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- dice Don Bosco ai suoi giovani - che vi mettiate

Nel documento IL SISTEMA PREVEI\'IIVO (pagine 46-49)

a prendere buoni voti, solo per isfuggire la vergona, o Per non essere casti-gati o mandati via. C'è un altro motivo superiore a questi che

vi

deve spin-gere ed è la buono coscicnza. Imparate a fare tutte le cose buone, perchè piacciono al Signore,

il

quale ve ne darà

il

premio, ed a fuggire Ie cose cattive, perchè

al

Signore dispiacciono e

di

queste

vi

castigherebbe.'. » 54.

Perciò, è

in

vigore

il

metodo del preavviso amichevole e chiaro, a comin-ciare dalla leftura del Regolamento

al

principio d'anno

e

periodica 55;

z)

metodo dell'assistenza; che ha, certo, una parte negativa e una funzione preseruatiua e segregatiaa. allo scopo di ottenere un rafforzamento della volontà e delle convinzioni morali, mediante una temPoranea elimi-nazione

di

elementi perturbatori (et ne nos inducas

in

tentationem! Don Bosco è decisamente contrario all'« indurre in tentazione », al « mettere alla prova

» il

giovane)561

e,

tuttavia, non

è

meno accentuato

il

principale

B MB 7, 760-761.

'B. n. del 26 ott, 1875, MB tl, 640.

* MB 7, 520: pratica invalsa 6n dal 1863.

tr Un episodio: in un Istituto, i giovani rubano le mele lasciate dalle Suore sulla

finatra della dispensa, a portata di mano. Nessun rirnprovero ai giovani, ma alle Suore,

sì: << Il torto non è dei giovani, ma vostro... Ricordatevi di non mettere mai i giovani in

occasione di commettere una mancatza, ecco il Sist. Prev. di Don Bosco». MB 10, 649.

Un altro fatto: Nasce un inconveniente nel 1875 ir occasione della veglia notturna per-rnessa nella festa di Maria Ausiliatrice. Approfittando dell'occasione alcuni giovani si na-scondono nei sotterranei a gozzovigliare' Certi Superiori del Capitolo propongono I'aboli-zione della veglia. Ma D. Bosco: «E'avvenuto così e così. Ma di chi la colpa? Di voi

che non avete sorvegliato abbastanza. Adesso non si sopprima il bene per impedire il male;

piuttosto un'altro anno ci si pensi in tempo e si piglino tutte le precauzioni, perchè i lamenuti ilconveuienti non si ripeuno più » (MB ll, 203).

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aspetto, quello di una fraterna e paterna Pfesenza vigile e amorevole in fun-zione illuminatrice, incoraggiatrice, diretta soPrattutto a costruire. II sistema preventivo (è detto nel noto opuscolo) consiste « nel fare conoscere Ie

pre-scrizioni e

i

regolamenti

di

un Istituto e poi sorvegliare

in

guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra

il

loro I'occhio

ui§le

del Diretrore

o

degli

Assistenti, che come padli amorosi parlino, seraano di gwida ad ogni eaento' diano consigli ed amoreuolmente correggano, che

è

quanto dire mettere

gli

allievi nell'impossibilià

di

commettere mancanze»;

3) con I'adozione di una metodologia tutta im?ostata sw elementi so-prannaturali; intenzioni, finalità, rnezzi, procedimenti, atteggiamenti (al centro

il

mondo sacrarnentale e della preghiera). Si veda

in

MB

$ $7'!Jz

la chiara testimonianza

di

un antico allievo. Si comprende allora l'espres-sione di Don Boscq che commenteremo più tardi, intorno alla Confessione e Comunione come due colonne che reggono I'edificio educativo e Ie ardite parole al Ranazzi sulla applicabilità del sistema anche negli Istituti cortez' zionali: «

Vi

si introduca Ia Religione;

vi

si stabilisca

il

tempo oPPortuno

per l,insegnamenro religioso e per le pratiche di pietà; si dia a queste da chi presiede I'importanza che si meritanol

vi

si lasci entrare

di

spesso

il

Mini-iro di Diq

e

gli

si permetta

di

trattenersi liberamente con quei miseri e di far loro udire una parola

di

amore e

di

pace, e allora

il

metodo Preven-tivo sarà bell'e adottato » 57;

4) e come sintesi dell'azione umana (ma soPrannaturalmente ispi-rata dalla carità) nell'educatore I'atteggiamento fondamentale dell'amorc, che diventerà. paternità comprensiva, creazione dell'ambiente della famiglia, all,egria, vita di cortile, canto e teatro, uita assoàata (Compagnie, ecc.), che cosrituiscono

i

veri caposaldi

di

questa pedagogia dell'amore (58). Poichè,

«

i

modi benevoli,

ia

ragione, l'amorevolezza ed una sorveglianza tutta particolare », che Don Bosco ricanta come motivi essenziali del suo agire

à d.l ,rro

concepire I'educatore,

si

.concrerano

nella

sintesi vitale del-I'amore 50.

Don Bosco stesso si è incaricato

di

tramandare una sintesi chiara e

lapidaria del suo « Sistema

». Lo

fece

in

una conversazione conviviale, piesso

gli

Assunzionisti a Parigi nel 1883.

A

chi

gli

chiese: « In che

consi-ite la formazione che si dà a questi giovani ? » rispose

;

«

La

formazione

consiste in due cose: dolcezza in tutto e la cappella semPre aPerta, con ogni q MB 5,53-54.

w A. Caùglia; D. Bosco. Profilo storico. Torino, S.E.i. 1934, ediz- 2n, p. 27'

* Cfr. il programma educativo presenteto a Crispi (MB 14, 321). Ricotdare le innu-merevoli occasiàni-in cui torna s, qiresti concetti, come per es. nella lett. al Sig. Rostand,

a Marsiglia, 8 sett. 1879 (MB 14, 22) e le espressioni programmatiche

-erunciate nel ca-fitolo énerrl. (e che abbiamo gia citato) per appoggiare la proposta di compilazione di

in Manuale di pedagogia (1887' MB 13, 292).

facilita

di

frequentare

la

confessione e

la

cornunione

».

n sono molte le comunionil

».

« Molrissime.

ogni

giorno artigiani

e

studenti hanno Ia

, r Messa, avanti la quale possono confessarsi. E ci vanno assai, e ta frequente

'

Comlnisae è quelia che poi fa tutto » 60.

Questi elementi ritornano, come condizionatori essenziali del suo stile, tra

i

7 segreti da lui enumerati per spiegare

il

buon andamento dell'oratorio nel 1875: «

r. Vi

era grandissima frequenza dei Sacramenti; ondg s,impa-rava

a

operare per principio

di

coscienza

e

r,.oD. per paura

di

castighr...

5.

I

Superiori davano molta confideuza e rmavano stare

in

mezTa

"i B*

veni, ma semFre

in

modo da scansare le soverchie familiarità.

6.

Mezzo potente

di

persuasione al bene era quel rivolgere ai giovani due parole

con-fidenziali, ogni sera dopo le orazioni.

si ugliava la radice ai disordini, prima ancora che nascessero. T. Allegria, canto, musica e libertà grande nei

divertimenti » 61. Nel nostro lavoro, non faremo altro che partire da questo nucleo centrale di ispirazione viva e concreta ed esplicitarlo analiticamente.

Non ci imbatteremq generalmente, in dtre idee e cose nuoae. saranno accenti, insistenze, vibrazioni personali, con le quali idee e cose sono rivis-sute, tanto originalmente, talvolta, da dar I'impressione dell'inedito.

Nella ricerca,

il

nostro sarà l'atteggiamento

di

chi, da una parte, con-sapevole delle tradizionaliù

di

Don Bosco, cerca

di

scoprire

in

queste tra-dizroni e nella sua formazione sacerdotale l'elemento piincipale, le grandi linee della sua costruzione pedagogica

e la

sua fisionomia

di

educatore dell'8oo; e, dall'altra, è compreso dalla zua porente, forte e originale perso.

nalità, assimilatrice (Don Bosco appare subito, anche ad uno sguardo super ficiale, uno spirito assimilatore, una mente « assorbente », afiàa dalla fan-usie e dagli spunti troppo singolari), capace di rivivere, con inconfondibile stile personale, verità, idee e principi nuovi e vecchi.

Questo atteggiamento

ci

è, ancora, raccomandato dal Fascie

:

« Da quanto si è detto

fi" q"i

pare si po,ssa afferrnare che non seguirebbe una buona strada chi volesse avvicinarsi

al

metodo educativo

di Don

Bosco,

con animo

di

sottoporlo

ad

un'analisi esasperante, sezionarlo, ridurlo in parti,

in

divisioni,

in

rigidi schemi, mentre invece si deve guardare come una forma viva nella sua integrità studiando

i

principii da cui trae vita, gli organi della sua vitalità e le funzioni che da essi si sviluppano » 62. Altri-rnenti, « si correrebbe rischio di ridurre a cosa morta un metodo che in tanto vale

in

quanto è cosa vivente, e che a rigor

di

termini per essere studiato bene dovrebbe esserlo mentre

è in

azione e

in

piena efficienza » B.

@ MB 16, 168. L'intervista fu pubblicata rcl pélerin del 12 maggio.

'

MB 11, 2zt-222.

@ Fascic, o, c., p. 32.

a Fasàe, o. c., p, 33.

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