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«Amatevi gli uni gli altri»

Nel documento «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (pagine 115-121)

All’inizio del Triduo pasquale, la sera del Giovedì santo, da secoli la Chiesa rivive nella celebrazione vespertina il mistero dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli. Due sono i segni che caratteriz-zano la liturgia: la lavanda dei piedi e l’altare della reposizione del Ss.mo al termine della messa. Una realtà tutta incentrata sull’Euca-ristia, proiettata a sua volta verso il Venerdì santo.

La liturgia della Parola si apre con il racconto delle prescrizioni per la cena pasquale (cf Es 12) completate dal Salmo 115 («Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza»); segue il testo di Paolo (cf 1Cor 11 – già meditato nella prima lectio) sull’istituzione dell’Eucaristia;

il Vangelo di Giovanni presenta Gesù che durante la Cena pasquale compie il gesto del lavare i piedi ai suoi, e l’invito a ripetere il gesto nella storia. Una linea – quella offerta dai testi biblici – che parte dall’antica Pasqua, si incentra su ciò che è avvenuto nella Cena pa-squale degli apostoli con il Maestro, e si proietta sulle implicanze dell’Eucaristia.

Girolamo Cerretelli (sec. XVII), Ultima Cena,

La chiave interpretativa è già annunciata nell’orazione colletta con cui si apre questa solenne liturgia quando, a nome dell’intera assemblea, il celebrante prega: «O Dio, che ci hai riuniti per celebra-re la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita». Una preghiera che anticipa in sintesi tutta la realtà celebrativa e che costituisce pure un prezioso avvio della presente lectio.

Lectio - Mi accosto alla parola di Dio

Con la fine del cap. XI del vangelo di Giovanni ha inizio la conclusione del ministero pubblico del Maestro e iniziano i preli-minari per la celebrazione dell’ultima Pasqua. L’unzione di Betania, l’ingresso in Gerusalemme, l’annuncio della propria glorificazione attraverso la passione (cf cap. XII) preludono alla Pasqua dell’A-gnello di Dio, con la cui descrizione si apre il cap. XIII:

• Lunedì 1 febbraio

[Giovanni, cap. XIII] 1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, aven-do amato i suoi che erano nel monaven-do, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Si-mone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

• Martedì 2 febbraio

[Giovanni, cap. XIII] 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro:

«Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!».

10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sa-peva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

• Mercoledì 3 febbraio

[Giovanni, cap. XIII] 12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono.

14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

• Giovedì 4 febbraio

[Giovanni, cap. XIII] 16In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. 17Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.

18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve com-piersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno.

19Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenu-to, crediate che Io Sono. 20In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

• Venerdì 5 febbraio

[Giovanni, cap. XIII] 31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Fi-glio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire.

34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Meditatio - Breve itinerario di approfondimento

Il contesto entro cui si colloca il gesto è quello pasquale; ed è in questa ottica che va accostato l’insieme del messaggio fatto di paro-le e gesti: un messaggio strettamente paro-legato ad un duplice comando:

«Fate questo in memoria di me» raccontato da Paolo e dai Sinottici,

e «… anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri». Proviamo ad accostare alcuni elementi che possano favorire una meditatio ancora più personalizzata:

• «Prima della festa di Pasqua …». È il contesto pasquale che dà luce a tutto l’insieme di una Cena il cui esito sarà sulla Croce e nella Risurrezione. Collocare tutta la realtà della vita e in modo particolare l’evento eucaristico domenicale nell’ot-tica pasquale è riportare ogni realtà alla sua origine e insie-me al suo compiinsie-mento. In questa logica rientra il dinamismo dell’anno liturgico.

• «… sapendo che era giunta la sua ora …». Nel vangelo di Giovanni il riferimento all’«ora» è presente in 2,4 e in 7,6 e due volte nel cap. XII (vv. 23 e 27) per indicare la piena consa-pevolezza di ciò che Gesù sta per incontrare e la portata degli eventi che stanno per iniziare e che Egli affronta con sovrana libertà.

• «… passare da questo mondo al Padre». “Passare” è il termine della Pasqua-passaggio; gli eventi legati alla sua Persona e resi poi presenti, nel tempo, nella celebrazione dell’Eucaristia costituiranno il perenne passaggio verso quel compimento ul-timo nella Pasqua eterna.

• «… li amò sino alla fine». Questa è la chiave di lettura dell’insieme del mistero eucaristico: Dio che rimane con i suoi nel segno concreto di un amore fatto di donazione di sé e di attenzione reciproca («gli uni gli altri»).

• Il momentaneo rifiuto di Pietro nell’accettare il gesto di Gesù denota il percorso che talvolta è necessario fare per arrivare a cogliere il senso di un impegno o di una missione o di un servizio («… lo capirai dopo»); ma la comprensione piena si apre poi all’accettazione della volontà divina.

• «… anche voi dovete …». L’accettazione del gesto – un’azione umiliante nella mentalità del tempo – implica compartecipazione di quanto è racchiuso nelle proprie possibilità di donazione e di attenzione agli altri; l’esempio viene dal Maestro, e seguirlo implica l’impegno di ripetere e attualizzare nel tempo il gesto simbolico che egli ha compiuto.

• «… un apostolo non è più grande di chi lo ha mandato». Qui è racchiuso il grande valore del sentirsi al servizio; siamo tutti degli “inviati”; in questa consapevolezza risiede il segreto e la forza di donazione che ha la sua sorgente nell’Eucaristia (culmen et fons, come insegna il Concilio Vaticano II nel docu-mento sulla liturgia).

• «… beati voi se …». Un’ulteriore beatitudine che riecheggia varie altre beatitudini oltre a quelle del discorso della montagna (cf Matteo, cap. V). Nel loro insieme – nel Nuo-vo Testamento beati ricorre ben 26 Nuo-volte – denotano l’auspicio per il raggiungimento di uno stato d’animo e di vita possibile solo nell’adesione all’accoglienza del progetto di Dio. La con-dizione per raggiungere tale beatitudine: «… se le metterete in pratica».

• «Amatevi gli uni gli altri». È il traguardo cui tendere e insie-me il progetto che segna il percorso della vita. Partecipando all’Eucaristia se da una parte si rimotiva il senso del dono dall’altra si attua l’appuntamento che costituisce il segno del comandamento supremo, di quello che sintetizza tutti gli al-tri: l’amore reciproco.

Oratio - Risposta orante alla parola di Dio

Nel contesto del Giovedì santo i testi del tradizionale canto del Pange lingua di san Tommaso e dell’Ubi caritas possono costituire un momento per la sosta orante in questa settimana. Soffermarsi ora su queste composizioni conosciute a memoria può essere occasione per comprenderne meglio le sfumature, e insieme per cogliere i temi eucaristici racchiusi nei testi liturgici della celebrazione memoriale della santa Cena.

Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima, visse nel mondo spargendo il seme della sua parola

Nella notte dell’ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge, si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue, e se i sensi vengono meno,

la fede basta per rassicurare un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento;

l’antica legge ceda alla nuova,

e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio:

pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi.

Dove l’amore è vero, lì abita Dio.

Ci ha radunati l’Amore di Cristo, esultiamo e rallegriamoci in quell’Amore.

Temiamo e amiamo il Dio vivo e amiamoci con cuore sincero.

Quindi, mentre siamo radunati insieme

stiamo bene attenti a non essere divisi nell’animo.

Cessino gli alterchi maligni,

cessino le liti e in mezzo a noi ci sia Cristo.

O Cristo Dio, fa’ che possiamo gloriosamente vedere, insieme con i beati, il tuo volto,

che è gioia infinita e vera, per i secoli dei secoli.

Preghiera conclusiva

Nell’ultima cena con i suoi Apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio a te gradito.

In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini

e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra.

E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l’effusione del tuo Spirito

ci trasformi a immagine della tua gloria.

Nel documento «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (pagine 115-121)