• Non ci sono risultati.

t Non ci sembra, qui, necessario un approfondimento di più partico

Nel documento IL SISTEMA PREVEI\'IIVO (pagine 76-86)

lari connessioni letterarie e vere materiali dipendenze. Ciò non sembra ur-gente, quando noi siamo certissimi di questa totale dipendenza mediata di pensiero e di idee e

di

mentalità e, anche,

di

coincidenze di {ondamentali atteggiamenti ascetico-pedagogci. Sarebbe, tuttavia, facile

la

documenta-zione di dipendenze letterarie e di letture dirette di Don Bosco come scrit-tore, oltre che come educatore, anche se nelle letture da

lui

fatte

in

Semi-nario non si nota nella lista dei nomi quello

di

S. Alfonso (nè quello di S. Francesco

di

Sales) tre.

Don Caviglia, parlando nello studio su Domenico Savio a propo.sito della mortificaiionc, delle relazioni tra S. Alfonso e Don Bosco, continua:

« alludo particolarmente alla Praxis Confessarii che

fu

essenzidmente

il

libro maestro del nostro Santo Direttore )) 120. Pure con

altri

punti della pedagogia spirituale e dell'ascetica di Don Bosco si potrebbero trovare sor-prendenti coincidenze anche materiali e letterarie. Si veda per es.

il

Punc-tum

IV

del Caput unicum del Tracutus ultirnas dell'Homo Apoaolicus, a cui rimandala Praxis Confessarii al cap.

YIl.

Quomodo se gerere debeat conlessaius culn P€rsonis diuersi generis,

§ t.

Quomodo

curn

pueris,

adolescentibus et puellis

(i

cinque numeri

di

questo paragrafo sono tratqati nell'Homo Apost. soltanto): «Cum pueris adhibere debet omnem chari-tatem et modos suaviores quantum fieri potest

(". lù.

« Curet etiam

con-fessarius magnopere pueris insinuare devotionem erga Deiparam utque recitent quotidie Rosarium, et ter Aue mane et sero, semper hanc precem

adiungendo: Mater mea, tibera me a peccato

morwli,

(n. Sg).

Non

ci

soffermiamo su coincidenze

ua

produzione letteraria

di

Don Bosco e

di

S. Alfonso, per es. tra Massime Eterne e Gioaane Prouucduto, tra le meditazioni per ciascun giorno della settimanafr e

il

gruppo delle

u lbid., p. 17.

ru cfr. M llo-tll

@ Operc e sctitti editi e inediti di Don Botco tluoudtncntc pablicati e riueduti secoado

le edizioni origìnali e manosc-ritti superstiti a cura della Pia Societa salesiana, vol, IV La

Vita di Sauio Domenico e « Saaio Domenico e Don Bosco », Studio di don Albeto Caaiglia.

Tori-no, S,E.I. 1943, p. 245.

n Cft, Meditazioni sopra le massitne eterfle e la passione di Gesù Cristo pil tatta

la settimana del Beato Alfonso M. de Liguo{ Roma, Marini 1832.

74

meditazioni poste nel Giouane Prouaeduto fin dalla prima ediz;one (1847);

tra la visita al SS. Sacramento alfonsiana e quella di Don Bosco 122, tra

il

Regolamento

di

uita

di

un cristiaflo7zl e

i

vari Ricordi

di

Don Bosco ai giovani. Non è necessario, quando da tutta la consuetudine

di

spirito e di studio con

un

vero centro indiscuti ile

di

alfonsianita e con'un Maestro pratico

di

tale scuola e spirito pastorale e ascetico, Don Bosco ha dovuto e si è messo in un contatto di anima e di spitito ben più profondo e imErr-tante che quello letterario e libresco.

c) Fortnazione scolastica ed ertrascolastica.

Si

potrebbe, ora, chiederci 6no

a

che punto siano entrati come

ele-menti costitutivi della formazione sacerdotale

di Don

Bosco

lo

studio e

I'incontro con due Santi, con

i

quali sono profonde

le

affinità spirituali e che, certamente, egli incominciò a conoscere a Chieri: S. Filippo Nen e

S. Francesco

di

Sales.

I.

Don Bosco come studente, come sacerdote, come scrittore, dovette incontrarsi (e a lui volle intitolato

il

Collegio di Larrzo fondato nel 1864124)

con la figura caratteristica

di

S=__E{Dpo

ryri,

tradizionalmente ricordato come «

il

santo dei giovani »; e la conoscenza che ne ebbe, doveva essere

compiuta nelle grandi linee, quando nel 1845 pubblicava la Snrio Ecclc-siastica e ne presentava così la figura: « Fra le meraviglie del secolo deci-mosesto si annovera S. Filippo

Neri

fiorentino... C-ominciò ad esercitare

il

sacerdotale ministero verso ogni sorta

di

persone, specialmente verso i fanciulli

più

abbandonati. Raccogliendoli per

le

vie della città,

li

condu-ceva a casa sua,

in

giardini

di

qualche casa religiosa,

o di

persone pie, dove con ameni racconti e con piacevoli sollazzi

li

teneva lontani dai peri-coli

di

pervertirsi e

li

istruiva nelle verita dela fede.

In

questa g;uisa ebbe

principio

la

Congregazione dell'Orarorio, che ha per iscopo primario di mantenere

la

fede e

la

pieta nella classe operaia, specialmente nei giova-netti )) 125. « Gelosissimo custode della verginità, conosceva

al

solo odore chi era adorno di questa virtir e chi era contaminato dal vizio opposto »126.

Molto

più

complessa e vicina

a

Don Bosco, anche

in

certe partico.

larità molto caratteristiche, è la figura che ci è tracciata

in

un panegirico recitato da

lui

ad Alba, nel maggio 1868 e scritto per ings16 127. Presentato

@ I vol. delle Opere ascaiche l, 367-373,

s lbid., p, 853-904, soprartutto tl Regolztnento di aìta d'un ctistiano in compcndio,

p. 887-891 in 15 punti e le Regole per ben ùaere, p. 893.

s MB 7, 808.

É Storia Ecclesiastica. Opere c scritti editi e inediti, vol. I, parte ll, 1929, p. .446.

8 Sroria Ecclesiastica, p. 447.

s Accennato in MB 2, 46-48, è riportato per intero in MB 9, 214-221.

col tema lo zelo per la salute delle anime, Filippo viene riguardato,

soprat-tutto, dal punto di vista dello zelo per I'anima << di

unti

pouei gioaani che

pennaflcanza

di

religiosa istruzione catnminano la strada della perdizio-n€)r128. Infatti, al dire

di

Don Bosco,

«Dio

aveva inviato Filippo

special-mente per

la

gioventù, perciò

a

questa rivolse

Ia

sua speciale sollecitu-dine r> 128.

In

questo senso lo presenta: « Ma come mai, fanciulli dissipati, amanti del mangiare, del berè e

di

trastullarsi, come mai poterli piegare ,alle cose di chiesa e di pietà

I

Filippo trovò questo segreto. Ascoltate

:

Imi-'l tando

la

dolcezza

e la

mansuetudine del Salvatore. Filippo

li

prendeva

alle buone,

li

accarezzava, agli

uni

regalava

un

confetto, agli

altri

una medaglia, una immaginetta, un libro e simili.

Ai

più discoli poi e ai più ignoranti che non erano

in

grado

di

gustare quei sublimi tratti

di

paterna benevolenza, preparava un pane loro più adatto. Appena egli poteva averli intorno a sè, subito si faceva a raccontare loro amene storielle,

li

invitava

a

cantare,

a

suonare,

a

rappresentazioni drammatiche,

a

salti,

a

trastulli

di

ogni genere. Finalmente

i

più restii,

i

più vanerelli erano per così dire strascinati nei giardini

di

ricreazione, cogli strumenti musicali, colle bocce, colle stampellg colle piastrelle, con offerte

di

frutta e

di

piccole refezioni,

di

colazioni,

di

merende. Ogni spesa, diceva Filippo, ogni fatica, ogni di-sturbo, ogni sacrifizio

è

poco, quando contribuisce

a

guadagnare anime a Dio. Così la camera di Filippo era divenuta quale bottega di negoziante, come luogo

di

pubblico spettacolo, ma nel tempo stesso fatta casa

di

ora-zione e luogo

di

santificazione... » 130.

Si impone dunque

il

problenia: Ebbe Don Bosco durante

il

periodo della sua formazione sacerdotale una conoscenza sufÉcientemente ampia e

profonda della vita e della attività di S. Filippo Neri (comunque appresa),

in modo tale che essa abbia contribuito a costituire tratti essenziali e la fisio-nomia caratteristica della sua opera, del suo stile educativo e della sua per-sonalità

di

padre delle anime giovanili, adolescentiurn

pakr

et ma§sur?

Oppure dobbiamo pensare che, se conoscenza ci

fu

nel periodo

di

forma-zione, questa sia stata originata semplicemente da affinità spirituali

preesi-stenti, oppure, addirittura.

in

forma più approfondita, sia stata da

lui

ac-quisita, quando era già immerso nella sua Opera e già educativamente e pedagogicamente maturo ?

Non abbiamo elementi per dare una nsposta esauriente a questi interro-gativi, che crediamo insolubili

in

forma perentoria. Da parte nostra incli-niamo a ritenere,

in

base a sorprendenti somiglianze e coincidenze, che si

I

MB 9,215.

a

MB 9, 217-219.

s

MB 9,219.

76

tratti

di

una conoscenza causata da motivi occasionali e' Poi, d'a afiiniù profonde e, quindi, importi una certa dipendenza, sia pure incontrollabile nel grado

di

intensità.

Ce lo induce un confronto con una antica biografia del Santo apostolo

di

Roma, quella del Bacci 131, che usciva a Roma,

in

edizione nuovissima, proprio durante

gli

ultimi anni della formazione teologica

di

Don Bosco, con espressioni, posizioni, atteggiamenti caratteristici

di

Don Bosco educa' tore. Perchè non si potrebtre parlare di efficaci ispirazioni e suggestioni, ap profondenti una mentalità già, Per natura

e

formazione,

in via di

defi-nitivo assestamento?

Rileviamo da tale biografia alcuni dati abbastanza eloquenti.

Nel cap.

I,

del libr.

I

(num.

rr)è

raccontato

il

fatto, che al giovane Fi-lippo narravano

i

domenicani

di

S. Marco

di

Firenze, e cioè dei due frati che, prima del coro, si confessavano vicendevolmente e una volta uno si con-fessò dal diavolo, accorgendosene quando lo pseudo confessore di troppa lar-ghezza ad ogni peccatodiceva: «oh è niente». Lo stesso fatto è raccontato da Don Bosco

in

una buona notte del dicembre 1858 132.

Frequentemente nella biografia

è

sintetizzato

il

lavoro

di

Filippo con queste parole schiettamente boschiane: « ragionar loro della bellezza della virtù, e della bruttezza del vizio )) 133.

Ai

suoi penitenti diceva che andas-sero

in

gruppo dopo pranzo da

lui e

« ProPoneva loro

in

modo

di

con-ferenza qualche casa morale, come della bellezza della virtù, o della brut-tezza de' vizj>>r}a. «Diceva a

tufti in

generale, che con

lo

stile piano, e facile

si

stendessero

in

dimostrare

la

bellezza della

virtù, e

la bruttezza de'vizj»>736,

Insisteva moltissimo sull'obbedienza 13s, specialmente

al

confessore 137,

sulla prudenza della scelta, I'assoluta fedeltà

e

sul preferire I'obbedienza

ad

altre penitenzeras, un'obbedienza «senza discorso»13e. DoD Bosco, anche molto esigente quando

si

trattava

di

obbedienza giovanile,

in

un discorsetto

a

tagazze

di

un Isituto di Parigi, nel 1883, ricordava le parole n Vita di S. Fitippo Neri apostolo di Roma e fonilatore dclla Cotgregazionc ilell'O' rutorio, scrina dal P. Pier Giacomo Bacci, sacerdote della Congregazione medesima nuo-vatnente corr€tta ed arricchita di varie notizie, miracoli e lettere del Santo. Roma, Tipo-gra6a Marini e C. 1837.

@ MB 6, 100.

* p. 18, libr. I, c. VII, num. 5.

a c. )ilX, num. 6, p. 66.

B c. X, p. 25.

ffi c. )[X, p. 69-70 e soprattutto tutto il c. XX, p. 70-78.

* Num. 2L, p.76,

* Num. 25, p.78,

* Num. 23, p.,77.

di

S. Filippo

Neri:

« l)atemi

un

giovane che

a

me ceda solo due dita

1

della testa e io ne farò un gran santo » 1{0.

coincidenze visibili

si

riscontrano anche

nella

disciplina sacrrmen-tale:.«voleva inoltre, che non solo

i

Sacerdoti, ma ancora

i

laici

frequen-tassero questo Sagramento: per

la

qual cosa alcuni de' suoi penitenti si comunicavano ogni otto giorni, molti ogni festa, altri tre volte la settimana,

e alcuni, sebben pochi, ogni giorno: molti de' quali con questa frequenza diventarono uomini

di

santa vita e

di

grandissima perfezione... »

rfl.

Don

Boscq nell'opuscolo sul Sistema Preverrtivo,

a

proposito

di

Comunione,

scrive: « s. Filippo Neri la consigliava ogni otto giorni ed anche più spesso ».

Lo stesso si dica per la.tenera devozione alla Vergine laz.

Sorprendenti identità

di

vedute

si

rivelano, soprattutto, nel modo di trattare

i

giovani. si legga tuuo

il

cap.

VII

del Bacci. Tra I'altro si accenna:

« Quanto fosse mirabile Filippo in mantenere la gioventù lontana da' vizj.

-

Familiarità e piacevolezza co' loro... Andar bene spesso per Roma con

una comitiva

di

giovani, trattando e discorrendo con loro

di

diverse cose, secondo

la

professione

di

ciascheduno...

E

molte volte

gli

conduceva in qualche luogo aperto, e quivi

gli

facea giuocare insieme a diversi giuochi, come alle piastrelle, o al pallamaglio, e simili... » ,ag

« Inoltre mosso dal medesimo affetto

di

carità, era solito, come altrove è stato accennato, quando talora alcuni di essi non fossero ritornati alla Con-fessione, o all'oratorio, con bel modo mandargli a chiamare; e quando si fossero partiti dalla buona strada, pr@urava con ogni industria di farli tor-nare al servizio di Dio » 1&.

<<La pazieaza poi che Filippo ayea co' giovani per tenergli lontano dal peccato, era indicibile- sicchè sopportava

il

Sant'uomo, che facessero, eziat-dio vicino alle sue stanze, qualsivoglia romore; intantochè alcuni di casa si Iamentavano molto della lor poca discrezione: la qual cosa riferendo essi ua giorno al santo Padre, rispose: lasciateli dire, burlate pure, e state allegra-mente, perchè altro non voglio da voi, se non che non facciate peccati » 1d6.

« No,, potea

di

più soff:ire che sressero malcontenti e peniosi, per.hè ciò faceva danno allo spirito; e quando vedea che qualcheduno

di

essi non istava allegro, subito I'interrogava, perchè stesse in quel modo; e talora solea

dargli uno schiaffo, e dire

:

sta allegro... » 1{6. Tutto

il

cap.

X

del libr.

II

del

1@ MB 16, 196-192, 'n' Num. 9, p. 81.

1* cap.

II

(Parte II), p. 86-90.

'*

Num. 2,

p.

110.

'*

Nu.m. 3, p. Il0.

'*

Num. 5, p.

lll.

'*

Num. 7, p. 112.

7E

Bacci

(p. n7-t3t\

uatta della malinconia. Don Bosco, scrive

il

biografo,

« inculcava ai penitenti Ia massima di S. Filippo

Neri:

-

Peccati e malin-conia non voglio

in

casa mia » 1'7.

E

ammoniva

i

giovani « che S. Filippo Neri insegnava essere la malinconia I'ottavo peccato capitale )) 1{8' e dando un buffetto sulla faccia era solito dire: « S. Filippo Neri faceva così coi suoi

giovani dicendo: Io non batto te ma

il

demonio che

ti

tenta » 11e.

« Procurava ancora che stessero sempre occupati... e finalmente a chi comandava una cosa, a chi un'dtra, purchè non istessero

in

ozio: cosa a

lui tanto nemica, che non fu mai trovato che non facesse qualche cosa » s0.

« Inoltre per mantenerli lontani da ogni pericolo d'impudtà, dava loro per ricordo, che dopo pranzo non si ritirassero subito

in

camera soli a leg-gere, nè a scrivere, nè a fare altra cosa; ma stessero in conversazione, perchè

allora

il

Demonio suol dare maggior assaltq e che questo è

il

Demonio

chiamato nella Scrirrua meridiano, dal quale desiderava essere liberato

il

S. David. Voleva ancora che si guardassero come dalla pestq, di toccarsi I'un I'altro eziandio

le

mani... nè permetteva cÀe stessero insieme soli... » 152.

«

Di

più non

gli

piaceva che

i

fratelli scherzassero con

le

sorelle

di

pari età » 1s. Un giovane che scherzava con le sorelle, fu mandato dal confessore da S. Filippo.

-

(( ... Filippo, sentito

il

tutto, gli domandò che cosa

studias-sel Rispose: Logica. Replicò

il

Santo: or sappi che

il

Demonio come Logrco peritissimo, insegna a fare I'astrazioni, e dire: donna, e non sorella...»15d.

Don Bosco a proposito della conserv azione della castità durante le vacanze,

« ricordava eziandio che S. Filippo Neri non voleva permettere ai fa::ciulli neppure di divertirsi colle sorelle »r 155. L'argomento poi del diavolo filosofo

e da lui

ripreso tale

e

quale

in

una conferenza

ai

Salesiani

e in

una

b. n. ai grovaoi 156.

«

Ai

giovani dava poi cinque brevi ricordi per mantenersi puri.

Il

primo che fuggissero le mde compagnie.

Il

secondo che non nutrissero delicata-rrr.o,.

iI

corpo loro...

Il t.rro .h.

foggitt ro l'ozio.

Il

quarto, che frequcn-tassero I'orazione.

II

quinto, che frequentassero

i

Sagramenti,

e

partico-larmente

la

Confesione... Generalmente ricordava a

tutti,

che la vera cu-stodia della castità, era I'umilù... Oltre a ciò diceva, che lo scoprire quanto

a8 MB 4,556.

u

lrl3 6, 425.

L@ MB 6, 425.

-

Nu.m. 10, p. ll3.

E Num. 13, p, ll3.

ru Nun 14, p. 114.

*

Num. 15, p. ll4.

*

Num. 15, p. 114.

w MB 5,278.

E MB u, 580-5El; MB g, 873.

prima tutti

i

suoi pensieri con ogni libertà al Confessore, e non tenere in se stesso alcuna cosa occulta, era ottimo rimedio per conservare la castità

e che la piaga era guarita subito che mosse stata scoperta al medico... »15?.

Questo tema dei mezzi della castità, ripreso da

D.

Bosco

in

innumerevoli circostanze, è assunto

in

forma vicinissima a S. Filippo, nella biografia di Magone Michele

:

« Cinque ricordi che S. Filippo

Neri

dava

ai

giovani per conservare

la virtù

della purità. Fuga delle cattive compagnie. Non nutrire delicatamente

il

corpo. Fuga dell'ozio. Frequente orazione. Fre-quenza

dei

Sacramenti, specialmente della Confessione » 158.

Lo

stesso

tema è ripreso da Don Bosco

in

una conferenza sulla castità ai Salesiani, ascritti e aspiranti di Valdocco

il

giorno dell'Ascensione del r878, parlando dei cinque mezzi proposti da S. Filippo, tre negativi (fuga delle cattive compagnie, dell'ozio e del cibo delicato ed eccessivo) e due positivi (ora-zione e Sacramenti) 15e.

II.

San Franccsco

di

Sales

è

un'altra figura che entra, indiscutibi.l-mente, nella vita di Don Bosco.

Piuttosto generica è Ia presentazione che ne fa

Ia

sua Storia

Ecc!.esia-stica: << San Francesco

di

Sales

fu

dalla Divina Provvidenza suscitato per combattere, e si può dire, per distruggere gli errori

di

Calvino e di Lutero

in

quella parte della Savoia che dicesi Chiablese...

Da

giovanetto datosi

tutto a Dio, conservato gelosamente

il

candore verginale, formossi

il

cuore

a tutte le virtù, specialmente alla dolcezza, alla mansuetudine...

Egli colla pazienza, colle prediche, cogli scritti e con miracoli acqueta

ogni tumulto, guadagna

gli

assassini, disarma l'inferno, e

la

fede catto lica trionfa per modo, che nel solo Chiablese riconduce

al

grembo della Chiesa più

di

settantadue mila eretici... » 160.

Più categorico è, invece,

il

Regolame.,rto delllOratorio festivo, che oft-re

una motivazione essenziale per l'adozione sua

a

Protettore della Società Salesiana: « Questo Oratorio è posto sotto Ia protezione

di

S. Francesco di Sales, perchè coloro che intendono dedicarsi

a

questo genere

di

occupa-zione devono proporsi questo Santo per modello nella carità, nelle buone maniere, che sono le fonti da cui derivano

i

frutti che si sperano dall'Opera degli Oratorii )) 161.

A

parte una possibile discussione sulla dipendenza

di

Don Bosco da

*'Cap. )ilII, num. 16, p. 114.

ffi S. Giotanni Bosco: Cenno biografico stl gioaafietto Ìtlagone Michclc allieao del-l'Oraorio di S. Francesco di Sales. Torino, S.E.I. 1940, p. 39. Riferito anche in MB 6, 8,

* MB 13, 799-806.

'n Opere, soiui editi ed inediti, Vol. I, Parte 11, Storìa Ecclesiastica 1929, p. 451.

u MB 2,91, nota 1. L'8 dic. 1844 D. Bosco dedica la prima cappella a S. Francesco di Sales in due camerette concessegli dalla marchesa Barolo.

8o

san Francesco

di

sales per quanro riguarda

la

dottrina spirituale, sorge, punto per Ia sua atmorevolezza>»l&1.

«Egli,

applicando

i

principi

di

San Francesco

di

Sales all'educazione per condurre le anime al Dio dell'amore, dell'ispirazione raccolta nei Re.. lamenti e della denoffnazione della con-gregazione. Ma a che punto preciso della sua vita? Nel periodo formativo chierese

o

torinese, come elemento costirutivo della personalità

di

Don Boscq o immediatamente dopo?

-

E,

in

ambedue

i

casi, si tratta

di

un infusso che, nella figura morale di Don Bosco educatore, costituisce o de-termina glyenlgutenti nuoui o più espliciti? Oppure si trana di consonanze

e

di

approfondimenti

di

orientàmenti già preesistenril

Non abbiamo elementi sufficienti per arrivare a conclusioni definitive, ma, forse, ne possediamo per fissare con certezza alcuni punti:

a) S. Francesco di Sales e le sue opere non compaiono nella lista dei

libri segnalati da Don Bosco come oggetto delle sue letrure chiericali.

A)

La

dipendenza lefteraria immediata

e

diretta

di Don

Bosco da

con S. Alfonto è, irrd,rbbiamente, più facilnente documentabile, trattandosi

di una chiara dipendenza di studio, di formazione teologica e ascetica.

c)

Di

S. Francesco

di

Sales è dimostrabile, durante

il

periodo

di

for-mazione,

un

influsso esercitato attraverso

gli

sdqq_

plù noti, .94q_E I!!!En,

mediante biografie lette e panegirici uditi

(il

Seminario

di

Torino

e di

Chieri celebrava

con

grande solennità I'annuale festa del proprio PatronQ.

Un

infusso mediato e fortissimo si

è

dovuto avere, soprattutto tramite S. Alfonso e

il

Cafasso. Ed infine, particolari elementi devozionali e spirituali dovettero essere assimilati dall'ambiente chierese e torinese del-l'8oo, anche se è difficile stabilirne I'estensione e I'intensità 168.

4

EJg_r-r.,_§,opraEqqte_§g guesto ambiente, memore di una triplice

y-equta di S. Fraricelco 4i Sdes in Piemonte e ricco di segni

{i

devoziong187, concludere che

non dovettero

la conoscenza e l'amore di

D.

Bosco essere nè superficiali nè occasionali,

e una divozione più riflessa e specifica poterono maturare negli anni immediatamente successivi al periodo

di

formazione.

Il

proposito preso da Don Bosco nella prima Messa, « Ia carità e

la

dol-cezza

di

S. Francesco

di

Sales

mi

guidino

in

ogni cosa >r 168 potè così, sempre

più

sicuramente evolversi nel primum predagogicum dell'bmore-uolczza, come nell'art.

cit.

del Regolamento.

d s. Frances.o di Sales era anche uno dei Protettori del C,onvitto Ecclesiastico e dal Cafasso vcniva frequentemente richiamato nelle lezioni, conferenze e prediche (Di Robi-lant I, p. 37, 228 e II, p. 256-257).

n S. Francesco di Sales fu a Torino nel 1604, nel 1613 e nel 1622. In Piemonte fio' itaao Associazioni d\ S. Francesco di Sales. Inolue il filippino B. Seb' Valfré (t 1710) era stato un fervido plopagatore d'ella Filotea e dello spirito di S. Francesco di Sales; ed

cra dilfusissima ia Piemonte la biografia scritta dal C.aa. Pia Giacinto Gallizia (lu diz.l710).

r@ M ll5, nota 51.

8z

Clprrolo II

DON

BOSCO

E ISTITUZIONI

EDUCATTVE CONTEMPORANEE

Due sono soprattutto

i

documenti scritti che possono servire

di

base

per una conoscenza, abbastanza approssimativa, del complesso educativo

per una conoscenza, abbastanza approssimativa, del complesso educativo

Nel documento IL SISTEMA PREVEI\'IIVO (pagine 76-86)