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Il leader della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ripreso durante la visita in Indonesia compiuta nell’ottobre 2013.

Nel 2018, Xi Jinping ha fatto proprie le dichiarazioni del suo predecessore Hu Jintao in merito alla volontà di far diventare la Cina una «potenza marittima forte o grande» (Xinhua).

23 Novembre 2021

Salvaguardare l’integrità e la sovranità territoriale e realizzare la completa riunificazione della Cina sono aspirazioni condivise da tutto il popolo cinese, e anche interessi fondamentali della nazione cinese … Il popolo cinese e la nazione cinese credono fermamente nella capacità di difendere tentativi secessionisti di qualsiasi tipo … Xi Jinping, 2018

N

el novembre 2012, in occasione del 18° congresso del Partito Comunista Cinese l’allora leader cinese Hu Jintao presentò una relazione che ha rappresentato un passaggio fondamentale nella storia marittima della Cina.

Hu dichiarò che l’obiettivo della Repubblica Popolare Cinese era quello di diventare una «potenza marittima forte o grande» («qiangguo haiyang»), rafforzando le capacità di sfruttamento e sviluppo delle risorse economiche pro-venienti dal mare, salvaguardando i diritti e gli interessi marittimi del paese e trasformandolo perciò in una forte potenza marittima. In quell’occasione, Hu Jintao propugnò anche l’adattamento delle Forze armate cinesi alla nuova posizione internazionale del paese, stabilendo in pratica un obiettivo strategico fondamentale indicato nel Libro bianco della Re-pubblica Popolare Cinese, divulgato nel 2013 dopo l’ascesa di Xi Jinping alla leadership del paese.

Secondo il Libro bianco, «la Cina è un’importante nazione con connotazioni marittime e terrestri: i mari e gli oceani offrono spazi immensi e risorse abbondanti per favorirne lo sviluppo sostenibile, diventando di vitale importanza per il benessere e il futuro della popolazione. Pertanto, le Forze armate cinesi hanno il dovere prioritario di salvaguardare ri-solutamente i diritti e gli interessi marittimi della Cina». L’obiettivo di diventare una potenza marittima solleva una serie d’interrogativi sull’effettivo significato di quest’aspirazione e sulle modalità con cui la Repubblica Popolare Cinese per-segue questo obiettivo, interrogativi preceduti da una valutazione di ciò che i leader cinesi intendono per «potere ma-rittimo»: prima di trattare quest’aspetto è tuttavia necessaria una breve esposizione del moderno significato di quest’espressione.

A prescindere da quanto teorizzato in materia di sea power e maritime power da Alfred Thayer Mahan, Julian Corbett e, in tempi più recenti, Geoffrey Till, nel mondo occidentale, quest’ultima espressione è oggi più comunemente interpretata come un concetto intrinsecamente ampio, comprensivo di tutti gli usi del mare, sia civili, sia militari. Nel suo senso più ampio e come già ricordato nell’Introduzione, l’espressione può essere esplicitata come «potere o influenza militare, politica ed economica esercitata attraverso la capacità di usare il mare». Il potere marittimo di uno Stato riflette le capacità militari basate sul mare, oltre che una gamma di risorse militari terrestri e sistemi spaziali, gestita o gestibile da una Ma-rina, e un insieme di capacità paramilitari (per esempio, Guardia costiera, Milizia marittima, ecc.) e civili, quali infra-strutture portuali, Marina mercantile, flotta peschereccia e cantieristica navale.

Un valido esempio dell’espressione maritime power proviene da un convegno sul tema svoltosi nel 2003 al Naval War

College dell’US Navy, in cui l’allora comandante dell’US Coast Guard affermò che «il potere marittimo del XXI secolo riguarda esigenze di una nazione che vanno oltre le capacità puramente militari e che comprendono la preservazione delle risorse marittime e la garanzia del transito sicuro di merci e popolazione sul mare, la protezione dei confini marittimi e l’esercizio della sovranità marittima, la prevenzione dell’uso improprio di mari e oceani e la salvaguardia della vita umana in mare». In sintesi e come già ricordato, l’altrettanto nota espressione sea power pone maggiore enfasi sulla di-mensione navale militare del concetto, mentre maritime power abbraccia anche gli aspetti non militari delle capacità ma-rittime di una nazione.

Le motivazioni della Cina

Le motivazioni addotte da Pechino, per diventare una grande potenza marittima, si basano su una serie di circostanze strategiche radicalmente modificate a suo favore negli ultimi vent’anni. A partire dell’ultimo decennio del XX secolo, gli interessi economici e di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese in teatri situati al di là delle sue immediate regioni costiere e alturiere — cioè quelle all’interno della prima catena insulare e della ZEE — sono aumentati in maniera espo-nenziale. La combinazione fra la potenza economica complessiva della Repubblica Popolare Cinese, l’importanza dei suoi interessi all’estero e, più recentemente, la visione di Xi Jinping del sogno cinese, ha favorito la creazione di una

«visione del mondo» tale da far diventare l’assunzione al rango di potenza marittima globale una stringente necessità per il paese. Questa considerazione è corroborata anche dal modello di sviluppo economico e sociale adottato dal governo di Pechino a proposito delle caratteristiche geografiche di una nazione di 1,4 miliardi di abitanti il cui territorio è pre-valentemente montuoso e dove soltanto il 30% della superficie si trova a un’altitudine inferiore a 1.000 metri. Pertanto, se nelle remote regioni occidentali della Repubblica Popolare Cinese lo sviluppo socio-economico è stato limitato dalla conformazione del territorio, permettendo solamente un minimo miglioramento delle condizioni di vita di popolazioni comunque abituate alla pastorizia e all’agricoltura, la crescita demografica, industriale e sociale si è maggiormente ma-nifestata nelle regioni orientali e soprattutto nelle provincie costiere, con l’espansione, spesso incontrollata, di grandi agglomerati urbani e industriali di stampo parzialmente occidentale.

Lo straordinario sviluppo economico e industriale avviato negli anni Novanta ha subito un rallentamento dal 2011, anche per effetto dei dazi imposti dagli Stati Uniti, che hanno colpito le esportazioni cinesi; di ciò ne hanno risentito non solo il settore manifatturiero e quello edilizio, ma anche il terziario, mettendo in difficoltà la classe media che ha ri-dotto di conseguenza i consumi. La politica monetaria espansiva, inoltre, insieme all’esorbitante indebitamento delle imprese e delle province è un elemento di forte instabilità: per tentare di arginare questi eccessi, dal 2017 sono state messe sotto inchiesta numerose aziende gravemente indebitate ed è stato ridotto il flusso d’investimenti verso l’estero.

Il 13° piano quinquennale, adottato nel 2016 e prossimo alla scadenza e ad essere seguito dal 14° piano (11), ha tuttavia ribadito gli obiettivi del precedente, fortemente orientato allo sviluppo dei servizi e del mercato interno per ren-dere il paese meno dipendente dalle esportazioni e dall’industria pesante, ormai in eccesso di capacità produttiva. Una domanda energetica nazionale comunque rilevante è parzialmente soddisfatta dalle miniere di carbone e da nuovi impianti idroelettrici, rendendo quindi prioritario il ricorso a fonti d’approvvigionamento esterne, in primo luogo gli idrocarburi provenienti soprattutto dal Golfo Persico (12).

Le affermazioni dei leader cinesi e i documenti ufficiali divulgati da Pechino caratterizzano l’obiettivo di diventare una potenza marittima globale come essenziale per la strategia di sviluppo della Cina, per il benessere del popolo, per la sal-vaguardia della sovranità nazionale e per il ringiovanimento della nazione cinese. In particolare, il raggiungimento del predetto obiettivo è legato ai seguenti aspetti:

gli interessi marittimi della Cina sono modellati dal desiderio del Partito Comunista Cinese di promuovere e

25 Novembre 2021

difendere i suoi «principali» interessi di sicurezza nazionale. Secondo l’Accademia cinese delle scienze militari:

«Oggi e per molto tempo a venire, gli interessi nazionali del nostro paese si stanno espandendo maggiormente sul mare, la sicurezza nazionale è minacciata principalmente dal mare, il fulcro del confronto militare è soprat-tutto nel mare»;

i leader cinesi affermano che una parte fondamentale di questi interessi è rappresentata da «diritti e interessi

marittimi», concentrati in aree prossime al paese, la cui protezione richiede una Guardia costiera forte e capace;

lo sfruttamento economico dei mari è considerato un elemento importante nella visione generale nazionale. La

scarsità di risorse è spesso citata come un fondamento logico, con la visione aggiuntiva secondo cui le risorse ittiche ed energetiche dell’economia marittima possono aiutare ad alleviare la scarsità di materie prime, che ri-mangono peraltro indispensabili per il continuo e armonico sviluppo della Repubblica Popolare Cinese. Nel 2015, il valore complessivo di tali risorse è ammontato a circa il 10% del PIL nazionale, in un contesto che in-clude tutte le industrie coinvolte nello sfruttamento delle risorse marine o che utilizzano le aree costiere e off-shore, nonché attività correlate quali il trasporto costiero e oceanico, l’estrazione di petrolio e gas, la pesca, lo sfruttamento di energia eolica, solare e delle maree, i prodotti farmaceutici derivati da estratti animali e vegetali marini e persino il turismo marittimo;

Il cacciatorpediniere lanciamissili HEFEI e l’incrociatore lanciamissili russo PIOTR VELIKIY (Pietro il Grande), ripresi durante la parata navale di San Pietroburgo svoltasi a luglio 2017 (Novosti).

la Repubblica Popolare Cinese vuole la «riunificazione della madrepatria». Taiwan, come isola, è un problema

militare intrinsecamente marittimo, una dimensione cui si aggiungono le controversie territoriali nei tre mari su cui si affaccia la massa continentale cinese. Inoltre sei dei dieci maggiori porti cinesi possono essere raggiunti solo navigando attraverso il Mar Cinese Orientale;

Pechino ha stabilito che i suoi interessi marittimi, in termini di risorse energetiche e d’altro tipo, i suoi mercati

e le rotte marittime, sono diventati essenziali per la propria crescita economica e, per estensione, per la propria stabilità politica. L’obiettivo di creare l’ormai nota via marittima della seta del XXI secolo — che collega la Re-pubblica Popolare Cinese al Sud-Est asiatico, all’Asia meridionale, all’Africa orientale e al mar Mediterraneo, è l’ultima manifestazione della centralità delle connessioni marittime globali per il continuo successo economico del paese. Secondo i funzionari cinesi, il 90% del commercio nazionale cinese viaggia ormai sui mari, mentre la via marittima della seta rappresenta la direttrice che corre sui mari e gli oceani dell’ormai nota Belt and Road Iniative, BRI;

uno degli aspetti marittimi politicamente più impegnativi per Pechino è la protezione delle numerose, cospicue

e fiorenti comunità di lavoratori cinesi che vivono all’estero, in nazioni spesso instabili. Secondo il ministero degli Esteri cinese, circa 30.000 imprese impiegano oltremare cinque milioni di lavoratori cinesi: come noto, cittadini cinesi sono stati evacuati dalla Libia nel 2011 e dallo Yemen nel 2015, rendendo centrale il ruolo della PLAN per affrontare queste emergenze;

La fregata lanciamissili YUEYANG («Type 054A») ripresa durante l’edizione 2014 della grande esercitazione

«RIMPAC» svoltasi nelle acque dell’oceano Pacifico: fu quella l’ultima occasione in cui unità cinesi parteciparono ad attività addestrative con l’US Navy ed altre Marine filoccidentali (USN).

27 Novembre 2021

c’è la consapevolezza che gli interessi marittimi in regioni lontane dalla Cina rappresentano un elemento di

vul-—

nerabilità, comprendente nuovi rischi per la sicurezza nazionale e potenziali minacce a cura di altre potenze marittime. Allo stesso modo, Pechino riconosce l’importanza strategica del settore delle costruzioni navali, in-dispensabile per garantire sia centinaia di migliaia di posti di lavoro, sia lo sviluppo tecnologico ed economico del paese, e sia un grado di autosufficienza necessaria per fronteggiare le sanzioni economiche;

infine, vi sono numerosi elementi indicatori per affermare che la Repubblica Popolare Cinese ambisce a

diven-—

tare una potenza marittima globale per rafforzare il suo status internazionale. L’opinione diffusa fra le élite go-vernative e intellettuali di Pechino è che, storicamente, le maggiori potenze mondiali sono state potenze marittime: gli esempi riconosciuti risalgono al XIV secolo e riguardano i Paesi Bassi, la Spagna e il Portogallo, mentre in epoche più recenti si fa riferimento alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti, al Giappone e, seppur in misura minore, all’ex-Unione Sovietica. Sebbene quest’aspetto storico non venga ritenuto prioritario, a Pechino vi è la chiara percezione di quanto il potere marittimo possa contribuire a far diventare una nazione, attore di primo piano nello scenario globale.

Non esistendo una strategia marittima divulgata all’estero da cui derivare una chiara spiegazione in merito all’adattamento del potere marittimo con gli obiettivi strategici della Repubblica Popolare Cinese, un’analisi delle dichiarazioni di Xi Jinping offre alcune intuizioni sull’attuale pensiero della leadership cinese. Un obiettivo strategico prioritario dei leader cinesi da Deng Xiaoping in avanti ha riguardato l’importanza di costruire una società prospera. Per Xi, questo significa sviluppo economico, sociale, culturale ed ecologico, fondato sulla crescita economica: egli afferma inoltre che rendere

«il popolo prospero e il paese forte» è lo scopo stesso del Partito Comunista Cinese ed è dunque fondamentale per la sua stessa sopravvivenza. Xi ha esplicitamente collegato l’auspicio di trasformare la Cina in una potenza marittima globale con il «sogno cinese», affermando che questa trasformazione di ampia portata è strumentale per promuovere uno sviluppo economico sostenuto e sano, salvaguardando la sovranità, la sicurezza e gli interessi nazionali e raggiungendo l’obiettivo di completare la costruzione di una società benestante e di una nazione più giovane. In sintesi, assurgere a potenza ma-rittima globale è diventato un tratto essenziale e irrinunciabile della grand strategy della Repubblica Popolare Cinese.

Potere marittimo, strategia e sicurezza nazionale

La decisione di costruire un potere marittimo cinese è stata divulgata nel corso del 18° Congresso del Partito Comunista Cinese, tenutosi nel novembre 2012, e indica un nuovo sviluppo nel modo in cui i leader di Pechino pensano alla Cina come una potenza globale (13). La visione di Jiang Zemin del 1995 — potenza continentale e marittima allo stesso tempo

— si è ulteriormente evoluta perché prima Hu Jintao e poi Xi Jinping hanno affermato che la Cina deve avere un potere marittimo e continentale commisurato al suo status di potenza globale: di conseguenza, le esortazioni a suo tempo for-mulate da Hu Jintao non rappresentavano semplicemente l’unico di un lungo elenco di obiettivi nazionali da perseguire, bensì la consapevolezza che la difesa degli interessi marittimi è probabilmente l’elemento più importante dell’esercizio del potere marittimo.

Oltre a invocare, per la Repubblica Popolare Cinese, lo status di potenza marittima, il 18° Congresso del Partito ha anche dibattuto sull’esigenza di modellare Forze militari commisurate alla posizione internazionale del paese. Xi ha spesso affermato che la sicurezza nazionale — concetto olistico comprendente sia principi tradizionali, sia innovatori e in cui sono integrati elementi di sicurezza politica, economica, militare, scientifica e tecnologica, culturale e sociale — dovrebbe essere la massima priorità dell’élite politica nazionale. Per Xi, lo sviluppo e la sicurezza sono strettamente cor-relati, perché il primo fornisce la base per creare forti capacità militari, ed entrambi sono necessari per il già citato «sogno cinese» e per il ringiovanimento nazionale auspicato da Xi.

Nella penultima edizione del Libro bianco sulla difesa cinese, risalente al 2015 e dal titolo «La strategia militare della Cina», colpisce l’enfasi conferita alle questioni marittime e diversi passaggi significativi anche per lo sviluppo capacitivo della PLAN (14). L’incremento degli interessi globali della Cina ha fatto sì che la sicurezza degli interessi esteri in materia di energia e risorse, vie di comunicazione marittima, istituzioni, personale e risorse all’estero, sia diventata una questione basilare. Pertanto, in accordo con i requisiti strategici relativi agli spazi alturieri, la Marina cinese ha spostato gradual-mente la sua attenzione da un concetto dapprima incentrato unicagradual-mente sulla già citata «difesa delle acque alturiere» a una filosofia che adesso comprende anche la protezione delle vie di comunicazione marittime. Nel Libro bianco si afferma che i mari e gli oceani contribuiscono alla stabilità duratura e allo sviluppo sostenibile della Repubblica Popolare Cinese:

dunque, la tradizionale mentalità che anteponeva la terra al mare deve essere abbandonata, attribuendo di conseguenza grande importanza alla gestione dei mari e degli oceani e alla protezione dei diritti e degli interessi marittimi. I nuovi concetti di prevalenza del mare sulla terra sono alla base del processo di ristrutturazione dello strumento aeronavale, un processo finalizzato ad ampliarne capacità e spettro di missioni, fra cui la deterrenza strategica, le capacità offensive, la condotta di operazioni expeditionary complesse e l’interoperabilità con le altre Forze armate cinesi. Da ciò nascono l’esigenza per lo sviluppo e un ammodernamento della PLAN, commisurati alla sicurezza nazionale e al soddisfacimento degli interessi legati allo sviluppo globale della Repubblica Popolare Cinese, per salvaguardarne così la sovranità nazio-nale, i diritti e gli interessi marittimi, per proteggerne le linee strategiche di comunicazione marittima e per partecipare alla cooperazione marittima internazionale.

Un plotone di marinai della Repubblica Popolare Cinese appartenente alla guarnigione di Hong Kong, defila in parata.

I tratti della strategia militare cinese sono stati delineati nell'ultima edizione di un Libro bianco sulla difesa nazionale, risalente al 2015 (Associated Press).

29 Novembre 2021

Nel volume The Science of Military Strategy, edito nel 2013 dall’Accademia di scienze militari delle Forze armate cinesi, è stata affrontata direttamente la questione della sicurezza della Repubblica Popolare Cinese nel settore marittimo, af-fermando senza mezzi termini che il pericolo di guerra nei domini marittimo, aereo, spaziale e/o informatico è in au-mento: la minaccia di un conflitto a oriente è più grave di quella relativa a un conflitto a occidente, mentre la minaccia di un conflitto sul mare è maggiore rispetto a un conflitto terrestre, aumentando le probabilità d’impiego delle Forze armate per salvaguardare diritti e interessi in patria e all’estero. La più grave minaccia di guerra proviene da parte di un nemico formidabile che potrebbe scatenare un conflitto contro la Repubblica Popolare Cinese attraverso un attacco a sorpresa, finalizzato a distruggerne le capacità belliche, mentre la minaccia più probabile di guerra proviene dal mare, un riferi-mento non tanto celato a possibili iniziative statunitensi.

The Science of Military Strategy delinea quattro scenari con una connotazione marittima, che i vertici politico-militari di Pechino sarebbero chiamati a gestire:

una guerra difensiva su larga scala e ad alta intensità in cui paesi «egemonici» cercano di fermare la «pacifica

ascesa» della Repubblica Popolare Cinese. Gli esperti cinesi ritengono che un siffatto conflitto abbia una bassa probabilità di accadimento, rimarcandone tuttavia l’elevata pericolosità. Quest’affermazione è un riferimento alquanto palese agli Stati Uniti, da cui deriva la necessità «di contenere, prevenire e resistere a possibili minacce dal mare, in particolare attacchi di precisione su larga scala a medio e lungo raggio, ad alta intensità» e garantire così «la sicurezza della patria»;

Attività operative sul ponte di volo della portaerei LIAONING. La ristrutturazione dello strumento aeronavale cinese ne amplia capacità e spettro di missioni, fra cui la deterrenza strategica, le capacità offensive, la condotta

di operazioni expeditionary complesse e l’interoperabilità con le altre Forze armate (Xinhua).

un conflitto definito «anti-secessione», su larga scala e ad alta intensità, scatenato da una dichiarazione

d’indipen-—

denza di Taiwan. La definizione di questo scenario non sembra tener in alcun conto una reazione degli Stati Uniti;

un conflitto di media intensità e su scala ridotta lungo le regioni periferiche della Repubblica Popolare Cinese,

la cui dimensione marittima riguarda varie situazioni di confronto militare legate alle dispute in corso nel Mar Cinese Orientale e in quello Meridionale — comprese quelle riguardanti lo sfruttamento delle risorse energetiche

— nei confronti di Corea del Sud, Giappone, Filippine, Vietnam, Brunei, Malesia e Indonesia;

conflitti a bassa intensità e su scala ridotta, con una connotazione marittima rappresentata dalla protezione di

rotte strategiche, dei cittadini cinesi residenti all’estero e degli interessi di Pechino all’estero.

La crescente importanza della dimensione marittima dell’economia cinese implica un impegno rilevante per le istituzioni militari e paramilitari, per proteggere l’accesso della Repubblica Popolare Cinese alle risorse offshore, specialmente nelle aree contese. Garantire la giurisdizione cinese sulla propria piattaforma continentale e nella ZEE e proteggere i diritti e gli interessi marittimi di Pechino, costituiscono dunque un requisito importante per le predette istituzioni, con la PLAN chiamata a operare anche a grande distanza dalla Repubblica Popolare Cinese, per svolgere funzioni sostan-zialmente analoghe, oltreché proteggere le linee di comunicazione marittime d’importanza strategica per Pechino. Nel The Science of Military Strategy sono riportate 30 principali rotte marittime che collegano gli scali cinesi a oltre 1.200 porti in 150 paesi, rotte considerate vitali e fondamentali l’economia e lo sviluppo sociale della Repubblica Popolare Cinese. L’importanza attribuita alla protezione delle linee di comunicazione marittima, degli interessi dei cittadini cinesi

La crescente importanza della dimensione marittima dell’economia cinese implica un impegno rilevante per le istituzioni militari e paramilitari, per proteggere l’accesso della Repubblica Popolare Cinese alle risorse offshore, specialmente nelle aree contese. Garantire la giurisdizione cinese sulla propria piattaforma continentale e nella ZEE e proteggere i diritti e gli interessi marittimi di Pechino, costituiscono dunque un requisito importante per le predette istituzioni, con la PLAN chiamata a operare anche a grande distanza dalla Repubblica Popolare Cinese, per svolgere funzioni sostan-zialmente analoghe, oltreché proteggere le linee di comunicazione marittime d’importanza strategica per Pechino. Nel The Science of Military Strategy sono riportate 30 principali rotte marittime che collegano gli scali cinesi a oltre 1.200 porti in 150 paesi, rotte considerate vitali e fondamentali l’economia e lo sviluppo sociale della Repubblica Popolare Cinese. L’importanza attribuita alla protezione delle linee di comunicazione marittima, degli interessi dei cittadini cinesi