• Non ci sono risultati.

Il secondo autore che rilegge il mito di Lucrezia è Samuel Richardson con il suo romanzo Clarissa, or the History of a Young Lady. Il mito di Lucrezia affronta l’ennesimo passaggio di genere, una metamorfosi laterale. Dal teatro si passa al romanzo, ad un genere che trova proprio nello scrittore inglese uno dei suoi padri. Il mito di Lucrezia è dunque riletto all’interno di un genere nuovo, innovativo, nato dal desiderio e dalla volontà di cambiamento.

2.1.1. CENNI BIOGRAFICI

Così Samuel Richardson (1689-1761) racconta se stesso in una lettera del 2 giugno 1753 a Johannes Stinstra:60

My father was a very honest Man, descendant of a family of middling note in ye country of Surry; but which having for several generation a large number of children, the not large possessions were split & divided; so that he and his brothers were put to trades; & the sisters were married to tradesmen. My mother was also a good woman, of a family not ungenteel.[…] My father’s business was that of a joiner.[…] His skill and ingenuity & an understanding superior to his business, with his remarkable integrity of heart & manners, made him personally beloved by several persons of rank. […] He designed me

60

Pastore della comunità mennonita di Harlinghen, si occupò, tra il 1752 ed il 1755, della traduzione in lingua olandese di Clarissa.

for the Cloth. I was fond of this choice. But while I was very young, some heavy losses having disabled him form supporting me as genteelly as he wishd in an education proper for the function, he left me to choose at the age of 15 or 16, a business; having been able to give me only a common School learning I chose that of a Printer’s, tho’ a stranger to it, as what i thought would gratify my thirst after reading. I served a diligent seven years to it […]. I continued 5 or 6 years after ye expiration of my apprenticeship […] working as a compositor, & correcting ye press. As I hinted in a better expectation. But that failing, I began for myself, married & pursued business with assiduity that, perhaps, has few examples; & ye with more alacrity, as I improved a branch of it, that interfered not with any other person; & made me more independent of booksellers (tho’ I did much business for them) than any other printer. […] I have been twice married; to good women both times. My business Sir, has ever been my chief concern. My writing-time has been at such times of leisure as have not interfered with that. 61

(2009, p. 60-64).

Un uomo che si è fatto da sé, in altre parole, Richardson che stampò di tutto, dai periodici Tory come “The True Briton”, il “Daily Journal” e il “Daily Gazeteer”, ai libri, tra cui anche quelli di Defoe, fino ad edizioni per la Royal Society e per il Parlamento di cui pubblicò i Journals. Sarà una richiesta di redigere delle lettere da offrire come esempio a chi con la scrittura non era tanto abile, pubblicate poi nel 1741 con il titolo di Familiar Letters on Important Occasions, che farà emergere la sua capacità come autore di romanzi e in particolare del tipo epistolare. Tipografo, stampatore, editore, curatore, autore, di umili origini, destinato inizialmente alla carriera religiosa ma poi, per i casi della vita, divenuto uno dei più attivi stampatori, editori e poi autori del suo tempo, Richardson ben incarna, con la sua storia, il suo lavoro, i suoi romanzi e le sue lettere, la nuova realtà che si andava costituendo nell’Inghilterra del Settecento.

2.1.2. L’ILLUMINISMO DI RICHARDSON

L’instaurazione di una monarchia costituzionale, a seguito della rivoluzione del 1688, che portò in Inghilterra un nuovo ordine sociale e politico, e il Toleration Act (1689) che pose fine alle guerre di religione, furono i fondamenti di un periodo di complessiva stabilità caratterizzato da un senso di moderazione e dal trionfo della razionalità. È il secolo della regina Anna (1702-14), cui succedettero i sovrani

61

I testi delle lettere di Richardson sono tratti da Samuel Richardson, Lettere su Clarissa. Scrittura privata e romanzo nell’Epistolario di Samuel Richardson (2009) a c. di Donatella Montini, Viterbo: Sette città.

appartenenti alla dinastia degli Hannover Giorgio I (1714-1727), Giorgio II (1727- 1760) e Giorgio III (1760.1801), ed è anche l’epoca in cui si rafforzano l’autorità parlamentare, del primo ministro Robert Walpole, dei Whigs e dei Tories.

Se il regno della Regina Anna, ultima appartenente alla dinastia degli Stuart, guardava alla corte ancora come patrona delle arti, l’atteggiamento dei successivi regnanti appartenenti alla casa di Hannover, Giorgio I (1714-27), Giorgio II (1727-60) e Giorgio III (1760-1801) nei confronti di pittori e poeti sarà tale da indurre gli autori a cercare altrove forme di consenso ed a rivolgersi ai librai e soprattutto ai lettori appartenenti per lo più al ceto medio e all’alta borghesia. L’illuminismo inglese diviene espressione di quella middle-class in ascesa che rappresenta la ragione che permette all’uomo di «far luce nei recessi più oscuri della natura, di imporsi e di imporre nei luoghi più impervi del globo la mistica del commercio» (Bertinetti 2004, p. 122). Poliedrico insieme di commercianti, manifattori, proprietari, professionisti, funzionari e artigiani, le borghesie settecentesche si presentano come categoria residuale soprattutto urbana, strato intermedio tra la plebe e l'aristocrazia. In Germania sarà il appunto il Bürger, in Francia, sebbene esista il bourgeois, la borghesia si definisce piuttosto come soggetto collettivo, tiers état, denominazione con cui si presenterà agli Stati generali del 1789. In Italia, dove la città non si identifica tanto con i suoi operatori economici o con i suoi professionisti quanto piuttosto con il suo patriziato urbano, variante locale dell'aristocrazia, i borghesi vengono chiamati, in genere, ceto civile. In Inghilterra si parla, invece, di middle class, di ceto medio. Ai livelli alti, il borghese- cittadino esercita attività che spaziano dal commercio a distanza alla manifattura e all'intermediazione creditizia (la banca) oppure si dedica a un'arte liberale (avvocato, notaio, medico, architetto, farmacista, ingegnere) che presuppone una formazione accademica. Ma borghese è anche chi detiene un ufficio amministrativo o giudiziario, rivestendo dunque una carica pubblica al servizio del sovrano (gli officiers francesi) o chi possiede, a titolo di proprietà privata, una cospicua proprietà fondiaria, in un mondo in cui la maggior parte delle terre è ancora in mano all'aristocrazia o al clero. Ai livelli più bassi, infine, borghese può essere anche l'artigiano appartenente a una corporazione titolata al godimento pieno dei diritti di cittadinanza. A secolo inoltrato, soprattutto in Gran Bretagna e, ancor più, nei neo indipendenti Stati Uniti d'America, la borghesia "economica" mostra un orgoglio della propria identità che altrove non le è consueto. A favorire questo processo — che a livelli diversi è possibile cogliere

ovunque — è certamente l'emergere di una tendenza individualista che contempla l'intensa valorizzazione dell'iniziativa individuale a scapito dell'inerte riconoscimento del valore del rango, della stirpe, del sangue.

Lo scrittore deve confrontarsi con questa realtà e con la “commerciabilità” delle proprie opere che non possono essere più, o unicamente, un diversivo per una corte annoiata, ma divengono materiale da offrire per il piacere e l’istruzione della borghesia nascente. Quasi del tutto abbandonata ormai la pratica e l’etica della committenza con il suo imporre luoghi, tempi e forme della rappresentazione, la produzione è ora promossa da una pluralità di acquirenti il numero dei quali, in certo modo, supplisce l’abbassamento sociale e qualitativo dell’interlocutore implicito. Un nuovo pubblico dunque: i nuovi lettori appartengono prevalentemente all’emergente classe media dei ricchi agricoltori, negozianti e commercianti, persone destinate a lavorare nelle amministrazioni e non costituiscono un campione così ampio di tutti gli strati sociali così come era avvenuto per il dramma elisabettiano. L’alfabetizzazione non era diffusa soprattutto nelle campagne, mentre nelle città è probabile che un semi- alfabetismo fosse più comune, specialmente a Londra.62

È certo, comunque, che una nuova categoria si fa largo in questo periodo, si tratta delle donne il cui accesso alla lettura fu agevolato dall’evoluzione della stessa natura dei libri pubblicati.63

e, tra l’altro, dal passaggio dal latino alle lingue vive. Così Watt (1977, pp. 40;42):

Le donne delle classi superiori e medie potevano partecipare a ben poche delle attività dei loro uomini sia negli affari che nei piaceri […]Le attività di tempo libero erano appropriate solo alla classe agiata: questo atteggiamento era rinforzato dalla teoria economica del tempo che si opponeva a qualunque cosa potesse distrarre le classi lavoratrici dai loro compiti64

.

Il Settecento rappresentò, al di là della complicatezza del fenomeno, soprattutto per le classi superiori, un momento di svolta, in cui «un pubblico di dimensioni mai viste cominciò a mettere avidamente le mani su una materia prima

62

Una delle cause della scarsa alfabetizzazione era probabilmente la mancanza di un incentivo ad imparare: saper leggere era necessario solo a chi era destinato ad occupazioni della classe media, commercio, amministrazione, libere professioni ed è per l’aumento di questi mestieri a fronte di una diminuzione del numero dei piccoli proprietari terrieri, che nelle città del diciottesimo secolo si può parlare di incremento di lettori.

63

Al costo dei libri ancora piuttosto alto fanno da contrappeso le biblioteche circolanti, i caffè, i giornali e le riviste che rendevano accessibile ad un vasto pubblico

64

Continua Watt, «Vi erano tuttavia due ampi e importanti gruppi di persone relativamente povere che, con tutta probabilità avevano il tempo di leggere: gli apprendisti e i domestici». (1977, p. 41)

senza precedenti per quantità e varietà» (Outram 2014, p. 26). Tutti questi cambiamenti che coinvolsero la lettura modificarono radicalmente la posizione sociale di scrittori ed editori, con essi Samuel Richardson, e contribuirono alla nascita di nuove forme e stili letterari: tra questi il romanzo.