• Non ci sono risultati.

5. NATURAL NON-FOOD REMAINS (NFO) Resti di piante, alghe, pomice, pietre, legno e altro.

4.5. Analisi dei dat

4.5.1. Ampiezza della nicchia trofica

L’analisi e il calcolo dell’ampiezza della nicchia trofica possono fornire informazioni utili per valutare il grado di specializzazione alimentare di una determinata specie (Hyslop, 1980).

I dati sono stati trattati utilizzando il software Primer V5 (Plymouth Routine in Multivariate Ecological Research), un pacchetto statistico creato per analizzare e descrivere la struttura delle comunità biologiche (Clarke e Warwich, 1994).

Il software è stato utilizzato per confrontare numericamente e graficamente le eventuali differenze esistenti nella dieta della tartaruga comune. Partendo dai dati ottenuti, e applicando l'indice di similarità di Bray-Curtis, il software crea una matrice di similarità che funziona da “banca dati”.

L'indice si esprime con la formula:

Dove:

Yij = abbondanza dell'i-esima specie nel campione j. Yik = abbondanza dell'i-esima specie nel campione k. p = numero totale di specie.

L'indice di similarità di Bray-Curtis assume valori compresi tra 0 e 1. Nel primo caso, vi è una completa similarità dello spettro trofico delle due specie in questione; nel secondo caso, vi è una completa dissimilarità.

Dall’indice di similarità di Bray- Curtis, il programma costruisce un dendrogramma, che rappresenta i raggruppamenti dei campioni secondo livelli crescenti di similarità. In seguito, la matrice di similarità è stata utilizzata per costruire un diagramma MDS (MultiDimensional Scaling) (Kruskal e Wish, 1978; Clarke e Green, 1988). Il diagramma MDS, usando il grado di similarità tra i diversi raggruppamenti, permette di riassumere l’informazione multidimensionale contenuta nella matrice, proiettandola su un piano a due

65 dimensioni dove i campioni sono allontanati o raggruppati proporzionalmente alla loro similarità. Questa proiezione grafica, per matrici più complesse, può presentare un certo grado di distorsione della realtà tridimensionale che è indicato con un valore di “stress”; se questo valore non supera 0,3, il diagramma si può considerare una buona rappresentazione.

66

5. RISULTATI

5.1. Campionamento

Dal 1990 fino al 2013, un totale di 541 esemplari di Caretta caretta sono stati recuperati dai centri di ricerca specializzati in Toscana. Pur evidenziando diverse oscillazioni, l’andamento dei recuperi aumenta in maniera molto evidente nel corso degli anni, fino a raggiungere valori piuttosto elevati nel 2011. Un altro picco, seppur di minore entità, è presente nel 2001. Dal 2002 al 2006 si registra una diminuzione dei recuperi (Fig. 20). L’andamento che si registra dal 1990 al 2013 potrebbe riflettere non solo l’effettivo aumento delle tartarughe marine che sono state recuperate, ma anche una sensibilizzazione in crescendo negli ultimi anni da parte dell’opinione pubblica e del pubblico generale nei confronti di questa specie, con un’attenzione più grande nei suoi confronti e verso le tartarughe marine in generale.

67 In alcuni casi le tartarughe marine recuperate erano intrappolate in reti da pesca o in palamiti o erano spiaggiate sulla costa, in altri casi, sono state trovate galleggianti sulla superficie dell’acqua dai pescatori o dai turisti. Esse mostravano diversi tipi di patologie, come condizioni di shock, disorientamento, ferite causate dalle imbarcazioni, eliche o reti, parassiti, ami da pesca nell’esofago, gli arti o la testa tagliati.

Dei 541 esemplari di C. caretta recuperati, 193 sono stati catturati accidentalmente in attrezzature da pesca, 152 si erano spiaggiati, 106 sono stati recuperati in mare, 10 sono stati avvistati, mentre per 80 non possediamo informazioni sulla modalità di recupero. L’elevato sforzo di pesca in un bacino non molto grande quale il Mediterraneo, rappresenta un problema molto grave per le tartarughe marine, che sfocia inevitabilmente in un alto numero d’individui che vengono a interagire con quest’attività. La figura 21 mostra l’incidenza delle varie attrezzature da pesca coinvolte nelle catture accidentali dei 193 esemplari di tartaruga comune.

Figura 21. Grafico a torta relativo agli attrezzi da pesca coinvolti nelle catture

68 Oltre la metà delle catture erano imputabili alle reti a strascico (61%), seguite dalle reti da posta (23%), dal tramaglio (8%) e dal palamito (6%). L’1% delle catture era attribuito alla nassa e lo 0,5% non era attribuito a nessuna attrezzatura in particolare (indeterminato). Considerate nell’insieme, tutte queste tipologie di pesca, riescono a essere efficaci lungo tutta la colonna d’acqua, dalla superficie fino sul fondo, e a varie profondità, riuscendo a catturare accidentalmente le tartarughe in qualsiasi zona dell’ambiente marino.

Per quanto riguarda la stagionalità dei recuperi, i valori maggiori sono raggiunti nei mesi estivi (Fig. 22). In questo periodo dell’anno, la percentuale di persone che frequenta le zone marittime è piuttosto alta, complice il clima favorevole. Ciò potrebbe tradursi in un maggior rischio per le tartarughe marine, associato alla vicinanza dell’uomo, ma anche in una migliore capacità di trovare organismi di questa specie. Nel corso degli ultimi mesi dell’anno, il recupero delle tartarughe marine si abbassa drasticamente, data la minor percentuale di persone presenti nelle zone costiere a causa della cattiva stagione, anche se potrebbero essere coinvolti altri fattori.

Figura 22. Istogramma relativo alla stagionalità dei recuperi di C. caretta in

69 Le informazioni sugli esemplari di tartaruga comune recuperati dal 1990 al 2013 non sono complete. Indicazioni sulle dimensioni degli animali recuperati sono disponibili solo per 274 esemplari. La figura 23 mostra la distribuzione di organismi raggruppati in classi di taglia, dai giovanili fino agli adulti, per questo campione. Le misure in ascissa rappresentano la lunghezza curva del carapace (CCL), in cm. Giovanili e sub-adulti, con una CCL compresa tra 21 e 60 cm, costituiscono la maggior parte degli individui (n = 212, 77%), mentre gli adulti (CCL  60 cm) costituiscono il restante 23% (n = 62). Questa divergenza non è priva d’implicazioni e potrebbe trovare riscontro in un utilizzo differente delle acque toscane da parte di giovanili e adulti della tartaruga comune. Queste acque sembrano un’area di alimentazione e non di riproduzione e conseguentemente sarebbero maggiormente sfruttate da giovanili e sub-adulti.

Figura 23. Istogramma relativo alle dimensioni degli individui di C. caretta

70

Figura 24. Esemplare spiaggiato di C. caretta.

Oltre alla Caretta caretta, altre specie di tartarughe marine sono state recuperate nel corso degli ultimi 23 anni in Toscana. La Dermochelys coriacea e la Chelonia mydas non sono frequentatori abituali di queste acque. Difatti, il numero dei recuperi è molto basso se confrontato con quello della tartaruga comune, contando 9 individui di Dermochelys e 5 di

Chelonia. Anche in questo caso, le tipologie di recupero sono varie, dividendosi tra catture

71

5.2. Campione

I 17 individui di Caretta caretta utilizzati in questo studio sono stati recuperati tra il 2012 e il 2013 (Tab. 1). Nella tabella 1 e in altre tabelle e figure riportate successivamente, gli individui di C. caretta sono riportati con una sigla CC, che si riferisce al genere e alla specie, associata a un numero, relativo alla data di ritrovamento dell’animale (i numeri in ordine crescente corrispondono al progredire nel tempo dei ritrovamenti).

Tabella 1. Individui di C. caretta utilizzati nel presente studio. Sono riportati il codice identificativo,

la data e la provincia di ritrovamento, la tipologia di recupero, il sesso degli esemplari (n.d. = non definito), la lunghezza curva del carapace (CCL), e il tratto gastrointestinale analizzato (E. = esofago, S. = stomaco, I. = intestino) per tutti gli individui.

Codice Data Provincia Recupero Sesso CCL (cm) Tratto

CC9 26/04/2012 PI Spiaggiamento M 62 E. S. I. CC17 24/06/2012 MS Spiaggiamento F 65 S. I. CC18 25/06/2012 LI Recupero in mare F 64 E. S. I. CC21 02/07/2012 LI Recupero in mare F 73 E. S. CC24 21/07/2012 LU Spiaggiamento F 61 E. S. I. CC25 22/07/2012 PI Spiaggiamento M 55 E. S. I. CC34 27/09/2012 LU Spiaggiamento n.d. 61 I. CC35 24/10/2012 LU Spiaggiamento F 65 S. I. CC36 21/01/2013 GR Spiaggiamento F 47 I. CC37 29/03/2013 GR Spiaggiamento n.d. 66 S. I. CC38 31/03/2013 GR Spiaggiamento F 66 I. CC40 01/04/2013 LI Spiaggiamento n.d. 50,5 I. CC41 16/04/2013 LI Cattura accidentale n.d. 47 I. CC42 20/05/2013 LI Spiaggiamento n.d. 42 I. CC43 21/06/2103 LU Spiaggiamento n.d. 59 I. CC44 05/07/2013 LU Spiaggiamento n.d. 42 I. CC46 17/07/2013 LU Spiaggiamento F 62 S. I.

La maggior parte dei ritrovamenti è avvenuta in corrispondenza dei mesi primaverili ed estivi e solamente tre durante l’autunno e l’inverno, probabilmente per cause già discusse nei capitoli precedenti. I ritrovamenti interessano tutte le provincie costiere della Toscana, da Massa Carrara fino a Grosseto, soprattutto le provincie di Lucca e Livorno. Lo spiaggiamento rappresenta la tipologia di recupero più frequente interessando 14 delle 17 tartarughe recuperate (Fig. 25). Due tartarughe sono state recuperate in mare e una è stata catturata accidentalmente. Nelle tartarughe marine lo spiaggiamento è generalmente

72 conseguente la morte dell’animale, mentre sembra più difficile che tale fenomeno possa interessare animali ancora vivi, come invece accade con i cetacei. La mancanza di analisi di natura virologica e batteriologica condotte sulle tartarughe marine rende impossibile valutare lo stato di salute degli animali e, nel caso dell’assenza di evidenze particolari legate a fattori di mortalità (reti o ami da pesca, ferite causate da imbarcazioni o da predatori), diventa molto difficile risalire alle cause della morte. Nel presente studio un individuo spiaggiato di C. caretta presentava una ferita da taglio molto evidente, supponendo che possa essere deceduto in seguito alla collisione con un natante, mentre nel caso degli altri individui non sono state rilevate caratteristiche particolari che potevano indirizzarli verso cause di morte ben precise. Molti degli esemplari spiaggiati possono essere stati catturati accidentalmente dai pescatori e poi rilasciati in mare ormai morti (una pratica questa molto comune) e essere giunti sulla spiaggia trasportati dalle correnti, anche se nessuna tartaruga riportava ami da pesca o segni di reti. Col tempo, le due tartarughe recuperate in mare sarebbero probabilmente state trasportate dalle correnti sulla spiaggia, quindi il numero degli spiaggiamenti potrebbe rappresentare una piccola sottostima. Un altro individuo di tartaruga comune è stato catturato accidentalmente in un tramaglio a circa 700-800 metri dalla costa.

Figura 25. Cartina degli individui di C. caretta

73 Non è stato possibile identificare il sesso di tutti gli individui recuperati a causa delle pessime condizioni delle carcasse; 8 esemplari erano femmine, 2 erano maschi, nei rimanenti il sesso non è stato identificato.

L’intervallo dimensionale del nostro campione non era molto ampio, andando da 42 a 73 cm di lunghezza curva del carapace (CCL). La maggior parte delle tartarughe (10) aveva dimensioni superiori ai 60 cm, trattandosi di veri e propri adulti, mentre le restanti avevano dimensioni comprese tra 42 e 59 cm, includendo giovanili in fase tardiva e sub-adulti (Fig. 26). Le classi dimensionali prevalenti del nostro campione si differenziano da quelle degli individui di C. caretta recuperati tra il 1990 e il 2013 (Fig. 23), anche se le esigue dimensioni del campione del presente studio rendono impossibili confronti.

Solo quattro tartarughe avevano resti di materiale organico e inorganico lungo l’intero tratto gastrointestinale (esofago, stomaco e intestino), mentre nelle rimanenti alcuni di questi compartimenti erano vuoti.

Le pessime condizioni delle carcasse hanno rappresentato un limite rilevante per lo svolgimento dell’analisi.

Figura. 26. Istogramma relativo alle classi dimensionali degli individui di C.

caretta esaminati nel presente studio. Le misure indicate sono riferite alla

74

Documenti correlati