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Nel quinto tempo Cutrufelli affronta il tema dell’amore tra donne. Il rapporto madre-figlia è analizzato soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Nadia Cilli, voce narrante del capitolo, che si confronta con la madre, tra gli altri argomenti, anche sull’omosessualità:

Perfino quando ti ho confessato di essermi innamorata di Anita, perfino in quel momento sembrava che non mi ascoltassi. I tuoi occhi, ma’, mi passavano attraverso come se fossi il fantasma del Portico d’Ottavia! Ero sfuggita alla tua custodia, confermando i dubbi peggiori…perché tu un dubbio su di me l’hai sempre avuto, perciò non mi perdevi mai di vista…ed ecco il castigo: una mamma sorda e muta. Mi punivi tenendomi a distanza…

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-Ma non è vero! No e poi no, io non volevo affatto sottrarmi. Al contrario… Non capisci? Quella confessione era un modo di affidarmi a te, di dirti: vedi, tua figlia non ti nasconde nemmeno un soffio, uno spizzico, niente… Mi ero aperta perché credevo che avresti apprezzato la mia sincerità. Invece avrei dovuto intuirlo che quella faccenda lì non la volevi sapere, che preferivi chiudere le orecchie e pure gli occhi piuttosto d’affrontare l’argomento, non negarlo, l’ho capito quando a muso storto e di punto in bianco mi hai rimproverato: “Non puoi tenertele per te le tue cose, devi proprio sbandierarle a destra e a manca?” mentre io, per la verità, non le stavo ‘sbandierando’, le stavo dicendo a mia madre!

-Come no, te li riconosco i tuoi meriti, non dubitare. Anche se all’inizio hai sbarellato di brutto: “Dove ho sbagliato”, ti disperavi.12

Dopo un primo momento di smarrimento, i genitori di Nadia l’avevano accettata e l’avevano sostenuta, standole accanto, nel periodo di malattia di Anita, la donna che amava, e in quello successivo alla sua morte.

Anita aveva molti anni più di Nadia e un figlio, Andreas, che viveva a Berlino con il padre, al quale era stato affidato dopo il divorzio dei genitori, poiché una madre lesbica non era stata ritenuta idonea a svolgere questo compito. Conoscere questo figlio, ormai un uomo circa della sua stessa età, e visitare la città d’origine dell’amata è lo scopo del viaggio che Nadia intraprende con Carolina, una cliente della sua agenzia immobiliare, nei giorni successivi la caduta del muro. Anita è descritta come una madre premurosa, che si è sempre occupata del figlio nonostante la lontananza. Andreas, però, non ha voluto partecipare al funerale della donna perché sentiva che la vita di sua madre era stata divisa in due parti, una che lei gli aveva riservato, l’altra che aveva tenuto per se stessa e in cui lui non era mai entrato: per dare l’estremo saluto alla madre aveva bisogno di un incontro tra loro due soli, com’era sempre stato mentre lei era ancora in vita. Nella stanza occupata da Anita durante le sue visite a Berlino, il figlio aveva addobbato la scrivania con candele e fiori, si era chiuso lì dentro e aveva letto ad alta voce la loro corrispondenza. Parlando di lei Andreas definisce Anita Mutti, mamma, non madre, con un termine familiare, quindi, intriso d’affetto, che esclude qualsiasi recriminazione nei suoi confronti.

Nadia rispetta molto sua madre, ma cerca ugualmente di agire diversamente da come si comporta lei: «Stai diventando peggio di tua madre, che ha sgobbato tanto per arrivare a essere padrona del suo lavoro e del suo tempo e poi non va nemmeno in ferie»13 si dice per convincersi a partire per Berlino. La giovane fa notare alla genitrice come i tempi siano cambiati, così come è mutato il relazionarsi alla sessualità, per cui la serietà di una ragazza

12 Ivi, p. 289.

105 non si fonda più sulla verginità. La sessualità viene presentata in questo capitolo come un aspetto della persona da sperimentare: «mica è facile l’alternativa! Tant’è che molti amici e amiche sue – e anche questa è una specie di congrega, come la nostra - sono sempre in bilico tra un versante e l’altro. Pendolari del cuore […] il lunedì etero convinti, il martedì omosessuali dichiarati e il mercoledì punto e daccapo con l’altalena. E allora le vie d’uscita sono due: buttarsi a raccogliere esperienze un po’ da una parte e un po’ dall’altra o astenersi»14. Carolina, da parte sua, fino a quel momento ha optato per il mantenersi vergine, senza schierarsi, così, da una parte o dall’altra nella scelta dell’oggetto d’amore.

La ragazza si affida all’agenzia immobiliare di Nadia perché la aiuti a trovare una casa, la prima esclusivamente sua, visto che, finora, è vissuta insieme alla madre Isa. Ed è proprio quest’ultima a decidere della loro separazione, chiesta per garantirsi maggior quiete e per fare in modo che la figlia si sforzi di essere più indipendente, impegnandosi ad affrontare la vita da sola.

Il motivo per cui Carolina si reca a Berlino è incontrare Franz, un suo amico, che potrebbe aiutarla nella realizzazione del suo sogno, ovvero diventare una deejay. Quando lo rintraccia il giovane è nel suo appartamento, steso a terra in una pozza di vomito e fatica a muoversi; Carolina lo soccorre e i suoi gesti sono precisi, per nulla schifati o impacciati; lo aiuta a riprendersi stringendolo a sé per tranquillizzarlo come farebbe una madre con il proprio figlio. La ragazza sa come affrontare una crisi, conosce certi piccoli trucchi per calmare Franz perché da adolescente si occupava allo stesso modo del padre che trovava ubriaco quando, una volta a settimana, andava da lui a trovarlo.

Dopo un breve periodo di frequentazione tra Carolina e Nadia nasce l’amore e la prima si trasferisce a casa della compagna. Nella nuova abitazione porta con sé una statua fatta dal padre, lo scultore Nenè Romano, che ritrae lei bambina mentre si addormenta. L’uomo doveva averla guardata a lungo per cogliere quella sua espressione e per questo la figlia considera questa scultura un oggetto così prezioso, tanto da imballarlo con maggiore attenzione rispetto agli altri e da tenerlo in braccio, come fosse una piccola creatura, durante tutto il trasporto.

Nel compiere l’importante passo della convivenza Carolina si sente come «una signorina d’altri tempi, destinata a lasciare la dimora del padre per entrare, senza soluzione di

106 continuità, in quella del marito. Con la sola differenza che lei stava passando dalla madre, cioè da una donna, a un’altra donna»15. La relazione col femminile, quindi, non si esaurisce nella discendenza genealogica o nell’amicizia tra donne che condividono importanti esperienze, ma include anche la scelta di un’altra donna come compagna di vita e oggetto d’amore.