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Nel 2008 Maria Rosa Cutrufelli pubblica D’amore e d’odio presso la casa editrice Frassinelli. L’opera può essere definita un romanzo storico, ma anche di memoria, poiché narra una saga familiare che coinvolge tutto il Novecento, le cui capostipiti sono le sorelle torinesi Nora ed Elvira Gribaudo, esponenti della buona borghesia, entrambe sindacaliste e socialiste.

Il romanzo si costituisce di sette tempi, ognuno con una diversa protagonista, discendente in linea diretta o indiretta dalle sorelle Gribaudo.

Il primo tempo è ambientato a Borca di Cadore nel 1917, in un ospedale militare non lontano dalle linee di trincea, nei giorni precedenti la disfatta di Caporetto. Nora è una crocerossina entrata nel corpo come volontaria, nonostante fosse socialista e pacifista, per poter essere assegnata alla zona del fronte e scoprire dove è sepolto, o, qualora non fosse possibile, almeno conoscere il luogo in cui è morto, il marito Matteo Fenoglio, padre della piccola figlia Sofia. Su Nora è stata aperta un’inchiesta, il cosiddetto “affare Fenoglio”, per cui la collega di questa, Barbara Martinengo, racconta la sua storia e fa rapporto sul suo operato, da quando ha preso servizio a Borca di Cadore, all’ispettrice della Croce Rossa Elena, sua cara amica.

Il secondo tempo vede protagonista Elvira, sindacalista della Camera del Lavoro nel 1922, attiva nella Torino di Gramsci nel periodo in cui il fascismo si sta affermando e si sta imponendo sulla scena politica attraverso le azioni violente compiute dagli squadristi. Per scampare al pericolo che i fascisti rappresentano per la sua incolumità Elvira si rifugia dapprima a Milano, in seguito prosegue la sua attività contro il regime in varie zone d’Italia, occupandosi soprattutto di stampa clandestina. Il suo peregrinare la porta in Sicilia dove conosce e sposa l’avvocato Mottura, che cura la sua difesa legale quando è arrestata con l’accusa di stampa sovversiva e istigazione a delinquere.

Il terzo tempo, 1946, vede protagonista Isa, la figlia di Elvira e dell’avvocato Giovanni Mottura che, per risolvere alcune questioni burocratiche che le impediscono di sposarsi, visita il campo di concentramento italiano di Ferramonti. La ragione che ostacola il

95 matrimonio riguarda il fidanzato della giovane Nenè Romano e lo zio di questo Nenè Caudo, il quale ha rubato l’identità al nipote per potersi fare una seconda famiglia in Albania dove era precedentemente emigrato: Nenè Romano risultando perciò già sposato, non può accasarsi con Isa. La moglie, l’albanese Diana Kini, si trova a Ferramonti, dove è stata portata con la figlioletta Delina dopo l’abbandono di Nenè Caudo una volta rimpatriati. A causa dell’imminente smobilitazione del campo la donna aveva avviato le ricerche per rintracciare il marito, cosa che al momento non era ancora avvenuta; così madre e figlia vengono accolte in casa di Isa.

Dal matrimonio di Isa e Nenè Romano nasceranno Nicola e Carolina. Il giovane è strettamente legato alla cugina Maddalena, detta Leni, protagonista del quarto tempo, il 1972.

Leni è la figlia di Sofia Fenoglio e nipote di Nora, rimasta orfana di entrambi i genitori a causa di un incidente stradale. La ragazza ospita nella casa che condivide con la fidanzata del cugino, Miriam, un algerino che si rivela essere in qualche modo collegato ai fatti accaduti durante le olimpiadi di quell’anno a Monaco: il sequestro e l’uccisione della squadra israeliana.

Carolina Romano è, invece, la figura chiave del quinto capitolo, ambientato nel 1989. La giovane, aspirante deejay, viaggia con l’amica, che in seguito diventerà sua compagna di vita, Nadia Cilli a Berlino subito dopo la caduta del muro.

Sara, la nipote di Alfonsino Mottura, figlio di Elvira, è il personaggio principale del sesto tempo, l’anno 1994. Questa parte tratta i temi dello sviluppo economico, delle speranze che la Sicilia aveva riposto in questo e la disillusione della popolazione quando realizza che l’industrializzazione è, in realtà, soprattutto fonte di inquinamento ambientale e causa di malattie.

Infine, il settimo e ultimo tempo, il 1999, ha per protagonista Delina. Il capitolo si situa alle soglie del nuovo millennio, il 31 dicembre a pochi minuti dallo scoccare della mezzanotte. Delina, figlia illegittima di Nenè Caudo, è cresciuta, è diventata una fotografa affermata che, ora, si racconta alla nipote o, come la definisce lei stessa, nipotastra, Maria José.

Dal punto di vista strutturale questi sette tempi mettono in luce altrettanti legami genealogici di origine femminile: dalle sorelle capostipiti si giunge fino alla bisnipote di Elvira, Sara, dopo aver seguito le vicende di figlie e nipoti. Degli scorci narrativi, resi

96 tipograficamente con un carattere corsivo, posti tra un quadro e l’altro, li collegano, introducendo il personaggio principale del capitolo successivo. Il racconto non è mai affidato alla protagonista, ma ad un’altra figura che ha condiviso con lei gli eventi ricordati. Ogni narrazione trascrive un dialogo-monologo, riportando solo una delle due voci che conversano, modalità narrativa la cui paternità è dall’autrice riconosciuta ad Abraham B. Yehoshua. Cutrufelli desidera far emergere fin dalla struttura del suo romanzo la pluralità di voci e storie che hanno composto il Novecento.

Dall’impianto generale si differenzia solamente l’ultimo capitolo, nel quale è la stessa protagonista, appunto, a narrarsi da sé, assurgendo a simbolo della libertà di espressione guadagnata dalle donne nel corso del Novecento, secolo nel quale, ribadisce Cutrufelli, «siamo entrate […] raccontate da altri e ne siamo uscite raccontando noi stesse»1.

La mutazione antropologica prodotta dal femminismo è un altro dei fili conduttori di questo libro a dimostrazione che il Novecento, definito anche il “secolo breve”, ha visto la trasformazione delle donne da oggetto di rappresentazione a soggetto che si rappresenta, da figura subalterna e sottomessa a persona capace di autodeterminarsi consapevolmente. Il romanzo di Cutrufelli è complesso dal punto di vista dello spazio e del tempo, poiché ricopre un intero secolo di vicende che si svolgono in varie parti d’Italia, con delle piccole incursioni in Albania e in America, oltre che a Berlino. Le principali città italiane in cui le protagoniste vivono le loro esperienze sono Borca di Cadore, Torino, Milano, Bologna e varie località siciliane. L’autrice fa questa scelta per rendere l’incessante moto che ha portato i cittadini a spostarsi nelle diverse zone della penisola: secondo Cutrufelli il Novecento è il secolo che ha veramente “fatto” l’Italia poiché ha permesso agli italiani di conoscersi e mescolarsi.

Il romanzo è il frutto di un intenso lavoro di documentazione dell’autrice: dai diari dei soldati e delle crocerossine, alle testimonianze sul campo di Ferramonti, agli studi sullo sviluppo industriale della Sicilia e le sue conseguenze, alle inchieste sulla salute pubblica, l’inquinamento e le sostanze nocive rilasciate dalle fabbriche, fino ai giornali del dicembre 1999, leggendo i quali Cutrufelli ha realizzato l’ingenza del numero delle morti di immigrati sulle coste italiane o nei centri di permanenza temporanea, oggi centri di identificazione ed espulsione.

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