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Altre collezioni di plastici geologici in Italia

campo, il rilevatore, colui che ha elaborato la cartografia, solitamente un ingegnere del R. Servizio Geologico d’Italia. La figura che invece ha materialmente realizzato il manu-fatto, il plasticista è un artigiano, un artista. Non si tratta quindi di realizzazioni di “fanta-sia”, bensì di esatte trasposizioni tridimensionali di fogli della C.G.I. in scala 1:100.000 (nella sua 1ª edizione), o comunque di cartografia specialistica in altri rapporti metrici, che solo pochissimi tecnici in Italia erano in grado di elaborare. Si chiarisce così che “l’ambito culturale” trova origine nel R. Comitato Geologico e nella Carta Geologica d'Ita-lia e che la “committenza” è ovviamente del R. Ufficio Geologico.

Nella schedatura dei singoli piani-rilievo il campo relativo al “rapporto opera finale/origi-nale” viene quindi interpretato intendendo come opera originale la cartografia, individuata come fonte di dati, e come opera finale il plastico stesso, oggetto della schedatura. Alla cartografia viene poi dedicato un maggiore dettaglio nel campo riguardante le “Fonti e documenti di riferimento”, utilizzando la ripetitività della voce “documentazione grafica”. Un esempio complesso è fornito dalla schedatura del piano-rilievo del Gruppo del Monte Bianco, realizzato dal plasticista Amedeo Aureli, tra il 1900 e il 1915. Il rapporto del piano-rilievo del Monte Bianco rispetto all’opera da cui è tratto è la sua condizione «fi-sica» di rilievo tridimensionale. Il piano-rilievo è situato in stretta relazione con le Carte Geologiche d’Italia e di Francia e gli autori (in questo caso italiani e francesi) sono gli ingegneri minerari che hanno eseguito il rilevamento del Monte Bianco: per il versante italiano Zaccagna, Mattirolo, Franchi, Stella e Novarese (tra il 1886 e il 1900); per il versante francese di Michel-Lévy, Lugeon, Duparc, Mrazec; Ritter, Bertrand e Termier (tra il 1886 ed il 1896). I dati cartografici francesi furono pubblicati tra il 1894 ed il 1899, mentre quelli italiani solo nel 1912, ma ciò non toglie che l’Aureli potesse avere accesso ai dati prima di questa data.

La schedatura di questi manufatti si rivela senz’altro uno strumento molto utile di studio, che consente di analizzare l’opera estrapolando e approfondendo una serie di aspetti descrittivi e relazionali.

I plastici, intesi come “oggetti culturali”, per la loro valenza polisemica, costituiscono un importante tramite per valori scientifici, tecnici, artistici, storici, ed anche patrimoniali ed economici, che generano una quantità notevole e differenziata di tematiche e di in-formazioni da trattare secondo i vari aspetti.

Altre collezioni di plastici geologici in Italia

Va detto che la raccolta di rilievi geologici dell’epoca, oggi conservata dall’ISPRA, non è l’unica del genere in Italia, ed il lavoro per il Catalogo ha stimolato il confronto con svariate altre collezioni, alcune altrettanto cospicue, presenti presso altri istituti. Tra questi citiamo l’Istituto Geografico Militare di Firenze, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il Museo Mineralogico e Geologico Estense “Gemma” di Modena, il Museo Geologico “Capellini” di Bologna, il Museo Storico dell’Architettura Militare a Roma (all’interno del Museo dell’Arma del Genio). Inoltre, nel corso della lavorazione, è emersa la presenza in diversi altri istituti italiani di altri plastici, di cui alcuni copie dei plastici dell’ISPRA (come ad es. è il caso del plastico dell’Isola d’Elba di B. Lotti al Museo di Mineralogia dell’Università di Firenze).

È stata pertanto avviata, al contempo con la lavorazione del catalogo, una ricerca a livel-lo nazionale al fine di stabilire la consistenza della produzione artistica italiana in questo

settore, di ricostruire i rapporti esistenti tra gli artefici, “i plasticisti” (e quindi conosce-re le “officine” dei plastici nell’Italia del tempo), ed i tecnici rilevatori e di indagaconosce-re sulla committenza delle opere nonché sul lavoro cartografico di riferimento.

Questa panoramica nazionale che si è venuta a delineare è ben lungi dall’essere com-pleta, e merita, senz’altro, maggior approfondimento in una successiva rassegna da dedicare sia alle altre collezioni che alle singole opere distribuite nei vari istituti in Italia ed alcuni anche all’estero.

Conclusioni

Il lavoro per la costituzione della Collezione dei plastici storici del Servizio Geologico d’Italia, qui solo brevemente descritto, necessariamente complesso ed incompleto ha comportato:

- il recupero ed il riaccorpamento dei plastici storici; - il restauro delle opere;

- la realizzazione di apposite tecniche per la conservazione e l’esposizione perma-nente delle opere;

- la definizione e descrizione delle opere dal punto di vista tecnico;

- il loro inquadramento nel contesto della storia e del pensiero tecnico-scientifico di fine ‘800;

- la loro schedatura secondo la normativa dell’ICCD (Istituto per il Catalogo e la Documentazione) del MiBAC;

- il loro inserimento formale nel contesto dei beni culturali del nostro Paese. Pertanto la costituzione della Collezione dei plastici e la stesura del Catalogo sono da considerare come il necessario traguardo di un’operazione culturale, intesa innanzitutto a descrivere e far conoscere una tipologia di opere ad oggi poco note e poco conside-rate sia dalla scienza che dall’arte, permettendone l’emersione per portarle a confronto con opere e raccolte analoghe, nell’intesa di approfondire la conoscenza di tutta l’attività plasticistica geologica dell’epoca nel Paese.

Ringraziamenti

Non sarebbe stato possibile affrontare una tematica complessa e poco nota quale la realizzazione dei plastici del Servizio Geologico, senza la sensibilità, la curiosità e la scrupolosa analisi di chi ha curato la stesura del “Catalogo” (ISPRA, 2012): si ringrazia pertanto innanzitutto la dottorssa Sabina Fulloni, curatrice del testo, e con lei il dottor Flavio Capitanio che ha lavorato al confronto delle opere con la cartografia geologica da cui le opere sono derivate, consultata grazie alla preziosa collaborazione della biblioteca dell’ISPRA. Non sarebbe stato possibile inoltre avviare l’analisi dell’opera plasticistica geologica a livello nazionale senza la collaborazione di tutti gli istituti che conservano (in Italia ed alcuni anche all’estero) analoghe collezioni o opere del territorio italiano dello stesso periodo, tra cui l’Istituto Geografico Militare di Firenze, il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il Museo Mineralogico e Geologico Estense “Gemma” di Modena, il Museo geologico “Capellini” di Bologna, il Museo Storico dell’Architettura Militare a Roma.

120 ANNI DI STORIA DELL’ITALIA E DEL VESUVIO NELLA COLLEZIONE