Primi 10 Editori volumi 1 Mondadori -‐ Milano 736
III. Capitolo
III. 3. La Alpes: da Giulio Cisari a Ubaldo Cosimo Veneziani
Se le “architettoniche” copertine della Alpes erano menzionate, nel 1924, tra le grafiche esemplari di Cisari accanto a quelle per Mondadori e Hoepli,1006 oggi sarebbe impensabile dare uguale peso alla produzione dei due noti marchi editoriali e alla Alpes, della cui breve, quanto intensa, attività sono rimaste solo poche tracce. È ancora la profonda coscienza storica di Sandro Bortone a venirci in aiuto con una collezione1007 che, pur non coprendo l’intero catalogo della Alpes, si pone come la più completa raccolta bibliografica sulla Casa, importante a maggior ragione per la perdita dell’archivio editoriale.1008
1003 Elio Vittorini, Lo «stile» Novecento, apparso su “L’Ambrosiano” il 2 maggio 1934, p. 3, riprodotto in Elio Vittorini, Letteratura arte società. Articolo e interventi 1926-‐1937, a cura di R. Rodondi, Einaudi, 2008, pp. 757-‐59.
1004 Parallelismo messo in luce da Carlo Vinti nel suo articolo su Modiano, cit.
1005 C. Vinti, p. 54.
1006 C. Giardini, L’estetica del libro, “Le arti decorative”, II (11), 15 novembre 1924, pp. 25-‐26.
1007 Come accennato nel primo capitolo l’attività collezionistica di Sandro Bortone va ben oltre la collezione dedicata alla grafica editoriale del Novecento qui presentata.
1008 Qualche notizia in più sulla casa editrice si potrà forse ricavare dall’archivio personale di Franco Ciarlantini, acquisito dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, attualmente in fase di riordino.
Il contesto editoriale milanese in cui la casa editrice Alpes si costituisce, nel dicembre 1920, è caratterizzato prevalentemente da Treves, Sonzogno, Vallardi e Hoepli ma anche da tensioni sociali che danno spazio da una parte alle edizioni socialiste dell’“Avanti!” dall’altra appunto alla casa editrice fondata da Franco Ciarlantini per fiancheggiare l’ascesa fascista.
Secondo la Denuncia di costituzione di Società Anonima1009 compilata il 22 gennaio 1921, in presenza del legale dottor Luigi Foscarini “a Milano, presso l’avvocato Momigliano, in via S. Vincenzino 11”, la Casa editrice si era costituita il 22 dicembre 1920 “sotto la ragione ‘Casa editrice A.L.P.E.S.’ con capitale sottoscritto di 100.000 lire, versato di lire 30.000 avente per oggetto l’industria editrice libraria”.
Nello stesso documento sono indicati i consiglieri, “tutti di nazionalità italiana”, presenti all’atto e addetti all’amministrazione della Società, in carica per quattro anni, rinnovabili parzialmente ogni biennio: cav. Giuseppe Segrè, Franco Ciarlantini, Giovanni Capodivacca, Vittorio Terragni, avv. Eucardio Momigliano.
Dallo stesso atto si ha una prima definizione della casa editrice che, pur costituitasi a Milano, si riserva la “facoltà pel Consiglio di istituire succursali, agenzie e rappresentanze, sia in Italia che all’estero (…) avente come oggetto l’industria editrice libraria, diretta alla pubblicazione di opere di carattere artistico, letterario, politico, educativo e scientifico”.1010 È appunto il carattere multidisciplinare dell’iniziale progetto – “artistico, letterario, politico, educativo e scientifico” – a formare l’acronimo A.L.P.E.S., poi più comunemente indicata come Alpes.
Un secondo documento, a firma di Franco Ciarlantini, inviato alla Camera di Commercio di Milano il 19 dicembre 1921 denuncia il cambiamento d’indirizzo della sede legale in via Maroncelli 10,1011 dove si trovava lo stabilimento tipo-‐
litografico Terragni & Calegari, allora e fino al 1924 l’unico stampatore della Casa.
I primi libri escono con una veste molto austera, sintomatica di una gestione esclusivamente tipografica: una legatura cartonata “grigiastra”, con il titolo in oro impresso su un’etichetta blu incastonata all’estremità superiore, lasciando comparire l’autore solo in costa. (fig. 19) Questa copertina sussiste ancora nel 1923 quando l’entusiastica recensione, dei primi due libri di Lorenzo Viani, Ubriachi e Giovannin senza paura, si conclude chiedendo ragione della “squallida”
legatura.
Ma perché stampare quella bella copertina a colori di così perfetta intonazione e di così sottile carattere mimetico, sul foglio volante che fascia il brutto cartone grigiastro sottostante. In breve il foglio leggero recante il sognato abbozzo del Viani sarà sgualcito e scomparso in pezzi, soprattutto se il libro va’, come mi auguro, in mano ai ragazzi. E resterà l’orrore dell’orribile rilegatura squallida e grigia.1012
Gli esemplari in collezione non presentano alcuna sopraccoperta, anche se l’articolo è in tal senso esplicito. Certamente evidente è l’intenzione di tenere il più possibile insieme aspetto grafico e letterario, criterio mantenuto anche nelle collane per ragazzi per cui si associano autori con forti assonanze stilistiche. Si veda l’esempio di “Lucciole e stelle”, la “collana di letture per fanciulli e giovinetti”
1009 Atto n. 2969-‐4523, presso la Camera di Commercio di Milano, consultato nella fotocopia conservata nella collezione Bortone Bertagnolli.
1010 Ibidem.
1011 Nel 1923 vi sarà un nuovo cambiamento di sede presso il “covo” del “Popolo d’Italia” in via Paolo da Cannobbio 35 per approdare negli anni Trenta in Via Monte di Pietà 9.
1012 G. M. (Guido Marangoni), Recensioni. Libri. Due Libri di Viani, “Le arti decorative”, II (2), 29 febbraio 1924, p. 24, intera recensione, pp. 21-‐24.
inaugurata da Lucciole, grilli e barbagianni di Sandro Baganzani illustrato da Felice Casorati, autore anche del commento visivo di un altro volume della collana, Giocherello di Mario Buzzichini, entrambi stilisticamente assonanti con le sperimentazioni pittoriche del torinese a cui calzano le specifiche “Romanzo fantastico” e “Novelle fantastiche” (figg. 17-‐18). Allo stesso modo le illustrazioni di Mario Bazzi corrispondono al “Romanzo umoristico” di Ercole Patti, Storia di Asdrubale, mentre le magiche e trasognate atmosfere di Alberto Salietti saranno a corredo di Pulcini nel nido di Rita Fambri. (figg. 20-‐21)
Seguiva la “collana di storielle pei più piccini”, “C’era una volta”, della quale usciranno due fascicoli, oggi pezzi bibliografici pressoché introvabili, scritti dallo stesso Ciarlantini e dal socio e giornalista Giovanni Capodivacca, dietro gli pseudonimi di M. Rudel e Gian Capo: La storia del pesciolino rosso, con tavole a colori di Mario Bazzi e La giornata di Cianfrullina e Farfallino illustrata a colori da Alberto Salietti. (figg. 22-‐23)
Alla povertà della veste corrispondeva pertanto una ricchezza del piano culturale che prevedeva fin dall’inizio la commistione di arte e letteratura, con l’intento di avviare un processo di avvicinamento all’arte e alla letteratura sulle basa della più aggiornata estetica, in gran parte corrispondente all’atmosfera culturale nella quale affondavano le radici della casa editrice: la cerchia del “Popolo d’Italia” e in particolare del mensile letterario “l’Ardita”, di cui proprio Capodivacca era uno degli animatori, nelle cui pagine ritroviamo infatti Mario Bazzi1013 quale principale illustratore ma anche Casorati,1014 Salietti1015 e Viani1016 presentati tra i migliori talenti del momento.
Tale particolare indirizzo editoriale si stempererà con l’avvio delle prime collane che diventeranno poi caratteristiche della Alpes e con l’avvio di una grafica editoriale più coerente e riconoscibile. Di questo passaggio e dell’esigenza dell’editore di uscire dalla ‘covo’ del Popolo d’Italia – invero rimasta la sede fisica della direzione della casa editrice1017 – rimane una lettera di Ciarlantini ad Arnoldo Mondadori del 24 gennaio 1924, nella quale chiede “qualche libretto di liriche per bambini di sua edizione per vedere di riportarne qualcuna nei nostri volumetti” ma soprattutto “se in avvenire potrà far fare qualche preventivo di lavori tipografici al Suo stabilimento.”1018
È pure significativo come, a posteriori – quando Ciarlantini ricorderà la Alpes nel suo libro Vicende di libri e di autori – tralasci completamente gli esordi, per descrivere invece le principali collane che saranno l’espressione della “prima casa editrice sbocciata nell’atmosfera del Fascismo a secondarne l’azione”.
1013 Autore, in particolare, delle illustrazioni dei racconti di Massimo Bontempelli usciti a puntate.
1014 Lionello Fiumi, Un artista piemontese: Felice Casorati, “Ardita”, I (10), dicembre 1919, pp. 621-‐
626.
1015 Leonardo Dudreville, Un giovane, “Ardita”, I (9), novembre 1919, pp. 543-‐46, articolo su Salietti.
Dell’artista erano presentate delle tavole già dal primo fascicolo (marzo 1919); sue le copertine del quarto e del sesto fascicolo (giugno e agosto 1919); e le illustrazioni per i racconti: Alberto Savinio, Il sogno del signor tutto santo, “Ardita”, I (3), maggio 1919; Giovanni Titta Rosa, Paesi e fantasie di domenica, ivi, I (9), novembre 1919.
1016 Lorenzo Viani, La mia arte, “Ardita”, I (4), giugno 1919, pp. 208-‐211 e nello stesso fascicolo le splendide xilografie a illustrare il racconto di Pierangelo Baratono, Il nepente. Sue le copertine del luglio 1919 e del febbraio 1920; e infine scritti e illustrazioni: L. Viani, Il poeta dei Viandanti, ivi, I (7) settembre 1919 con proprie illustrazioni; L. Viani, Un pittore toscano Alberto Magri, ivi, II (1), gennaio 1920, pp. 31-‐34. Alessandro Chiavorini, C’era una volta, ivi, II (2), febbraio 1920.
1017 Come indicato, con la riproduzione di un interno, nell’Arcilibro, cit., 1928, p. 73.
1018 Lettera dattiloscritta di Ciarlantini, su carta intestata della Alpes, ad Arnoldo Mondadori, FAAM, fascicolo Cisari.
Le sue notissime collezioni, tra le quali nessuno ignora i ‘Discorsi di Benito Mussolini’,
‘L’itala gente dalle molte vite’, ‘Viaggi e scoperte di Navigatori ed Esploratori Italiani’, bastano da sole a definirne la fisonomia, del resto assai complessa, che si universalizza fino ad accogliere importanti traduzioni del teatro straniero, e di Conrad, di Chesterton ecc. Dall’‘Alpes’ nasceva poi, creatura romana piena di promesse, la ‘Augustea’.1019
Le collana nominate, tutte tematicamente molto caratterizzate, esigevano una specifica e riconoscibile veste grafica. La prima a essere delineata è la collana di biografie romanzate di uomini illustri diretta da Ettore Janni, “Itala gente dalle molte vite”, iniziata con il testo dello stesso Janni su Dante1020 con in copertina la stilizzazione del volto del poeta realizzata da Guido Marussig. La collana andò probabilmente a costituirsi dalla seconda uscita, la biografia di Mazzini scritta da Giovanni Bertacchi, per la cui copertina inizia pertanto lo studio della grafica di collana. A esserne incaricato è Giulio Cisari, già autore del marchio editoriale della Alpes, dal cui soggetto – un giovane albero ben radicato a terra – stando a una prova conservata nel fondo Cisari di Apice1021 l’artista intenderebbe partire per identificare la collana che si proponeva allora di porre le basi per la divulgazione della “storia del pensiero, dell’arte, delle virtù italiche quali furono espressi attraverso i secoli dagli uomini più rappresentativi della Nazione”, attraverso biografie romanzate destinate “ai giovani, al popolo e alle classi di media cultura”, pensate pertanto con una forma ricorrente che “inquadra il personaggio prescelto nel periodo storico o artistico in cui è vissuto, e ne dà un’interpretazione lirica e aneddotica, scevra da pesantezze dottrinali e critiche, ma nello stesso tempo completa e fedele.”1022 (fig. 24)
Quella che parrebbe l’ipotesi più immediata, anche rispetto all’unica immagine che allora la Alpes poteva vantare, e cioè il marchio editoriale, per ragioni non attestate da documenti d’archivio viene scartata – almeno in un primissimo tempo e per il solo titolo di Mazzini – a favore di un decoro1023 dall’evidente valore simbolico costituito da un fuoco acceso protetto da una radura con il motto trascritto nella cornice superiore con caratteri irregolari in modo da comprenderlo in un’unica riga. (fig. 25) Sempre in linea con il significato allegorico, Cisari aveva avanzato anche un’altra proposta con l’elemento simbolico al centro – una sorta di staffetta del lume dell’ingegno – circondato dal motto scritto sorretto da ghirlande1024 a costituire i quattro angoli del piatto di copertina. (fig. 26) La qualità e validità delle
1019 Dalla lezione di Franco Ciarlantini tenuta nell’agosto 1930 all’Università degli stranieri, pubblicata in Vicende di libri e di autori, Milano, Ceschina, 1931, pp. 96-‐97.
1020 E. Janni, In piccioletta barca, Milano, Alpes, 1921, in collezione nella ristampa del ‘27.
1021 Si ricorda ancora una volta che la raccolta è stata costituita dallo stesso Sandro Bortone recuperando parte dell’archivio dell’artista (pochissime prove originali e molte prove di stampa di copertine) e acquistando i volumi con sue copertine nel tentativo di mappare le tappe principali della sua estesa opera. La raccolta è stata catalogata da chi scrive ed è consultabile online:
http://xdams.lib.unimi.it/xdams-‐public/home.html.
1022 Secondo la presentazione della collana nel Catalogo editoriale 1929.
1023 Interessa notare come questo stesso fregio, probabilmente anche per il rancore di Cisari di non averlo visto approdare alla definitiva veste di collana, lo utilizzerà in varie occasioni successive: in copertina la catalogo L’Umanitaria e la sua opera [1922] e a “La stampella”, il “periodico mensile della sezione milanese dell’associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra”, per il fascicolo del luglio 1929 dove è mantenuto anche motto identificato della collana Alpes. Sempre per “la stampella” (giugno 1929) è utilizzata anche la primissima ipotesi avanzata per il titolo su Mazzini.
1024 Decoro che definirà infine, modificando solo l’iscrizione, la copertina del Catalogo per la VII Esposizione dell’Istituto Carducci, Como, 1923, cfr. Apice, fondo Cisari online, Archivio Cisari copertine originali, serie 18.
tre proposte di Cisari non lasciano intravvedere le ragioni per cui, la soluzione definitiva sia stata affida all’artista livornese Anthony De Witt, artista probabilmente entrato nella cerchia dell’editore attraverso Lorenzo Viani.1025 L’incisione che caratterizzerà la collana sembra attingere alla stessa idea germinale di Cisari – un albero come sorgente vitale – priva della strutturazione editoriale tipica in tutte le proposte di Cisari; (fig. 27) una grafica mantenuta per tutto il corso della pubblicazione della collana, anche se a partire dal 1926 gli sarà aggiunta una sopraccoperta con il ritratto del personaggio a cui il libro è dedicato.
(fig. 28)
Un cambio d’immagine sintomatico non solo dell’evolversi del gusto – quella di De Witt rimaneva una xilografia bucolica di stampo pascoliano,1026 come sarà la maggior parte la sua poetica – ma anche della progressiva trasformazione della collana in una più marcata direzione propagandistica, aspetto che vedrà l’allontanamento del primo direttore Ettore Janni, dal gennaio 1925 dichiaratamente antifascista.
Anche della collana teatrale disegnata da Giulio Cisari rimane qualche traccia progettuale del poco che si è conservato dell’archivio dell’artista.1027 All’epoca l’editoria italiana non mancava certo di collane teatrali1028 tanto che la scelta cadde su “opere d’eccezione sia antiche che moderne” di autori stranieri poco frequenti in Italia, dai russi – Arcybašev, Blok, Čehov, Jevreinov, Sollogub, Minski, Ostrowskii, Poliakov – ma anche Hebbel, Strinberg, Calderón de la Barca, Knut Hamsum e i giapponesi Tanikaki Junichiro e Torahiro Kori.
Cisari era stato incaricato l’anno prima di disegnare la collana teatrale di Treves e, come dimostrano i suoi saggi pubblicati nell’antologia di Cesare Ratta, La decorazione del libro moderno e sua influenza nell’arte della stampa1029 quello che diventerà la grafica identificativa del teatro della Alpes era invero l’ipotesi avanzata per Treves, scartata a favore di una cornice di carattere più classico dello stesso Cisari.1030 La prima ipotesi, sulla quale poi si definirà meglio la veste, rivela una cornice nella quale al centro del piatto di copertina è ritagliato uno spazio sempre uguale per l’intestazione e la sagoma di una maschera teatrale identificativa della collana. (fig. 29) L’idea di fondo è mantenuta per la versione finale anche se l’intero decoro che nell’idea iniziale doveva interessare l’intero piatto occupa il centro della pagina, lasciando emergere la base della copertina attorno al fregio a costituirne una seconda cornice che aumenta l’effetto tridimensionale della soluzione. A subire un aggiustamento è anche il nome della collana – inizialmente la sola parola “Teatro”, approdata infine a una più evidente identificazione di collana “la collezione del teatro” – e l’immancabile firma di Cisari
1025 L’amicizia tra i due e l’ammirazione di Viani è attestata tra l’altro da un suo articolo di presentazione dell’opera del collega livornese: L. Viani, Antony De Witt, “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia”, III (6), giugno 1925, pp. 47-‐49.
1026 Della profonda amicizia tra l’artista e il poeta rimane tra l’altro testimonianza nell’antologia epistolare pubblicata su “Pègaso” (vol. IV, 1932, pp. 1-‐7): Lettere di Giovanni Pascoli al pittore Antony De Witt.
1027 Apice, Università degli Studi di Milano.
1028 Gianfranco Pedullà, Libri di scena. Note su editoria e teatro nella prima metà del Novecento, in Editori e lettori, cit., pp. 119-‐166.
1029 Bologna, Scuola d’arte tipografica, 1922, p. 68; alla p. 69 è invece riprodotta la copertina per l’Umanitaria, poi utilizzata da Cisari anche come seconda opzione, poi realizzata, per il titolo di Mazzini nella collana “Italia gente dalle molte vite” della Alpes.
1030 Una versione della cornice poi adottata per Alpes, nella sua prima ipotesi per Treves è
conservata, insieme alla cornice Treves definitiva, al fondo Cisare di Apice, consultabile online, serie 43.
che nella prima versione era messa in evidenza alla base del piatto di copertina, all’ultimo fatta rientrare nella forma classica del cartiglio alla base della maschera.
(fig. 30) Una prova di stampa del primo titolo della serie – Lo zio Vania di Čehov (1924) – mostra una seconda ipotesi con una leggera modifica nell’identificazione della collana, “La biblioteca del teatro”, dove veniva completamente smontata la cornice decorativa per lasciare il decoro alla base della copertina: la stessa maschera rafforzata ai lati da due putti. (fig. 31)
Alla fine per la collana teatrale si manterrà il termine “collezione” lasciando invece l’intestazione “biblioteca” a un’altra serie fondamentale della Alpes, la “Biblioteca di coltura politica” diretta da Franco Ciarlantini, sulla quale si intendeva costruire i fondamenti del pensiero politico fascista, e pertanto adeguatamente identificata da una limpida struttura tipografica contraddistinta da un fregio che si sostituisce, con la sua forza imperativa, alla stessa intestazione editoriale. Si tratta infatti degli unici volumi della Alpes a non riportare alcuna indicazione editoriale in copertina, attribuendo pertanto al fregio di copertina una sorta di identificazione con il marchio editoriale di cui ripropone la forma circolare, sostituendo l’albero con una figura femminile, probabilmente simbolo della forza di comando, come lascerebbero intendere il globo e lo scudo che la caratterizzano. (fig. 32)
Oltre all’immagine delle principali collane, nei primi anni di attività della Alpes, Cisari è l’artista con cui la casa editrice si identifica nel clima di rinascita delle arti decorative che, come si è già accennato, non rispondeva solo a un problema estetico quanto piuttosto alla necessità di uno sviluppo industriale, secondo quanto dichiarato da Guido Marangoni1031 nell’editoriale del primo numero de’ “Le arti decorative”, un aspetto altresì evidenziato dalle prime copertine dell’organo ufficiale dell’Esposizione Internazionale d’Arti Decorative, dove emerge la capacità di Cisari di far dialogare la grafica editoriale con le altre arti decorative prendendo in prestito soluzioni strutturali e decorative vuoi da decori di tessuti e tappeti vuoi da ferri battuti e fregi architettonici, rendendo le copertine del mensile da una parte un efficace catalogo pubblicitario delle aziende inserzioniste dall’altro un campionario di inedite soluzioni decorative. (fig. 33)
Una capacità che veniva messa a punto proprio con le copertine della Alpes come emerge dall’osservazione dei primi estimatori dell’artista: “Il Cisari ha infatti un innato senso decorativo che gli permette di fondere mirabilmente i motivi originalissimi che scaturiscono dalla sua fantasia, di sovrapporli, di sinfonizzarli in forme tutte sue e secondo leggi estetiche che recano il marchio della sua spiccata originalità.”1032
La Alpes è il primo editore per cui Cisari effettivamente mette a punto un vero e proprio ‘catalogo’ di soluzioni grafiche che dalle primissime copertine, dove spesso il soggetto della decorazione è un elemento floreale sviluppato a occupare l’intero piatto e a sorreggere l’intestazione disegnata dallo stesso artista in perfetta consonanza con il fregio, alle soluzioni “architettoniche”, additate già dalla critica contemporanea come le più rappresentative del suo apporto alla casa editrice. (fig.
34) Tra queste non di rado la copertina si apre su vedute e scorci urbani, in alcuni casi tratti da appunti registrati dal vivo come attesta la firma “Cisari, Vienna 1923”
per il titolo Città di Filippo Sacchi.
L’evolversi della grafica della Alpes è facilmente ascrivibile nel veloce processo di trasformazione tipico della grafica editoriale che vedrà in meno di un decennio il
1031 Citazione riportata in apertura del capitolo, da G. Marangoni, Vigilia, “Le arti decorative”, I (1), 17 maggio 1923.
1032 Gustavo Macchi, Giulio Cisari, “Lidel”, luglio 1923, p. 55.
passaggio dal decoro del libro all’illustrazione, se non addirittura all’immagine fotografica. Un passaggio che, nel caso circoscritto della Alpes, oltre a essere più facilmente evidenziabile, sarà causato dal progressivo impegno di Cisari in Mondadori1033 che porterà alla sua sostituzione con il pittore Ubaldo Cosimo Veneziani, un passaggio che sembra ancora graduale nel 1924 reso definitivo dall’anno successivo,1034 quando di Cisari escono solo i titoli delle collane di cui aveva disegnato la veste che rimarrà inalterata per tutta la vicenda editoriale, conclusasi nel 1931.
Il confrontando della veste degli stessi titoli, disegnati da Cisari nei primi anni Venti e da Veneziani dal 1925, mostra il progressivo cambiamento a favore dell’illustrazione. In un solo caso, per Giobbe il predestinato di Emilio Baumann, la prima uscita nel 1925, probabilmente in cantiere da tempo, è ancora disegnata da Cisari rievocando l’ambiente sacro attraverso un rosone aperto su un particolare del duomo di Milano, una soluzione che riportava graficamente alla stagione antecedente della Alpes, per cui verrà aggiornata lo stesso anno attraverso una sopraccoperta di Veneziani che riprende il tema della vetrata traducendola in termini didascalici. (figg. 35-‐36)
Ugualmente si provvede a un generale restyling per i resoconti di viaggio di Arnaldo Cipolla, autore di punta della Alpes. Nel caso de’ Nella fiamma dell’India, l’unico elemento di continuità è l’oro: nel caso di Cisari motivo incastonato all’interno del fregio di copertina la cui preziosità è evidenziata dalla generale severità della grafica nonché dal suo impiego anche per il marchio editoriale in quarta di copertina, mentre nella versione di Veneziani l’oro perde appunto di preziosità per divenire parte dell’illustrazione che identifica il viaggio con un monumento riconoscibile associato al divampare di fiamme rosse, colore che torna nel titolo dandogli una più spiccata evidenza. (figg. 37-‐38) Nella sua prima edizione, pur essendo il resoconto di un “viaggio in India nell’estate 1922”, come riportato nel frontespizio tra parentesi sotto il titolo, non si presentava come tale in copertina, aspetto divenuto invece essenziale dalla seconda edizione del ’251035 e ulteriormente evidenziato nella terza dello stesso anno che, pur mantenendo la medesima copertina, è arricchita da riproduzioni fotografiche di paesaggi e ritratti.
Osservazioni possibili grazie alla conservazione delle tre edizioni nella collezione Alpes raccolta da Sandro Bortone, a evidenziare ancora una volta come il suo procedere collezionistico fosse strettamente connesso a una prospettiva storico-‐
documentaria, preoccupato non solo di testimoniare nel dettaglio il repentino e continuo rinnovamento interno alla storia di un titolo o di una vicenda editoriale, ma attento pure a constatare quanto accurate raccolte bibliografiche fossero la base essenziale per lo studio di un determinato autore. Il comasco Arnaldo Cipolla (Como, 26 settembre 1877 – Roma, 25 febbraio 1938) 1036 ha attraverso da protagonista gli anni Venti e Trenta, venendo presto dimenticato a causa della prematura scomparsa. La premura storica di Sandro Bortone aveva condotto, già nel 1965, a preservare presso la Biblioteca di Como l’archivio dello scrittore – ricco di corrispondenza e documentazione personale – tornando poi a valorizzarne
1033 Non è conservato alcun contratto che attesti le dipendenze di Cisari in Mondadori. Il ruolo però centrale che dal 1924 l’artista ricoprirà e soprattutto la scarsa corrispondenza esistente tra l’editore e l’artista lasciano immaginare una sua assidua presenza in casa editrice.
1034 Un passaggio avvertibile anche dalle copertine per “Le arti decorative” realizzate dal 1925 da Veneziani in termini più illustrativi, lasciandosi alle spalle l’ampia gamma tecnica delle copertine di Cisari per la stessa rivista.
1035 Accresciuta anche nel testo “con aggiunte su Ceylon, la Malesia ed il Siam.
1036 L’archivio di Arnaldo Cipolla è stato donato dagli eredi nel 1965 alla Biblioteca Civica di Como.