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Nel caso delle banche la categoria dei cosiddetti stakeholders tradizionalmente identificati nei creditori (clienti, fornitori) e nei lavoratori, appare significativamente più ampia: non solo i depositanti/correntisti/obbligazionisti (creditori), ma anche le autorità di vigilanza , le altre banche e la collettività genericamente intesa sono portatori di interessi nei confronti delle banche , interessi diretti o indiretti degni di attenzione e tutela da parte degli ordinamenti88.

Per quanto attiene ai deposita nti preme qui sottolineare una principale distinzione di ruolo che deve essere operata tra di essi rispetto ai normali creditori di una impresa non bancaria. I creditori delle industrie dell’economia reale , infatti, in caso di violazione delle obbligazioni contrattuali da parte della società con cui hanno contrattato hanno a disposizione, in ultima istanza, lo strumento della richiesta di fallimento della società inadempiente : tale strumento rappresenta nella fase fi siologica dell’impresa un potere di

notizia dell’aumento della partecipazione del fondo sovrano libico, vicenda da alcuni consi derat a un es camotage utilizzato dall e fondazi oni bancari e per soll evarlo dall ’i ncarico ( T. Boeri e L. Gui so, Come aff ondar e l 'unica banca mult inazi onal e it aliana , Com e affondare l 'uni ca banca m ulti nazionale it aliana, di T. Boeri e L. Guiso 24.09.2010, www.l avoce.i nfo).

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Si pensi, con part i col are riferim ento ai deposit anti , ai sis temi di garanzia dei deposit i .

controllo da parte dei creditori sull’efficienza della società . Per le banche, tuttavia, non è esattamente così: da un lato la mancanza di fiducia comporta un fenomeno del tutto particolare e specifico del settore bancar io chiamato “la corsa agli sportelli” ovvero il subitaneo ritiro dei propri risparmi da parte dei correntisti. 89 Dall’altro lato, però, non vi è a disposizione dei creditori uno strumento di pressione perfettamente assimilabile a quello previsto per le impr ese dell’economia reale. Come meglio vedremo in seguito il regime delle banche in crisi è non solo in Italia, ma ormai persino nel Regno Unito, oggetto di specifica disciplina, in cui è lo Stato, spesso attraverso le autorità di settore, “a farla da padrone”. Inoltre si deve tener conto del fatto che le banche tipicamente hanno creditori diffusi tra il pubblico in quanto proprio dal pubblico raccolgono risparmio, ciò rende il potere dei creditori più basso in quanto essi pur potendo essere un gran numero raramente sono organizzati in modo da essere rappresentati da un unico soggetto che possa esercitare pressione sull’organo amministrativo della banca.

Come innanzi accennato , è possibile individuare tra gl i stakeholders delle banche anche le altre banche. La elevata interconnessione in cui operano le banche tra loro nel

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Le banche s ono, dunque, com e noto, potenzi alm ent e soggett e a cri si di liqui dit à nel caso in cui i deposit anti /creditori si pres enti no tutti agli sportel li per ri t irare i l oro deposi ti (di recent e l a tri stem ent e famosa “run on the Rock”) ha dimostrato come l a crisi di una sola banca pos sa avere ri percussi oni molt o forti si a a livello locale si a a livel lo nazionali si a a li vel lo global e.

mercato, non solo a livello partecipativo ma anche economico 90 , per il reperimento della liquidità è da considerarsi «elemento essenziale del sistema»91 in quanto fa sì infatti che non solo i depositanti o i correntisti possano procedere alla corsa agli sportelli , ma che in qualche modo ciò possa accadere anche ad opera delle altre banche.

Certa dottrina92 riconosce e auspica, per l’effetto, che sia affidato alle banche un ruolo di monitoraggio 93 le une

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Ci si riferis ce, i n parti co l are, al cosiddet to m ercato int erbancari o dei depositi che rappres ent a oggi per l e banche una fondamental e fonte di liquidi tà. P er favorire una ripresa dell e contratt azioni sui ci rcuiti interbancari e una pi ù ampi a arti col azione dell e s cadenze dei contratt i , nel mom ent o di m as sima vi rul enz a dell a recente cri si finanz iaria, l a Banca d'It ali a, in collaborazi one con l a soci et à e -Mi d e con l'As sociazi one Bancari a It ali ana (AB I), ha m ess o a punto un'iniziati va per cons enti re agli operatori di scambiars i fondi mi nimizzando i ri schi di cont ropart e e di li quidit à. L'i niziativa poggi a sull a realizzazione di un apposito s egment o del m ercat o nell a piatt aform a di cont ratt azione e-Mid, i l Mercato In terbancario C oll ateralizzato (M IC ), che assicura il com plet o anonim at o ne ll e contratt azioni . Esso si è art icolat o, alm eno in una fas e inizi al e, su s cadenz e di una settim ana e olt re e ha previsto una compart eci pazi one, ent ro l imiti predet ermi nati, delle banche all a copertura del rischio. Alla scadenza dell’iniziativa gli operato ri hanno deciso di costit ui re un nuovo m ercat o coll at eralizz ato totalm ent e privat o che conti nuasse ad operare come il precedente cost ituito com e detto d’impulso e con l’apporto della Banca d’Italia. Le statistiche di mercato sono disponi bili s ul si to del l ' e-MID ( www.e -mid.it).

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M. Cera, “L a cri si e le banche: un po’ di chiarezza di ordine ”, in corso d pubbli cazi one reperi bil e sul sito www.dis ianopreit e.it. È interess ant e un dat o qu antit ativo: nel pri mo s em est re 2010 il ricorso al prestit o int erbancari o da part e di BN L è aum ent at o di quasi i l 70% (si veda la rel azione fi nanzi ari a semestral e al 30 giugno 2010).

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C. H. Furfine, Bank for Int ernati onal Set tlements, Banks as Monit ors of Other Banks: Evi dence from the Overni ght Federal FundsMarket, Journal of Business, 2001, vol. 74, no. 1), The Universit y of Chi cago; Rochet e Tirole, Int erbank l ending and s yst emi c risk. Journal of Money, C redit, and Banking 28, no. 4: 733 – 62, 1996.

sulle altre, che discende non solo dal loro essere portatori di interessi sia a livello sistemico sia in quanto, come si vedrà meglio in seguito le banche sono, ormai globalmente, assai collegate a livello economico e societario le une alle altre, ma anche dal fatto che la complessità che hanno raggiunto le banche oggi sembra essere uno fra gli aspetti peculiari di tale settore: e dunque chi meglio di una banca può identificare i rischi che corre un’altra? tenendo conto del fatto che il mercato interbancario ha assunto e va assumendo sempre più un ruolo determinante nel reperimento di fondi e liquidità per le banche.

È stato empiricamente dimostrato 94 che il tasso di interesse applicato nel mercato interbancario americano riflette in parte anche il rischio di credito della controparte: in particolare banche prenditrici con maggiore profittabilità, elevata patrimonializzazione e migliore qualità dei crediti pagano tassi di interesse inferiori. Tale studio pertanto suggerisce che le banche identifichino (forse più rapidamente rispetto agli operatori di vigilanza), il rischio di controparte e monitorino efficacemente le altre banche. I rapporti interbancari stabiliti attraverso il mercato interbancario , in

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L’utilizzazi one dell e alt re banche com e soggett i capaci di “aiut are” la vi gil anz a s u t ali operat ori è un argom ento present e a livello internazional e da t empo, si veda fra i primi comm ent atori Calomi ris 1998.

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C. H. Furfine, Bank for Internati onal Set tlements, Banks as Moni tors of Other Banks: Evidence from the Overni ght Federal FundsMarket , in “J ournal of Business”, 2001, vol. 74, n. 1, The Universit y of C hicago.

cui una azione di supervisione è affidata alla Banca d’Italia, provocano forti incentivi al monitoraggio le une verso le altre, un impatto significativo su tali incentivi è dovuto alla regolamentazione e ancor di più alla rilevanza sistemica di certe banche che si traduce nel principio del too big to fail95: le banche di più rilevanti dimensioni possono essere percepite dal mercato come pressoché immuni dal rischio di fallimento di modo che le altre banche vedon o il proprio incentivo al monitoraggio ridotto nei confronti di tali soggetti. 96 Tale ricostruzione non sembra aver del tutto retto alla crisi finanziaria globale, quando banche come la Lehman Brothers, “infallibili”, sono state lasciate al loro destino e tanto che la Banca d’Italia è dovuta intervenire sul mercato interbancario per sedare il nervosismo e la diffidenza che si andava diffondendo.97

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L’ori gine dell a locuzione t oo bi g to f ail ris al e al 1984 all orché Todd Conover, il Compt roll er of t he C urrenc y (una dell e autorità di vi gil anz a bancaria am eri cane) s ost enne davanti al C ongresso degli Stati Uniti d’America che Continental Illinois Bank insieme ad altre 10 banche del paese erano troppo grandi per falli re, too bi g to fail appunt o, a causa degl i enormi impatti negati vi che il falli ment o di ognuna di esse avrebbe determi nat o.

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Rochet e Ti rol e, Int erbank l ending and syst emic ris k , in “J ournal of Money, Credit, and Banking” 28, no. 4:733–62, 1996.

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Com e gi à ricordato, E -MID S. I.M. insiem e alla Banca d’ Itali a e all’ABI creò nel 2008 e sino al 31 dicembre 2010, un nuovo segmento di m ercato dedi cato all o scambi o int erbancario denomi nat o Mercat o Int erbancario Coll at eral izzato – M IC .