lari connessioni letterarie e vere materiali dipendenze. Ciò non sembra ur-gente, quando noi siamo certissimi di questa totale dipendenza mediata di pensiero e di idee e
di
mentalità e, anche,di
coincidenze di {ondamentali atteggiamenti ascetico-pedagogci. Sarebbe, tuttavia, facilela
documenta-zione di dipendenze letterarie e di letture dirette di Don Bosco come scrit-tore, oltre che come educatore, anche se nelle letture dalui
fattein
Semi-nario non si nota nella lista dei nomi quello
di
S. Alfonso (nè quello di S. Francescodi
Sales) tre.Don Caviglia, parlando nello studio su Domenico Savio a propo.sito della mortificaiionc, delle relazioni tra S. Alfonso e Don Bosco, continua:
« alludo particolarmente alla Praxis Confessarii che
fu
essenzidmenteil
libro maestro del nostro Santo Direttore )) 120. Pure conaltri
punti della pedagogia spirituale e dell'ascetica di Don Bosco si potrebbero trovare sor-prendenti coincidenze anche materiali e letterarie. Si veda per es.il
Punc-tum
IV
del Caput unicum del Tracutus ultirnas dell'Homo Apoaolicus, a cui rimandala Praxis Confessarii al cap.YIl.
Quomodo se gerere debeat conlessaius culn P€rsonis diuersi generis,§ t.
Quomodocurn
pueris,adolescentibus et puellis
(i
cinque numeridi
questo paragrafo sono tratqati nell'Homo Apost. soltanto): «Cum pueris adhibere debet omnem chari-tatem et modos suaviores quantum fieri potest(". lù.
« Curet etiamcon-fessarius magnopere pueris insinuare devotionem erga Deiparam utque recitent quotidie Rosarium, et ter Aue mane et sero, semper hanc precem
adiungendo: Mater mea, tibera me a peccato
morwli,
(n. Sg).Non
ci
soffermiamo su coincidenzeua
produzione letterariadi
Don Bosco edi
S. Alfonso, per es. tra Massime Eterne e Gioaane Prouucduto, tra le meditazioni per ciascun giorno della settimanafr eil
gruppo delleu lbid., p. 17.
ru cfr. M llo-tll
@ Operc e sctitti editi e inediti di Don Botco tluoudtncntc pablicati e riueduti secoado
le edizioni origìnali e manosc-ritti superstiti a cura della Pia Societa salesiana, vol, IV La
Vita di Sauio Domenico e « Saaio Domenico e Don Bosco », Studio di don Albeto Caaiglia.
Tori-no, S,E.I. 1943, p. 245.
n Cft, Meditazioni sopra le massitne eterfle e la passione di Gesù Cristo pil tatta
la settimana del Beato Alfonso M. de Liguo{ Roma, Marini 1832.
74
meditazioni poste nel Giouane Prouaeduto fin dalla prima ediz;one (1847);
tra la visita al SS. Sacramento alfonsiana e quella di Don Bosco 122, tra
il
Regolamento
di
uitadi
un cristiaflo7zl ei
vari Ricordidi
Don Bosco ai giovani. Non è necessario, quando da tutta la consuetudinedi
spirito e di studio conun
vero centro indiscuti iledi
alfonsianita e con'un Maestro praticodi
tale scuola e spirito pastorale e ascetico, Don Bosco ha dovuto e si è messo in un contatto di anima e di spitito ben più profondo e imErr-tante che quello letterario e libresco.c) Fortnazione scolastica ed ertrascolastica.
Si
potrebbe, ora, chiederci 6noa
che punto siano entrati comeele-menti costitutivi della formazione sacerdotale
di Don
Boscolo
studio eI'incontro con due Santi, con
i
quali sono profondele
affinità spirituali e che, certamente, egli incominciò a conoscere a Chieri: S. Filippo Nen eS. Francesco
di
Sales.I.
Don Bosco come studente, come sacerdote, come scrittore, dovette incontrarsi (e a lui volle intitolatoil
Collegio di Larrzo fondato nel 1864124)con la figura caratteristica
di
S=__E{Dporyri,
tradizionalmente ricordato come «il
santo dei giovani »; e la conoscenza che ne ebbe, doveva esserecompiuta nelle grandi linee, quando nel 1845 pubblicava la Snrio Ecclc-siastica e ne presentava così la figura: « Fra le meraviglie del secolo deci-mosesto si annovera S. Filippo
Neri
fiorentino... C-ominciò ad esercitareil
sacerdotale ministero verso ogni sortadi
persone, specialmente verso i fanciullipiù
abbandonati. Raccogliendoli perle
vie della città,li
condu-ceva a casa sua,
in
giardinidi
qualche casa religiosa,o di
persone pie, dove con ameni racconti e con piacevoli sollazzili
teneva lontani dai peri-colidi
pervertirsi eli
istruiva nelle verita dela fede.In
questa g;uisa ebbeprincipio
la
Congregazione dell'Orarorio, che ha per iscopo primario di mantenerela
fede ela
pieta nella classe operaia, specialmente nei giova-netti )) 125. « Gelosissimo custode della verginità, conoscevaal
solo odore chi era adorno di questa virtir e chi era contaminato dal vizio opposto »126.Molto
più
complessa e vicinaa
Don Bosco, anchein
certe partico.larità molto caratteristiche, è la figura che ci è tracciata
in
un panegirico recitato dalui
ad Alba, nel maggio 1868 e scritto per ings16 127. Presentato@ I vol. delle Opere ascaiche l, 367-373,
s lbid., p, 853-904, soprartutto tl Regolztnento di aìta d'un ctistiano in compcndio,
p. 887-891 in 15 punti e le Regole per ben ùaere, p. 893.
s MB 7, 808.
É Storia Ecclesiastica. Opere c scritti editi e inediti, vol. I, parte ll, 1929, p. .446.
8 Sroria Ecclesiastica, p. 447.
s Accennato in MB 2, 46-48, è riportato per intero in MB 9, 214-221.
col tema lo zelo per la salute delle anime, Filippo viene riguardato,
soprat-tutto, dal punto di vista dello zelo per I'anima << di
unti
pouei gioaani chepennaflcanza
di
religiosa istruzione catnminano la strada della perdizio-n€)r128. Infatti, al diredi
Don Bosco,«Dio
aveva inviato Filippospecial-mente per
la
gioventù, perciòa
questa rivolseIa
sua speciale sollecitu-dine r> 128.In
questo senso lo presenta: « Ma come mai, fanciulli dissipati, amanti del mangiare, del berè edi
trastullarsi, come mai poterli piegare ,alle cose di chiesa e di pietàI
Filippo trovò questo segreto. Ascoltate:
Imi-'l tando
la
dolcezzae la
mansuetudine del Salvatore. Filippoli
prendevaalle buone,
li
accarezzava, agliuni
regalavaun
confetto, aglialtri
una medaglia, una immaginetta, un libro e simili.Ai
più discoli poi e ai più ignoranti che non eranoin
gradodi
gustare quei sublimi trattidi
paterna benevolenza, preparava un pane loro più adatto. Appena egli poteva averli intorno a sè, subito si faceva a raccontare loro amene storielle,li
invitavaa
cantare,a
suonare,a
rappresentazioni drammatiche,a
salti,a
trastullidi
ogni genere. Finalmentei
più restii,i
più vanerelli erano per così dire strascinati nei giardinidi
ricreazione, cogli strumenti musicali, colle bocce, colle stampellg colle piastrelle, con offertedi
frutta edi
piccole refezioni,di
colazioni,di
merende. Ogni spesa, diceva Filippo, ogni fatica, ogni di-sturbo, ogni sacrifizioè
poco, quando contribuiscea
guadagnare anime a Dio. Così la camera di Filippo era divenuta quale bottega di negoziante, come luogodi
pubblico spettacolo, ma nel tempo stesso fatta casadi
ora-zione e luogodi
santificazione... » 130.Si impone dunque
il
problenia: Ebbe Don Bosco duranteil
periodo della sua formazione sacerdotale una conoscenza sufÉcientemente ampia eprofonda della vita e della attività di S. Filippo Neri (comunque appresa),
in modo tale che essa abbia contribuito a costituire tratti essenziali e la fisio-nomia caratteristica della sua opera, del suo stile educativo e della sua per-sonalità
di
padre delle anime giovanili, adolescentiurnpakr
et ma§sur?Oppure dobbiamo pensare che, se conoscenza ci
fu
nel periododi
forma-zione, questa sia stata originata semplicemente da affinità spiritualipreesi-stenti, oppure, addirittura.
in
forma più approfondita, sia stata dalui
ac-quisita, quando era già immerso nella sua Opera e già educativamente e pedagogicamente maturo ?
Non abbiamo elementi per dare una nsposta esauriente a questi interro-gativi, che crediamo insolubili
in
forma perentoria. Da parte nostra incli-niamo a ritenere,in
base a sorprendenti somiglianze e coincidenze, che siI
MB 9,215.a
MB 9, 217-219.s
MB 9,219.76
tratti
di
una conoscenza causata da motivi occasionali e' Poi, d'a afiiniù profonde e, quindi, importi una certa dipendenza, sia pure incontrollabile nel gradodi
intensità.Ce lo induce un confronto con una antica biografia del Santo apostolo
di
Roma, quella del Bacci 131, che usciva a Roma,in
edizione nuovissima, proprio durantegli
ultimi anni della formazione teologicadi
Don Bosco, con espressioni, posizioni, atteggiamenti caratteristicidi
Don Bosco educa' tore. Perchè non si potrebtre parlare di efficaci ispirazioni e suggestioni, ap profondenti una mentalità già, Per naturae
formazione,in via di
defi-nitivo assestamento?
Rileviamo da tale biografia alcuni dati abbastanza eloquenti.
Nel cap.
I,
del libr.I
(num.rr)è
raccontatoil
fatto, che al giovane Fi-lippo narravanoi
domenicanidi
S. Marcodi
Firenze, e cioè dei due frati che, prima del coro, si confessavano vicendevolmente e una volta uno si con-fessò dal diavolo, accorgendosene quando lo pseudo confessore di troppa lar-ghezza ad ogni peccatodiceva: «oh è niente». Lo stesso fatto è raccontato da Don Boscoin
una buona notte del dicembre 1858 132.Frequentemente nella biografia
è
sintetizzatoil
lavorodi
Filippo con queste parole schiettamente boschiane: « ragionar loro della bellezza della virtù, e della bruttezza del vizio )) 133.Ai
suoi penitenti diceva che andas-seroin
gruppo dopo pranzo dalui e
« ProPoneva loroin
mododi
con-ferenza qualche casa morale, come della bellezza della virtù, o della brut-tezza de' vizj>>r}a. «Diceva atufti in
generale, che conlo
stile piano, e facilesi
stendesseroin
dimostrarela
bellezza dellavirtù, e
la bruttezza de'vizj»>736,Insisteva moltissimo sull'obbedienza 13s, specialmente
al
confessore 137,sulla prudenza della scelta, I'assoluta fedeltà
e
sul preferire I'obbedienzaad
altre penitenzeras, un'obbedienza «senza discorso»13e. DoD Bosco, anche molto esigente quandosi
trattavadi
obbedienza giovanile,in
un discorsettoa
tagazzedi
un Isituto di Parigi, nel 1883, ricordava le parole n Vita di S. Fitippo Neri apostolo di Roma e fonilatore dclla Cotgregazionc ilell'O' rutorio, scrina dal P. Pier Giacomo Bacci, sacerdote della Congregazione medesima nuo-vatnente corr€tta ed arricchita di varie notizie, miracoli e lettere del Santo. Roma, Tipo-gra6a Marini e C. 1837.@ MB 6, 100.
* p. 18, libr. I, c. VII, num. 5.
a c. )ilX, num. 6, p. 66.
B c. X, p. 25.
ffi c. )[X, p. 69-70 e soprattutto tutto il c. XX, p. 70-78.
* Num. 2L, p.76,
* Num. 25, p.78,
* Num. 23, p.,77.
di
S. FilippoNeri:
« l)atemiun
giovane chea
me ceda solo due dita1
della testa e io ne farò un gran santo » 1{0.coincidenze visibili
si
riscontrano anchenella
disciplina sacrrmen-tale:.«voleva inoltre, che non soloi
Sacerdoti, ma ancorai
laicifrequen-tassero questo Sagramento: per
la
qual cosa alcuni de' suoi penitenti si comunicavano ogni otto giorni, molti ogni festa, altri tre volte la settimana,e alcuni, sebben pochi, ogni giorno: molti de' quali con questa frequenza diventarono uomini
di
santa vita edi
grandissima perfezione... »rfl.
DonBoscq nell'opuscolo sul Sistema Preverrtivo,
a
propositodi
Comunione,scrive: « s. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso ».
Lo stesso si dica per la.tenera devozione alla Vergine laz.
Sorprendenti identità
di
vedutesi
rivelano, soprattutto, nel modo di trattarei
giovani. si legga tuuoil
cap.VII
del Bacci. Tra I'altro si accenna:« Quanto fosse mirabile Filippo in mantenere la gioventù lontana da' vizj.
-
Familiarità e piacevolezza co' loro... Andar bene spesso per Roma conuna comitiva
di
giovani, trattando e discorrendo con lorodi
diverse cose, secondola
professionedi
ciascheduno...E
molte voltegli
conduceva in qualche luogo aperto, e quivigli
facea giuocare insieme a diversi giuochi, come alle piastrelle, o al pallamaglio, e simili... » ,ag« Inoltre mosso dal medesimo affetto
di
carità, era solito, come altrove è stato accennato, quando talora alcuni di essi non fossero ritornati alla Con-fessione, o all'oratorio, con bel modo mandargli a chiamare; e quando si fossero partiti dalla buona strada, pr@urava con ogni industria di farli tor-nare al servizio di Dio » 1&.<<La pazieaza poi che Filippo ayea co' giovani per tenergli lontano dal peccato, era indicibile- sicchè sopportava
il
Sant'uomo, che facessero, eziat-dio vicino alle sue stanze, qualsivoglia romore; intantochè alcuni di casa si Iamentavano molto della lor poca discrezione: la qual cosa riferendo essi ua giorno al santo Padre, rispose: lasciateli dire, burlate pure, e state allegra-mente, perchè altro non voglio da voi, se non che non facciate peccati » 1d6.« No,, potea
di
più soff:ire che sressero malcontenti e peniosi, per.hè ciò faceva danno allo spirito; e quando vedea che qualchedunodi
essi non istava allegro, subito I'interrogava, perchè stesse in quel modo; e talora soleadargli uno schiaffo, e dire
:
sta allegro... » 1{6. Tuttoil
cap.X
del libr.II
del1@ MB 16, 196-192, 'n' Num. 9, p. 81.
1* cap.
II
(Parte II), p. 86-90.'*
Num. 2,p.
110.'*
Nu.m. 3, p. Il0.'*
Num. 5, p.lll.
'*
Num. 7, p. 112.7E
Bacci
(p. n7-t3t\
uatta della malinconia. Don Bosco, scriveil
biografo,« inculcava ai penitenti Ia massima di S. Filippo
Neri:
-
Peccati e malin-conia non voglioin
casa mia » 1'7.E
ammonivai
giovani « che S. Filippo Neri insegnava essere la malinconia I'ottavo peccato capitale )) 1{8' e dando un buffetto sulla faccia era solito dire: « S. Filippo Neri faceva così coi suoigiovani dicendo: Io non batto te ma
il
demonio cheti
tenta » 11e.« Procurava ancora che stessero sempre occupati... e finalmente a chi comandava una cosa, a chi un'dtra, purchè non istessero
in
ozio: cosa alui tanto nemica, che non fu mai trovato che non facesse qualche cosa » s0.
« Inoltre per mantenerli lontani da ogni pericolo d'impudtà, dava loro per ricordo, che dopo pranzo non si ritirassero subito
in
camera soli nè a leg-gere, nè a scrivere, nè a fare altra cosa; ma stessero in conversazione, perchèallora
il
Demonio suol dare maggior assaltq e che questo èil
Demoniochiamato nella Scrirrua meridiano, dal quale desiderava essere liberato
il
S. David. Voleva ancora che si guardassero come dalla pestq, di toccarsi I'un I'altro eziandio
le
mani... nè permetteva cÀe stessero insieme soli... » 152.«
Di
più nongli
piaceva chei
fratelli scherzassero conle
sorelledi
pari età » 1s. Un giovane che scherzava con le sorelle, fu mandato dal confessore da S. Filippo.-
(( ... Filippo, sentitoil
tutto, gli domandò che cosastudias-sel Rispose: Logica. Replicò
il
Santo: or sappi cheil
Demonio come Logrco peritissimo, insegna a fare I'astrazioni, e dire: donna, e non sorella...»15d.Don Bosco a proposito della conserv azione della castità durante le vacanze,
« ricordava eziandio che S. Filippo Neri non voleva permettere ai fa::ciulli neppure di divertirsi colle sorelle »r 155. L'argomento poi del diavolo filosofo
e da lui
ripreso talee
qualein
una conferenzaai
Salesianie in
unab. n. ai grovaoi 156.
«
Ai
giovani dava poi cinque brevi ricordi per mantenersi puri.Il
primo che fuggissero le mde compagnie.Il
secondo che non nutrissero delicata-rrr.o,.iI
corpo loro...Il t.rro .h.
foggitt ro l'ozio.Il
quarto, che frequcn-tassero I'orazione.II
quinto, che frequentasseroi
Sagramenti,e
partico-larmente
la
Confesione... Generalmente ricordava atutti,
che la vera cu-stodia della castità, era I'umilù... Oltre a ciò diceva, che lo scoprire quantoa8 MB 4,556.
u
lrl3 6, 425.L@ MB 6, 425.
-
Nu.m. 10, p. ll3.E Num. 13, p, ll3.
ru Nun 14, p. 114.
*
Num. 15, p. ll4.*
Num. 15, p. 114.w MB 5,278.
E MB u, 580-5El; MB g, 873.
prima tutti
i
suoi pensieri con ogni libertà al Confessore, e non tenere in se stesso alcuna cosa occulta, era ottimo rimedio per conservare la castitàe che la piaga era guarita subito che mosse stata scoperta al medico... »15?.
Questo tema dei mezzi della castità, ripreso da
D.
Boscoin
innumerevoli circostanze, è assuntoin
forma vicinissima a S. Filippo, nella biografia di Magone Michele:
« Cinque ricordi che S. FilippoNeri
davaai
giovani per conservarela virtù
della purità. Fuga delle cattive compagnie. Non nutrire delicatamenteil
corpo. Fuga dell'ozio. Frequente orazione. Fre-quenzadei
Sacramenti, specialmente della Confessione » 158.Lo
stessotema è ripreso da Don Bosco
in
una conferenza sulla castità ai Salesiani, ascritti e aspiranti di Valdoccoil
giorno dell'Ascensione del r878, parlando dei cinque mezzi proposti da S. Filippo, tre negativi (fuga delle cattive compagnie, dell'ozio e del cibo delicato ed eccessivo) e due positivi (ora-zione e Sacramenti) 15e.II.
San Franccscodi
Salesè
un'altra figura che entra, indiscutibi.l-mente, nella vita di Don Bosco.Piuttosto generica è Ia presentazione che ne fa
Ia
sua StoriaEcc!.esia-stica: << San Francesco
di
Salesfu
dalla Divina Provvidenza suscitato per combattere, e si può dire, per distruggere gli erroridi
Calvino e di Luteroin
quella parte della Savoia che dicesi Chiablese...Da
giovanetto datositutto a Dio, conservato gelosamente
il
candore verginale, formossiil
cuorea tutte le virtù, specialmente alla dolcezza, alla mansuetudine...
Egli colla pazienza, colle prediche, cogli scritti e con miracoli acqueta
ogni tumulto, guadagna
gli
assassini, disarma l'inferno, ela
fede catto lica trionfa per modo, che nel solo Chiablese riconduceal
grembo della Chiesa piùdi
settantadue mila eretici... » 160.Più categorico è, invece,
il
Regolame.,rto delllOratorio festivo, che oft-reuna motivazione essenziale per l'adozione sua
a
Protettore della Società Salesiana: « Questo Oratorio è posto sotto Ia protezionedi
S. Francesco di Sales, perchè coloro che intendono dedicarsia
questo generedi
occupa-zione devono proporsi questo Santo per modello nella carità, nelle buone maniere, che sono le fonti da cui derivanoi
frutti che si sperano dall'Opera degli Oratorii )) 161.A
parte una possibile discussione sulla dipendenzadi
Don Bosco da*'Cap. )ilII, num. 16, p. 114.
ffi S. Giotanni Bosco: Cenno biografico stl gioaafietto Ìtlagone Michclc allieao del-l'Oraorio di S. Francesco di Sales. Torino, S.E.I. 1940, p. 39. Riferito anche in MB 6, 8,
* MB 13, 799-806.
'n Opere, soiui editi ed inediti, Vol. I, Parte 11, Storìa Ecclesiastica 1929, p. 451.
u MB 2,91, nota 1. L'8 dic. 1844 D. Bosco dedica la prima cappella a S. Francesco di Sales in due camerette concessegli dalla marchesa Barolo.
8o
san Francesco
di
sales per quanro riguardala
dottrina spirituale, sorge, punto per Ia sua atmorevolezza>»l&1.«Egli,
applicandoi
principidi
San Francescodi
Sales all'educazione per condurre le anime al Dio dell'amore, dell'ispirazione raccolta nei Re.. lamenti e della denoffnazione della con-gregazione. Ma a che punto preciso della sua vita? Nel periodo formativo chiereseo
torinese, come elemento costirutivo della personalitàdi
Don Boscq o immediatamente dopo?-
E,in
ambeduei
casi, si trattadi
un infusso che, nella figura morale di Don Bosco educatore, costituisce o de-termina glyenlgutenti nuoui o più espliciti? Oppure si trana di consonanzee
di
approfondimentidi
orientàmenti già preesistenrilNon abbiamo elementi sufficienti per arrivare a conclusioni definitive, ma, forse, ne possediamo per fissare con certezza alcuni punti:
a) S. Francesco di Sales e le sue opere non compaiono nella lista dei
libri segnalati da Don Bosco come oggetto delle sue letrure chiericali.
A)
La
dipendenza lefteraria immediatae
direttadi Don
Bosco dacon S. Alfonto è, irrd,rbbiamente, più facilnente documentabile, trattandosi
di una chiara dipendenza di studio, di formazione teologica e ascetica.
c)
Di
S. Francescodi
Sales è dimostrabile, duranteil
periododi
for-mazione,
un
influsso esercitato attraversogli
sdqq_plù noti, .94q_E I!!!En,
mediante biografie lette e panegirici uditi(il
Seminariodi
Torinoe di
Chieri celebravacon
grande solennità I'annuale festa del proprio PatronQ.Un
infusso mediato e fortissimo siè
dovuto avere, soprattutto tramite S. Alfonso eil
Cafasso. Ed infine, particolari elementi devozionali e spirituali dovettero essere assimilati dall'ambiente chierese e torinese del-l'8oo, anche se è difficile stabilirne I'estensione e I'intensità 168.4
EJg_r-r.,_§,opraEqqte_§g guesto ambiente, memore di una triplicey-equta di S. Fraricelco 4i Sdes in Piemonte e ricco di segni
{i
devoziong187, concludere chenon dovettero
la conoscenza e l'amore di
D.
Bosco essere nè superficiali nè occasionali,e una divozione più riflessa e specifica poterono maturare negli anni immediatamente successivi al periodo
di
formazione.Il
proposito preso da Don Bosco nella prima Messa, « Ia carità ela
dol-cezzadi
S. Francescodi
Salesmi
guidinoin
ogni cosa >r 168 potè così, semprepiù
sicuramente evolversi nel primum predagogicum dell'bmore-uolczza, come nell'art.cit.
del Regolamento.d s. Frances.o di Sales era anche uno dei Protettori del C,onvitto Ecclesiastico e dal Cafasso vcniva frequentemente richiamato nelle lezioni, conferenze e prediche (Di Robi-lant I, p. 37, 228 e II, p. 256-257).
n S. Francesco di Sales fu a Torino nel 1604, nel 1613 e nel 1622. In Piemonte fio' itaao Associazioni d\ S. Francesco di Sales. Inolue il filippino B. Seb' Valfré (t 1710) era stato un fervido plopagatore d'ella Filotea e dello spirito di S. Francesco di Sales; ed
cra dilfusissima ia Piemonte la biografia scritta dal C.aa. Pia Giacinto Gallizia (lu diz.l710).
r@ M ll5, nota 51.
8z
Clprrolo II
DON
BOSCOE ISTITUZIONI
EDUCATTVE CONTEMPORANEEDue sono soprattutto
i
documenti scritti che possono serviredi
baseper una conoscenza, abbastanza approssimativa, del complesso educativo
per una conoscenza, abbastanza approssimativa, del complesso educativo