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- Ameresti di studiare?

Nel documento IL SISTEMA PREVEI\'IIVO (pagine 55-59)

-

Assai, assai...

-

Per qual motivo desidereresti studiare?

- Per

abbracciare

lo

stato ecclesiastico.

Per

avvicinarmi, parlare, istruire nella religione tutti

i

miei compagni che non sono cattivi, ma diven-tano tali, perchè niuno di loro ha cura » 21.

E da allora si mette nelle mani di

D.

Calosso: « Direzione spirituale, Confessione e Cornunione, breve meditazione o lettura spiriruale, per quanto possibile Messa nei giorni feriali » P.

Così,

a

settembrg dà mano alla grammatica italiana, « a Natale ho dato mano al Donatq a Pasqua dieci principio alle traduzioni dal latino all'italiano e vicendevolmente » 23.

Dopo le restrizioni da parte del fratellastro e dopo aver fatto

il

garzone presso famiglie

di

contadini (dal febbraio r8z8 alla fine dicembre 1829, secondo

le

correzioni apportate

da Don

Ceria alle Mernoie),

egli

vive presso

D.

Calosso dall'aprile r83o al Novembre r83o.

L'obiettivo rimane chiaro

e

indiscutibile.

Non si

notano crisi nella

t(

30.

33 35.

36.

36-3

DM EM rM BM BM

ss.

7

t\

voÉzione sacerdotale. «

In

quel terrpo feci

un

altro sogno

»

(dopo la l] morte

di Don

Calosso

MB r,

244: «

a

sedici anni

ho

fatto

un

dtro

sogno ») 2{.

E

continua: « Intanto ero sempre accompagnato dal pensiero

di pre

gredire negli studi.

Io

vedeva parecchi buoni preti che lavoravano nel sacro ministero, ma non poteva con loro contrarre alcuna familiarità, Mi avveme spesso

di

incontrare per via

il

mio prevosto col suo vice-parroco.

Li

salutava

di

lontano, più vicino faceva eziandio un inchino. Ma essi in modo grave e cortese restituivano

il

saluto continuando

il

loro cammino.

Più volte piangendo diceva tra me ed anche con

altri:

"Se

io

fossi prete,

vorrei fare diversamentel vorrei avvicinarmi

ai

fanciulli, vorrei dire loro delle buone parole, dare dei buoni consigli"

»8.

Più tardi, la divisione dei beni e la separazione

di

Anronio dànno la possibilità di un regolare inizio degli studi a Castelnuovo (r83o. In pensione, sarto e musico) m. L'ideale domina semp,re. Talmente che, quando

il

sarto

gli propone

il

mestiere, dice

:

« Ma diverse erano le mie vedute: desiderava

di

avanzarmi negli srudi. Perciò mentre per evitare I'ozio

mi

occupava

di

molte cose, faceva ogni sforzo per raggiungere

lo

scopo principale » 27.

Successivamente,

a

Chieri,

è

da

tutti

riconosciuto come capo spiri-tude, in fondq diremmo noi, un « prete in erba »

I

Società dell'Allegria m, pratiche religiose, conferenze, ecc., confermano

la

cettezza dell'ideale sacer-dotale, garantitq anche, dalla forte amicizia con

il

Comollo, certamente aspirante allo stato ecclesiastico 2s. Ancora quando diventa barista ('anno di umanità r8:l-g+) da Pianta e gli è fatta la proposta di fermarvisi, rifiuta:

« Io però faceva quei lavori soltanto per divertimento e ricreaziong la mia intenzione era di continuare gli studi » 30.

E' a

questo punto che avviene

la

decisione vocazionale: diventare prete, anche se non, necessariamente, educatore: « Intanto si awicinava

il

fine dell'anno

di

retorica, epoca

in

cui

gli

studenti sogliono deliberare in-tortro alla loro vocazione.

Il

sogno di Murialdo

mi

stava sempre impresso;

aazi mi si era altre volte rinnovato in modo assai più chiaro, per cui volen-doci prestar fede, doveva scegliere lo stato ecclesiastico, cui appunto

mi

sen-tiva propensione: ma non volendo credere ai sogni, e la mia maniera di vivere, certe abitudini del mio cuore, e

la

mancanza assoluta delle virtù

necessarie a questo statq rendevano dubbiosa e assai difficile quella deli-w

%M43.

4M44.

6M45.

n M 45-46.

4M52.

PM58ss.

DM62 ss.

54

berazione... Consigliatomi cotr me stesso, dopo aver letto qualche libro, che trattava della scelta dello stato, mi sono deciso di entrare nell'Ordine Fran-cescano. "Se io mi fo chierico nel secolo", diceva tra me, "la mia vocazione corre gran pericolo

di

naufragio. Abbraccierò

lo

stato ecclesiastico, rinun-cierò al mondo, andrò in un chiostro, mi darò allo studiq alla meditazione, e così nella solitudine potrò combattere le passioni, specialmente la super-bia, che nel mio cuore aveva messe profonde radici". Feci pertanto domanda

ai

conventuali riformati, ne subii l'esame,

fui

accettato

e

tutto era pre-parato per entrare nel convento della Pace in Chieri » 31.

Dunque, vocazione sacerdorale,

in

primo piano. La domanda fu cfiet-tivamente fatta (marzo 1834), I'esame

di

vocazione a Torino

fu

dato nel convento di S. Maria degli Angeli,

il

z8 dello stesso mese, come risulta

dd

registro dei Postulanri. E pur avendo avuto un sogno, non è quello che lo determina a non eseguire

il

proposito

-

Ma « in quel tempo succedette un

caso, che mi pose nella impossibilità di effenuare

il

mio progetto,, az. Quale?

-

Secondo Don Lemoyne, seguito dal

di

Robilant, Don Boscq inquieto,

chiede consiglio a Don Cafasso studente al Convitto. Don Cafasso « lo dis.

suase dall'aggregarsi

ai

Francescani » ffi.

Poi

continua: «

E

siccome gli ostacoli erano molti e duraturi, così io ho deliberato di esporre tutto all'amico Comollo » 34.

E

segue

il

consiglio dello zio dell'amico del Comollo,

pre-vosto: « Considerato attentamente

Ie

cose esposte,

io

consiglierei

il

nro compagno

di

rcprassedere

di

entrare

in un

convento. Vesta egli I'abito chericale, e mentre farà

i

suoi studi conoscerà viemeglio quello che Dio vuole da lui... » 3E.

Il

3o ottobre 1835 entra nel seminario Arcivescovile

di

Chieri.

Note-I

vole I'insoddisfazione per

il

comportamento sostenuto dei Superiori: «

Ciò

l

accendeva sempre di più

il

mio cuore di essere presto prete per trattenermi

in

mezzo ai giovanetti, per assisterli, ed appagarli ad ogni occorrenza >>

s.

Ma

non

ci

si

inpnnil Il

suo intento era quello

di

diventare prete,

un prete, che nel suo ministero darà una gran parte anche ai giovanil Ed infatti, nelle vacanze degli anni

di

filosofia e

di

teologia, vari e molteplici sono

i

zuoi interessi: lavori materiali, predicazione, ripetizioni, catechismi a giovani e adulti, oltre che

il

solito Oratorio domenicale

fl.

c' M 79-90.

80 M gl.

§ ab. Luìgi Nicolis di Robilantt Vita ilel Venerabile Giaseppe Calasso conlonìlatorc del Conaitto Ecclesiaaico di Toino, Toriao, Scuola Tipografica Salesiana 1912, vol. II (2 voll.), p. 210. MB l, 303.

-'J1 .-'--'

93.r0r eM t!M laM tM

8l 8l 9l

Così nel primissimo ministero sacerdotale a Castelnuovo: « Provava

il

più grande piacere a lavorare. Predicava tutte le domeniche, visitava gli ammalati, amministrava loro

i

santi sacramenti, eccetto la penitenzar perchè

non aveva ancora I'esarne

di

confessione. Assisteva alla sepolturg teneva

in

ordine

i libri

parrocchiali, faceva certificati di povertà o

di

altro genere.

Ma

la

mia delizia era fare carechismo

ai

fanciulli, trattenermi con loro, parlare con loro... » s.

Il

problema della qualifica della sua vocazione si presentava partico-larmente pressante, alla fine degli studi teologici, con il'sacerdozio. Anche a Don Bosco si offrono le eventualità

di

ogni prete: « Sul finire

di

quelle vacanze mi erano oflerti tre impieghi, di cui doveva sceglierne uno: I'uficio

di

rnaestro

in

casa

di

un signore genovese collo stipendio

di

mille franchi annuil

di

Cappellano

di

Murialdo, dove

i

popolani, pel vivo desiderio di avermi, raddoppiavano lo stipendio dei cappellani antecedenti;

di

vice-cu-rato

in

mia patria. Prima

di

prendere alcuna definitiva deliberazione ho voluto fare una gita a Torino per chiedere un consiglio a

D.

Cafassq che

da parecchi anni era divenuta mia guida nelle cose spirituali e temporali...

.

"voi

avete bisogno

di

studiare la morale e la predicazione. Rinunciate per ora.ad ogni proposta e venite al convifto'!. seguii con piacere

il

savio

con-siglio, e

il

3 novembie r84r entrai nel mentovato Convitto » 3e.

E'

allora che, Quasi definitivamente, sul tronco della vocazione sacer-dotale incomincia a vigoreggiare la zua voca2ione di prete educatore. Dopo aver detto

di D.

cafasso 'suo direttore spiirinrdle,

infatti

prosegue

:

« per

prima cosa egli prese a condurmi nelle carceri, dove imparai tosto a cono-scere quanto sia grande

la

mahzia e la miseria degli uomini. vedere turbe

di

giovanetti, sull'età dei

rz ai

r8 anni,

tutti

sani, robusti, d'ingegno

sve-gliato, ma vederli là inoperosi, rosicchiati dagli insetti, stenrar

di

pane spi-riruale e temporale,

fu

cosa che mi fece inorridire... Fu in quelle occesioni che

mi

accorsi come parecchi erano ricondotti

in

quel sito, perchè

abban-donati a se stessi. "c-hi sa", diceva tra me, "se questi giovanetti avessero

'fuori un amicq che si prendesse cura di loro,

li

assistesse e

li

istruisse nella religione nei"giorni festivi, chissà che non possano tènersi lontani dalla rovina o almeno dimirruito

il

numero di coloro, che ritornano in carcere?".

comunicai questo mio pensiero a

D.

cafasso, e col suo consiglio e co' suoi lumi mi sono messo a studiar modo di effetuarlo, abbandonandone

il

frutto alla grazia del signore, senza cui sono vani tutti gli sforzi degli uomini » r0.

Mentre era circondato da turbe

di

giovani, l'episodio

di

Bartolomeo Garelli « porse occasione

di

tentare I'azione del progetto

in

favore dei

gio-88

&

0 M 117.

M 120-121.

M 123.

56

vanetti vaganti per

le vie

della

città,

specialmente quelli usciti

ddle l:

'

carceri » 4.

«

A

questo primo allievo se ne aggiunsero altri, e nel corso di quell'in-verno

mi

limitai ad alcuni adulti chc avevano bisogno

di

catechismo spe-ciale e soprattutto per quelli che uscivano dalle carceri.

Fu

allora che io toccai con mano, che

i

giovaneni usciti dal luogo

di

punizione, §e trovano una mano benevola, che di loro si prenda cura,

li

assista nei giorni festivi, studi di collocarli a lavorare presso di qualche onesto padrone, e andandoli qualche volta a visitare lungo la settimana, questi giovanetti si davano ad una vita onorata, dimenticavano

il

passatq divenivano buoni cristiani ed onesti cittadini. Questo è

il

primordio del nostro Oratorio, che benedetto dal Signore prese quell'incremento, che certamente non avrei potuto allora immaginare » @.

Tuttavia, nellmeno

a

questo punto è risolta, senz'altro,

la

questione i della qualifica « educativa » della sua vocazione sacerdotale. « Sul 6nire del

triennio di morale doveva applicarmi a qualche parte determinata dal sacro ministero >> 48, La decisione

di

sostanza è risolta definitivamente

in

un col-loquio con

D.

Cafasso:

«Vi

sono tre impieghi: vicecuraro

a

Bunigliera

d'Asti, ripetitore di morale qui al convitto, direnore del piccolo Ospedaletto accanto al rifugio. Quale sceglieresre? Non

vi

sentite propensione ad una

cosa più che ad un'alrra?

- La

mia propensione

è di

occuparmi per

la

L

gioventù. EIla poi faccia

di

me 'quel che vuole:

io

conosco la volontà

del

tr

Signore nel suo consiglio.

Nel documento IL SISTEMA PREVEI\'IIVO (pagine 55-59)