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XIII settimana - 18-23 gennaio 2021

Nel documento «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (pagine 103-109)

«Procuratevi il cibo … che dura per la vita eterna»

Taddeo di Bartolo (1362-1422) , Ultima Cena,

Il cap. VI del Vangelo di Giovanni costituisce come una grande catechesi sul Pane di vita e quindi una pagina preziosa per com-prendere quel Pane di vita che il Maestro identificherà con il suo Corpo donato e il suo Sangue versato. La liturgia rilegge questo am-pio capitolo nelle domeniche XVII-XXI dell’anno “B” quando si pro-clama il vangelo di Marco, come logica esplicitazione del miracolo.

Nella prima parte, i vv. 1-15 raccontano il fatto della moltiplica-zione miracolosa. I vv. 16-21 presentano l’evento di Gesù che cam-mina sulle acque, raggiunge i discepoli in difficoltà sulla barca, e si fa riconoscere per aiutarli a superare ogni spavento: «Sono io, non temete». Il giorno successivo, di fronte ad una domanda pressoché ovvia, Gesù risponde con un discorso che interpella noi, in questa settimana e nella prossima.

Lectio - Mi accosto alla parola di Dio

Nell’accostarci alla prima parte del cap. VI dobbiamo tener pre-sente quanto già percorso nella lectio precedente; come pure consi-derare il completamento nella lectio successiva, e nel contenuto del cap. XIII con l’evento della lavanda dei piedi: il tutto nel contesto dell’Ultima Cena. Accostiamoci intanto al testo della prima parte.

• Lunedì 18 gennaio

[Giovanni, cap. VI] 16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, 17salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; 18il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.

19Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.

20Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». 21Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

• Martedì 19 gennaio

[Giovanni, cap. VI] 22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli.

23Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove aveva-no mangiato il pane, dopo che il Sigaveva-nore aveva reso grazie. 24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi disce-poli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

• Mercoledì 20 gennaio

[Giovanni, cap. VI] 26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

• Giovedì 21 gennaio

[Giovanni, cap. VI] 30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri han-no mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».

32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

• Venerdì 22 gennaio

[Giovanni, cap. VI] 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita;

chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

36Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. 37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo cac-cerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo gior-no. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo

Meditatio - Breve itinerario di approfondimento

È un testo che va letto e riletto più volte per assimilarne il contenuto nella sua profondità. Il contesto si muove all’insegna di un evento che ha suscitato molte curiosità e attese: un miracolo strepitoso, la moltiplicazione dei pani. La reazione è immediata:

teniamoci caro chi è capace di fare ciò, anzi facciamolo nostro re (il termine rinvia alla domanda che Pilato farà a Gesù in ben altro contesto: «Dunque tu sei Re?” – Una regalità che dipenderà da un trono unico, la Croce).

Alcuni aspetti sono da considerare per un proprio approfondi-mento: il percorso che compie la folla al seguito delle parole del Ma-estro non è né facile né immediato, finché quel “vedere e credere”

non avrà raggiunto il traguardo definitivo dell’accoglienza di Gesù come il nuovo e definitivo pane di vita, il «cibo … che dura per la vita eterna».

• Dopo quel grande segno e dopo l’ascolto di tante parole del Maestro è la gente che sale sulle barche e si dirige verso Cafar-nao; là si attuerà una peculiare catechesi sul Pane di vita.

• “Mi cercate non perché avete visto dei segni ma perché ave-te mangiato…”. Nonostanave-te le parole della predicazione di Gesù, nonostante i ripetuti inviti a “credere” … non si è stati capaci di cogliere i «segni». Ci vorrà il segno della risurrezio-ne per dare valore e far comprendere in pierisurrezio-nezza tutti gli altri segni premonitori.

• Dalla superficialità degli interlocutori si passa all’imperativo di Gesù: «Datevi da fare per il cibo che non perisce…». Diffici-le il passaggio da un livello materiaDiffici-le ad uno più eDiffici-levato. Ieri come oggi e sempre, partecipare al mistero eucaristico è far tesoro del cibo che non perisce in eterno.

• Il coinvolgimento della propria responsabilità stimola la do-manda: «Cosa fare per compiere le opere di Dio?». Risposta immediata: «Credere». Solo nell’adesione alla fede risiede il percorso per attuare l’opera di Dio.

• La domanda ulteriore si fa più stringente: «Quale segno … per crederti?». Un segno superiore a quello della manna do-nata nel deserto?

• Il riferimento all’Esodo è motivo per offrire una parola più

chiara: «… il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Qui la catechesi di Gesù raggiunge il vertice con l’identificazione di sé con il «pane dal cielo».

• Nonostante la «visione del Figlio» voi «non credete»; da qui il segreto del percorso che si pone su questa dinamica: la vita eterna è possibile per chi «vede il Figlio e crede in lui». Dun-que vedere e credere secondo il testo di Giovanni (due verbi, co-munque, frequentissimi nella Scrittura) costituisce un’endia-di: è la stessa realtà espressa in due termini distinti. Il pensiero corre a quando Pietro e Giovanni arrivano alla tomba vuota, e alla testimonianza di Giovanni: «E vide e credette».

Oratio - Risposta orante alla parola di Dio

La vera preghiera è rispondere alla parola di Dio con la stessa Parola rivelata. Anche in questa lectio ci è di aiuto la Scrittura, a co-minciare dal libro della Sapienza, cap. XVI, dove si ricorda il pane del popolo di Dio:

20Hai sfamato il tuo popolo con il cibo degli angeli, dal cielo hai offerto loro un pane pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto.

21Questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i figli, si adattava al gusto di chi ne mangiava,

si trasformava in ciò che ognuno desiderava.

26perché i tuoi figli, che hai amato, o Signore,

imparassero che non le diverse specie di frutti nutrono l’uomo, ma la tua parola tiene in vita coloro che credono in te.

I tuoi giudizi sono grandi e difficili da spiegare.

Se ritorniamo al Vangelo di Giovanni possiamo accogliere e tra-sformare in preghiera il prologo considerando le parole nell’ottica del Verbo che si è fatto carne per abitare in mezzo a coloro che lo accolgono. Una lettura lenta, pregata, meditata. Il rinvio alla pre-senza eucaristica è immediato; in tale prepre-senza è il Verbo che si è fatto carne:

1In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

9Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

16Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Preghiera conclusiva O Padre,

che nella Pasqua domenicale

ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo,

aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno, perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito.

O Dio,

che affidi al lavoro dell’uomo le immense risorse del creato, fa’ che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli,

e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore.

Nel documento «Lo riconobbero nello spezzare il pane» (pagine 103-109)