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Figure maschili in Elena Ferrante

70 AGUILAR, 2015 71 SAPEGNO,2018, p 27.

1.3. Altri personaggi maschil

1.3.4. Alfonso Carracci: il femminiello

I Carracci e i Solara, ricchi e potenti, rappresentano la virilità per eccellenza, ma, come vedremo

nel prossimo paragrafo proprio due dei membri di queste famiglie faranno crollare la facciata di

superbia e prepotenza dietro cui si celano.

Michele Solara intrattiene una relazione omosessuale con Alfonso Carracci, il secondogenito di

don Achille, compagno di banco di Elena alle superiori, che da sempre è stato caratterizzato per i

suoi atteggiamenti effemminati. Attraverso questo personaggio viene raccontato il declino dei

Solara

La relazione è confermata dall’incontro tra Elena e i ragazzi all’interno della Basic Sight, che

suscita nei due un profondo imbarazzo.

Con un certo imbarazzo il mio ex compagno di scuola, più femminile che mai nei modi, nella pettinatura, nei colori dell’abbigliamento, mi fece entrare in un piccolo ambiente spoglio. Ci trovai a sorpresa Michele Solara. Non lo vedevo da parecchio, ne nacque un disagio che investì tutt’e tre. Michele mi sembrò molto cambiato. Era ingrigito e il viso appariva segnato, anche se il corpo seguitava a essere giovane e atletico. Ma soprattutto si mostrò – cosa del tutto anomala – imbarazzato dalla mia presenza e molto lontano dai comportamenti soliti. Per prima cosa si alzò in piedi quando entrai. Inoltre fu cortese ma parlò pochissimo, gli si era eclissata la parlantina sfottente che lo aveva sempre caratterizzato. Guardò spesso Alfonso come se cercasse aiuto, ma subito distogliendo lo sguardo, quasi che anche solo guardarlo potesse essere compromettente. E Alfonso non fu meno a disagio. (SBP 176)

Alfonso diventa un doppio di Lila («con qui capelli lunghi a coda di cavallo assomigliava a Lila»

[SBP 45]), la donna di cui Michele è sempre stato innamorato e che è convinto di poter domare,

cosa che gli altri uomini non sono riusciti a fare.

Michele riconosce il talento di Lila, tanto quanto il fratello Rino. L’intraprendenza della ragazza

lo affascina, ma allo stesso modo lo spaventa, proprio perché per quanto vorrebbe, non riesce mai

a soggiogarla. Né il suo fascino, né la sua prepotenza, né i suoi soldi sono riusciti ad affascinare o

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Per Michele, quindi, Alfonso diventa un sostituto di Lila che lo ha sempre rifiutato. Di questo è consapevole anche lei stessa e spinge Alfonso verso un’imitazione del proprio corpo.

Mentre Elena e Lila vengono accompagnate dall’amico in un negozio per comprarsi degli abiti

prémaman, Lila prende un bell’abito scuro e dice ad Alfonso: «fammi vedere come mi sta» (SPB

152).

Una volta ricomparso dal camerino Elena rimane stupita dall’estrema somiglianza tra il ragazzo e

l’amica:

Io seguitai a provarmi abiti. Lila mi guardava distratta, il padrone del negozio mi festeggiava a ogni capo che indossavo, intanto aspettavo perplessa che Alfonso ricomparisse. Quando successe restai a bocca aperta. Il mio vecchio compagno di banco, coi capelli sciolti, la veste elegante, era la copia di Lila. La sua tendenza ad assomigliarle, che avevo notato da tempo, si era bruscamente definita, e forse in quel momento era anche più bello, più bella di lei, un maschio-femmina di quelli che avevo raccontato nel mio libro, pronto, pronta, a incamminarsi per la strada che porta alla Madonna nera di Montevergine. (SBP 153)

In questo passo, Ferrante evoca l’antico pellegrinaggio alla Madonna nera di Montevergine, tuttora

celebrato dalla figura napoletana del femminiello. Il femminiello, rappresentazione esuberante

della diversità, insieme maschile e femminile, è storicamente riconosciuto e integrato nei quartieri

popolari napoletani attraverso una serie di riti specifici. A questa figura viene attribuito uno statuto magico, associato alla buona sorte, perché rappresenta un’unione metafisica dei due sessi.

La parola femminiello, però, non compare mai nell’Amica geniale, ed emerge solo implicitamente

attraverso la perifrasi del pellegrinaggio. La scrittrice l’ha abilmente sottintesa per evitare di

attribuire ad Alfonso quella sfumatura folcloristica che una percezione superficiale del termine

napoletano rischiava di evocare in un pubblico più ampio. Così facendo il valore simbolico della

trasformazione attuata dal ragazzo rimane intatta117.

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Elena definisce questo tentativo di imitazione come una realizzazione del mito di Narciso, per cui

Lila «gli si doveva essere affacciata sopra come uno specchio e si era vista in lui e aveva voluto

tirargli fuori dal corpo una parte di sé» (SBP 287).

Dopo il matrimonio della sorella di Elena con Marcello Solara, Michele sembra «resuscitato» (SBP 263), e il rinsavimento non è segnalato solo dal ritorno della sua parlantina, ma anche dall’assenza

di Alfonso tra gli invitati.

Questo fatto turba molto l’ex compagno di banco di Elena che diventa sempre più inopportuno.

Una mattina si reca al bar Solara, dove incrocia Michele, che lo picchia ferocemente:

Alfonso non si calmò. Il giorno dopo, senza trucco, in abiti maschili, occhi rossi di pianto, uscì dalla Basic Sight dicendo che andava a prendere un caffè al bar Solara. All’ingresso incrociò Michele, non si seppe cosa si dissero. Michele, dopo pochi minuti, prese a colpirlo con pugni e calci, quindi afferrò l’asta che serviva a tirar giù la saracinesca e lo bastonò con metodo, a lungo. Alfonso tornò in ufficio assai malconcio, ma non fece che ripetere: è colpa mia, non mi sono saputo regolare. Regolare in che cosa non si riuscì a capire. (SBP 265)

Nonostante ciò, continua a non calmarsi e diventa sempre più inaffidabile, si assenta dal lavoro e

sparisce per giorni. Comincia anche a perdere la somiglianza con Lila e la mascolinità si riaffaccia

piano piano attraverso i tratti di don Achille, tanto da esserne lui stesso disgustato. Di conseguenza

sembra essere sempre in fuga dal suo stesso corpo, che non gli è più familiare.

Un giorno viene ritrovato il suo corpo sulla spiaggia Coroglio. Alfonso è stato ucciso a bastonate

chissà dove e poi buttato in mare.

Al funerale si presentano anche Marcello e Michele, cosa che disturba particolarmente Lila. Comincia un’accesa discussione che termina un pugno sferrato da Michele in faccia alla ragazza:

Lila ignorò Marcello, si parò davanti a Michele: «Com’è che sei venuto? Hai i rimorsi?». «Non mi seccare, Lina».

86 «Voi due siete finiti, ve ne dovrete andare dal rione». «È meglio che te ne vai tu, finché sei in tempo». «Mi stai minacciando?».

«Sì».

«Non vi azzardate a toccare Gennaro, e non mi toccate Enzo. Michè, mi hai capita? Ricordati che so abbastanza cose da rovinarti, a te e a quest’altra bestia».

«Non sai niente, non hai in mano niente e soprattutto non hai capito niente. Possibile che sei così intelligente e non ti sei ancora accorta che ormai di te me ne fotto?».

Marcello lo tirò per un braccio, disse in dialetto: «Andiamo, Michè, qua stiamo a perdere tempo». Michele liberò il braccio con forza, si rivolse a Lila: «Tu credi che mi fai paura perché Lenuccia sta sempre sui giornali? È questo che pensi? Che io ho paura di una che scrive i romanzi? Ma questa non è nessuno. Tu invece sì che sei qualcuno, persino la tua ombra è meglio di qualsiasi persona in carne e ossa. Però non l’hai mai voluto capire e allora peggio per te. Ti leverò tutto quello che hai». Disse quell’ultima frase come se all’improvviso gli fosse venuto male allo stomaco e poi, quasi per reazione al dolore fisico, prima che il fratello potesse fermarlo sferrò a Lila un pugno violentissimo in piena faccia mandandola per terra. (SBP 295)

Questi atti di violenza verso Alfonso e verso Lila fanno recuperare al personaggio di Michele tutta

la virilità che sembrava aver perduto e testimoniano come in quel contesto sociale la violenza sia l’unica forma a cui si ricorre per risolvere i problemi.