a prendere buoni voti, solo per isfuggire la vergona, o Per non essere casti-gati o mandati via. C'è un altro motivo superiore a questi che
vi
deve spin-gere ed è la buono coscicnza. Imparate a fare tutte le cose buone, perchè piacciono al Signore,il
quale ve ne daràil
premio, ed a fuggire Ie cose cattive, perchèal
Signore dispiacciono edi
questevi
castigherebbe.'. » 54.Perciò, è
in
vigoreil
metodo del preavviso amichevole e chiaro, a comin-ciare dalla leftura del Regolamentoal
principio d'annoe
periodica 55;z)
metodo dell'assistenza; che ha, certo, una parte negativa e una funzione preseruatiua e segregatiaa. allo scopo di ottenere un rafforzamento della volontà e delle convinzioni morali, mediante una temPoranea elimi-nazionedi
elementi perturbatori (et ne nos inducasin
tentationem! Don Bosco è decisamente contrario all'« indurre in tentazione », al « mettere alla prova» il
giovane)561e,
tuttavia, nonè
meno accentuatoil
principaleB MB 7, 760-761.
'B. n. del 26 ott, 1875, MB tl, 640.
* MB 7, 520: pratica invalsa 6n dal 1863.
tr Un episodio: in un Istituto, i giovani rubano le mele lasciate dalle Suore sulla
finatra della dispensa, a portata di mano. Nessun rirnprovero ai giovani, ma alle Suore,
sì: << Il torto non è dei giovani, ma vostro... Ricordatevi di non mettere mai i giovani in
occasione di commettere una mancatza, ecco il Sist. Prev. di Don Bosco». MB 10, 649.
Un altro fatto: Nasce un inconveniente nel 1875 ir occasione della veglia notturna per-rnessa nella festa di Maria Ausiliatrice. Approfittando dell'occasione alcuni giovani si na-scondono nei sotterranei a gozzovigliare' Certi Superiori del Capitolo propongono I'aboli-zione della veglia. Ma D. Bosco: «E'avvenuto così e così. Ma di chi la colpa? Di voi
che non avete sorvegliato abbastanza. Adesso non si sopprima il bene per impedire il male;
piuttosto un'altro anno ci si pensi in tempo e si piglino tutte le precauzioni, perchè i lamenuti ilconveuienti non si ripeuno più » (MB ll, 203).
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aspetto, quello di una fraterna e paterna Pfesenza vigile e amorevole in fun-zione illuminatrice, incoraggiatrice, diretta soPrattutto a costruire. II sistema preventivo (è detto nel noto opuscolo) consiste « nel fare conoscere Ie
pre-scrizioni e
i
regolamentidi
un Istituto e poi sorvegliarein
guisa, che gli allievi abbiano sempre soprail
loro I'occhioui§le
del Diretroreo
degliAssistenti, che come padli amorosi parlino, seraano di gwida ad ogni eaento' diano consigli ed amoreuolmente correggano, che
è
quanto dire metteregli
allievi nell'impossibiliàdi
commettere mancanze»;3) con I'adozione di una metodologia tutta im?ostata sw elementi so-prannaturali; intenzioni, finalità, rnezzi, procedimenti, atteggiamenti (al centro
il
mondo sacrarnentale e della preghiera). Si vedain
MB$ $7'!Jz
la chiara testimonianza
di
un antico allievo. Si comprende allora l'espres-sione di Don Boscq che commenteremo più tardi, intorno alla Confessione e Comunione come due colonne che reggono I'edificio educativo e Ie ardite parole al Ranazzi sulla applicabilità del sistema anche negli Istituti cortez' zionali: «Vi
si introduca Ia Religione;vi
si stabiliscail
tempo oPPortunoper l,insegnamenro religioso e per le pratiche di pietà; si dia a queste da chi presiede I'importanza che si meritanol
vi
si lasci entraredi
spessoil
Mini-iro di Diq
egli
si permettadi
trattenersi liberamente con quei miseri e di far loro udire una paroladi
amore edi
pace, e allorail
metodo Preven-tivo sarà bell'e adottato » 57;4) e come sintesi dell'azione umana (ma soPrannaturalmente ispi-rata dalla carità) nell'educatore I'atteggiamento fondamentale dell'amorc, che diventerà. paternità comprensiva, creazione dell'ambiente della famiglia, all,egria, vita di cortile, canto e teatro, uita assoàata (Compagnie, ecc.), che cosrituiscono
i
veri caposaldidi
questa pedagogia dell'amore (58). Poichè,«
i
modi benevoli,ia
ragione, l'amorevolezza ed una sorveglianza tutta particolare », che Don Bosco ricanta come motivi essenziali del suo agireà d.l ,rro
concepire I'educatore,si
.concreranonella
sintesi vitale del-I'amore 50.Don Bosco stesso si è incaricato
di
tramandare una sintesi chiara elapidaria del suo « Sistema
». Lo
fecein
una conversazione conviviale, piessogli
Assunzionisti a Parigi nel 1883.A
chigli
chiese: « In checonsi-ite la formazione che si dà a questi giovani ? » rispose
;
«La
formazioneconsiste in due cose: dolcezza in tutto e la cappella semPre aPerta, con ogni q MB 5,53-54.
w A. Caùglia; D. Bosco. Profilo storico. Torino, S.E.i. 1934, ediz- 2n, p. 27'
* Cfr. il programma educativo presenteto a Crispi (MB 14, 321). Ricotdare le innu-merevoli occasiàni-in cui torna s, qiresti concetti, come per es. nella lett. al Sig. Rostand,
a Marsiglia, 8 sett. 1879 (MB 14, 22) e le espressioni programmatiche
-erunciate nel ca-fitolo énerrl. (e che abbiamo gia citato) per appoggiare la proposta di compilazione di
in Manuale di pedagogia (1887' MB 13, 292).
facilita
di
frequentarela
confessione ela
cornunione».
n sono molte le comunionil».
« Molrissime.ogni
giorno artigianie
studenti hanno Ia, r Messa, avanti la quale possono confessarsi. E ci vanno assai, e ta frequente
'
Comlnisae è quelia che poi fa tutto » 60.Questi elementi ritornano, come condizionatori essenziali del suo stile, tra
i
7 segreti da lui enumerati per spiegareil
buon andamento dell'oratorio nel 1875: «r. Vi
era grandissima frequenza dei Sacramenti; ondg s,impa-ravaa
operare per principiodi
coscienzae
r,.oD. per pauradi
castighr...5.
I
Superiori davano molta confideuza e rmavano starein
mezTa"i B*
veni, ma semFre
in
modo da scansare le soverchie familiarità.6.
Mezzo potentedi
persuasione al bene era quel rivolgere ai giovani due parolecon-fidenziali, ogni sera dopo le orazioni.
Lì
si ugliava la radice ai disordini, prima ancora che nascessero. T. Allegria, canto, musica e libertà grande neidivertimenti » 61. Nel nostro lavoro, non faremo altro che partire da questo nucleo centrale di ispirazione viva e concreta ed esplicitarlo analiticamente.
Non ci imbatteremq generalmente, in dtre idee e cose nuoae. saranno accenti, insistenze, vibrazioni personali, con le quali idee e cose sono rivis-sute, tanto originalmente, talvolta, da dar I'impressione dell'inedito.
Nella ricerca,
il
nostro sarà l'atteggiamentodi
chi, da una parte, con-sapevole delle tradizionaliùdi
Don Bosco, cercadi
scoprirein
queste tra-dizroni e nella sua formazione sacerdotale l'elemento piincipale, le grandi linee della sua costruzione pedagogicae la
sua fisionomiadi
educatore dell'8oo; e, dall'altra, è compreso dalla zua porente, forte e originale perso.nalità, assimilatrice (Don Bosco appare subito, anche ad uno sguardo super ficiale, uno spirito assimilatore, una mente « assorbente », afiàa dalla fan-usie e dagli spunti troppo singolari), capace di rivivere, con inconfondibile stile personale, verità, idee e principi nuovi e vecchi.
Questo atteggiamento
ci
è, ancora, raccomandato dal Fascie:
« Da quanto si è dettofi" q"i
pare si po,ssa afferrnare che non seguirebbe una buona strada chi volesse avvicinarsial
metodo educativodi Don
Bosco,con animo
di
sottoporload
un'analisi esasperante, sezionarlo, ridurlo in parti,in
divisioni,in
rigidi schemi, mentre invece si deve guardare come una forma viva nella sua integrità studiandoi
principii da cui trae vita, gli organi della sua vitalità e le funzioni che da essi si sviluppano » 62. Altri-rnenti, « si correrebbe rischio di ridurre a cosa morta un metodo che in tanto valein
quanto è cosa vivente, e che a rigordi
termini per essere studiato bene dovrebbe esserlo mentreè in
azione ein
piena efficienza » B.@ MB 16, 168. L'intervista fu pubblicata rcl pélerin del 12 maggio.
'
MB 11, 2zt-222.@ Fascic, o, c., p. 32.
a Fasàe, o. c., p, 33.
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