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Le «altre» Marine della Repubblica Popolare Cinese

Un pattugliatore della Guardia costiera cinese fotografato nell’aprile 2017 nei pressi dell’isola di Scarborough, nel Mar Cinese Meridionale. Con la sua espansione la Guardia costiera cinese è diventata, di fatto, una seconda Forza navale, la prima nella graduatoria mondiale fra le flotte statali (Guardie costiere e simili) dedicate all’imposizione della legislazione marittima

nazionale (Xinhua).

93 Novembre 2021

L’

esercizio del potere marittimo a cura della Repubblica Popolare Cinese si avvale non solo del contributo della PLAN, ma può fare affidamento su quelle che sono considerate come le «altre» Marine, cioè aggregazioni istituzionali di risorse, anche quantitativamente cospicue, che operano in sinergia con la Marina cinese pro-priamente detta. Queste aggregazioni sono la Guardia costiera e la Milizia marittima, due organizzazioni distinte, per la cui funzione, consistenza e capacità è opportuno una breve introduzione.

A seguito della riforma della complessa struttura deputata alla sicurezza della Repubblica Popolare Cinese attuata nel 2018, la Guardia costiera cinese è stata subordinata all’organizzazione che in Occidente è stata definita People’s Armed Police (PAP, cioè Polizia popolare armata): quest’ultima è una componente paramilitare delle Forze armate di Pechino e di cui la Commissione Militare Centrale ha assunto il controllo proprio nel 2018. Le missioni principali della PAP ri-guardano la sicurezza interna, il rispetto dell’ordine pubblico, il supporto alle Forze armate cinesi in caso di conflitto e l’esercizio della sicurezza marittima; aspetto quest’ultimo rilevante per uno Stato che rivendica, spesso con la forza, ter-ritorialità marittime geopoliticamente assai estese.

Il termine «Milizia» è invece riferito all’enorme riserva di risorse umane e materiali mobilitabili in caso di necessità, ma di cui un’aliquota è disponibile sin dal tempo di pace. Questa Milizia è distinta dalle riserve di cui dispongono le Forze armate cinesi tradizionali ed è organizzata in

base ai centri abitati, alle province, ai contesti regionali e a quelli produttivi. Quella nota in Occidente come People’s Armed Forces Mari-time Militia (PAFMM) è la componente marit-tima della Milizia, di seguito indicata semplicemente come «Milizia marittima» e spesso operante assieme alla PLAN e alla Guar-dia costiera cinese, secondo un processo di in-teroperabilità e integrazione, in continua crescita qualitativa e quantitativa, e sempre le-gato alle rivendicazioni territoriali marittime accennate poco prima.

Prima di esaminare in dettaglio la Guardia co-stiera cinese e la Milizia marittima, è opportuno ricordare che dello scenario di organizzazioni

Dipendente dalla People’s Armed Police, a sua volta subordinata alla Commissione Militare Centrale, la Guardia costiera cinese è responsabile

di ribadire il punto di vista di Pechino anche nel contenzioso con Tokyo sull’arcipelago delle Senkaku (sinodefense.com).

governative marittime esistenti nella Repubblica Popolare Cinese fa anche parte la Maritime Safety Administration (MSA) e la China Rescue and Salvage (CRS). Con un quartier generale a Pechino e distaccamenti nei principali centri costieri della Repubblica Popolare Cinese, l’MSA si occupa di tutte le questioni relative alla sicurezza della navigazione mercan-tile, compresa la supervisione dei traffici marittimi, la prevenzione dell’inquinamento marino, l’ispezione del naviglio mercantile e delle infrastrutture portuali, la gestione degli ausili alla navigazione e l’investigazione di incidenti in ambiente marittimo. L’MSA comprende oltre 25.000 effettivi e gestisce una flotta di circa 1.300 unità e mezzi navali di varie ti-pologie e dimensioni, fra cui circa 200 pattugliatori d’altura e costieri, alcuni dei quali con capacità aeronautiche.

Dipendente dal ministero dei Trasporti, il CRS è invece responsabile soltanto della ricerca, soccorso e salvataggio in ambiente marittimo, cioè un complesso di funzioni sostanzialmente umanitarie certamente distinte dall’imposizione, con ogni mezzo, della legislazione marittima cinese; tuttavia, ciò non toglie che il naviglio in forza al CRS possa operare congiuntamente a quello della Guardia costiera cinese e che non possa comunque svolgere missioni di ricognizione e sorveglianza. Il personale del CRS ammonta a circa 10.000 addetti, in maggioranza tecnici, subacquei e appartenenti agli equipaggi delle circa 220 unità e mezzi navali e una ventina di velivoli in dotazione: è organizzato secondo squadre di emergenza e soccorso, dislocate in diverse basi e aeroporti costieri.

La Guardia costiera cinese: missioni e capacità

Già diversi anni orsono, l’allora capo della State Oceanic Administration (SOA, una dalle tante organizzazioni legate alla salvaguardia degli interessi marittimi di Pechino) affermava che per diventare una potenza marittima globale, la Repub-blica Popolare Cinese avrebbe dovuto, fra l’altro, istituire una sistema di amministrazione marittima e di applicazione delle relative leggi, autorevole e altamente efficiente, con funzioni abbastanza concentrate e con responsabilità uniformi:

al predetto sistema avrebbe inoltre dovuto essere demandata la pianificazione e l’attuazione della legislazione marittima in un contesto interno ed esterno, vale a dire nelle acque territoriali — o rivendicate come tali — e nelle zone marittime alturiere d’interesse per Pechino. Il primo provvedimento in tal senso è stato di natura organizzativa, maturato nel 2013 con l’integrazione nella neocostituita Guardia costiera cinese — Zhōngguó Hǎijĭng — di tutti gli enti e le organizzazioni correlati alle attività marittime non strettamente militari e in precedenza subordinate a diversi ministeri e dipartimenti statali. La pubblicistica ufficiale considera la Guardia costiera cinese lo «strumento principale di protezione dei diritti della Repubblica Popolare Cinese in tempo di pace» e a essa sono affidati quattro missioni principali: presenza assidua nelle zone marittime contese per rafforzare le rivendicazioni proprietarie; tracciare, monitorare e anche ostacolare le unità militari straniere in transito nella ZEE cinese; garantire la sicurezza delle unità navali statali e private cinesi che operano in acque contese; negare ad altre nazioni l’uso di aree marittime rivendicate dalla Repubblica Popolare Cinese.

Ancor prima della riorganizzazione del 2013, Pechino aveva avviato un massiccio programma di ammodernamento delle risorse materiali finalizzate all’imposizione della propria legislazione marittima, soprattutto quelle destinate a operare in aree marittime remote. Molto importante è il principio secondo il quale il naviglio della Guardia costiera cinese opera spesso in circostanze di confronto definibili da «zona grigia» fra la condizioni di pace e quelle di guerra, permettendo a Pechino di aumentare la propria influenza sugli scenari marittimi d’interesse senza l’impiego diretto di unità navali militari vere e proprie, esercitando così un ruolo di potenza marittima, riducendo il rischio di escalation militare e per-mettendo alla PLAN di concentrarsi sulle missioni «navali» tradizionali in aree alturiere e oceaniche, oltre le catene in-sulari, nell’oceano Indiano e altrove.

Quest’espansione della Guardia costiera cinese ne fa dunque una vera e propria «seconda Marina», che occupa il vertice nella graduatoria mondiale delle flotte statali (Guardie costiere e simili) dedicate appunto all’imposizione della legisla-zione marittima. Fonti attendibili affermano che la Guardia costiera cinese ha una consistenza di personale non inferiore

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ai 17.000 effettivi, con una flotta formata da circa 225 unità navali di dislocamento superiore alle 500 tonnellate, in grado di operare in altura, e da altre 1.100 unità minori destinate alle acque costiere e litoranee. In pratica, la Guardia costiera cinese ha in inventario un numero di unità navali di molto superiore alla somma del naviglio in servizio nelle si-milari organizzazioni esistenti in Asia sud-orientale e in Estremo Oriente. Da punto di vista tecnico-operativo, la Guardia costiera ha applicato e applica lezioni apprese dall’attenta e assidua osservazione e analisi del naviglio e delle metodologie in servizio nelle analoghe organizzazioni di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, oltre che dalle esperienze derivanti da attività sul campo svolte in tempi recenti: ciò ha permesso, per esempio, di incorporare nei nuovi progetti del proprio naviglio capacità importanti, quali sistemazioni per l’impiego di elicotteri e imbarcazioni, cannoni di medio calibro e si-stemi non letali quali i cannoni ad acqua.

Negli ultimi anni, i programmi costruttivi per la Guardia costiera cinese hanno subito un rallentamento, ma se si considera l’ultimo quindicennio (2005-20), sintetizzato nella tabella seguente, il progresso quantitativo è evidente.

Dalle prime due tipologie di naviglio, si evince che nel 2020 la Guardia costiera possiede 260 unità navali in grado di operazioni alturiere e a molte di esse di spingersi anche in ambiti oceanici. Fra il naviglio più importante, particolare menzione meritano:

le due unità classe «Zhaotou», che con le loro 10.000 tonnellate di dislocamento a pieno carico, 165 metri di

lunghezza e cannoni da 76 e 30 mm sono i più grandi esemplari di unità dedicate alla «polizia marittima»;

le quattro unità classe «Schoshi II», da 5.800 tonnellate, 129 metri di lunghezza e cannone da 76 mm;

le quattro unità classe «Zhaolai», da 4.800 tonnellate di dislocamento, 100 metri di lunghezza;

le sei unità classe «Zhaoduan», da oltre 4.000 tonnellate di dislocamento, 135 metri di lunghezza e cannone

da 76 mm;

le nove unità classe «Zhaojun», 2.700 tonnellate di dislocamento, 95 metri di lunghezza e cannone da 76 mm.

Le unità della Guardia costiera cinese sono normalmente caratterizzate da uno scafo dipinto di bianco e da distintivi ottici formati da quattro cifre, mentre l’attrezzatura comprende, oltre all’armamento ben visibile, i sensori per la scoperta e le comunicazioni e le imbarcazioni per l’abbordaggio. Grazie anche ai loro 25 nodi di velocità massima e a un’autonomia valutata in 15.000 miglia, le unità classe «Zhaotou» hanno ricevuto particolare attenzione dagli analisti occidentali, anche perché la motivazione sottintesa alla loro realizzazione non è del tutto chiara, in quanto esse non sembrano offrire significativi vantaggi tecnico-operativi se paragonate a pattugliatori di dimensioni inferiori realizzati successivamente per la Guardia costiera cinese. Si è dunque pensato che gli «Zhaotou» fossero la risposta di Pechino ai pattugliatori ocea-nici giapponesi classe «Shikishima» da 9.500 tonnellate di dislocamento, e rappresentano dunque una questione di or-goglio nazionale piuttosto che di reali esigenze operative. A parte ciò, gli «Zhaotou» rimangono piattaforme di grandi

Tipologia e dislocamento 2005 2010 2017 2020

dimensioni in grado di operare in tutti i teatri marittimi oceanici, con buone capacità elicot-teristiche e belliche: è comunque prevedibile che Pechino non ne replichi la realizzazione, soprattutto per i costi gestionali elevati, se con-frontati con quelli di naviglio di dimensioni in-feriori e comunque idoneo a operare efficacemente in altura. Oltre a realizzare unità derivate da progetti di piattaforme in servizio con la PLAN, la Guardia costiera cinese ha be-neficiato anche dell’acquisizione di tre ex-fre-gate classe «Jiangwei I», da cui è stato rimosso l’armamento missilistico e alcuni sensori, ma in cui sono stati mantenuti i cannoni da 37 mm e le sistemazioni elicotteristiche.

Negli ultimi anni, la Guardia costiera cinese ha razionalizzato il suo elevato numero d’in-frastrutture costiere, riducendolo a una ri-dotta aliquota di basi capaci di soddisfare le esigenze di alloggiamento per gli equipaggi e di manutenzione per il naviglio in linea. Si presume che disponga di circa 200 basi na-vali, di cui circa 40 capaci di accogliere i pat-tugliatori d’altura e oceanici, mentre le altre sono destinate alle unità costiere e litoranee e collocate in prossimità dei principali porti pescherecci cinesi. Comunque, le basi prin-cipali hanno subìto una significativa espan-sione, con banchine più ampie per l’ormeggio di tutte le unità di nuova costruzione e impor-tanti ampliamenti in materia di alloggiamento, attrezzature sportive e, in alcuni casi, impianti per interventi limitati di manutenzione e ripa-razione, nella consapevolezza di raggiungere l’obiettivo di svincolarsi dalla subordinazione alla Marina cinese in quest’ultimo settore (38). Sebbene il processo di riorganizzazione sia iniziato nel 2014, in molti casi le infra-strutture della Guardia costiera cinese riman-gono in qualche modo segregate rispetto alle esigenze operative, soprattutto perché le in-frastrutture dedicate alle funzioni di polizia marittima continuano a essere utilizzate dalle unità dedicate alla vigilanza delle attività ittiche e non è chiaro se in futuro si assisterà a una razionalizzazione anche in questo settore.

Un pattugliatore d’altura classe «Zhaolai», da 4.800 tonnellate di dislocamento, 100 metri di lunghezza ed equipaggiato con un ponte di

volo, ma privo di hangar per elicotteri (SCMP).

Fra le unità della Guardia costiera cinese si annoverano anche le due unità classe «Zhaotou», che con le loro 10.000 tonnellate di dislocamento,

165 metri di lunghezza e cannoni da 76 e 30 mm sono i più grandi esemplari di unità dedicate alla «polizia marittima» (Xinhua).

Movimentazione portuale di due unità classe «Zhaoduan». Nel 2020, la Guardia costiera cinese possiede 260 unità navali in grado di operazioni alturiere e, a molte di esse, di spingersi anche in ambiti oceanici; a queste

si aggiungono i pattugliatori costieri e quelli minori (SCMP).

97 Novembre 2021

La Guardia costiera cinese: le prospettive

Nel costruire la più cospicua Guardia costiera del mondo e la più ampia organizzazione per l’imposizione della legisla-zione marittima, la Repubblica Popolare Cinese ha accresciuto significativamente le proprie capacità marittime, sfrut-tando soprattutto le rilevanti potenzialità cantieristiche e sistemistiche (fra cui motori e sistemi elettronici) nazionali, per avere una consistente flotta specializzata per diverse funzioni e differenti aree operative. Nell’ultimo decennio, il graduale potenziamento capacitivo della Guardia costiera cinese consente alla PLAN di dedicarsi maggiormente alle operazioni navali oltre la prima catena insulare, con una corrispondente riduzione dei requisiti operativi a carico del na-viglio minore della Marina cinese: l’ingresso in linea nella Guardia costiera delle unità maggiori potrebbe permetterne l’impiego anche oltre le aree marittime dell’Asia orientale, per esempio nelle operazioni antipirateria nel Golfo di Aden in alternanza o in associazione con le unità della PLAN, così come nella sorveglianza delle linee di comunicazione ma-rittima attestate ai porti cinesi.

La priorità costruttiva nel prossimo decennio sarà incentrata sulla sostituzione del naviglio costiero, perché quello tuttora in linea risale agli anni Novanta ed è prossimo a concludere la vita utile di servizio. Ci si con-centrerà probabilmente anche a colmare le principali lacune esistenti, cioè le capacità eli-cotteristiche (solo 50 unità permettono di ope-rare un numero peraltro ridotto di elicotteri in linea) e la razionalizzazione Pechino di sostenere con maggior vigore e concretezza le sue rivendicazioni di sovranità nel Mar Cinese Meridionale e in quello Orien-tale, rafforzandone le capacità d’imposizione di una legislazione chiaramente ispirata ai propri interessi.

La Milizia marittima

La Repubblica Popolare Cinese ha la più con-sistente flotta peschereccia mondiale, formata da migliaia di unità e imbarcazioni di varia ta-glia: una porzione di questa flotta e una cospi-cua massa di uomini e donne che lavorano a bordo di essa e nelle industrie correlate, sono

Le unità della Guardia costiera cinese sono normalmente caratterizzate da uno scafo dipinto di bianco e da distintivi ottici formati da quattro cifre, mentre l’attrezzatura comprende, oltre all’armamento ben visibile,

i sensori per la scoperta e le comunicazioni e le imbarcazioni per l’abbordaggio (Xinhua).

Due pattugliatori della Guardia costiera cinese sorvegliano le acque dove opera un peschereccio cinese. Il consolidamento delle capacità di polizia marittima è stato favorito dall’integrazione, nel 2013, in un’unica

organizzazione, di tutti gli enti responsabili delle attività marittime non strettamente militari e in precedenza subordinate a diversi ministeri e

dipartimenti statali (sinodefense.com).

registrate nella già citata People’s Armed Forces Maritime Militia, PAFMM, cioè nella Milizia marittima (39). Si tratta dunque di un’organizzazione di massa, armata all’occorrenza e comprendente principalmente personale impiegato nel comparto civile ma addestrato e potenzialmente mobilitabile per difendere e sostenere le rivendicazioni marittime ter-ritoriali di Pechino, proteggerne i presunti diritti e gli interessi marittimi e supportare la PLAN in caso di guerra. La Mi-lizia marittima è organizzata a livello provinciale e comunale e la sua consistenza dipende da diverse condizioni tipiche di questa o quella provincia, in primo luogo, le dinamiche economico-marittime. Una stima di larga massima, eseguita peraltro diversi anni fa, afferma che il personale inquadrato nella Milizia marittima ammonta a circa 750.000 effettivi, in larghissima parte uomini, mentre il naviglio ammonterebbe a circa 140.000 unità e imbarcazioni di varie tipologie e dimensioni, il tutto concentrato soprattutto nelle province meridionali della Repubblica Popolare Cinese affacciate sul Mar Cinese Meridionale e in particolare sull’isola di Hainan.

In tema di organizzazione, la Milizia marittima è assimilabile a una piramide con una base molto ampia e largamente territoriale, con una dipen-denza operativa che fa capo a ciascuno dei tre co-mandi interforze di teatro aventi uno sbocco sul mare e comprendente anche una dipendenza dal-l’autorità civile: a livello locale e comunque se-condo uno stretto coordinamento con i corrispondenti comandi della PLAN e della Guardia costiera cinese, mezzi e personale della Milizia marittima sono normalmente inquadrati in reparti equivalenti a battaglioni, compagnie e plotoni. In generale, mentre nella maggior parte delle province costiere esiste almeno una «com-pagnia» della Milizia marittima (40), composi-zione e capacità dei vari reparti sono ampiamente variabili. Per esempio, alcuni reparti possono eseguire missioni nell’area delle Spratly perché il naviglio a disposizione, di grandi dimensioni, lo permette, mentre altri operano in ambito lito-raneo o, addirittura, non dispongono di mezzi navali e devono ricorrere alla requisizione di ap-posite imbarcazioni sia per addestrarsi, sia per condurre missioni comunque non impegnative;

ancora, numerosi reparti della Milizia a livello di compagnia e plotone sono di stanza negli avam-posti insulari militarizzati nelle Spratly e nelle Pa-racels e da lì operare in maniera abbastanza efficace contro potenziali «minacce».

La Milizia marittima ha svolto un ruolo significa-tivo in diverse circostanze legate sia alle campa-gne di coercizione condotte nel Mar Cinese Meridionale e in quello Orientale, sia

all’asser-Imbarcazioni della Milizia marittima della Repubblica Popolare cinese:

quest’organizzazione è la componente marittima della Milizia popolare, cioè la cospicua riserva di risorse umane e materiali mobilitabili da Pechino in caso di necessità, ma di cui un’aliquota è disponibile sin dal

tempo di pace (SCMP).

Membri della Milizia marittima in divisa a bordo di un peschereccio. La Milizia marittima è organizzata a livello provinciale e comunale e la sua consistenza dipende da diverse condizioni tipiche locali, in primo luogo

le dinamiche economico-marittime (SCMP).

99 Novembre 2021

zione della sovranità in entrambe le aree marittime, che hanno visto il naviglio cinese contrapposto a varie tipologie di assetti marittimi di altre nazioni. Per massimizzare le opportunità d’impiego, un gran numero di unità della Milizia marittima si ad-destra con/e assiste la PLAN e la Guardia Costiera cinese in diverse funzioni, quali l’esercizio della polizia marittima, la sor-veglianza e la ricognizione, la ricerca e soccorso, la protezione delle risorse ittiche e della flotta peschereccia. Il governo della Repubblica Popolare Cinese finanzia le organizzazioni municipali e provinciali che gestiscono la Milizia marittima per lo svol-gimento di missioni specifiche al di là delle normali attività commerciali, nonché per la costruzione di moderne unità navali e per l’arruolamento di personale della riserva navale in possesso delle dovute competenze nel settore.

Le modalità d’impiego della Milizia marittima

Anche in questo caso, il ricorso alla Milizia marittima consente al governo di Pechino di usare la forza senza offuscare l’immagine professionale della Marina cinese, evitando il rischio di pericolose escalation. Il ricorso a un’identità non sempre riconducibile all’ambiente militare consente alla Milizia di creare confusione nei potenziali avversari, nei con-tenziosi riguardanti la protezione dei diritti marittimi e della sovranità nazionale, e di accrescere la fiducia della popola-zione civile nei confronti di quest’organizzapopola-zione e il suo valore morale; in cambio, il personale della Milizia marittima gode di libertà, diritti e prerogative negati a quello militare.

La partecipazione di reparti della Milizia marittima, nelle acque internazionali ma rivendicate da Pechino e dunque foriere di potenziali incidenti, avviene nell’ambito di una catena di comando e controllo militare, o quanto meno in un contesto di supervisione operativa. Inoltre, alcuni elementi di spicco della Milizia marittima hanno dimostrato una buona profes-sionalità e attitudine militare e gli elementi migliori possono ricevere emolumenti estranei alle loro attività commerciali.

Questa tendenza contribuisce a facilitare, per la Marina cinese, la gestione e l’addestramento delle risorse umane e ma-teriali da destinare alla Milizia marittima.

Il modello di sviluppo di quest’ultima è quello attualmente seguito dalla prefettura di Sansha, sull’isola di Hainan, basato sulla costituzione della cosiddetta Sansha City Fisheries Development Company, ma in realtà un reparto paramilitare

scar-samente dedicato alla pesca e ad altre attività it-tiche: la società dispone di diverse dozzine di pescherecci e mezzi navali equipaggiati con

scar-samente dedicato alla pesca e ad altre attività it-tiche: la società dispone di diverse dozzine di pescherecci e mezzi navali equipaggiati con