Primi 10 Editori volumi 1 Mondadori -‐ Milano 736
II.4. Scuole regionali e migrazioni artistiche
La frammentazione regionale della penisola, spesso caratterizzata da specificità molto diverse, ha condotto Sandro Bortone a cercare di testimoniare attraverso disegnatori, case editrici e riviste alcuni momenti d’eccezione della produzione periferica. La presenza quindi d’illustratori secondari porta anche ad alcune scelte che vanno rivelate per la loro esiguità, con la documentazione di un solo o pochi pezzi. Si ricordano alcuni nomi come il viterbese Umberto Richiello,674 i triestini Antonio Riccoboni675 e Sergio Dabovich,676 così come alcuni autori legati al
670 Lettera di Antonielli a Bonchio, 13 ottobre 1976, Archivio Antonielli, serie 5.8. busta 27, Apice.
671 Disegnare il libro, cit, pp. 138-‐40.
672 Progetto che si completa con le copertine per il Castoro cinema risolte con silhouette che dialoga con il ritratto fotografico in quarta di copertina.
673 Nella volontà del collezionista di ricordare momenti editoriali spesso dimenticati, sono conservati due uscite della collana “Immaginari” diretta da Nanni Balestrini per SugarCo – Leslie Kaplan, Il ponte di Brooklyn e Cristina Fernandez Cubas, Mia sorella Elba (1989) affidate alle fantasie cromatiche di Ottavio Missoni. Le copertine utilizzano gli arazzi di Missoni, cfr. I nuovi arazzi di Missoni (Milano, Galleria del Naviglio, 18 marzo-‐ 9 aprile 1981).
674 Voce amica. Lezione di religione per i giovani, Viterbo, Unione Giovanile Cattolica, 1923.
675 Paolo Calisio, Il distruttore e La filanda delle rose di Angela Bianchini, entrambi stampati a Brescia dalla Tipografia e Libreria Editrice Queriniana, 1911 e 1912.
676 Angelo Frattini, La donna su misura, Milano, Morreale,1927.
collezionista: è il caso, per esempio, dell’artista Enrico Vannuccini conosciuto e frequentato negli anni di Como e documentato in collezione con due proprie opere teoriche autoprodotte.677
Di madre trentina, Sandro Bortone sarà attendo a documentare anzitutto la produzione locale678 attraverso le riviste “Trentino” – dalle copertine di Gino Pancheri e Camillo Rasmo alle più sintetiche sintesi grafiche di particolari della flora montana di Dario Wolf679 e Guido Polo680 (figg. 224-‐226) – ed "Enrosadira”, la rivista di promozione turistica specchio delle varie declinazione dell’estetica modernista, alla quale contribuirà anche Fortunato Depero681 ma soprattutto Gino Pancheri,682 Achille Del Lago683 e Dario Fozzer.684 (figg. 230-‐231)
Il caso Trentino685 può essere emblematico delle riflessioni del collezionista riguardo il rapporto centro-‐periferia. Se i contributi infatti di Depero per la rivista
"Enrosadira” si collocano in una generica sperimentazione modernista giocata su stilizzazioni e montaggi, (figg. 232-‐233) ben di altra portata sono i contributi dell’artista roveretano al rinnovamento dell’editoria italiana di cui in collezione si conservano almeno due momenti essenziali: la copertina di “Emporium” del dicembre 1927 e la grafica seriale con cui, dal 1928, si rinnova il “Secolo XX”. (figg.
234-‐235) Del resto fin dal 1924 l’artista era stato determinante in progetti editoriali e riviste che puntassero a un’immediata visibilità, questione ben esemplificata dalla collaborazione – non priva di ostacoli – con “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” 686 per cui Depero è chiamato per la prima volta a definire la copertina del luglio 1924, in un momento di instabilità del consenso
677 L’universale (edito nel 1985) e Interlocuzioni, aggiunta al N. 1 dell'Universale dell’87, editi dallo stesso artista e privi di indicazioni editoriali.
678 Le fonti principali per un orientamento bio-‐bibliografico: Dizionario degli artisti trentini tra ‘800 e ‘900, a cura di Fiorenzo Degasperi, Giovanna Nicoletti, Rita Pisetta (Trento, Il Castello, 1999);
L’arte nel Trentino dall’ 800 alla contemporaneità; Dizionario artistico atesino. Riviste: “Tridentum”,
“Archivio trentino”, “Vita trentina”, “Trentino”, “Studi trentini di scienze storiche”, ‘Collana di artisti trentini”.
679 Sue le copertine dell’intera annata 1933.
680 Sono conservati i fascicoli di giugno e dicembre 1937 e del giugno 1942, con illustrazioni interne dello stesso autore.
681 Inverno 1936; estate 1939.
682 Estate 1935; inverno 1935; estate 1936; estate 1937.
683 Achille Dal Lago: numero della rivista Fiera di Trento. Esposizione internazionale specializzata per l'equipaggiamento turistico-‐alpinistico-‐caccia e pesca, Trento [1949].
684 Inverno 1937; estate 1938.
685 Oltre agli artisti nominati, sono originari del Trentino anche artisti minori rappresentati da un solo esemplare, tra cui tre artiste non tutte ben identificate – Linauer, autrice della copertina di Marie Schmidtmayr, Bambini santi, Bolzano, Athesia 1937 e Quando le montagne raccontano di Maria Luise Maurer la cui copertina è realizzata da Aglaia Maurer, e Lea Botteri (Creto 1903 – Trento 1986) autrice della copertina e delle illustrazioni interne di Giovanna Borzaga, Nella valle di Genova, Trento, Manfrini editore, 1988. Inoltre Livio Benetti autore della copertina e delle illustrazioni di Canzoni di montagna, AUTC, 1937; Bruno Colorio per la copertina di Gino Gentili, La grande avventura, "Il Brennero", dicembre 1937; Aldo Caron, "Montagne e uomini", Trento, Ente Autonomo Editoriale, marzo 1950 Arti Grafiche Saturnia, Trento (illustrazioni interne di Giuseppe Biasi, Lea Botteri, Antonio Marcon, Guido Carrer, Guido Polo). Più diversificati invece i contributi del roveretano Piero Coelli: da Istantanee di Katzenau, Rovereto, Tipografia Mercurio, 1921, "A beneficio del fondo per il Monumento da erigersi a Rovereto in memoria dei Martiri Chiesa e Filzi promosso dall'’Alba Trentina’ alla copertina de’ Il castello di Rovereto di Giuseppe Chini (1928) a contributi legati a diverso titolo all’industria turistica, da "Le vie d'Italia" (ottobre 1937) alla copertina della guida dell’Istria (Pola, Comitato Provinciale del Turismo, anni Trenta).
686 Marta Sironi, Fortunato Depero alla “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” (1924-‐1936), in Forme e modelli del rotocalco italiano tra fascismo e guerra, a cura di R. De Berti e I. Piazzoni, Quaderni di Acme (115), 2009, pp. 625-‐44 (tav. XXX-‐XXXV).
dopo il delitto Matteotti per cui la grande visibilità in edicola della sua proposta gli procurerà assenso e successive commissioni per la stessa rivista che, fino al 1927, riguarderanno in particolare il primo fascicolo dell’anno, appuntamento decisivo per sollecitare l’attenzione dei lettori e vincere la concorrenza in edicola.
Avrai visto anche pubblicazione ‘Rivista del Popolo d’Italia’ con la tua copertina –
‘successissimo’ – Poli687 ha dichiarato che anche il comm. Morgagni che per primo faceva difficoltà si era così espresso ‘bene, bene, bisogna far lavorare Depero’ [...]. I venditori di giornali mettono in mostra in modo speciale la Rivista. Grande successo di cui sono contentissimo, come l’avessi fatta io.688
Un rapporto tra editoria nazionale e contesti regionali che andrebbe indagata nello specifico, anche tenendo conto di come molte riviste locali fossero una fucina essenziale per le scuole locali come dimostrano due casi689 parzialmente collezionati da Sandro Bortone, “La Panarie” friulana e “La Piê” romagnola. La prima, fondata nel 1923 a Udine da Chino Ermacora, è fondamentale per avere un quadro degli artisti friulani690 e della produzione industriale della regione. Le copertine in collezione sono per lo più di Carlo Someda De Marco a documentare il passaggio dalla decorazione – L’altare friulano del 1926 – a sperimentazioni di carattere più moderniste del 1935, prima che l’artista divenga direttore dei Musei Civici di Udine.691 Artista friulano poi diventato nome dell’arte nazionale, Gino De Finetti è autore della copertina nel fascicolo estivo del 1937, dove si trova anche un articolo che lo presenta.692 (fig. 227)
Della storica rivista d’arte romagnola, fondata a Forlì nel 1920, la collezione documenta alcuni numeri tra gli anni Quaranta e i Settanta con contributi di pittori e incisori locali, di cui la testata è anche la principale fonte bibliografica, come
687 Marco Luigi Poli, caporedattore e responsabile e direttore artistico della rivista (cfr. Gennaro Vaccaro, Panorama biografico degli italiani d’oggi, Roma, Curcio, 1956), aspetto che lo vedeva non di rado in contrasto con il direttore Manlio Morgagni.
688 Lettera di Fedele Azari a Depero 12 agosto 1924, Mart, Archivio del ‘900, fondo Depero, Dep.
3.1.7.
689 Alle quali va aggiunta anche la pugliese "L'immaginazione" edita a Lecce dalla Nuova Emme negli anni Novanta del Novecento, aperta a contributi di artisti contemporanei. Stando ai numeri in collezione: Irma Blank, Corrado Costa, Betty Danon, Antonio De Marchi Gherini, Franco Gelli, Bruno Munari, Vincenzo Musardo, Michele Perfetti, Walter Valentini.
690 I numeri in collezione esemplificano soprattutto l’evoluzione grafica degli anni Trenta, aperta anche a contributi di artisti non friulani: Ernesto Mitri (maggio-‐giugno 1930; luglio-‐agosto 1934);
Bruno da Osimo (maggio-‐giugno 1932); Maria Ciccotti (marzo-‐aprile 1937). La maggior parte delle copertine del 1937 sono invece di Giulio Cisari (cfr. inventario online fondo Cisari, Apice, serie 68).
Una breve nota sull’evoluzione grafica della rivista in Gabriella Bucco, Di almanacchi e lunari, in Lea D’Orlandi, artista ed etnografa, (Udine, Palazzo Giacomelli, 19 maggio-‐31 agosto 2009), mostra e catalogo a cura di Tiziana Ribezzi, 2009, pp. 84-‐99.
691 In collezione sono conservati i fascicoli con sue copertine: settembre-‐ottobre 1926; novembre-‐
dicembre 1927; marzo 1935. Oggi maggiormente ricordato in tale veste e come autore di: Mostra delle arti popolari del Friuli, della Venezia Giulia e della marca trevigiana, (Udine, 10-‐31 agosto 1941), Udine, Tip. Doretti, 1941; La protezione delle opere d'arte in Friuli durante la guerra 1940-‐
45, ivi, Arti Grafiche Friulane, 1946; Cinque secoli di pittura friulana: dal XV alla metà del XIX sec., (Udine, Loggia del Lionello agosto-‐settembre 1948), ivi, Tip. Doretti, 1948; Il Museo civico e le Gallerie d'arte antica e moderna di Udine, ivi, Tip. Doretti, 1956; Il duomo di Udine, ivi, Arti Grafiche Friulane 1970.
692 Gino De Finetti, Tormenti e conquiste di un pittore friulano, “La Panarie”, luglio-‐agosto 1937, pp.
226-‐240.
Pietro Angelini,693 Mario Bocchini, Domenico Dalmonte, Fausto Ferlini,694 Laura Maria Gamberini, Giannetto Malmerendi, Achille Mingozzi, Werther Morigi, Romeo Musa, Ettore Nadiani,695 Pietro Novaga, Dino Salvini,696 Arnaldo Savioni, (figg. 228-‐
229) ma anche di artisti romagnoli ben noti oltre i confini regionali quali Enzo Morelli, Francesco Nonni e Umberto Zimelli. Romagnoli erano pure Antonello Moroni (Savignano sul Rubicone 20 settembre 1889 -‐ Gatteo a mare 23 settembre 1929) – pittore, incisore e decoratore del libro la cui attività è limitata solo per la brevità della vita, di cui il collega Cisari, in un breve ritratto, ricorderà in particolare l’invenzione di un’incisione a chiaroscuro su legno a intaglio697 – e Giuseppe Ugonia698 (Faenza, 25 luglio 1881 -‐ Brisighella, 5 ottobre 1944) di cui la collezione conserva, oltre ai contributi all’editoria musicale, un interessante esemplare stampato a Faenza nel 1930, La mistica agostiniana di Cascia Santa Rita.
Francesco Nonni (Faenza, 4 novembre 1885 -‐ 14 settembre 1976) è il tipico esempio dell’artista nato e formatori in provincia che rimarrà tutta la vita radicato al proprio ambiente, anche se – soprattutto nella sua grafica d’esordio – guarderà a modelli nazionali ed extranazionali che ne definiranno lo stile: dai Preraffaelliti a Beadslay, gusto evocato nelle xilografie per “L’Eroica” così come nella Sera, replicata in copertina a “La Piê” nel fascicolo del novembre-‐dicembre 1973 dedicato interamente all’artista. Avviato al lavoro come intagliatore di legno presso l’Ebanisteria Casalini, poté continuare gli studi d’arte alla scuola serale T.
Minardi di Faenza,699 esercitando in seguito la xilografia al pari della pittura e della ceramica ma specializzandosi soprattutto nell’incisione su legno fondando la rivista “Xilografia”, una rassegna di stampe originali priva di testo, per il cui pregio verrà segnalata dalla rivista inglese “The Studio”.700 L’eleganza delle sue prime xilografie trovarono impiego come illustrazioni per le novelle di Antonio Beltramelli, 701 in collezione ricordate da La sementa 702 e Solicchio, canto d'amore.703
Due altri artisti romagnoli, Enzo Morelli (Bagnacavallo, Ravenna 1896 -‐ Bogliaco, Brescia 1976) e Umberto Zimelli (Forlì, 4 maggio 1898 -‐ Milano 1972), emigreranno presto nel capoluogo lombardo collaborando attivamente all’editoria nonché all’insegnamento, della pittura il primo e delle arti applicate il secondo.
Pittore e incisore, ceramista, scenografo e costumista, Zimelli dopo gli studi
693 Fidenzio Pertile, Un pittore romagnolo: Pietro Angelini, “La Piê”, gennaio 1943, pp. 37-‐40; Walter Vichi, Mostra di disegni di Pietro Angelini e Chi è Pietro Angelini, “La Piê”, settembre-‐ottobre 1972, pp. 213-‐15; pp. 216-‐18
694 A. Donati, Fausto Ferlini poesia come pittura, “La Piê”, novembre-‐dicembre 1980, pp. 278-‐79.
695 Ugo Dal Pozzo, Un artista nato: Ettore Nadiani, “La Piê”, settembre-‐ottobre 1970, pp. 239-‐41.
696 Walter Magnavacchi, Dino Savini pittore eclettico, “La Piê”, gennaio-‐febbraio 1971, pp. 25-‐27.
697 Giulio Cisari, Gente di Romagna: Antonello Moroni, Gino Barbieri, “La Piê”, marzo-‐aprile 1966, p.
57; si veda pure: Francesco Bono, Un artista romagnolo dell'ex libris: Antonello Moroni, “La Piê”, gennaio-‐febbraio 1958 pp. 23-‐26.
698 Aldo Spallicci, Giuseppe Ugonia (nel secondo anniversario della sua morte, parole commemorative pronunciate nel teatro comunale di Brisighella il 6 ottobre 1946); e Antonio Corbara, Le litografie a colori di Giuseppe Ugonia, “La Piê”, ottobre 1946, pp. 218-‐21; pp. 221-‐23.
699 Notizie sintetiche in Marcello Azzolini, Il tempo di Francesco Nonni, “La Piê”, novembre-‐dicembre 1973, XLII (6), pp. 252-‐56, seguito da una ricca rassegna stampa.
700 A Magazine of Fine and Applied Art, “The Studio”, vol. 87 (374), 15 maggio 1924, riprodotto nella rassegna stampa nel numero monografico dedicato a Nonni, “La Piê”, novembre-‐dicembre 1973.
701 Nonni sarà infatti anche illustratore per “Il romanzo dei piccoli” (1913-‐15) diretto dallo stesso Beltramelli, cfr. numero monografico dedicato a Nonni (“La Piê”, novembre-‐dicembre 1973) si veda in particolare: Francesco Sapori, Francesco Nonni, “Il Resto del Carlino”, 2 settembre 1926.
702 Remo Sandron, 1910.
703 Treves, 1913, esemplare con dedica autografa dello scrittore.
all’Accademia di Ravenna dove fu allievo di Giovanni Guerrini, nell’immediato dopoguerra si trasferì a Milano dove insegnerà ceramica, tra il 1927 e il ’33 alla Scuola Mantegazza e dal 1932 al 1944 composizione nella sezione Ceramica, Orafi e Ferro battuto all’Umanitaria e all’ISIA di Monza.704 La sua è una tipica figura di artista-‐artigiano, la cui versatilità tecnica verrà messa a frutto nei più vari ambiti della arti applicate.705 In ambito editoriale collaborerà con Vallardi, Treves, Bestetti e Tuminelli, Zanichelli, Mondadori, il Touring Club Italiano, in collezione è documentata soprattutto la prima committenza di Giacomo Agnelli.706 Figura d’interscambio tra le tradizioni locali e la cultura nazionale è l’abruzzese Carlo d’Aloisio, non solo attraverso l’opera grafica707 ma anche quella di pubblicista.708 (fig. 236)
Le Marche è forse la regione italiana a dare maggiori artisti e illustratori di tutti i tempi: Gabriele Galantara (Montelupone, Macerata 1865), Adolfo De Carolis (Montefiore d'Aso, Ascoli Piceno 1874), Renzo Ventura (Colmurano, Macerata 1886), Anselmo Bucci (Fossombrone, Pesaro 1887), Bruno da Osimo (Osimo, Ancona 1888), Giove Toppi (Ancona 1889), Federico Seneca (Fano, Pesaro 1891), Luigi Bartolini (Cupramontana, Ancona 1892), Diego Pettinelli (Matelica, Macerata 1897), Scipione (Macerata 1904), Orfeo Tamburi (Jesi, Ancona 1910), Corrado Cagli (Ancona 1910), Pericle Fazzini (Grottammare, Ascoli Piceno 1913), Walter Valentini (Pergola, Pesaro, 1928), Gio' Pomodoro (Orciano di Pesaro 1930), Giovanni Mulazzani (Bottega, Pesaro 1941). Motivo da ascrivere anche al ruolo del Regio Istituto di Belle Arti delle Marche dall’inizio degli anni Trenta divenuto il Regio Istituto per la illustrazione e la decorazione del libro, diretto da Aleardo Terzi.709
Dalle varie produzioni periferiche, alcuni tra i maggiori artisti migreranno nelle principali città italiane tra le quali Milano si configurerà presto come il maggiore centro propulsore della produzione editoriale, arricchendo la propria proposta editoriale anche grazie all’apporto dell’immigrazione specializzata dalle altre regioni della penisola: tra i maggiori innovatori dell’illustrazione editoriale figurano infatti artisti provenienti da altre regioni se non addirittura dall’estero.
Dagli anni del primo conflitto mondiale, dopo una breve paretesi veneta, risiede nel capoluogo lombardo il sardo710 Primo Sinòpico, alias Raul Chareun, fattosi immediatamente riconoscere alle sue prime apparizioni in ambito pubblicitario tanto da avere subito una copertura di recensioni inusuale711 che ne rivelano
704 Riferimenti molto dettagliati si trovano nell’articolo: Umberto Zimelli, “La Piê”, novembre-‐
dicembre, 1966, pp. 271-‐277.
705 Fonderà botteghe e piccole industrie quali la Fabbrica di Ceramiche artistiche dell’Isola Bella (1921); la fabbrica di giocattoli in legno al tornio Ardemi (Milano 1943), seguita da quella di giocattoli artistici in celluloide Creazioni ZIM (Milano-‐Varese, 1947) e infine quella di giocattoli in celluloide e polistirolo Giochital (Milano 1950).
706 Con sede a Milano, in via Nirone 17. Tra le collane: "Scrittori educativi", "Le vite dei grandi santi narrate ai ragazzi", "Glorie italiane", "Biblioteca per la gioventù".
707 In collezione documentato soprattutto per i fregi della scolastica di Mondadori a cui si rimanda.
708 L’estensione delle testate a cui collabora è ricordato dal sito a lui intestato http://www.daloisiodavasto.it/fbio.htm.
709 Piero Trevisani, Il Regio Istituto di Belle Arti delle Marche: le origini, gli orientamenti, le produzioni, “Il Risorgimento Grafico”, XXXI (10), ottobre 1934, pp. 571-‐582.
710 Altri disegnatori di origine sarda in collezione: Giuseppe Biasi, Pier Luigi Caldanzano, Carlo Chessa, Piero Ciuffo (Cip), Enrico Gianeri (Gec), Giovanni Manca, Loris Riccio Loris, Tarquinio Sini, Ennio Zedda (Zezé).
711 Margherita Sarfatti, Un disegnatore ironista. Primo Sinòpico, “Ardita”, I (2), aprile 1919, pp. 80-‐
84; Telesio Interlandi, I caricaturisti contro se stessi, “Noi e il mondo”, gennaio 1921, p. 23 (con la
l’originalità e la difficile canonizzazione. Tra i primi articoli quello di Margherita Sarfatti su “Ardita” parrebbe far coincidere l’originalità dell’arte al tipo fisico dell’artista: “Magro, lungo, allampanato; testa piccola e un’onda viva di neri capelli in cima a un paio di spalle; e tutto uno scoppiettio, nel triangolo aguzzo del volto, di faville dinamiche: le labbra, i piccoli muscoli intorno alla bocca, e sopracciglia, occhi, palpebre: tutto un fremito, un giuoco di mobilità continue: questi è Raul de Chareun, in arte Primo Sinòpico”.712 Dopo la prima esposizione milanese di arte sarda del 1917, lo portano alla ribalta i cartelli pubblicitari per Le Industrie Italiane Illustrate713 dell’Istituto Editoriale Italiano di Umberto Notari. Nel gennaio 1921 il pittore è compreso tra i caricaturisti italiani nella panoramica proposta da Telesio Interlandi per “Noi e il mondo”, quando il futuro direttore del “Tevere” e severo giudice contro il movimento artistico del Novecento italiano esercitava anch’egli la caricatura. Il suo commento sui colleghi restituisce dati biografici preziosi spesso a partire dal commento delle auto-‐caricature richieste per illustrare l’articolo. Così la maschera autodenigratoria di Sinòpico (una maschera che riduce la magrezza a puro scheletro, poi cancellato da una croce) è vista come una dichiarazione di poetica – “ammetto la crudeltà del caricaturista, crudeltà tanto più inverosimile in quanto è stata esercitata contro la propria persona, mentre mai fu rivolta con gli altri” –, espressione di uno “strano pittore” – forse anche per i suoi studi in matematica e ingegneria – “pervenuto a un certo grado di notorietà per alcuni disegni réclame originalissimi, che hanno il merito non comune d’imporsi prepotentemente all’attenzione del pubblico. La grande maggioranza dei cartellonisti italiani avrebbe in proposito molto da imparare”.
Primo Sinòpico, a sua volta, è un curiosissimo e originale artista. Da una pagina bianca egli con pochissimi segni, brevi e minuti, neri e colorati, trae immagini satiriche, grottesche e paradossali, dove passano insieme allo scherno, amarezza e comicità. Sono, a volta a volta, smorfie fumisteries, ironie espresse con simboli e tratti semplicissimi, ma efficaci e significativi. Questo artista predilige, e nello stesso tempo, sembra deridere la vita moderna nelle sue manifestazioni più originali: architetture di cemento armato, tram elettrici, bar all’americana, danze negre, jazz-‐band; ma tratto da queste sue stesse figurazioni schernitrici affiora non so qual sentimento desolato che va oltre la satira ed ha un contenuto di poesia. Si direbbe ancora un nostalgico, un assetato d’Ideale, perduto nella frenetica e meccanica vita d’oggi. Qualche altra volta va a prendere ispirazione dagli aspetti più meccanici e nuovi del paesaggio moderno rappresentandolo con sintesi acuta e novità d’interpretazione. Ricordo certo paese, bianchiccio grigio e azzurrino, con poche colline chiare nel fondo, una strada deserta in primo piano; rete di fili elettrici e d’antenne nel cielo: visione piena di carattere in cui è un’atmosfera singolarmente poetica.714
riproduzione della auto-‐caricatura), p. 25; Mario Ferrigni, Gli artisti del libro. Primo Sinopico I, “Il Risorgimento Grafico”, XVIII (3), marzo 1921, pp. 81-‐96 e id., Gli artisti del libro. Primo Sinopico II, ivi, XVIII (4) aprile 1921, pp. 133-‐43; Cesarino Giardini, Primo Sinòpico disegnatore, “Le arti
decorative”, III (1), gennaio 1925, pp. 23-‐31. La fortuna critica successiva, anche in parte ostacolata dalla mancanza di una collezione o un archivio a lui dedicato, comprende un volume della serie curata da Paola Pallottino per Cappelli (Il pittore a 20.000 volt, 1978) e Sinòpico è Sinòpico (Cagliari, Teatro Civico di Castello 27 settembre-‐7 ottobre 2011), Aiap, 2011.
712 M. Sarfatti, cit.; Nello stesso fascicolo Sinòpico è l’autore delle illustrazioni del racconto di Carlo Veneziani, La strada in casa.
713 Un’ampia rassegna dei suoi cartelli viene infatti riprodotta da Cesare Ratta, La decorazione del libro nei vari paesi, Bologna, Scuola d’Arte Tipografica, 1922.
714 Piero Torriano, Cronache milanesi: un gruppo di amici alla Galleria Pesaro: Bice Visconti, Angiolo D'Andrea, Primo Sinopico, Giuseppe Graziosi, Carlo Rizzarda, “Emporium”, maggio 1926, LXIII (377), pp. 323-‐24.
I numerosi articoli che ne presentano l’opera insistono sulla personalità e originalità della sua opera che nulla ha del regionalismo – si ricorda però il ruolo del disegnatore come tramite per la cultura decorativa sarda quando, in occasione della Prima esposizione internazionale di arte decorative di Monza, recensirà le ceramiche del conterraneo Francesco Ciusa715 – distinguendosi e imponendosi piuttosto in ogni tipo di illustrazioni, tra cui la collezione Bortone Bertagnolli documenta la veste seriale per i “150 Quaderni deliziosamente rilegati alla bodoniania”, de’ “I classici della Musica Italiana”716 dell’Istituto Editoriale Italiano diretti da Gabriele D’Annunzio insieme a Malipiero, Carlo Perinello, Ildebrando Pizzetti e Balilla Pratella. Ancora in ambito musicale la collezione ricorda l’illustrazione di copertina dei programmi del Teatro alla Scala e del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, replicata per le stagioni tra 1927 e 1931. (figg. 237-‐238) Non mancano esempi di illustrazioni per l’infanzia, come Rititì Francesco Patonchi (Treves, 1920), e copertine editoriali, tra le quali risultano di particolare originalità quelle per la Alpes,717 così come le tante illustrazioni per i periodici. (figg. 239-‐
240) L’originalità del suo apporto è ancora più evidente se paragonato al contributo degli altri tre artisti sardi la cui opera sarà invece influenzata da apporti regionalisti: Giuseppe Biasi, Mario Mossa De Murtas ed Edina Altara. Per i primi due sarà determinante il viaggio, iniziato nel 1906, nel territorio sardo alla scoperta di usi e costumi che diverranno caratteristici di molta loro produzione, esemplificata in collezione da due copertine di Biasi per riviste molto diverse tra loro per finalità e pubblico – “Lidel”718 e “Le vie d’Italia”719 – che testimoniano, attraverso il ritratto, la sua ricerca pittorica di documentazione etnografica, con particolare attenzione per i costumi tradizionali. (figg. 241-‐242)
Non si può non tenere conto di quest’esperienza per le copertine del “Giornalino della Domenica”720 Mario di Mossa De Murtas dove le caratteristiche dell’abito tradizionale sono tradotte in forme di eleganza etnica, magari accese da una certa ironia come nel caso di Contrasti dove l’eccesso decorativo ormai considerato fuori moda dell’abito tradizionale è confrontato con l’uguale ricerca del decoro tipico dell’ultima moda. (fig. 243) È interessante notare come in Sardegna riesca a distinguersi anche un’artista, Edina Altara, fortemente sostenuta da Biasi tanto farla partecipare all’esposizione di artisti sardi al Cova di Milano nel ’17, e portandola a trasferirsi l’anno successivo a Casale Monferrato dove sposerà l’illustratore Vittorio Accornero. I cinque pezzi in collezione rendono comunque conto dell’ampiezza di committenza e varietà stilistica, dall’editoria musicale alla moda, mostrando anche il caso della collaborazione con il marito per la copertina de’ “Il Secolo XX”, dove la sensibilità dell’artista sarda per i costumi tradizionali
715 Primo Sinòpico, Le ceramiche di Francesco Ciusa, “Le arti decorative”, I (4), 20 agosto 1923, pp.
27-‐30.
716 In particolare tre volumi del 1919: Luigi Boccherini, Sonate, (3); Emilio Del Cavaliere, Rappresentazione di anima et di corpo, (10) e Domenico Zipoli, Composizioni, (36).
717 Luigi Rossari, Pèrtega e Guglielmo Bonuzzi, Precocità, entrambi editi dalla Alpes nel 1925. Ma anche Giuseppe Toffanin, Ricordi di un uomo inutile, Milano, Quintieri, 1919.
718 Ritratto di Donna Javotte Bocconi di Villahermosa, “Lidel”, VI (1), 15 gennaio 1924.
719 Ragazza di Ollolai, “Le vie d’Italia”, XLIII (6), giugno 1937.
720 “Il Giornalino della Domenica”, VIII (9), 29 febbraio 1920. Anche in questo caso il disegnatore aggiunge alla firma il paese sardo di Teulada dove operava e dove provengono gli abiti tradizionali a cui fa riferimento. Nello stesso anno torna con una scena di danze popolari in costume per la copertina del quarto fascicolo del periodico, opera però non conservata in collezione.
servì a rendere più realistica l’accesa Fantasia bulgara721 di copertina, in occasione dell’incoronazione di Giovanna di Savoia a Regina di Bulgaria. (fig. 244)
Un altro caso di disegnatore difficilmente ascrivibile a una scuola o a una corrente è Fulvio Bianconi (Padova, 1915-‐1996),722 la cui origine veneta è centrale per la definizione di tutta la sua opera, rimasta volutamente ‘dialettale’. Artista a tutto tondo formatosi alla scuola dei maestri vetrai di Murano, arte nella quale lascerà una traccia di assoluta originalità,723 per un ampio arco della sua vita oltre ad essere prolifico illustratore per la pubblicità, ingaggiato al suo arrivo a Milano da Dino Villani negli anni Trenta, collaborerà a molta editoria periodica fino a diventare l’artista responsabile della grafica di Garzanti dal 1949 fino al 1975, pur continuando a firmare alcuni progetti fino al 1991.724 Artista assetato di conoscenza, in una febbrile vitalità per nulla esclusiva: si interessava alla storia, attraverso i molti libri, così come alla vita vissuta. Secondo un ritratto dell’amico e critico Raffaele Baldini gli interessava tutto: “i giapponesi e le mondane, gli ‘oggetti volanti’ e i metalmeccanici, la gente che dorme in grandi letti e gli orafi aztechi, il professor Zanzotto che dipinge ogni giorno Piazza san Marco, i fotografi americani e quello che lo supera urlando in Giulietta. Non vuol perdere niente, nemmeno il gesto di un controllore del treno, e per capire tutte queste cose lavora e parla con la febbre”.725 Una complessità che corrisponderà a un’altrettanta varietà tecnica, restituitaci da un’istantanea del suo studio.
Una parete è piena fino al soffitto di ‘vetri’ coloratissimi. In un cassetto ci sono fotografie fatte a mano, con imbuti di carta e altre macchinette, alla stampatrice. A un cavalletto c’è un quadro a olio quasi finito. Su un canterano ci sono manifesti, copertine di libri, biglietti di auguri, dépliants. (….) Non è escluso che un giorno egli aperta alla ricerca di un vecchio campo d’aviazione militare in vendita, che stenda su questo campo tutti i suoi disegni e porti, in silenzio, gli amici a visitare la grande carta geografica del suo fantastico e candido furore.726
Nel “fantastico e candido furore” è ascrivere l’attività grafica di Bianconi per Garzanti, per il quale non progetterà una gabbia grafica riconoscibile quanto piuttosto un’infinità di soluzioni di volta in volta uscite dalla sua originalità creativa. Anche il noto difficile carattere dell’artista era probabilmente il solo a poter intercettare quello anche peggiore dell’editore, costituendo le basi per una geniale impesa editoriale, prettamente italiana e dai caratteri di assoluta originalità. I 203 pezzi in collezione, pur non essendo esaustivi, rappresentano quella varietà tecnica assolutamente sperimentale tipica del suo modo di intendere la grafica. Assimilabile per inventiva solo a Munari, di cui per altro era grande amico, Bianconi esercitava una sentita ampia curiosità mai finalizzata ad alcuna strumentalizzazione, aspetto invece assai più canalizzato e commisurato al caso di ogni committenza in Munari. Se le copertine propriamente illustrate risalgono
721 Fantasia bulgara: saluto alla Regina, “Il Secolo XX”, XXIX (51), 7 novembre 1930, tema sviluppato nell’articolo interno La Bulgaria riceve la Regina.
722 Fulvio Bianconi: Disegni, testo di Alfonso Gatto, Milano, Garzanti, [1965]; Dino Villani, Le molte anime di Fulvio Bianconi, “Portfolio”, settembre 1981, pp. 54-‐57.
723 Rossana Bossaglia, I vetri di Fulvio Bianconi, documenti e apparati a cura di Maurizio Cocchi, Torino, Allemandi, 1993 e Fulvio Bianconi alla Venini, a cura di Marino Barovier (Venezia, Le stanze del vetro, Fondazione Giorgio Cini), Milano, Skira, 2015.
724 Cfr. Fulvio Bianconi, in Alle radici della comunicazione visiva italiana, Centro di Cultura Grafica di Como, 1988, pp. 110-‐111.
725 Raffaele Baldini, introduzione alla cartella Disegni, “Imago” (2), marzo 1962.
726 Ibidem.