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rito un Premio Reale), l’Istituto Lombardo e la prestigiosa Ac-cademia delle Scienze di Torino (Fig. 4), solo per citarne alcune, che lo nominò suo socio nazio-nale, nel 1899, e Presidente, nel 1928, carica confermata anche alla scadenza del manda-to triennale. Nel 1908, anche il Governo Giolitti riconobbe la sua profonda conoscenza della geo-paleontologia italiana nomi-nandolo Presidente del R. Co-mitato Geologico d’Italia, carica nella quale fu più volte confer-mato sino al 1925.

Nell’epoca del colonialismo in Africa settentrionale e centra-le, come Presidente della Com-missione Geo-agrologica per la Tripolitania (un’altra carica go-vernativa) fu uno dei più impor-tanti scienziati che si adopera-rono con ricerche e prospezioni per il miglioramento agrario dei territori libici, senza peraltro ri-nunciare alla sua cifra di pale-ontologo: è del 1913 il volume

“La Tripolitania settentrionale”,

mentre ancora nel 1933 pub-blica “Di alcune rudiste della

Tripolitania”, solo per citarne un

paio. Produsse anche diversi la-vori di geomorfologia e paleon-tologia, a seguito di spedizioni in Somalia condotte dal Duca degli Abruzzi (Parona, 1932).

Senza Confini

Al Piemonte, sua terra d’adozione, dedica molte delle sue monografie. Da ricordare, sopra tutti, due volumi: “Caratteri ed aspetti geologici del Piemonte” (1922, Fig. 8) e “Il

Piemonte e i suoi paesaggi” (Parona,1935a, Fig. 6).

Anche gli aspetti applicativi della geologia non sfuggirono allo spirito poliedrico di Paro-na: studi idrogeologici per captare acque potabili, relazioni su sorgenti termo-minerali, progetti per possibili comunicazioni ferroviarie tra Torino e la Svizzera, oltre a numerose applicazioni in campo agrario.

Fig. 3 - Tavola illustrativa per la pubblicazione sulle rudiste di San Polo Matese (Parona, 1901).

Ma, come visto, la sua produzione scientifica fu ampia ed estesa anche dal punto di vista geografico, caratteristica che crebbe con la sua fama, tanto che molte spedizioni all’estero di suoi colleghi, anche in territori molto lontani, richiedevano la sua consulenza per offrire alla comunità scientifica delle analisi sicuramente più puntuali. È il caso, ad esempio, di una pubblicazione del 1935 (Parona, 1935b), nella quale sono descritte diverse specie di rudiste raccolte da Ardito Desio durante una spedizione in Persia, nella catena dello Zardeh Kuh; Desio, campione anche di longevità (è scomparso nel 2001 all’età di 104 anni), fu anch’egli grande geologo oltre che esploratore, ed in una delle sue avventure mediorientali “ebbe occasione di raccogliere interessanti appunti

geogra-fici e geologici e di riunire una collezioncina di rudiste, che, con cortesia della quale gli sono gratissimo, volle offrirmi in studio”, come scrive Parona nella sua pubblicazione.

E come poteva l’Autore tenersi lontano da quella che fu una delle più memorabili spe-dizioni italiane di sempre, quella effettuata da De Filippi ed altri verso l’Himalaya (Fig. 5), “quando l’Himalaya era più lontano delle

stelle”, come recita il titolo di un recente

volume dedicato a quella storica spedizione (Mazzoni & Anastasio, 2008)?

La spedizione fu effettuata nel 1913-1914: furono condotti studi geologici, meteorologi-ci, fisici (misure di magnetismo e gravità), Fig. 4 - L’Accademia delle Scienze di Torino in una stampa d’epoca.

Fig. 5 - I componenti della spedizione De Filippi.

rilievi topografici, osservazioni antropologi-che, e, negli anni successivi, furono pub-blicati tutti i contributi scientifici. A Parona spettarono le sue amate faune fossili me-sozoiche, con due pubblicazioni (1927a,b) sui fossili del Triassico e del Cretacico. Nel 1930 Parona compie 75 anni e, dopo aver dato un contributo fondamentale alla paleontologia e, in generale, alle Scienze della Terra, arriva così alle soglie della pen-sione. Per l’occasione, viene omaggiato da Federico Sacco (Fig. 7) con un’opera che ne ripercorre la carriera scientifica. Sacco fu senza dubbio uno dei più attivi e influenti geologi italiani di sempre: autore di centi-naia di pubblicazioni, direttore per diversi anni dell’Ufficio Geologico, ebbe intuizioni straordinarie dal punto di vista scientifico e sotto la sua spinta vennero prodotti mol-tissimi fogli della Carta geologica d’Italia. L’opera da lui compilata per Parona contie-ne un ritratto fotografico autografo dell’au-tore (Fig. 1), cui segue l’elenco delle sue pubblicazioni scientifiche, 174 lavori ordi-nati cronologicamente senza note biografiche. L’illustre redattore tiene a precisare, nella sua nota introduttiva, le ragioni di questa apparente manchevolezza.

Scrive infatti Sacco: “In occasione del 75° anniversario del Prof. Carlo Fabrizio Parona,

chiudendosi per legge la sua carriera didattica, svoltasi attraverso mezzo secolo, con operosità e sapere ammirevoli, dapprima a Pavia poi a Torino, i suoi colleghi, amici e discepoli avrebbero desiderato di tributare allo scienziato insigne ed al Maestro amatissi-mo, solenni onoranze e porgergli segni tangibili della loro grande ammirazione e del loro profondo affetto. Ma per la somma modestia di Lui che, intuendo detta idea, si mostrò assolutamente contrario a manifestazioni di tale genere, si dovette limitare la desiderata commemorazione alla pubblicazione di un fascicolo che, assieme all’immagine buona di Lui, segnali, almeno in sintesi nominale, l’immensa sua opera scientifica”.

Anche negli anni successivi alla pensione Parona continuò ugualmente le sue ricerche, dimostrando come la passione per le scienze della Terra andasse oltre alle cariche e agli onori ricevuti in carriera: si “ritirò” in un ufficio presso l’Accademia delle Scienze di Torino (alla quale aveva donato tutta la sua immensa biblioteca geo-paleontologica) e produsse ancora diversi lavori, circa una quarantina, alcuni dei quali divulgativi, oltre a offrire i propri consigli e le sue puntuali analisi non appena qualche giovane paleontologo richiedesse la sua consulenza.

Ogni ricerca approfondita sul gruppo delle rudiste a fini classificativi e paleoambientali, deve un’enorme tributo alla figura di Carlo Parona, che nel campo è stato uno dei mas-simi esperti. Al di là delle peculiarità locali nelle associazioni fossili, alcune analisi sono Fig. 6 - Copertina dell’opera divulgativa su

universali e spendibili ovunque, basti pensare al rapporto tra morfologia, modalità di vita ed ambiente sedimentario. Anche prendendo in considerazione gli aspetti paleogeogra-fici, l’Autore studiò a fondo le successioni dell’Appennino centrale e le sue piattaforme carbonatiche al cui margine prosperavano le scogliere a rudiste, raccogliendo un’enor-me mole di dati morfologici, sistematici e paleoambientali, tale da rendere ancora oggi imprescindibile il suo lavoro.