Frumento, vino, olio… sono gli alimenti della così detta dieta mediterranea. È naturale che la loro presenza nella Bibbia sia molto elevata; sono, tra l’altro, tre elementi che costituiranno i segni sacra-mentali, insieme all’acqua e al gesto dell’imposizione della mano.
Così si muovono i segni sacramentali istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa. Ci soffermiamo sul primo in ragione del percorso di approfondimento dei simboli e delle espressioni che nell’antica Al-leanza hanno prefigurato l’istituzione dell’Eucaristia.
L’espressione “fiore di …” è molto frequente nel linguaggio or-dinario per sottolineare in molteplici ambiti la parte migliore o più eccellente di una cosa. Nella Scrittura l’espressione “fior di frumen-to” sta a indicare la parte migliore del grano, base del nutrimento quotidiano.
L’immagine del grano con i suoi derivati – la farina in particola-re – si concentra nel pane, base del quotidiano alimento. Il passag-gio al significato di nutrimento spirituale può risultare immediato, soprattutto quando – a cominciare dal tempo dell’Esodo – il pane azzimo passa nella ritualità ebraica, e Gesù prenderà questo ele-mento per assicurare la comunione più piena con lui nel mangiare il pane “eucaristizzato”. Più avanti si mediterà in dettaglio questo passaggio. Qui ci soffermiamo sulla prefigurazione e sul significato spirituale che ne deriva. Accostiamo un testo, il Salmo 147, e con-cludiamo con il Salmo 150 che è un invito a lodare Dio da parte di tutto il creato.
Lectio - Mi accosto alla parola di Dio
• Lunedì 16 novembre
[Salmo 147] 1Alleluia. È bello cantare inni al nostro Dio, è dolce innalzare la lode.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d’Israele;
3risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. 4Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore nostro, grande nella sua potenza; la sua sapien-za non si può calcolare. 6Il Signore sostiene i poveri, ma abbassa fino a terra i malvagi.
• Martedì 17 novembre
[Salmo 147] 7Intonate al Signore un canto di grazie, sulla cetra cantate inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi, prepara la pioggia per la terra, fa germo-gliare l’erba sui monti, 9provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano. 10Non apprezza il vigore del cavallo, non gradisce la corsa dell’uomo.
11Al Signore è gradito chi lo teme, chi spera nel suo amore.
• Mercoledì 18 novembre
[Salmo 147] 12Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, 13perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento.
15Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana, come polvere sparge la brina, 17getta come briciole la grandine: di fronte al suo gelo chi resiste?
• Giovedì 19 novembre
[Salmo 147] 18Manda la sua parola ed ecco le scioglie, fa soffiare il suo vento e scorrono le acque. 19Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
20Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. Alleluia.
• Venerdì 20 novembre
[Salmo 150] 1Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento.
2Lodatelo per le sue imprese, lodatelo per la sua immensa grandezza.
3Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra.
4Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti.
5Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti.
6Ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia.
Meditatio - Breve itinerario di approfondimento
Il libro più valorizzato della Bibbia, dopo i Vangeli, è quello dei Salmi. Ed è anche il libro che nella storia ha ricevuto i più ampi commenti, dal tempo dei Padri – pensiamo alla grande opera di sant’Agostino – fino al presente. Si tratta di un complesso di 150 composizioni di varia lunghezza, che cantano tanti aspetti dell’ani-mo umano, insieme al ricordo di situazioni e di atteggiamenti che vogliono ricondurre l’orante sempre ad un atteggiamento di lode, di supplica, di pentimento, di contemplazione, di ringraziamento.
La Chiesa, sulla linea della prassi ebraica, fin dall’inizio ha conti-nuato a pregare con i Salmi. La loro presenza nella Liturgia delle Ore, nella liturgia in generale e soprattutto nella celebrazione dell’Euca-ristia – il Salmo responsoriale! – indica una importanza evidenziata
il salmo che è un inno all’Onnipotente. Ci guida una pagina di san Girolamo ripresa dal suo Trattato sui Salmi a proposito del 147:
«Beato colui che comprende cosa sia il fiore di questo frumento. Noi leggiamo le sante Scritture. Io penso che il Vangelo è il corpo di Cristo; io penso che le sante Scritture sono il suo insegnamento. E quando dice: “Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue”, benché queste parole si possano intendere anche a proposito del mistero [eucaristico], tuttavia il corpo di Cristo e il suo sangue è veramente la Scrittura, è l’insegnamento di Dio. […] La parola di Dio è ricchissima, contiene in sé tutte le delizie. Tutto ciò che vuoi proviene dalla parola di Dio; come dicono i Giudei, quando mangiavano la manna, essa, nella loro bocca, prendeva il gusto di quanto ciascuno desiderava. Così anche nella carne di Cristo […] quanto è grande il desiderio che ne abbiamo, altrettanto grande è il nutrimento che ne riceviamo …».
Nel confronto con l’articolazione tematica del Salmo si snoda la meditazione. Essa si apre con un invito alla lode, al rendimento di grazie e alla celebrazione (vv. 1, 7, 12) per soffermarsi poi sull’azione del Signore nella storia: i vv. 2-3 e 13-14 sono eloquenti, ed è in que-sto conteque-sto che incontriamo l’espressione ora al centro della nostra attenzione. Segue quindi la presa di coscienza dell’azione del Signo-re nel cosmo, secondo i vv. 4-5, 8-9, e 15-18, per ripSigno-rendeSigno-re infine il tema dell’azione del Signore nella storia con i vv. 6, 10-11 e 19-20.
Un testo articolato, dunque, ma che nella sua complessità temati-ca costituisce un invito alla lode, come quella offerta dal Salmo 150, incastonata nei due Alleluja! Un invito che richiama la vita del cre-dente esortandolo a collocarsi in una lode perenne. Scrive sant’Ago-stino nella sua Esposizione sui Salmi (146): «Se la tua lingua [lo] loda per un po’ di tempo, la tua vita lo lodi sempre […]. Vuoi dunque salmodiare? Non sia soltanto la tua voce a cantare le lodi divine ma le tue azioni concordino con la tua voce. Se infatti canterai [solo] con la voce, a un certo momento dovrai tacere: canta invece con la vita, affinché mai debba tacere».
I due Padri della Chiesa chiamati in causa in questa lectio ci inco-raggiano ad entrare ancora più in profondità in questo testo usato frequentemente – ben 11 volte – anche come salmo responsoriale nella liturgia.
Oratio - Risposta orante alla parola di Dio
I temi sollecitati dal testo del Salmo costituiscono altrettanti mo-tivi per lodare, per contemplare, per implorare… Così, riprendendo la struttura del Salmo possiamo elevare la nostra lode a Dio perché
«è dolce cantare la sua lode», inneggiare a lui sulla cetra, celebrar-lo… Quali i motivi che stanno alla base di tutto ciò? La sua molteplice e variegata azione nella storia – ricostruisce … raduna … guarisce
… rinforza … benedice … mette pace e sazia con fiore di frumento –;
un’azione che si contempla nella realtà cosmica – conta il numero delle stelle … copre il cielo di nubi … fa germogliare l’erba … fa scendere la neve … fa soffiare il vento … scorrono le acque … e, soprattutto, fa correre velocemente la sua parola –. Una contempla-zione che diventa meraviglia e che, a sua volta, si apre alla lode. Un esempio stupendo, dunque, per aprire o rinsaldare quel percorso di lode che deve caratterizzare la preghiera del credente sempre alla luce del Cristo.
Lungo la storia, nella prassi orante della Chiesa sono state elabo-rate preghiere – le così dette “orazioni salmiche” – che mentre cerca-no di rileggere il Salmo alla luce del Cristo costituiscocerca-no un criterio ermeneutico per comprendere ancora più in pienezza il testo stesso.
Ne prendiamo due, elaborate a partire dal nostro Salmo 147:
Dio Padre onnipotente, risana le ferite del tuo popolo e raduna tutti i suoi dispersi.
Fascia le nostre piaghe con il dono della tua misericordia affinché intoniamo sempre il rendimento di grazie.
Signore, che hai posto la tua pace ai confini di Gerusalemme, accorda al tuo popolo credente la pienezza della tua pace:
essa ci governi in questa vita terrena e ci avvolga nella vita eterna.
Signore, che ci sazi con fiore di frumento, concedici di godere in tutta la sua limpida verità ciò che ora vediamo in enigma.
Preghiera conclusiva O Dio,
che nella pienezza dei tempi
mandasti il tuo Verbo, nato da Donna, perché ricevessimo l’adozione a figli, accogli la lode della tua Chiesa, e conservala fedele
nel custodire e diffondere la tua Parola.
Dio onnipotente ed eterno, tu hai fatto della tua Chiesa
il luogo di annunzio della tua Parola e della diffusione del tuo Spirito.
Raduna i tuoi figli dispersi,
rianimali e cura le loro ferire causate dal peccato, nutrili con fior di frumento
e fa’ che aderiscano ai tuoi comandamenti.
Ai tuoi figli che sperano nel tuo amore fedele dona la vita eterna.
La Chiesa vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. In questo modo l’Euca-ristia applica agli uomini d’oggi la riconciliazione ottenuta una volta per tutte da Cristo per l’umanità di ogni tempo. In effetti, «il sacri-ficio di Cristo e il sacrisacri-ficio dell’Eucaristia sono un unico sacrisacri-ficio».
La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si ag-giunge e non lo moltiplica.Quello che si ripete è la celebrazione memoriale, l’«ostensione memoriale» di esso, per cui l’unico e de-finitivo sacrificio redentore di Cristo si rende sempre attuale nel tempo. La natura sacrificale del Mistero eucaristico non può esse-re, pertanto, intesa come qualcosa a sé stante, indipendentemente dalla Croce o con un riferimento solo indiretto al sacrificio del Calvario.
(San Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia 12).