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Innanzitutto è necessario chiarire alcuni elementi terminologici che sono indispensabili per evitare ambiguità nel proseguire del testo. Utilizzeremo la definizione di habitat proposta da Hall et al. (1997), con le distinzioni e precisazioni forniti da questi autori anche per la loro declinazione. Pertanto quando parleremo di habitat sarà inteso che si tratta “dell’insieme di risorse e condizioni presenti in un’area che producono occupancy di un determinato organismo – inclusa la sopravvivenza e la riproduzione”. In questo senso l’habitat è organismo-specifico e va riferito ad una particolare specie, popolazione o individuo. Nel considerare questo concetto vanno tenute a mente le questioni di scala spaziale e temporale. Eviteremo, come proposto da questi autori, l’utilizzo del concetto di “habitat type”, preferendo quelli di “categoria fitosociologica della vegetazione”, per riferirci ad una associazione vegetale, o “categoria di uso del suolo” quando ciò non è possibile in quanto i dati di copertura del suolo non sono precisamente categorizzati da una carta della vegetazione. Per concetto di “paesaggio” o meglio “landscape” intendiamo quanto descritto dettagliatamente da Farina (2001), e cioè l’articolazione spaziale degli ecosistemi e le loro dinamiche, tenendo conto dell’interazione tra fattori ecologici ed antropici, e la loro visione multiscalare dal punto di vista spaziale e temporale. Ci si riferisce anche alle distinzioni tra i concetti di “ecosistema” (nella definizione introdotta per primo da Odum, 1971) e di “landscape” proposti in Carmel & Naveh (2003), e alle diverse implicazioni del concetto di “landscape” definite in quest’ultimo lavoro. La visione complessiva dell’impostazione del presente studio cerca proprio di attuare le indicazioni per una visione olistica e interdisciplinare del paesaggio proposta da questi autori, cercando di arrivare a proposte di gestione specifiche per l’area di studio nel suo specifico contesto storico-ecologico (includendo il fondamentale apporto delle attività antropiche alla definzione del paesaggio osservato). Per quanto riguarda la definizione delle unità di paesaggio (in questo caso possiamo considerare che l’intera area di studio appartiene alla stessa unità di paesaggio) si rinvia a Blasi (1993; 1996). Le principali scale a cui ci si riferirà nel testo sono la scala “interna alla patch” o microscala, la “scala di patch” (una singola unità di paesaggio composta da un’unica categoria fitosociologica o di uso del suolo), la “scala di paesaggio” (che considera i rapporti spaziali e/o funzionali tra diverse patch), la “scala regionale” o macroscala (che riguarda le unità di paesaggio alla scala di lettura biogeografica: un’intera regione, nazione, ecc…). Vista l’eterogeneità degli habitat in alcuni casi nell’analisi è stato utilizzato il concetto operativo di “categorie di paesaggio” – intendendo l’insieme delle condizioni locali a scala di paesaggio che caratterizzano lo spazio intorno ad una stazione di rilevamento per un’area definita (definita in 250 m di raggio dal punto di ascolto, pari a circa 0,15 ha) – e che corrispondono in prima

approssimazione allo spazio locale frequentato da un singolo individuo di una specie di Passeriformi (vedi oltre).

La principale fonte di dati di base per l’analisi del paesaggio effettuata è stata la Carta dell’Uso del Suolo (CUS) della Regione Lazio, pubblicata di recente (Regione Lazio, 2006). La carta considerata è interamente informatizzata, e quindi le analisi sono state effettuate avvalendosi di un sistema informativo geografico, ESRI ArcView 3.2 (ESRI, 1996), utilizzando anche alcune estensioni (Spatial Analists, XTools). Le analisi delle patch è stata effettuata con una estensione del software ESRI ArcViev 3.2 chiamata Patch Analyst (Rempel, 1999), che permette di effettuare analisi a livello di patch e di intero paesaggio attraverso una serie di routines che in parte condivide con il software FRAGSTATS, altro importante strumento di analisi dei paesaggi. Nel GIS sono state misurate le variabili generali di copertura del suolo delle diverse tipologie considerate dalla legenda della CUS Regione Lazio; in totale nell’area di studio sono presenti 40 categorie di uso del suolo CUS RL (Corine Land Cover). I parametri analizzati sono stati:

classe di legenda di uso del suolo riferita alla CUS Regione Lazio (CLASS); area di ciascuna classe di uso del suolo, in ettari (CA);

numero di patch riferita alla specifica classe di uso del suolo presenti nell’area di studio (NUMP);

dimensione media delle patch di una determinata classe (MPS);

dimensione della patch mediana per la classe di uso del suolo (MEDPS);

coefficiente di varianza per le dimensioni della patch (PSCOV, calcolato come PSCoV = PSSD/MPS);

deviazione standard delle dimensioni delle patch (PSSD);

margine totale della classe, in metri lineari – somma totale dei perimetri delle patch (TE); densità dei margini per l’area dell’intero paesaggio (TLA), in metri per ettaro (ED = TE /

TLA);

la quantità media di margini per patch in metri per patch (MPE=TE/NumP);

la complessità media della forma, espressa come la somma del perimetro di ciascuna patch diviso per la radice quadrata della area della patch (ettari) per ciascuna classe, aggiustato per standard circolare (poligoni) o per quadrato standard (griglie), diviso per il numero di patch (MSI); se MSI è = 1 le patch sono tutte circolari (poligoni); AW MSI è lo stesso, pesato rispetto all’area di ciascuna patch; rapporto perimetro-area medio (MPAR);

dimensione media frattale della patch, un’altra misura della complessità della forma – è vicino ad 1 per forme con perimetri simili e 2 quando le forme sono pù complesse (MPFD); • AW MPFD: è lo stesso di MPFD con l’aggiunta di pesi individuali per l’area di ogni patch,

in quanto le patch più ampie tendono ad essere più complesse, e questa correzione definisce la complessità indipendentemente dalle dimensioni (AW MPFD).

Una più specifica analisi ha riguardato le aree forestali e la loro analisi di frammentazione, con riferimento ai modelli area-isolamento di cui di dirà in seguito. Sempre utilizzando il GIS, ed in particolare gli strumenti di misura metrica e spaziale, sono stati quindi misurati per ciascuna area di studio e per ciascuna patch forestale, i parametri spaziali descritti in Tabella 3.2.

Tabella 3.2. Parametri ambientali misurati durante lo studio. TOTFOR Area complessiva di copertura forestale nell’area di studio

AREA Area della patch (ha)

DISTCORE Distanza dall’area forestale di almeno 100 ha più vicina (m) DISTSTST Distanza dalla stepping stone più vicina, intesa come area

forestale di qualunque dimensione (m) AREASTST Area della stepping stone più vicina (ha)

MEDIM Media del diametro delle 10 piante più grandi su transetto di

50 m

DSDIM Deviazione Standard del diametro medio misurato

Inoltre per una analisi alla scala più fine sono stati utilizzati dati strutturali raccolti nel corso dei rilevamenti di campo di cui al successivo paragrafo. Utilizzando una scheda di campo sono stati raccolti dati relativi alla superficie coperta dalle varie tipologie ambientali considerate (Tabella 3.3).

Tabella 3.3. Tipologie ambientali semplificate (uso del suolo) considerate nelle schede di campo Agricolo aperto

Uliveto/Vigneto Arbusti e cespugli Macchia mediterranea Alberato (filari o sparsi) Latifoglie (patch) Conifere (patch) Incolto Pascolo Canneto Cariceto Acqua libera Roccia/suolo nudo/sabbia Edifici/Strutture (Strade, Ferrovie, Serre, etc.) Giardini

Sono state considerate 19 tipologie del suolo sulle schede, poi ridotte alle 15 sopra descritte accorpandone alcune poco rilevanti per frequenza, e 6 variabili strutturali per le stazioni forestali. Per le sole stazioni situate in aree boscate sono stati rilevati con le schede di campo anche dati strutturali relativi alla copertura forestale (riportati in Tabella 3.4). Per l’identificazione delle variabili da considerare si è fatto riferimento alla letteratura settoriale (Bibby et al., 1992), selezionandole sulla base delle tipologie ambientali (copertura di uso del suolo) effettivamente presenti nell’area di studio. Le variabili considerate sono semplificate rispetto ad altri studi dettagliati di relazione tra specie ed habitat, anche se le indicazioni metodologiche sono state comunque tenute in conto (Blondel, 1977), al fine di adeguare lo sforzo di campo agli obiettivi della ricerca. Per le misure delle distanze e delle altezze delle piante è stato utilizzato, come consigliato da altri autori, un teleobiettivo con telemetro graduato. Le densità della copertura sono state stimate a vista utilizzando delle griglie di riferimento sulla scheda. Per la misura del diametro delle piante è stata utilizzata una fettuccia graduata.

Tabella 3.4. Variabili considerate in habitat forestale.

HEIG Altezza piante (m)

DIST Distanza media tra i 10 alberi di maggior diametro su

transetto di 50 m (m)

COP100 Strato verticale a 1 m (cop. %)

COP30 Strato verticale a 30 cm (cop. %)

MEDIM Media del diametro delle 10 piante più grandi su transetto di

50 m

DSDIM Deviazione Standard del diametro medio misurato