«Insieme alla Vergine dell’attesa, donna “eucaristica”»
Piero della Francesca (1416/17-1492), La Madonna del Parto (part.), Monterchi (Ar).
In un percorso di lectio attorno al mistero eucaristico, prezioso può risultare soffermarsi su Maria. “Vergine dell’attesa” in quanto ci muoviamo nella prima settimana dell’Avvento, e questo è il tem-po particolarmente mariano, come insegnava Paolo VI nella Marialis cultus (2 febbraio 1974).
Lo ricorda l’appuntamento della IV domenica – con tema maria-no – insieme alle ferie maggiori che preludomaria-no al Natale; lo ricorda la solennità dell’Immacolata Concezione che viviamo quasi al cen-tro di questa settimana. Per questo ci lasciamo condurre da Maria in questi giorni, anche per scoprire il senso della definizione data da Giovanni Paolo II: «donna “eucaristica”».
L’ultima enciclica del grande papa polacco porta la data del Giovedì santo del 2003. Ecclesia de Eucharistia è il titolo che apre un percorso di sei capitoli; al vertice, il sesto, si trova appunto questo titolo. Quel contenuto ci sostiene in un appuntamento di lectio in cui Maria ci è di esempio e di guida. Poco prima, nella Lettera aposto-lica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002) il papa inaugurava i misteri della luce collocando l’istituzione dell’Eucaristia come quin-to mistero.
Lectio - Mi accosto alla parola di Dio
Nel Nuovo Testamento – prescindendo dalle prefigurazioni di Maria nell’antica Alleanza, e di cui è antologia esemplare il Leziona-rio per le Messe della B.V. Maria (1987) – sono vari i testi che parlando di Maria evidenziano il suo stretto rapporto con il mistero della sal-vezza, ben illustrato nel cap. VIII della Lumen gentium del Vaticano II. In sintesi, possiamo soffermarci su questi momenti della vita di Maria, che a loro volta diventano un esempio e un richiamo per l’impegno del credente.
• Lunedì 7 dicembre
Nell’annunciazione Maria riceve il messaggio dall’Angelo;
sconvolta dalle sue parole, riflette sul significato del saluto;
il dialogo rende più chiaro il progetto, e Maria nella fede ac-cetta: «si faccia secondo la tua parola» (cf Lc 1,26-38). È l’ac-coglienza del piano di Dio preordinato nel tempo e che ora inizia la fase del compimento!
[Luca, cap. I] 26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, pro-messa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu mol-to turbata e si domandava che senso avesse un salumol-to come quesmol-to.
30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chia-merai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo;
il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scende-rà su di te e la potenza dell’Altissimo ti copriscende-rà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio.
36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta steri-le: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
• Martedì 8 dicembre
La visita ad Elisabetta preannuncia quei tempi nuovi che sa-ranno preparati dalla parola del Battista; nel contemplare ciò che emana dall’incontro esplode il cantico del Magnificat per l’opera da Dio promessa ai padri «per sempre» (cf Lc 1,39-56).
È il segno della disponibilità al servizio mentre si riconosce l’opera di Dio nella storia!
[Luca, cap. I] 39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; 50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ri-cordandosi della sua misericordia, 55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
• Mercoledì 9 dicembre
La nascita del Salvatore pone Maria nel ruolo di Madre: una missione che porterà avanti fin sotto la Croce e nella Pente-coste. È una maternità che permane nel tempo, fino al com-pimento nell’incontro definitivo anche con lei che il fedele invoca «porta del cielo»! Nella Presentazione al tempio si realizza la fedeltà alla legge di Mosè, si preannuncia «la spa-da che trafiggerà l’anima» insieme alla «luce per illuminare le genti» (cf Lc 1,21-38). È il riconoscimento del segno che Dio viene incontro al suo popolo! Inoltre la presenza operosa di Maria a Cana (cf Gv 2,1-11) manifesta la sua fiducia nel Figlio con l’invito: «Fate quello che vi dirà». È l’attenzione di una madre che si rende conto di un problema; ma la sua esorta-zione riecheggia nel tempo della Chiesa invitandola all’ope-rosità, sempre!
[Giovanni, cap. II] 1Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’e-ra la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi di-scepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giu-dei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù dis-se loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo.
8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige
il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’ac-qua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il l’ac-quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». 11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli mani-festò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
• Giovedì 10 dicembre
Nella passione del Figlio, fin sotto la Croce, Maria è la don-na forte; non parla, ma è presente nella condivisione di un martirio; e lì avviene il doppio affidamento (cf Gv 19,25-27). È Maria che ci è affidata come Madre, e come figli siamo affidati a lei!
[Giovanni, cap. XIX] 25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
• Venerdì 11 dicembre
In attesa dello Spirito il gruppo dei credenti era assiduo nella preghiera, con Maria Madre di Gesù (cf At 1,14). Fin dall’i-nizio Maria accompagna con la sua materna presenza tutti i fedeli. È la maternità che si estende nel tempo a tutti i figli a lei affidati dal Figlio, e la Chiesa la ricorda al centro di ogni Eucaristia, dopo la consacrazione!
[Atti, cap. I] 8Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra».
9Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo
stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. 13Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. 14Tutti questi era-no perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.
Meditatio - Breve itinerario di approfondimento
I percorsi possono costituire un’adeguata sintesi di un orizzonte mariano molto più vasto, entro cui si muove la storia della salvez-za, nell’intreccio con la storia di chiunque si collochi al seguito del Maestro.
Rileggere gli eventi in ottica eucaristica permette di cogliere lo stretto rapporto che intercorre tra il mistero della Vergine e il miste-ro della redenzione che si è fatto storia in lei e per lei. Ci è di aiuto l’enciclica di Giovanni Paolo II sull’Eucaristia, in cui si definisce che
«Maria è donna “eucaristica” con l’intera sua vita» (n. 53).
L’affermazione pone in evidenza un ulteriore aspetto della sua esemplarità. In questa prospettiva è possibile sottolineare alcuni elementi che nel contesto mariano aprono ad una spiritualità eu-caristico-mariana. Valorizzando la linea dell’Enciclica ricordiamo:
• L’esempio di abbandono alla parola di Dio - «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45) – permane di stretta e impellente attua-lità per ogni credente.
• Il rapporto tra il “Fate questo in memoria di me” con il “Fate quello che vi dirà” aiuta a comprendere il legame che unisce Maria e l’Eucaristia.
• La continuità tra il mistero pasquale con l’incarnazione e la nascita di Gesù permette di comprendere la unitarietà della storia della salvezza con Maria al centro.
• L’analogia tra il fiat di Maria e l’Amen del fedele quando rice-ve il Corpo e il Sangue di Cristo, evidenzia un’adesione totale al progetto di Dio con la propria vita.
• Nella visita ad Elisabetta si muove il primo “tabernacolo”
della storia, irradiando luce e provocando l’«adorazione» di Elisabetta: un invito a contemplare il mistero di Maria.
• La dimensione sacrificale dell’Eucaristia accomuna il sacrifi-cio della Madre sotto la Croce a quello del Figlio; di conse-guenza in ogni Eucaristia ella è presente.
• Il «Corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramen-tali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo» (n. 56): è il realismo sacramentale di una “presenza”.
• Vivere l’Eucaristia implica accogliere il dono della Madre fat-to da Gesù a Giovanni e quindi a noi tutti; da qui una devo-zione che loda e implora «Ave, Maria…».
• Nel cantico del Magnificat s’innalza quella lode e rendimento di grazie che trova in ogni Eucaristia il suo vertice e la sua attualizzazione nella storia e nella vita del credente.
• La gloria del cielo racchiude il coronamento della missione di Maria; da lì continua ad essere presente e ad intercedere per il suo popolo di cammino, sorretto dall’Eucaristia.
Oratio - Risposta orante alla parola di Dio
La tradizione orante dei fedeli lungo la storia ha accumulato una varietà enorme di espressioni che arricchiscono il patrimonio di preghiera del popolo cristiano. Il momento di preghiera può essere aperto dal soffermarsi sullo Stabat Mater e completato con l’inno alla Vergine che Dante mette in bocca a san Bernardo:
La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce su cui pendeva il Figlio.
E il suo animo gemente, contristato e dolente era trafitto da una spada.
Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell’Unigenito!
Come si rattristava, si doleva la Pia Madre vedendo le pene del celebre Figlio!
Chi non piangerebbe al vedere la Madre di Cristo in tanto supplizio?
Chi non si rattristerebbe al contemplare la pia Madre
A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù nei tormenti, sottoposto ai flagelli.
Vide il suo dolce Figlio che moriva,
abbandonato da tutti, mentre esalava lo spirito.
Oh, Madre, fonte d’amore, fammi provare lo stesso dolore perché possa piangere con te.
Fa’ che il mio cuore arda nell’amare Cristo Dio per fare cosa a lui gradita.
Santa Madre, fai questo: imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso fortemente nel mio cuore.
Del tuo Figlio ferito che si è degnato di patire per me, dividi con me le pene.
Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso, finché io vivrò.
Accanto alla Croce desidero stare con te, in tua compagnia, nel compianto.
O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me, fammi piangere con te.
Fa’ che io porti la morte di Cristo,
avere parte alla sua passione e ricordarmi delle sue piaghe.
Fa’ che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce e del sangue del tuo Figlio.
Che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso nel giorno del giudizio.
Fa’ che io sia protetto dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di Cristo, consolato dalla grazia.
E quando il mio corpo morirà fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso. Amen.
Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra ‘ mortali, se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate.
Preghiera conclusiva O Dio, Padre buono,
tu hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo purissimo della Vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita:
concedi anche a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola, nell’obbedienza della fede.
Dio grande e misericordioso, che tra gli umili scegli i tuoi servi
per portare a compimento il disegno di salvezza, concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull’esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di una stirpe santa e incorruttibile.
O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora,
dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo,
venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: «Chi è consape-vole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacra-mento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione».
Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessio-ne dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».
L’Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamen-te legati. Se l’Eucaristia rende presenstrettamen-te il Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa che da essa deriva un’esigenza continua di conversione, di risposta personale all’esortazione che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconci-liare con Dio» (2 Cor 5,20). Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l’itinerario di penitenza attra-verso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico.
Il giudizio sullo stato di grazia, ovviamente, spetta soltanto all’interessato, trattandosi di una valutazione di coscienza. Nei casi però di un comportamento esterno gravemente, manife-stamente e stabilmente contrario alla norma morale, la Chiesa, nella sua cura pastorale del buon ordine comunitario e per il rispetto del Sacramento, non può non sentirsi chiamata in causa.
A questa situazione di manifesta indisposizione morale fa riferi-mento la norma del Codice di Diritto Canonico sulla non am-missione alla comunione eucaristica di quanti «ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».
(San Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia 36-37).