Il campionamento delle popolazioni di avifauna per l’analisi ecologica può essere effettuato utilizzando diversi metodi (Bibby et al. 1992; Krebs, 1989). I metodi generali di stima delle popolazioni di uccelli sono descritti ampiamente in letteratura e si basano in generale sul riconoscimento degli individui attraverso le emissioni sonore o l’osservazione diretta (Blondel et al., 1970; Bibby & Burghess 1992; Brichetti e Gariboldi, 1997). I metodi sono necessariamente connessi ai diversi momenti del ciclo biologico delle diverse specie: riproduzione, migrazione, svernamento. In generale i censimenti vengono svolti nei momenti nei quali le popolazioni nidificanti o svernanti sono stabilmente stanziali su un determinato territorio, mentre per la migrazione lo studio viene effettuato su scale geografiche molto ampie, per l’insieme delle popolazioni, in genere attraverso lo strumento dell’inanellamento con schemi organizzati su aree continentali. Le procedure di monitoraggio devono far riferimento a confronti, organizzati su
campioni statisticamente validi, della stessa popolazione in momenti diversi del tempo, sufficientemente distanti da valutare modificazioni significative della popolazione stessa (nidificante o svernante). L’home range è variabile sia tra le diverse specie, sia all’interno del ciclo annuale nell’ambito della stessa specie. Durante la stagione riproduttiva molte specie sono legate ad uno specifico territorio, mentre nella dispersione post-riproduttiva gli spostamenti diventano molto più ampi, anche nell’ordine delle decine, delle centinaia od addirittura delle migliaia di chilometri. Pertanto la scala del censimento (e di un progetto di monitoraggio) deve tenere conto della dimensione di tali home range, per dare risultati significativi. Il progetto di monitoraggio e di caratterizzazione degli habitat la raccolta dati è iniziato nell’inverno 2004-2005 e ha interessato tre stagioni riproduttive (2005, 2006, e 2007) al fine di raccogliere dati significativi per il problema prospettato. La raccolta principale di dati stata concentrata nelle primavere 2005 e 2006. Ai fini dell’analisi del paesaggio sono possibili sostanzialmente due approcci: uno autoecologico, approfondendo l’utilizzo dell’habitat e dello spazio da parte di una o più specie studiate in modo approfondito, includendo raccolta di dati relativi alla nidificazione e al successo riproduttivo, ed uno di analisi di comunità, che considera l’insieme delle specie presenti e le loro preferenze ambientali. In generale per l’analisi di interi popolamenti e comunità si utilizzano campionamenti visivi e sonori, utilizzando diversi possibili metodi: mappaggio, transetti lineari, punti di ascolto. L’analisi delle comunità di avifauna con questi metodi non può essere effettuato con conteggi di tipo assoluto per diversi problemi, il più significativo dei quali è la diversa contattabilità delle diverse specie in base alla propria biologia, ed in particolare secondo l’avvistabilità e l’attività canora della specie (Bibby and Burgess, 1992; Brichetti e Gariboldi 1997; Thompsonn, 2002; Amrhein, 2007). Inoltre nel corso della stagione annuale la stessa specie modifica in modo significativo la propria contattabilità con un comportamento variabile in base al momento della stagione riproduttiva: in generale le specie diventano più contattabili in primavera, mentre sono meno attive e meno visibili durante le migrazioni e nella stagione invernale. Ogni specie ha una curva di contattabilità specifica e quindi non è possibile in generale correggere le osservazioni effettuate secondo un indice di contattabilità, se non con impegnativi e costosi metodi con un impegno di giornate/uomo di lavoro molto elevato (vedi ad esempio per le averle Tryjanowski et al., 2003). Per le finalità del presente studio si è considerato più idoneo rispetto agli obiettivi definiti un approccio di comunità che un approccio specie-specifico. Tra i diversi metodi di campionamento si è poi scelto alla luce di quanto sopra descritto, per un progetto di caratterizzazione degli habitat costieri e di monitoraggio triennale dell’evoluzione del popolamento anche in base ai diversi fattori ecologici in gioco, di origine naturale o antropica, il metodo degli I.P.A., Index punctuels d’Abondance (Blondel et al., 1970, 1973, 1981; Bibby and Burgess, 1992; Ralph et al., 1993; Ralph
et al., 1995; Gregory et al., 2005) in quanto si presta particolarmente ad analisi legate all’utilizzo dell’habitat (Huff et al., 2000; Staicer and McLennan, 2004) permettendo quindi di ottenere informazioni rilevanti per gli obiettivi dello studio. Al fine della caratterizzazione degli habitat è stato individuato un numero definito di punti di ascolto, attraverso una opportuna strategia di campionamento con attenzione al punto di vista statistico, sulla base di una carta dell’uso del suolo, ai quali quindi associare i dati di presenza delle diverse specie. I dati raccolti consentono di investigare quindi (tramite analisi multivariate o “gap analysis” in ambiente SIT – Scott et al, 1991) le relazioni tra parametri ambientali (presenza di strutture antropiche varie, disturbo venatorio, usi militari, superficie delle aree naturali, aree protette, ecc…) e densità/diversità del popolamento di uccelli. Proprio per questa ragione non è interessato, visti gli obiettivi dello studio, correggere i valori semi-quantitativi ottenuti dai rilevamenti tramite indici di contattabilità o di distanza (Bachler and Liecthi, 2007), e si è scelto il sottometodo dei Fixed Radius Counts, considerando soltanto i dati di osservazione raccolti nei 50 m di raggio dall’osservatore (Hutto et al., 1986; Bibby & Burghess 1992). In questo modo si sono ottenuti dati semi-quantitativi per le varie specie, in pratica per ciascuna specie un indice di presenza – non necessariamente correlato, vista la variabilità dell’osservabilità di ciascuna specie, con gli indici delle altre specie osservate (Betts et al., 2005). Per evitare le possibili cause di bias nella contattabilità delle specie si sono seguiti i seguenti accorgimenti, suggeriti in letteratura:
- conteggi effettuati tra l’alba e le ore 12,00 ogni giorno di osservazione, evitando altri orari (le ore tra l’alba e il mezzogiorno sono quelle dove gli animali sono più costantemente attivi);
- conteggi effettuati solo in assenza di vento o con vento lieve (il vento modifica la contattabilità delle specie che diventano meno attive);
- conteggi effettuati sempre dallo stesso osservatore, anche se spesso con l’assistenza di un secondo osservatore presente, per evitare bias dovuto al rilevatore (Cunningham et al., 1999).
La durata delle stazioni di ascolto è stata di 8’. In letteratura il metodo tradizionale prevede stazioni di 20’ (Blondel et al., 1981), ma molti autori successivi hanno esaminato il rapporto tra minuti di osservazione e numero di specie rilevate, così come il rischio di conteggiare gli stessi individui più volte nella stessa stazione, con forte rischio di sovrastima, che cresce al passare del tempo. Pertanto la maggior parte degli autori più recenti hanno definito come standard per le stazioni una durata inferiore, fino a 5’, in quanto è stato osservato che la maggioranza delle specie viene registrata nei primi minuti di rilevamento (Bibby & Burghess 1992; Cestari, 2005). Questo risparmio di tempo permette di effettuare degli ulteriori rilievi e di migliorare così il grado di copertura dell'area di studio. La durata prescelta sembra il miglior compromesso tra sforzo di rilevamento e risultato,
anche considerando che diminuendo il tempo passato alla singola stazione si può aumentare il numero di stazioni, con un beneficio dal punto di vista statistico (Ralph, 1995), anche se i metodi multi visita danno un risultato migliore per registrare le attività riproduttive (Betts et al., 2005). Individui in transito in volo alto non sono stati considerati come appartenenti alla comunità dell’ambiente in esame. E’ stato registrato ogni individuo presente all’interno di un raggio di 50 m dal rilevatore. Ogni stazione d’ascolto è stata georeferenziata con GPS Garmin e/o individuata su mappe dell’area. Le stazioni non sono state in genere ripetute, ma visto il tipo di obiettivi si è preferito aumentare il numero di stazioni generale come consigliato da alcuni autori (Ralph et al., 1995). In questo modo si ha un idea più chiara, soprattutto in ambienti estesi di matrice ambientale come molti di quelli considerati, delle preferenze delle diverse specie per gli habitat.
Le stazioni di ascolto sono state identificate casualmente, ma stratificate per habitat. Ove possibile la stazione di ascolto veniva fatta coincidere con una patch uniforme di una tipologia di uso del suolo (o vegetazione). Vista però l’eterogeneità dell’area di studio questa situazione non era frequente, e si è proceduto quindi ad attribuire ciascuna stazione di ascolto univocamente a 9 categorie discrete che rappresentano gli insiemi di tipologie ambientali dominanti in ciascun punto (“categorie di paesaggio” – vedi definizioni precedenti). Si è stabilito il campionamento in modo che in ciascuna categoria di paesaggio e per ciascun anno di osservazione fossero garantite comunque almeno 10 stazioni di ascolto (per le categorie di paesaggio poco diffuse). Per tutte le altre categorie di paesaggio si è aumentato il numero di stazioni ad almeno 30 per habitat e per anno, come raccomandato da molti autori (Ralph et al., 1995). Le tipologie di habitat (“categorie di paesaggio”) individuate sono le seguenti:
1. Boschi di conifere; 2. Boschi di latifoglie; 3. Macchia mediterranea; 4. Ecotoni; 5. Agricolo alberato; 6. Agricolo aperto; 7. Urbano; 8. Zone umide; 9. Incolto.
Per attribuire una stazione ad una determinata tipologia di habitat è stata utilizzata una griglia di criteri quantitativi, sulla base dell’uso del suolo presente nel raggio di 250 metri intorno al punto di ascolto (vedi Tabella 3.5), rilevato secondo le categorie di uso del suolo semplificate descritte nella
precedente Tab. 3.3, in modo che per quanto scelta dall’osservatore (sempre lo stesso), l’attribuzione ad una categoria discreta rispondesse a criteri univoci.
Tabella 3.5. Criteri per l’attribuzione delle stazioni alle “categorie di paesaggio”
Classe Criterio
Agricolo aperto Agricolo aperto > 80%, Alberi e arbusti < 5% Agricolo alberato Agricolo aperto con Alberi o Arbusti 5 %< > 20% Bosco di latifoglie Bosco di latifoglie > 50%
Bosco di conifere Bosco di conifere > 50%
Ecotoni Agricolo aperto con presenza Alberi o Arbusti 20 < > 50% Incolto Agricolo con incolto e pascolo > 25%
Macchia mediterranea Macchia mediterranea > 50%
Urbano Edifici > 30%
Zone umide Presenza di Zone umide, Cariceto, Canneto > 25%
In totale nel corso dello studio sono state effettuate 522 stazioni di ascolto nel corso di 44 uscite di campo, per un totale di 357 ore di lavoro di rilevamento di campo. Un impegno analogo (o superiore) è stato speso nello stesso periodo per la raccolta dati sull’avifauna nelle Saline di Tarquinia, sempre all’interno dell’area di studio, che sono oggetto di altra ricerca. Le osservazioni sono state condotte con l’ausilio di un binocolo Leica Trinovid 10x42 e riportate su schede di campo al momento del rilevamento. Il riconoscimento degli uccelli è stato effettuato con l’ausilio di guide di campo e, per il riconoscimento sonoro, utilizzando per confronto un set su CD (e lettore MP3 portatile) dei canti e dei versi di tutti gli uccelli d’Europa (Roché, 1995). In Tabella 3.6 sono riportate le stazioni effettuate, per anno e per habitat considerato, suddivise per l’area di studio e l’area di confronto. Per le analisi statistiche sono state utilizzate 330 stazioni dell’area principale di studio e 99 in quella secondaria, relativi agli anni 2005 e 2006 e in particolare al periodo riproduttivo (aprile-luglio). Nell’area di studio secondaria sono state studiate solo cinque tipologie di habitat, maggiormente interessate dai fini del lavoro (Agricolo, Agricolo alberato, Conifere, Latifoglie e Macchia). Non sono state considerate le tipologie Urbano, Ecotono e Incolti e le Zone Umide, in quanto per la complessità del territorio di confronto considerato avrebbero richiesto un approfondimento eccessivo rispetto agli obiettivi (in particolare l’ambiente delle zone umide). La scelta di stratificare le stazioni per habitat ha portato ad una distribuzione delle stesse parzialmente
divergente rispetto alle distribuzioni percentuali delle diverse categorie di uso del suolo rilevate tramite il Corine Land Cover, ma che comunque è risultato essere non diversa significativamente dalla distribuzione casuale (vedi capitoli successivi).
Tab. 3.6. Stazioni di ascolto effettuate.
Inv 2004-5 Prim 2005 Area principale Prim 2006 Area principale Prim 2006 Area sec. Prim 2007 Area principale Prim 2007 Area sec. TOTALE Agricolo 7 39 28 13 5 0 92 Agricolo alberato 3 47 21 13 10 0 94 Macchia 1 15 13 14 0 0 43 Conifere 1 15 19 18 15 10 78 Latifoglie 0 14 15 41 0 20 90 Incolto 5 9 17 0 0 0 31 Ecotoni 1 32 13 0 0 0 46 Zone Umide 12 12 13 0 0 0 37 Urbano 4 8 0 0 0 0 12 TOTALE 34 191 139 99 30 30 523