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2.2 Le driving forces esterne

2.2.4 Il PTPG della Provincia di Viterbo e il Piano Parchi Provinciale

La legge urbanistica regionale (L.R. 38/99) prevede che le province adottino un proprio Piano Territoriale Provinciale, coordinato con il Quadro Territoriale di Riferimento Regionale, del quale fa parte il Piano Parchi Provinciale. Una questione da verificare a questo livello di pianificazione è anche quella della coerenza con la normativa paesistica (oggi con i Piani Paesaggistici). Lo Schema di Piano è stato adottato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 74 del 28 Settembre 2004. Lo stato di avanzamento del PTPG della Provincia di Viterbo è vicino all’approvazione definitiva, all’inizio del 2007 è stata aperta la Conferenza di Servizi che dovrà portare alla decisione finale. Il

PTPG, recependo le indicazioni dei vari piani e programmi provinciali di settore, raccoglie gli obiettivi delle politiche provinciali, organizzandoli sul territorio. Tali obiettivi costituiscono la parte strutturale del Piano (medio – lungo periodo) e sono di riferimento per la parte programmatica (medio – breve periodo), da svilupparsi in seguito. Il Piano fornisce, attraverso le Norme tecniche, indirizzi, direttive ed indicazioni che dovranno essere accolte e rispettate in sede di formazione degli strumenti urbanistici sotto ordinati e nelle pianificazioni settoriali, sia di competenza della provincia che degli altri enti locali. Le azioni di Piano saranno intraprese, condotte e promosse dalla Provincia per quanto di propria competenza e, altrimenti, attraverso intese con gli Enti locali territorialmente competenti (Comunità montane, Comuni, Enti di gestione delle aree naturali protette), in un’ottica di copianificazione. Il PTPG della provincia di Viterbo riconosce la validità e l'efficacia dei piani provinciali di settore di cui la Provincia si è dotata recependone i contenuti e le indicazioni. In particolare sono riportate nel PTPG le sintesi dei piani di seguito elencati: Piano di Salvaguardia delle Forre approvato con DCP n. 7/04; Piano per l'Organizzazione della Gestione dei Rifiuti approvato con DCP n. 107/98; Piano Faunistico Venatorio Provinciale approvato con DCP n.106/97 e aggiornato con DCP n.71/03; Piano d'Ambito dell'ATO n. 1 Viterbo (Approvato dalla Conferenza dei sindaci e presidenti delle Province di Viterbo e Roma del 31 Luglio 2003); Piano delle aree suscettibili di attività estrattive approvato con DCP n. 39/04; Piano Energetico Ambientale della Provincia di Viterbo approvato con DCP n.41/02; Piani di Gestione dei SIC e ZPS; Piano per la gestione dell'inquinamento elettromagnetico. Per quanto riguarda gli ultimi due piani (Piani di Gestione dei SIC e ZPS e il Piano per la gestione dell'inquinamento elettromagnetico) è in corso la procedura per l'approvazione definitiva; pertanto il loro recepimento nell'ambito del PTPG avverrà in sede di approvazione dello stesso, al termine della fase denominata Conferenza di Pianificazione, che verrà avviata dopo l'adozione dello schema PTPG. Inoltre la Provincia di Viterbo ha in corso, in collaborazione con la Regione Lazio, la realizzazione di un documento di Rete Ecologica Provinciale. Tra le azioni dello Schema di PTPG infatti si dice al riguardo: “Conservazione degli Habitat di interesse naturalistico ed ambientale: Individuazione di una ”rete ecologica” costituita da “ponti biologici” (aree boscate, aree agricole con presenza arborea) che garantiscano il collegamento tra aree naturali altrimenti divise da ostacoli antropici (infrastrutture viarie, elettrodotti ecc.). La suddetta rete ecologica scaturisce dall’integrazione delle aree naturali protette, aree boscate, corridoi fluviali, SIC, ZPS, SIN, SIR” (Relazione Generale allo Schema di PTPG, 2004). Inoltre tra le azioni vi è la “Valorizzazione delle aree naturali protette e altre aree di particolare interesse naturalistico”. Un passo dello Schema di PTPG è di particolare rilevanza per gli obiettivi del presente studio, pertanto si riporta interamente: “E’ di fondamentale importanza il mantenimento e l’aumento della biodiversità delle popolazioni vegetali che si ottiene

garantendo l’ampiezza delle superfici idonee e il collegamento tra sistemi diversi attraverso corridoi e ponti biotici, realizzabili anche con l’utilizzo delle aree agricole contenenti elementi arborei, con funzione di garanzia di rinnovamento e necessario scambio di informazioni genetiche. Al contrario l’eccessiva frammentazione degli ambiti naturali produce danni non immediatamente recepibili, ma con gravi conseguenze sulla capacità di resistenza e rigenerazione delle popolazioni e comunità vegetali (e di conseguenza sulle comunità faunistiche). Per il raggiungimento di questi obiettivi gli indirizzi da seguire saranno quelli dell’allungamento dei cicli di ceduazione in zone specifiche e la conversione a fustaie in altre, nonché il mantenimento del sottobosco in tutte le aree di tutela e delle fasce filtro tra le aree prevalentemente naturali e quelle più antropizzate (prevedendo un incremento ove necessario). Per la valorizzazione della risorsa “boschi” va ricercato il giusto equilibrio tra produzione e prelievo, per mezzo di considerazioni che vanno dal riconoscimento delle funzioni che li caratterizzano: ecologiche (come elemento di recupero ambientale), produttive, protettive e sociali ma anche del loro ruolo economico, fino a quelle più prettamente paesaggistiche, di funzione estetico – culturale e ricreativo. Complessivamente va ricercato il miglioramento dell’equilibrio idrogeologico e delle falde acquifere mettendo in atto la salvaguardia e recupero della vegetazione ripariale; il reinserimento di specie autoctone per naturalizzare i rimboschimenti in genere; l’aumento degli interventi destinati alla prevenzione degli incendi; la valorizzazione dei prodotti del sottobosco e il coordinamento e sviluppo dei progetti della Comunità Europea. Bisognerà altresì dedicare una particolare attenzione alle risorse forestali nei territori ampiamente antropizzati, zone in cui potrà svolgere importanti funzioni sia rispetto alla salute che alla salvaguardia del patrimonio naturalistico. Ad esempio l’aumento delle superfici alberate in ambito urbano possono migliorare la qualità della vita contribuendo all’abbattimento delle polveri e dei rumori purificando l’aria e migliorando il microclima urbano. Le indicazioni per la pianificazione comunale vanno nella direzione delle analisi territoriali sulle unità di paesaggio riferite agli aspetti vegetazionali individuando le specie boschive presenti e verificando le connessioni esistenti o possibili per la costruzione di una rete naturale, nonché corridoi ecologici fondamentali per il raggiungimento del miglioramento della biodiversità di cui si è detto. Va perciò evitato il depauperamento degli ecosistemi che porta ad un aumento dell’esigenza di ricorso ad input energetici da parte dell’uomo, come ad esempio l’eliminazione della vegetazione seminaturale nelle aree antropizzate, che modificando il microclima, comporta la necessità di provvedere con l’utilizzazione di sistemi di termoregolazione artificiale e di depurazione dell’aria” (Relazione allo Schema di PTPG, 2004, pagg. 105-106). Queste indicazioni si traducono in una definizione di un quadro programmatico per il Sistema Ambientale in generale (Fig. 2.2) e la Rete Ecologica Provinciale (riportato in Figura

2.3), nonché in una individuazione delle aree da programmare come aree protette (lo “Schema di Piano Parchi Provinciale”), che riportiamo anch’esso vista la rilevanza per lo studio, in Figura 2.4.

Figura 2.2. Indicazioni del PTPG per il Sistema Ambientale Provinciale.

La pianificazione provinciale (PTPG) prevede espressamente delle linee guida per la Rete Ecologica provinciale, basata su una visione estremamente semplificata degli obiettivi e sostanzialmente di tipo strutturale (Figura 2.3).

Il PTPG prevede espressamente anche delle aree protette potenziali, inclusa l’individuazione della costa della Maremma Laziale come area protetta di interesse provinciale, anche se poi negli strumenti di attuazione questa previsione non viene ritenuta prioritaria e non se ne individua un percorso temporale definito.

Figura 2.4. Piano Territoriale Provinciale Generale. Aree Protette Potenziali.

Per l’area di studio è previsto in linea di massima che questi due comuni della Maremma caratterizzati da un vasto territorio, che se pur utilizzato prevalentemente con forme di agricoltura specializzata, necessitino di iniziative di riconversione e rilancio e di forme di turismo legate alla costa che mostrano anch’esse difficoltà dovute alla crisi del modello turistico degli anni ’70 e dalla presenza delle due grandi Centrali Termoelettriche di Montalto di Castro (a nord) e di Civitavecchia (a sud), con riferimento allo strumento del Contratto d’area. Dal punto di vista stradale il PTPG indica un ammodernamento della SS1 Aurelia per farla diventare Autostrada Tirrenica. Sono previsti due poli industriali nell’ambito di quello principale di Civitavecchia, uno a Tarquinia e uno potenziale nei pressi della Centrale Termoelettrica di Montalto. E’ comunque di grande interesse per il presente studio la conferma della fascia costiera della Maremma Laziale come area protetta, anche se non tra quelle immediatamente identificate dal PTPG, ma tra quelle potenziali, che permette di affrontare gli approfondimenti del presente studio con la prospettiva di un inquadramento nelle strategie provinciali.