle commodity: possibili cause, strategie di intervento ed impatto sull'agricoltura comunitaria

4.4.4 Una lente di ingrandimento sul fenomeno della volatilità dei prezz

L’accresciuta volatilità dei prezzi delle commodity agricole sui mercati internazionali, con il picco dei prezzi raggiunto nel 2008, ha aperto un forte dibattito sulle possibili ricadute di tali andamenti sul benessere degli operatori del settore agricolo, ovvero, sulle possibilità per un intervento pubblico capace di mitigare gli stessi effetti indesiderati. I temi al centro di questo dibattito introducono alcuni quesiti: siamo testimoni dell’inizio di un nuovo regime di prezzi per le commodity agricole più volatile e, forse, più alto? La recente crisi del biennio 2007/2008 è un evento sporadico legato essenzialmente alla speculazione di mercato e non all’effettivo andamento di domanda e offerta? La crisi sui mercati delle derrate agricole è il risultato finale di una crisi economica/finanziaria dell’intero sistema mondiale? La mancanza di regolamentazione dei mercati finanziari e la globalizzazione degli stessi mercati ha avuto un impatto decisivo su tale andamento e genererà andamenti imprevedibili in futuro? Quanto è significativo l’impatto dell’espansione dell’offerta di biofuels, oltreché delle altre dinamiche evidenziate?

La risposta a queste domande può avere ripercussioni importanti in termini di intervento pubblico. Altrettanto vera è la difficoltà di poter rispondere in modo esaustivo ed univoco agli stessi quesiti.

In un contesto caratterizzato da incertezza, ci sono però alcuni aspetti che è possibile fissare; nel biennio 2007-2008 abbiamo assistito a forti tensioni sul mercato delle commodity, innescate anche dal ruolo sempre più importante che l’incertezza gioca rispetto agli scenari dell’approvvigionamento alimentare. Solo da pochi mesi siamo usciti da un periodo caratterizzato da uno straordinario picco dei prezzi delle materie prime, che ha peggiorato le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione mondiale, limitandone l’accesso a risorse indispensabili quali cibo ed energia. Tra il 2003 e il 2008, infatti, i prezzi nominali delle principali

commodity energetiche e alimentari sono in media quadruplicati e, nonostante la discesa iniziata a metà del

2008, le quotazioni si attestano ancora oggi su livelli maggiori rispetto al 2003 (Fig. 4.10).

Fig. 4.10 - Indice Prezzi Commodity (1999=100)

Fonte: World Bank.

0 50 100 150 200 250 300 350 400 1990 1995 2000 2005 2010

102 L‘impennata dei prezzi sperimentata in questo arco temporale è stata la più pronunciata degli ultimi decenni per intensità e durata67. E’ interessante evidenziare come gli andamenti di tre prodotti come cereali, petrolio e zucchero siano stati pressoché identici. Tale omogeneità non deve sorprendere: le quotazioni di tutte le commodity si formano prevalentemente nelle borse merci; i mercati, oltre a rappresentare uno dei più importanti ambiti attraverso cui gestire i rischi connessi alla volatilità dei prezzi, hanno anche la funzione di catalizzare tutte le aspettative dei trader rispetto all’andamento dell’economia68. Risulta, quindi, evidente come la percezione dell'incertezza si trasferisca su tutte le negoziazioni che hanno ad oggetto tutte le commodity. Con maggiore dettaglio, nell’ambito del settore primario, congiuntamente al picco dei prezzi del 2006-08, gli indici dei prezzi di alcuni comparti agricoli confermano le tendenze aggregate per settori, ovvero la presenza di forti tensioni sui prezzi nel biennio menzionato per i comparti zootecnici e dei prodotti caseari. Fuori da questo trend appare il movimento dell’indice per i prodotti ortofrutticoli; tale eventualità, forse sorprendente se si considera la forte variabilità nelle rese di tali produzioni, diventa più comprensibile se si considera il forte ruolo per la formazione del prezzo sul mercato internazionale dei mercati finanziari e della contrattazione lungo la filiera. Da non trascurare, inoltre, come la formazione del prezzo per molti prodotti ortofrutticoli avvenga su base locale/regionale, rispetto ad altri prodotti agricoli (Fig. 4.11).

Fig. 4.11 - Indice dei prezzi mensile comparti agricoli (1986=100)

Fonte: World Bank.

67

Va evidenziato che in termini reali, il picco dei prezzi raggiunto nel 2007/2008 è di gran lunga inferiore al livello toccato negli anni 70’ in corrispondenza della crisi petrolifera.

6868

Wright B.D. 2009. International Grain Reserves and Other Instruments to Address Volatility in Grain Markets, World Bank Policy Research Working Paper No. 5028; Gilbert, C. L., 2009. Commodity Speculation and Commodity Investment. Unpublished paper, in Journal of Commodity Markets and Risk Management, 2009; Mitchell, D., 2008. A Note on Rising Food Prices. Policy Research Working Paper No. 4682. The World Bank, Washington, DC; Abbott, P.C., Hurt, C., Tyner, W.E., 2008. What’s driving food prices? Issue Report. Farm Foundation.

0 50 100 150 200 250 300 350 400 1986 1991 1996 2001 2006

103 Tuttavia, come si evidenzia dall’andamento della volatilità in figura 4.12, mentre la volatilità di breve periodo evidenzia le forti tensioni sui mercati degli ultimi anni, rimane complicato determinare se e come la volatilità sia cambiata nel lungo termine. L’unica certezza, in tal senso, è che il grado di trasmissione dei prezzi mondiali sui mercati domestici varia notevolmente da un paese all’altro e dipende dal livello di integrazione del mercato in ragione di misure alla frontiera, interventi a sostegno dei prezzi interni e debolezze delle infrastrutture. In questo contesto, anche le proiezioni future che oggi vengono presentate, sono effettuate in base all’ipotesi di condizioni “normali”. Le incertezze riguardo il clima, i fattori macroeconomici, le misure politiche e in particolare i prezzi energetici rendono però difficile una previsione attendibile dell’andamento dei prezzi delle commodity in generale, e per quelle agricole in particolare69.

Fig. 4.12 - Volatilità mensile grano, etanolo e petrolio (%)

Fonte: World Bank.

Tradizionalmente, i due fattori che maggiormente incidono sulla instabilità dei mercati agricoli sono la variabilità dei prezzi agricoli e i livelli delle scorte. Quanto più la produzione è variabile tanto più ampie sono le variazioni dei prezzi attese. Allo stesso modo, quanto più basso è il livello delle scorte, tanto più ci si attende che i prezzi varino. L’analisi dei dati mostra che, nel primo caso, la variabilità della produzione è diminuita negli ultimi cinquanta anni e, quindi, non può essere tra i fattori che hanno causato l’aumento della variabilità dei prezzi. Al contrario, come già introdotto, un fattore che probabilmente ha inciso sulla crescita dei prezzi delle commodity agricole è il basso livello delle scorte. Il livello delle scorte alimentari, infatti, è oggi il più basso degli ultimi decenni. Le riserve di cereali hanno raggiunto il loro punto più basso dal 1982, in quanto la stabilità dei prezzi che aveva caratterizzato gli anni precedenti il rialzo aveva disincentivato la creazione di scorte. Questo ha, di fatto, minato la capacità di risposta alle crisi di mercato e contribuito ad amplificare la spinta al rialzo dei prezzi registrata negli anni tra il 2003 e il 2008. Lo stretto legame che unisce prezzi e scorte è, peraltro, un dato di evidenza storica. La figura 4.13 ci mostra la forte

69

Schmidhuber, J. 2006. Impact of an increased biomass demand use on agricultural markets, prices, and food security: A longer- term perspective. International Symposium of Notre Europe, Parigi.

0 50 100 150 200 250 1999 2001 2002 2004 2006 2008

104 correlazione che ha ad esempio caratterizzato l’andamento delle scorte e quello dei prezzi del grano in questi ultimi anni. E’ probabile che occorreranno anni prima che le scorte di prodotti agricoli, cereali in primo luogo, ritornino a livelli normali, soprattutto se eventi climatici non usuali continueranno a manifestarsi nelle prossime stagioni. Malgrado i prezzi siano scesi dai massimi fatti registrare nel 2008 e la produzione mondiale stia rispondendo positivamente alla crisi, proprio il declino dei prezzi potrebbe infatti scoraggiare gli agricoltori dall’incrementare la produzione e i governi dall'implementare efficaci politiche per la ricostruzione delle scorte. Poiché alla caduta dei prezzi dei beni alimentari ha fatto seguito quella della finanza internazionale, le risorse sono in questo periodo scarse per tutti i tipi di investimento e anche per gli investimenti in scorte. I bassi tassi di interesse, inoltre, non faciliteranno questo processo; tutte queste considerazioni lasciano intravedere per il futuro, ancora una influenza importante della carenza di scorte di cereali sui prezzi di mercato.

Figura 4.13 Andamento prezzi e scorte grano, 2000 - 2007 (2000 = 100)

Fonte: volatility CME group.

Più complicata da valutare, invece, è l’influenza dei trader nelle borse merci e della speculazione sui mercati finanziari. In primo luogo, perché la classificazione degli stessi intermediari in professionali e non, utilizzata per la compilazione di statistiche, non è rappresentativa delle reali intenzioni e dei ruoli dei fondi d’investimento finanziario, ma anche di altri attori non professionali (Gilbert, 2009). Basti considerare come l’utilizzo dei titoli derivati sugli eventi climatici vengono utilizzati in larga quota da operatori che non hanno alcun interesse diretto per il settore agricolo.

E’ fuori di dubbio che gli interessi dei trader non professionali in tutti i mercati CBOT siano cresciuti considerevolmente tra il 2005 e il 2008, ma, la questione importante è quella di capire se la partecipazione di intermediari non commerciali sui mercati finanziari abbia influenzato i fondamentali del mercato e, in particolare, il livello e la volatilità dei prezzi. Anche se risulta un ambito di ricerca poco esplorato, alcune

0 50 100 150 200 250 300 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Prezzi Scorte

105 recenti analisi empiriche (Gilbert, 2009) e un rapporto del Conference Board of Canada (CBC, 2008)70 suggeriscono che sia la volatilità ad attrarre gli speculatori finanziari e non viceversa.

Ad ogni modo, è interessante notare come, anche in concomitanza con il cambiamento della filosofia di intervento della Politica Agricola Comunitaria, il numero dei contratti future sulle borse europee sia cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni (Fig. 4.14).

Figura 4.14 - Contratti futures scambiati sul MATIF (n° contratti per anno)

Fonte: volatility CME group.

Altro aspetto, spesso trascurato, capace di impattare sugli andamenti dei mercati internazionali per le

commodity agricole (cereali e riso) si collega alla struttura dei mercati. Nei mercati internazionali, infatti,

transita complessivamente solo il 18% della produzione mondiale di grano e solo il 6% di quella risicola. I volumi scambiati fanno riferimento a pochi paesi esportatori e importatori e in questa situazione piccoli spiazzamenti dell’offerta o della domanda, possono spingere ad ampie variazioni dei prezzi (Fig. 4.15).

Fig. 4.15 - Importazioni ed esportazioni di cereali per aree geografiche

Fonte: FAO 2009.

70

CBC, 2008. Is Food Commodity Securitization Worsening the World’s Food Problem? Policy Brief, Conference board of Canada

0 50000 100000 150000 200000 250000 300000 350000 400000

106 Il quadro che emerge è che, attualmente, molti governi, anche in ragione di un contesto economico, sociale ed ambientale in evoluzione, sono preoccupati dalla volatilità dei prezzi nel brevissimo termine, perché minaccia la vitalità economica delle loro aziende agricole (prezzi bassi) e la sicurezza alimentare (prezzi alti). Allo stesso tempo, l’elevato grado di incertezza associata agli andamenti dei prezzi sul mercato mondiale, rischia di compromettere la capacità di investimento, soprattutto nei paesi in via di sviluppo dipendenti dall’agricoltura, che rappresenta il presupposto della redditività di lungo periodo di un settore/sistema economico.

La reazione generale, e diretta, a queste preoccupazioni, è stata quella di richiedere una migliore disciplina del mercato internazionale e di una forma di intervento pubblico mirata a mitigare gli effetti negativi delle fluttuazioni dei prezzi di mercato.

Mentre la disciplina dei mercati finanziari e degli scambi internazionali è un obiettivo da perseguire con tempi inevitabilmente lunghi, in ragione della complessità e della necessità di una visione condivisa sulle ipotesi di riforma, l’intervento pubblico in tale ambito può essere basato su diverse alternative, sia livello nazionale che internazionale.

Il problema, in questo caso, è che le politiche adottate dai paesi in reazione alla crisi agricola del biennio 2007-08, spesso non sono risultate efficaci rispetto agli obiettivi dichiarati. La figura 4.16, che presenta i risultati di una indagine effettuata dalla FAO in 77 Paesi in via di sviluppo (PVS) nello stesso biennio, indica il tipo di misure adottate per reagire alla crisi agricola. Si percepisce immediatamente come le misure attivate e la loro portata siano risultate estremamente diversificate e poco coordinate.

Fig. 4.16 - Azioni Pubbliche per arginare la crescita dei prezzi alimentari (per area geografica, campione di 77 paesi)

Fonte: FAO 2009. 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Africa Asia dell'Est Europa e Asia

Centrale America Latina e

Caraibi

Medio Oriente e Africa del

Nord

Asia del Sud

Riduzione tasse derivati cereali Aumento offerta derivati cereali utilizzando scorte

Restrizioni all'export Controllo dei prezzi/sussidi ai consumi

107 Tale evidenza, introduce la problematica del coordinamento sovranazionale delle politiche di intervento pubbliche; soprattutto il sostegno ai prezzi di mercato, per le materie prime agricole, occulta i segnali del mercato ai produttori, destabilizza i mercati mondiali e funziona come una tassa regressiva sui poveri facendo aumentare i prezzi al consumo. È soprattutto un sostegno indirizzato verso i grandi produttori e favorisce l’intensificazione delle colture con effetti potenzialmente negative anche sull’ambiente. In quest’ottica, è importante sottolineare il contributo all’instabilità complessiva del sistema dei mercati dei sussidi alle produzioni per biocarburanti. La domanda di biocarburanti potrebbe continuare a giocare ancora un ruolo rilevante, se i prezzi rimarranno elevati. Con l’attuale crisi finanziaria ed economica che deprime la domanda di petrolio, questo potrebbe rimanere un elemento di pressione, ma i prezzi del petrolio sono molto incerti e, quindi, non è chiaro in che misura essi diminuiranno, e se tale diminuzione persisterà nel tempo. Quindi, la domanda di prodotti agricoli per la produzione di biocarburanti è probabile che rimanga sostenuta, soprattutto perché gli obblighi di sostituzione saranno mantenuti e quindi sarà difficile abbandonare gli investimenti fatti nel campo dei biocarburanti.