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4.1. Area di studio

4.2.2. Raccolta dat

Questa fase rappresenta il secondo livello d’intervento, quello di monitoraggio di tipo biologico-veterinario eseguito dai membri di un gruppo che svolge attività di ricerca/conservazione sulle tartarughe marine morte. Questi primi interventi, oltre a garantire lo svolgimento, in piena autonomia, delle attività di ricerca/conservazione del gruppo in questione, consentiranno la conferma scientifica dei dati riportati dalla CCPP nella scheda di segnalazione, e la raccolta, standardizzata, di dati morfo-metrici. Oltre a raccogliere i dati necessari alla propria attività di ricerca, il personale dovrebbe garantire la raccolta scientifica dei dati utili al monitoraggio del fenomeno, e confermare i dati illustrati nella scheda di segnalazione delle tartarughe marine – (II livello di registrazione dati- Operatore Scientifico). I dati di questa scheda saranno registrati dai responsabili del rispettivo gruppo di ricerca e dovranno essere inviati al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) in formato digitale. Il personale scientifico che interviene, parte di un gruppo di ricerca/conservazione, è inserito in un elenco condiviso dalla CCPP e dall’ASL competente. Il veterinario abilitato a intervenire per lo svolgimento di una necroscopia, mirata all’identificazione delle cause di morte della fauna selvatica è il veterinario dell’ASL competente per il territorio. Tuttavia, il personale del gruppo scientifico potrà collaborare allo svolgimento degli esami necroscopici svolti dal personale ASL di cui sopra, o in alcuni casi svolgere direttamente gli esami necroscopici stessi,

54 previo accordo con l’ASL. L’ASL potrà autorizzare lo svolgimento di necroscopie in sedi che non siano quelle proprie, purché queste siano condotte da un medico veterinario presso una struttura debitamente autorizzata (Mo et al., 2013).

Figura 14. Schema del protocollo operativo inerente il ritrovamento di

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4.3. Analisi dei contenuti stomacali

Una volta rimosso il tratto gastrointestinale dai corpi delle tartarughe marine, questo è stato svuotato e il contenuto viscerale è stato lavato accuratamente con acqua su setaccio con maglie di 0,1 e 1 mm al fine di recuperare i residui rimasti sulle numerose pieghe gastriche e di ripulire il contenuto dai detriti naturali. I frammenti dei detriti marini più grandi e ben visibili sono stati immediatamente separati dal resto del materiale per analisi specifiche condotte distintamente. Bisogna porre particolare attenzione a non mescolare i contenuti dell’esofago, dello stomaco e dell’intestino, in modo che le analisi procedano indipendentemente. I contenuti, così suddivisi, sono stati messi in appositi contenitori e conservati in etanolo al 75%.

Nel caso in cui il tratto gastrointestinale, appena rimosso, non sia stato immediatamente svuotato, quest’ultimo è stato conservato in cella frigorifera a una temperatura di -20 °C e spostato in frigorifero a + 2 °C il giorno precedente all’apertura. In laboratorio, i contenitori sono stati svuotati e sciacquati nuovamente con acqua corrente su setaccio con maglie di 0,2 mm al fine di rendere il campione più ripulito e facilitare le fasi seguenti dell’analisi.

La prima di queste, chiamata fase di “sorting”, consiste nella separazione degli organismi in base al gruppo tassonomico di appartenenza. Durante questo procedimento si è provveduto anche alla separazione di altro materiale rinvenuto, come frammenti di detriti marini più piccoli, legno, sassi ecc. (Fig. 16). La fase di “sorting” prosegue attraverso l’osservazione allo stereo-microscopio del contenuto stomacale, che per questo procedimento è stato trasferito in capsule di Petri. Durante l’osservazione al microscopio, si utilizzano delle apposite pinzette che favoriscono al meglio la maneggevolezza del materiale rinvenuto nel tratto gastrointestinale (Fig. 15).

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Figura 15. Stereo-microscopio, capsula Petri e

pinzette usati per la fase di “sorting” e di identificazione.

57 La fase successiva è l’identificazione delle prede. L’obiettivo di questa fase è riconoscere le prede fino al più basso livello tassonomico possibile. Quando è stato possibile, è stato eseguito il conteggio delle varie prede o parti di esse. L’esito di questa fase dipende molto dalle condizioni del materiale all’interno del tratto gastrointestinale, ed è correlato direttamente al tempo di permanenza all’interno di quest’ultimo. Com’è facile intuire, il tempo soggetto all’azione dei succhi gastrici diventa via via più grande passando dall’esofago, allo stomaco e infine all’intestino; per cui gli organismi presenti nell’intestino sono i più digeriti.

Per l’identificazione degli organismi abbiamo utilizzato libri di testo specifici (Alvarez, 1968; Falciai e Minervini, 1992; Repetto et al., 2005; Riedle, 1971; Tortonese, 1970; Whitehead, 1984,1986), la collezione di riferimento del Settore mare dell’ARPAT di Livorno e laddove fosse necessaria, la collaborazione di esperti del settore. Il materiale identificato è stato messo in provette e barattoli con etanolo al 75%, dopo averne determinato il peso umido (± 0,01 g). Per alcuni organismi, con peso < 0,01 g, è stato riportato il peso con il primo decimale diverso da zero. I contenitori sono stati etichettati riportando informazioni identificative della tartaruga (codice, anno di ritrovamento, tratto gastrointestinale, nome degli organismi identificati).

I pesci sono stati identificati grazie agli otoliti, poiché sono specie-specifici (Fig. 17), alla presenza di mandibole e denti, e ai resti corporei, quando questi erano presenti. Il numero di otoliti e di mandibole ha permesso di stimare la quantità di organismi rinvenuti durante l’analisi. Il totale di mandibole, tra superiori e inferiori, diviso per due, ha consentito di stimare il numero degli esemplari appartenenti a una certa specie, arrotondando in eccesso nel caso di un numero dispari di mandibole. L’identificazione dei pesci cartilaginei ha fatto affidamento sui resti del materiale corporeo.

Il becco dei cefalopodi ha permesso il loro riconoscimento (Fig. 19). La classificazione a livello specifico è stata eseguita attraverso l’osservazione del becco inferiore, utilizzando le chiavi tassonomiche di Wolff, 1982, 1984; Clarke, 1986; Kubodera, 2005; Lu e Ickeringill, 2002. Le caratteristiche morfologiche più immediate per la classificazione a livello specifico sono la lunghezza e la profondità del rostro, la forma e l’ampiezza delle ali. Il numero delle mandibole inferiori ci dà il numero d’individui appartenenti a una determinata specie.

L’identificazione dei molluschi bivalvi e gasteropodi è stata resa molto difficoltosa dalla natura frammentata dei loro resti e dalla somiglianza tra le varie specie. In tal caso, abbiamo ricorso, oltre all’utilizzo di libri di testo specifici, alla preziosa collaborazione di

58 esperti macologi. I caratteri fondamentali per il riconoscimento sono stati quelli strutturali della conchiglia, come l’umbone, le valve, la cerniera ecc. Il numero degli organismi è stato dedotto, in molti casi, da un elevato numero di frammenti, e arrotondato per eccesso. Per i crostacei decapodi, il numero totale di chele dispari rinvenute ha consentito di ricavare il numero di organismi (Fig. 18). Per altri organismi (isopodi e cirripedi) il numero è stato ricavato grazie ai resti rinvenuti.

Il dermascheletro e gli aculei degli echinoidei ne hanno permesso il riconoscimento. Gli oloturoidei, privi di queste strutture, sono stati identificati dai resti del corpo, dalla forma allungata e dalla consistenza particolare. Il numero dei frammenti ha consentito di stimare il numero degli individui.

Le fanerogame marine sono state identificate grazie alle caratteristiche delle foglie. L’identificazione delle alghe ha invece richiesto la visione al microscopio delle sezioni trasversali e la collaborazione di esperti del settore. In questo caso non è stato assegnato nessun numero agli organismi ma solo la presenza di frammenti.

Poriferi, briozoi, idrozoi e tunicati sono stati identificati grazie alla forma, colore e consistenza del corpo. Solo per gli ultimi due di questi gruppi è stata assegnata una quantità sulla base del numero di parti rinvenute, mentre negli altri due casi è stata annotata solo la presenza di frammenti.

La terza e ultima fase consiste nell’elaborazione dei risultati mediante l’utilizzo di appositi software statistici. Tutti i dati sono sati inoltre analizzati attraverso il programma Excel (Microsoft), con la creazione di grafici e tabelle.

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Figura 18. Chele di Liocarcinus vernalis e individuo corrispondente.

Figura 19. Mandibola inferiore di Sepia officinalis e individuo corrispondente.

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