Primi 10 Editori volumi 1 Mondadori -‐ Milano 736
II.5. Editoria scolastica
La conservazione di una parziale testimonianza della produzione scolastica749 del Novecento risponde al piano del collezionista di rivolgere la propria attenzione verso gli ambiti più trascurati e difficilmente storicizzabili, come del resto le difficoltà nel realizzare il catalogo storico della scolastica Mondadori ha messo bene in evidenza.
I testi scolastici difficilmente popolano le biblioteche pubbliche. Come altri generi di larga circolazione, hanno una stagione breve, strettamente legata alla fruizione di un’età particolare e, se non vengono conservati dai privati, lasciano poche tracce della loro esistenza. Sono oggetti di consumo, che restano finché servono o finché una nuova edizione aggiornata non rende superate (e anche inutili) le precedenti. Come pochi libri rimangono nell’immaginario dei lettori divenuti adulti e contano nella formazione di chi li ha avuti tra le mani, ma raramente possono essere ritrovati e riletti.750
L’altro aspetto sempre presente al collezionista è la sinergia tra tale produzione, spesso considerata marginale, e l’editoria letteraria propriamente detta, qui testimoniata in particolar modo dal condiviso impiego degli autori di copertina.
Naturalmente anche riguardo la scolastica la collezione è assolutamente parziale e gli anni maggiormente documentati sono quelli tra le due guerre, momento di massima espansione del decoro del libro che trovava nelle specifiche esigenze della scolastica applicazioni d’interesse.
Come si è visto anche per altre tipologie di materiali, Sandro Bortone tende a conservare almeno un pezzo ottocentesco per avere un’esemplificazione dell’iconografia su cui s’innesta la grafica novecentesca. È qui il caso di un numero della “Biblioteca scientifica” di Perino illustrata da una figurazione allegorica tipicamente ottocentesca che avrà non pochi sconfinamenti nel Novecento, come mostra la copertina della rivista “L’arte nelle scuole professionali” (1905), il periodico d’orientamento per l’attività formativa ed editoriale della scuola professionale dei Salesiani a S. Benigno Canavese.751 (figg. 265-‐266) È la stessa
‘arte decorativa’ a essere rappresentata come l’angelo salvatore che tiene la palma dell’ars et labor mentre nell’aureola di raffinata fattura decorativa è riportato il motto inglese “for ever and ever” che permette di meglio identificare il modello anglosassone pieno d’implicazioni sociali dell’art & craft.
L’arretratezza delle pubblicazioni scolastiche italiane all’inizio del Novecento è denunciata dalla lettera aperta inviata da Raffaello Bertieri al Ministro della
748 Secondo quanto dichiarato dallo stesso Alcorn in R. W. Apple, Can you sell a book by its cover?,
“New York Herald Tribune”, “Books section”, 28 luglio 1963.
749 Si ricorda il lavoro di recupero dei testi scolastici della Biblioteca Braidense: Dalla Scuola a l’Impero: i libri scolastici del fondo della Braidense (1924-‐1944), a cura di Rossella Coarelli, Milano, Viennepierre, 2001.
750 Dalla Presentazione di Lodovica Braida e Mario Infelise a Elisa Rebellato, Mondadori. Catalogo storico dei libri per la scuola (1910-‐1945), Milano, Franco Angeli, “Studi e ricerche di storia dell’editoria”, 2008
751 Si segnala articolo del direttore della testata Angelo Michelotti, precisa tutte le fasi tecniche della realizzazione del libro dai fonditori ai librai: A. Michelotti, Il libro, “L’arte nelle Scuole Professionali”, marzo 1905, I (3), pp. 53-‐59.
Pubblica Istruzione nel febbraio 1915752 dalle pagine de’ “Il Risorgimento Grafico”.
In base a esempi concreti di discordanza tra immagini e testo e della diffusa trascuratezza di tali pubblicazioni,753 la lettera stimola un dibattito sulla rivista inteso al miglioramento complessivo della proposta didattica, soprattutto rivolta alle scuole elementari.754
Tra i prodotti nuovi, che si affacceranno però sul mercato solo nell’immediato primo dopoguerra, un notevole incremento della qualità estetica è da attribuirsi ad Attilio Mussino, disegnatore ben documentato in collezione anche in questo settore. Dal sillabario per la prima elementare, Il buon seme, completamente illustrato anche all’interno, dell’editore torinese Paravia (1924) con cui l’artista era in stretta relazione per il lavoro a “La Domenica dei Fanciulli”, alla collaborazione con La Scuola di Brescia di cui è particolarmente degno di nota l’innovativo sistema educativo illustrato – Fonti vive – progettato insieme alla moglie, Eugenia Giordani Mussino. Nell’introduzione l’autrice spiega in sintesi i presupposti del sussidiario illustrato – “Troppe volte le nostre scuole non hanno museo per le lezioni oggettive; troppe altre non hanno gallerie di quadri piacevoli all’osservazione, sussidio al comporre; non hanno tavole illustrative del programma di nozioni varie”755 – formulando una proposta che fosse anzitutto un oggetto piacevole.
Ogni alunno ha il suo libriccino che lo letizia e lo soddisfa. E come lo soddisfa! Le vignette sono la felicità del bambino. Un libro senza vignette è un libro muto. Un libro tutto a disegni sarà il suo primo caro compagno di studio. Egli lo osserverà con attenzione e cercherà d’intenderlo, acuendo il suo intuito, sviluppando la sua riflessione, interrogando, rispondendo a sé ed agli altri, ingegnandosi di eseguire i facili disegni che saran le pietre miliari del suo cammino.756
Il metodo punta, come si legge nell’introduzione, sull’apprendimento visivo ed è pertanto formulato progressivamente secondo l’età ma identificato da un’unica copertina che, pur evocando ancora certe figurazioni allegoriche, rappresenta l’atto di donare ai bambini un oggetto – il libro illustrato – di loro sicuro interesse.
Il punto di assoluta novità è infatti rappresentato dalle “vignette” strutturate a sequenza di quadri capaci di descrivere il contenuto del testo sviluppando le capacità di osservazione e d’interpretazione personale, aspetto visualizzato alla base di ogni tavola da una sorta di dizionario visivo o da una semplificazione generale del senso attraverso segni elementari a imitazione del disegno dei bambini. (figg. 267-‐268) Ma così come il volume avrebbe costituito la soddisfazione personale di ogni bambino, il sistema prevedeva anche la raccolta di
“104 diapositive illustranti le scene del presente libro”757 che si sarebbero potute
752 R. Bertieri, A S. E. Ministro Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, “Il Risorgimento Grafico”, XII (2), febbraio 1915, pp. 41-‐48.
753 Del primo esempio estesamente descritto da Bertieri, il libro Conteggi, misure e forme di Aurelio Molinari per la II classe, in collezione è presente il volume per la IV classe (Milano, Cooperativa Editrice Libraria, 1917).
754 Pro libro scolastico, “Il Risorgimento Grafico”, XII (4), aprile 1915, pp. 97-‐101; Alfredo Melani, Pro libro scolastico, “Il Risorgimento Grafico”, XII (12), dicembre 1915, pp. 417-‐20.
755 Eugenia Giordani Mussino, Ai compagni di lavoro, in Fonti Vive, Brescia, La Scuola, 1923, pp. 5-‐7.
756 Ibidem.
757 Se ne ha notizia dalla seconda di copertina dei volumi che ne riportano un dettagliato annuncio nel quale è anche indicato lo strumento necessario alla proiezione: “l’apparecchio di proiezione tipo-‐scuola ad illuminazione sia elettrica che ad acetilene”.
proiettare a scuola andando a costituire quella “galleria di quadri piacevoli” di sussidio allo studio e alla composizione narrativa.
Anche se non si tratta prettamente di scolastica, nell’ambito dell’informazione scientifico-‐filosofica va ricordata l’originalità comunicativa della Piccola Biblioteca di Scienze Moderne dei Fratelli Bocca758 di Torino adornata rigorosamente in bianco e nero da Giovanni Mataloni, insieme a una varietà di firme – tra cui Francesco Beghelli, Angiolo D’Andrea759 (ADA), Adolfo Magrini. Pur attraverso una figurazione fortemente caratterizzante il titolo, l’esemplificazione iconica sempre giocata sull’effetto grafico e il suo accordo con lo stile e la composizione tipografica dell’intestazione, le copertine erano al contempo immediatamente identificabili con la collana. (figg. 269-‐273) Si notino in particolare le interpretazioni di Mataloni,760 un artista che attraverso la grande esperienza in ambito pubblicitario era stato capace di trovare soluzioni di uguale immediata presa per ogni settore editoriale per cui aveva contribuito, dalla musica alla divulgazione scientifica.
Più in generale però la scolastica privilegerà l’incisione all’illustrazione (tranne nel caso dei prodotti per i più piccoli), rivolgendosi a una certa eleganza citazionista essenzialmente basato sul modello di Adolfo De Carolis,761 il cui simbolismo atemporale – dal quale però hanno preso le mosse, in qualità di allievi, tanti grandi incisori e decoratori del libro italiano –, intriso di “eroismo centaureo” si adatta bene a commentare visivamente “le fantasie di poeti e romanzieri costeggiando i lidi d’una vita riflessa, aggiungendo all’arte letteraria di quelli una droga, molta o poca, della sua capacità rappresentativa”.762
Artista cantore anzitutto di D’Annunzio763 per il quale disegna la veste delle prime uscite per Treves,764 nella scolastica si identifica piuttosto con Zanichelli,765 per cui disegnerà tra l’altro molte edizioni Pascoliane.766 Le collane scolastiche sono risolte da una solida struttura architettonica – dalla “Biblioteca di coltura popolare”, alla serie tascabili degli scritti carducciani – un poco semplificata nella
758 Riesumazione di un editore estinto: F.lli Bocca, Torino Roma Milano, 1922-‐1958, Piùlibri, 1975.
759 Artista di recente rivalutato grazie alla mostra e relativo catalogo Angiolo D'Andrea 1880-‐1942.
La riscoperta di un maestro tra Simbolismo e Novecento, (Milano, Palazzo Morando 8 novembre 2012-‐17 febbraio 2013; Pordenone, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Armando Pizzinato, 21 settembre 2014), Milano, Skira, 2012.
760 Al momento della loro uscita immediatamente rese note nella raccolta a cura di Cesare Ratta, Gli adornatori del libro in Italia, prefazione di Francesco Sapori, vol. III, Bologna, Scuola di arte
Tipografica, 1926-‐27, pp.
761 Adolfo De Carolis xilografo e illustratore, a cura di Guido Tucci, Bologna, Sintesi, 1992. Si veda inoltre: Renato Barilli, Bistolfi e De Carolis a Bologna, Il Liberty a Bologna e nell’Emilia Romagna (Bologna. Galleria d’arte moderna, marzo-‐maggio 1977), Bologna, Grafis, 1977, pp. 367-‐437.
762 Michele Biancale, I decoratori del libro. Adolfo De Karolis, “L’Italia che scrive”, II (8-‐10), agosto-‐
ottobre 1919, pp. 105-‐06.
763 Sulle sue interpretazioni d’annunziane era incentrata la lettura di Antonio Rubino, Gli artisti del libro: Adolfo De-‐Karolis, in “Il Risorgimento Grafico”, V (12), dicembre 1907, pp. 211-‐16.
764 In collezione i volumi di Gabriele D’Annunzio editi da Treves: I Malatesti. Francesca da Rimini e Le canzoni della gesta d'oltremare. Merope, vol. IV, del 1917; Laus vitae. Libro I Maia e La fiaccola sotto il moggio del 1918; Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi. Libro III Alcione del 1919 e Il Notturno del 1921; Le elegie romane del 1924.
765 Copertine di libri italiani. Le copertine delle edizioni Zanichelli, “Il Risorgimento Grafico”, XVII (11), novembre 1920, pp. 434-‐438 dove accanto alle copertine di De Carolis, si ricordano autori meno direttamente associabili da Sacchetti a Nasica, di cui sono pure riprodotte alcune copertine.
766 In collezione: Poemi Conviviali, “Poesie di Giovanni Pascoli” VI, 1910; Canti di Castelvecchio,
“Poesie di Giovanni Pascoli” IV, 1914; Odi e Inni, “Poesie di Giovanni Pascoli” V, 1923; Limpido rivo,
“Prose e poesie di Giovanni Pascoli presentate da Maria ai figli giovinetti d’Italia”, 1924II; Pensieri e discorsi, “Opere di Giovani Pascoli”, 1928III. Lettere dell’incisore al poeta sono consultabili online:
http://pascoli.archivi.beniculturali.it/
grafica seriale dei classici, italiani e latini, identificati dall’immagine del medaglione centrale. (figg. 274-‐276)
Al di là degli artisti preposti alla comunicazione visiva, per la diffusione popolare e scolastica del libro sarà fondamentale il vasto contributo di Ettore Fabietti,767 direttore per un trentennio delle Biblioteche Popolari768 e tra i primissimi fidati collaboratori di Mondadori – secondo le parole dello stesso Fiabetti “forse l’uomo capace di dare all’Italia il libro popolare”769 – con il quale manterrà, durante il Ventennio, un costante dialogo inteso a disporre di una varia proposta culturale, soprattutto rivolta ai giovani.770 Fin dal gennaio 1927 Fabietti avanza una prima ipotesi, poi successivamente continuamente rimodulata, di strategia di limitazione del libro unico di Stato a favore di “un giornale degli alunni” o “giornale di scuola”,771 sostenendo che “Mondadori aveva in mente questo tipo di giornale quando pensò alla trasformazione del ‘Giornalino della Domenica’. Il disegno, non attuato fin ora, dovrebbe attuarsi ora, prima, cioè, che altri ci pensi e agisca.
Occorre occupare il campo, finché è sgombero. In breve non lo sarà più. Per quest’attenzione non si può fare a meno dell’aiuto efficiente di un uomo di scuola”.772
Col sottolineare la necessità di “un uomo di scuola”, probabilmente Fabietti intendeva riferirsi a se stesso, avvertendo il pericolo della propria posizione nell’avanzare della politica fascista.
Pur se il progetto non verrà attuato, Fabietti continuerà a essere figura fondamentale per la divulgazione del libro e della lettura tra i più giovani e le classi meno agiate, usando anzitutto lo strumento della recensione bibliografica, occupandosi della rubrica “Libri” 773 per “Il Giornalino della Domenica” – con un iniziale impegno quotidiano di tre ore per il quale, sempre pensando al progetto di trasformazione del giornalino, Fabietti avanza l’ipotesi di una sua disponibilità completa, anche a costo di lasciare la direzione delle Biblioteche Popolari.774 La posizione antifascista di Fabietti e la sua politica di divulgazione della cultura, praticata con successo da decenni, andava in contrasto con la politica culturale fascista intenzionata a far pulizia di pubblicazioni scomode rimpiazzandole con testi indirizzati al consolidamento dell’ascesa fascista, come ricorda una lettera di
767 Per meglio inquadrare la sua complessa attività si rimanda agli atti del convegno Ettore Fabietti e le biblioteche popolari, a cura di Paolo M. Galimberti e Walter Manfredini, Milano, Società Umanitaria, 30 maggio 1994.
768 Autore anche del Manuale delle biblioteche popolari e in seguito, con Amilcare Locatelli, il Catalogo modello per una biblioteca popolare di centro urbano e per una biblioteca di piccolo centro rurale entrambi editi a Milano, dal Consorzio delle Biblioteche Popolari nel 1908; e infine Biblioteca popolare moderna (1933). Cfr. Attilio Mangano, Ettore Fabietti e la Società Umanitaria, “Biblioteche oggi”, ottobre 1994, pp. 62-‐65.
769 Lettera di Fabietti a Mondadori del 12 aprile 1922, FAMM, fascicolo Fabietti.
770 In questo gli sarà sempre di valido aiuto la moglie Maria Sanguini Fabietti autrice di diverse traduzioni, come di recente dimostrato, non prive di interpretazioni atte al riscatto per esempio dei ruoli femminili nelle fiabe. Ivonne Defant, Mara Fabietti e la traduzione delle fiabe dei fratelli Grimm, in Traduttrici. Female Voices across Language, a cura di Oriana Palusci, Trento, Tangram,
“intersezioni/Intersections” (4), 2011, pp. 97-‐108.
771 Sono le alternanti definizioni usate da Fabietti nella corrispondenza con Mondadori durante il 1927, FAAM, fascicolo Fabietti.
772 Lettera non datata [1927], FAAM, fascicolo Fabietti.
773 Del resto la sua attività di propaganda del libro avveniva fin dal 1922 dal bollettino “La parola e il libro” edito dalle stesse Biblioteche popolari di Milano che Fabietti dirigeva.
774 “Se daremo attuazione al nostro programma e s’Ella vorrà, io cercherò di esimermi dalla direzione delle Biblioteche Popolari per mettermi interamente a disposizione di questo lavoro.”
Lettera di Ettore Fabietti a Mondadori, 19 gennaio 1927, FAAM, fascicolo Fabietti.
Franco Ciarlantini a Mondadori del 3 marzo 1924, nella quale espone la volontà di
“distribuire largamente nuclei di biblioteche”: “vorremmo che in ogni sede del fascio, in ogni Sindacato Operaio e in tutte le scuole italiane, specie nell’Alto Adige, fossero inaugurate biblioteche si cultura e di educazione patriottica”.775
Un’incompatibilità che si manifesterà esplicitamente con le dimissioni di Fabietti costretto, come si legge nella lettera confidenziale mandata all’amico Virgilio Brocchi, da restrizioni che non gli avrebbero permesso di continuare nella sua opera di divulgazione.
Mio caro Brocchi,
Devo lasciare le Biblioteche Popolari. Il Commissario Prefettizio avv. Nicolato, ha oggi trovato, fra 40 mila volumi della Biblioteca Centrale, 10 libri non conformisti e se ne è risentito. Impossibile continuare a lavorare per le mie care Biblioteche lottando giorno per giorno per rivendicare il diritto di cittadinanza nelle loro collezioni alle opere più luminose del pensiero umano. L’adesione a questo indice di nuovo genere mi diminuirebbe per sempre davanti alla mia coscienza. Ho scritto le mie dimissioni. Giornata magica per me: rompo il legame trentennale che mi lega a un ardente apostolato per l’educazione del popolo.776
La lettera dolorosamente polemica si chiude tra l’altro con una richiesta di lavoro in Mondadori. Alla stessa lettera è allegata la proposta, firmata insieme ad Angelo Colombo, di una serie di “quaderni” periodici, due al mese, a integrazione del libro di Stato: “(…) la storia verrebbe trattata con una serie di biografie drammatizzate;
la geografia con una serie di viaggi, le scienze con una serie di esperimenti e di costruzioni facilmente eseguibili con materiale comune, l’aritmetica con giochi ecc.”.777 Alle varie proposte di Fabietti sui materiali didattici da affiancare alle proposte ufficiali darà un taglio lo stesso Mondadori nel dicembre 1930 ricordando a Fabietti la “speciale disposizione tassativa del Ministero dell’Economia Nazionale” che proprio in quei giorni ostacola qualsiasi possibilità di attività di questo genere “giacché è fatto espresso obbligo agli insegnanti di non consigliare alcun libro oltre il testo di Stato che contiene, come è detto nel comunicato, tutto quanto può interessare i ragazzi”.778 Fabietti non demorderà almeno rispetto alla divulgazione libraria accettando, nel giugno 1930, l’incarico di una rubrica settimanale per il “Radiocorriere”, definita dallo stesso Fabietti in una lettere a Mondadori, “la grossa (non oso dir ‘grande’) rivista dell’EIAR”,779 evidenziando ancora una volta l’interesse prevalente per la grande diffusione della testata, indirizzata “a tutti gli abbonati alla radio”, che gli avrebbe permesso di raggiungere il vasto pubblico a cui da sempre anelava.
Il libro unico di Stato, oltre a sconvolgere i precedenti equilibri editoriali portando tutti i grossi editori a dovercisi confrontare, – in primis lo stesso Mondadori che, sulla scia di tante suggestioni di Fabietti, ancora nel settembre 1933780 chiederà in via “riservata” ad Olga Visentini, scrittrice per l’infanzia e collaboratrice dell’editore, “una relazione sulle deficienze esistenti nell’attuale libro di Stato, non
775 Lettera di Franco Ciarlantini ad Arnoldo Mondadori del 3 marzo 1924, FAAM, fascicolo Fabietti.
776 Lettera di Ettore Fabietti a Virgilio Brocchi, 19 novembre 1930, FAAM, fascicolo Fabietti.
777 Lettera di Ettore Fabietti ad Arnoldo Mondadori, 30 giugno 1930, FAAM, fascicolo Fabietti.
778 Copialettere Mondadori a Fabietti, 12 dicembre 1930, FAAM, fascicolo Fabietti.
779 Lettera di Fabietti a Mondadori, 14 giugno 1930, FAAM. Nella stessa lettera Fabietti specifica di aver dedicato la prima puntata, uscita lo stesso 14 giugno data d’invio della lettera, a “una buona recensione de Gli occhi limpidi”.
780 Per un quadro generale della scolastica Mondadori si veda E. Rebellato, op. cit.
solo da un punto di vista pedagogico ma anche da un punto di vista di vere e proprie inesattezze e soprattutto lacune politiche e storiche: cioè argomenti di grande importanza della storia di questi ultimi anni dei quali non si parli nel libro stesso”781 – è anche occasione per riprendere il dibattito sull’estetica del libro scolastico sul quale tornerà infatti a intervenire “Il Risorgimento Grafico”.782
Come ricordava Fernando Palazzi783 in un precoce profilo mondadoriano per le pagine de “L’Italia che scrive”, l’attenzione per i libri per bambini e la scolastica avevano interessato l’editore fin dagli esordi, quando qualche suo libro per la scuola aveva “l’aspetto di signorino per bene tra i lazzaroncelli”,784 ma solo dopo la Riforma Gentile, le edizioni Mondadori erano entrate “trionfalmente in tutte le scuole”.785 Di quest’epoca sono documentati alcuni esemplari disegnati da Pinochi, autore anche della cornice per la “Biblioteca dei ragazzi d’Italia”, nonché delle illustrazioni di copertina ad alcuni titoli786 tra i più fortunati della scolastica anni Venti, come il libro di lettura per la II classe, In cammino fanciulli di Guido Antonio Marcati nell’edizione del 1923 al suo 500° migliaio. (fig. 277)
È proprio Pinochi e un’altra fortunata antologia scolastica degli anni Venti – Amore e luce di Ciarlantini e Capodivacca – al cento di una disquisizione sulla copertina che dimostra quanto fosse delicata la definizione dell’immagine del libro per la scuola, nel tentativo di trovare qualche variante originale rispetto alle più diffuse
‘scenette’ di giovani lettori.
Edito nel decennio precedente dai Fratelli Nugoli di Milano, nel 1923 Ciarlantini convince Mondadori ad acquistarne i diritti per aggiornarlo in base alle nuove indicazioni ministeriali. Trattandosi di un libro di Ciarlantini, Mondadori aveva la garanzia di rapporti diretti con le autorità politiche, tant’è che nel gennaio 1924, al momento di sostenere il passaggio del proprio volume a Casa Mondadori, Ciarlantini riferisce di un confronto diretto con Giovanni Gentile: “Ho conferito a Roma, in qualità di membro del Gruppo Centrale di Competenza per la Scuola, con S.E. Gentile in merito ai testi scolastici. Credo che per la primavera ventura potremo far andare il nostro corso egregiamente e aggiornato come nessun’altro con il nuovo contenuto spirituale che intende conferire alla scuola il Ministro della P.I.”.787 Tra il marzo e l’estate 1924 segue una fitta corrispondenza di Ciarlantini con la direzione di Mondadori, allora ricoperta dal giovane Valentino Bompiani, per il passaggio dei diritti dai Fratelli Nugoli, un piccolo editore specializzato entrato in crisi nel 1924, a breve costretto a cessare l’attività, trattative complicate dalle esose richieste dei Nugoli e dal temporeggiare di Mondadori in previsione di maggiori chiarimenti rispetto l’effettiva possibilità di realizzare i volumi. La necessità di revisionare il testo non permette infatti, com’era invece l’iniziale intenzione, di rilevare il magazzino Nugoli, arrivando a proporre un completo rinnovamento del libro che rinunciava alle originali illustrazioni di Antonio Rubino
781 Copialettere 29 settembre 1933, FAAM, fascicolo Visentini.
782 Augusto Calabi, I caratteri artistici del libro di Stato, “Il Risorgimento Grafico”, XXVIII (9), settembre 1931, pp. 449-‐456 e Raffaello Bertieri, Il libro di Stato e la tipografia, ivi, pp. 457-‐465. E ancora Giovanni Bitelli, Libri scolastici. Edizioni accurate o edizioni trascurate, ivi, XXIX (10) ottobre 1932, pp. 561-‐65.
783 Insieme a Vincenzo Errante direttore editoriale del settore scolastico per le scuole medie in casa Mondadori.
784 F. Palazzi, Editori italiani. Arnoldo Mondadori, “L’Italia che scrive”, IX, agosto 1926.
785 Ibidem.
786 È pure conservata La raccolta. Antologia per le scuole elementari di Francesco Di Sanza, Milano, Mondadori, 1929.
787 Lettera di Franco Ciarlantini a Mondadori, 24 gennaio 1924, FAAM, fascicolo Ciarlantini.