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Analisi dei contesti stratigrafici not

Nel documento I Villaggi medievali abbandonati del Meilogu (pagine 140-143)

Capitolo 3 Il contesto geografico

N. S del Regno (Ardara): presso la chiesa palatina è segnalata un "cimitero

9) Mogoro (Bessude Thiesi): la villa, testimoniata fino al Quattrocento, è stata ubicata e perimetrata dalle ricognizioni intensive presso la chiesa di S Sistu, e presenta materiali d

5.4 Analisi dei contesti stratigrafici not

Nella costruzione dei processi di conoscenza ed interpretazione del record archeologico quale emerge dalle ricognizioni di superficie è necessario prendere le mosse dai contesti archeologici già noti. Le tecniche costruttive, la cultura materiale, i processi di formazione evidenziati dalle ricerche archeologiche pregresse possono infatti fungere da modello dei siti che si vanno a indagare.

Nella regione dei Meilogu disponiamo finora di ricognizioni estensive su vari territori comunali (Giave, Cheremule, Mores, Bonorva) e di ricognizioni intensive in altri (Siligo, Bessude). Pochi, e solo parzialmente pubblicati, sono invece gli scavi stratigrafici effettuati, che hanno peraltro interessato alcuni dei siti di maggior interesse (S. Nicola di Trullas1, S. Pietro di Sorres2, S. Maria di Cea3, Castello di Ardara4, Villanova Montesanto). Nella costruzione del processo epistemologico concernente la ricognizione archeologica il confronto con i dati geografici, geomorfologici e stratigrafici riveste importanza centrale allo scopo di costruire una modellistica interpretativa per i dati risultanti dalle ricognizioni intensive5. L'importanza di affiancare analisi stratigrafiche e topografiche, in serrato confronto, è stato del resto caratteristica dei più importanti progetti territoriali dell'archeologia italiana a partire dal South Etruria Survey per continuare con il Biferno

Valley, il progetto Ager Cosanus- Valle dell'Albegna e molti altri6.

S. Vincenzo Ferrer- Biddanoa si pone come case study privilegiato nella costruzione del processo epistemologico concernente la ricognizione archeologica grazie alla possibilità di un confronto stringete con i dati geografici, geomorfologici e stratigrafici, il tutto allo scopo di costruire una modellistica interpretativa per i dati risultanti dalle ricognizioni intensive svolte anche negli altri siti. Particolare attenzione è stata posta sui siti in cui l’indagine ha conosciuto varie tappe dal survey allo scavo stratigrafico e per i quali

1 SANNA 2010 ed in generale sul sito BONINU-PANDOLFI 2010.

2 Scavi risalenti agli anni cinquanta e sessanta del Novecento, notizie sui reperti in Z

ICHI 1975, passim. Scavi

recenti sono stati pubblicati in PANDOLFI-PETRUZZI 2011.

3 C

ANALIS 2001.

4 Reperti degli scavi condotti dalla Soprintendenza per i beni archeologici per le Province di Sassari e Nuoro fra gli

anni novanta del Novecento e il 2006 sono esposti presso il Museo Archeologico di Ardara. Una campagna di pulizia e documentazione del sito è stata svolta dall'equipe del prof. Milanese nel dicembre 2012 (notizie compilate durante lo scavo al link http://www.facebook.com/ArdaraLiveArchaeology?fref=ts); prima relazione di scavo al link http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_3020&curcol=sea_cd-AIAC_4560.

5 C

AMBI 2009, p.358.

Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari

141 disponiamo dunque del rapporto diretto fra quanto visibile in superficie e quanto conservato nel sottosuolo.

Riportiamo inoltre il caso S. Nicola di Trullas in quanto di particolare interesse per la modellistica interpretativa dei monasteri; gli altri casi saranno direttamente discussi nel capitolo dedicato ai siti ricogniti.

5.4.1 Villanova Montesanto

Focale appare il percorso di ricerca sul sito di Biddanoa- Villanova Montesanto (Siligo), dalla ricognizione intensiva alle analisi geofisiche e allo scavo stratigrafico. Il villaggio è attestato nei documenti scritti dal XV al XVII secolo1 con un primo abbandono a metà del Seicento e una fugace rioccupazione fra 1744 e 1800.

Le prime indagini di superficie (dicembre 2007) avevano rivelato estese dispersioni di ceramica postmedievale in superficie, con bassa percentuale di litici e laterizi, secondo modalità differenti dalla situazione paradigmatica dei villaggi medievali abbandonati (anomalie morfologiche, alta quantità di laterizi e litici, frammenti ceramici). L'interpretazione dei dati aveva perciò ipotizzato dubitativamente la presenza di strutture medievali e postmedievali sepolte nell'area, ma senza poterne fornire un'ubicazione certa2. Le indagini magnetometriche (novembre 2010) svolte in un'area di 21600 mq hanno restituito, nonostante i fattori di disturbi dovuti al substrato vulcanico, una fitta rete di strutture sepolte di differente ampiezza e, probabilmente, datazione. In particolare tutta una serie di strutture prospicienti alla chiesa di S. Vincenzo Ferrer, con orientamento Sud/Est- Nord/Ovest, sembravano poter essere messe in relazione con l'abitato3.

Le due successive campagne di scavo (2011-2012) hanno dimostrato vantaggi e difficoltà dell'analisi geofisica: le strutture individuate dal magnetometro hanno infatti trovato puntuale riscontro nei rinvenimenti del sottosuolo, ma la loro cronologia era in gran parte relativa al periodo protostorico, quando insisteva nell’area un grande insediamento4.

1 D

ERIU-CHESSA 2010, p.48, nota15. 2

http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2864&curcol=main_column

3 C

ERRI c.d.s.

4Vedi le prime relazioni sintetiche al link:

Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari

142 Sono invece ascrivibili al periodo di vita della villa grandi discariche primarie e secondarie nonché attività di spoglio di materiale edilizio operate dopo l’abbandono, compreso quello definitivo della fine del XVIII secolo. La difficoltà di rinvenire strutture abitative è da collegarsi alla estensione limitata dell'abitato, quantificata in un documento in circa 4000 mq1.

Tale indagini si possono porre in maniera paradigmatica per la costruzione di una modellistica dell’insediamento rurale sardo in epoca medievale e postmedievale nell’indagine archeologica di superficie e stratigrafica, in quanto catalizzano l’attenzione sulle discrepanze e sul significato dei rinvenimenti di superficie. Ai reperti rinvenuti durante la ricognizione, riguardo a cui era stato appunto evidenziata la mancanza di laterizi e litici, non corrispondeva di fatto la presenza di strutture sepolte. La loro dispersione era di fatto spiegabile invece con le arature che hanno interessato una stratigrafia relativa alle discariche del villaggio. La posizione ai piedi di un versante collinare spiega invece la non visibilità dell’esteso sito protostorico individuato, ricoperto da potenti depositi colluviali (spesso superiori al metro).

5.4.2 S. Nicola di Trullas

La chiesa di S. Nicola di Trullas venne donata dalla famiglia degli Athen al monastero di Camaldoli nel 1113 e fu sede di un priorato di cui rimangono tracce nella documentazione scritta fino alla metà del XIV secolo2.

Oltre alla chiesa nulla residuava in elevato prima degli scavi archeologici, che hanno rinvenuto una decina di ambienti del complesso monastico, relativi probabilmente alla torre campanaria, forse all'aula capitolare, al romitorio, ad un magazzino-dispensa, alla cucina, oltre il cortile con il pozzo. Il monastero venne abbandonato in modo simultaneo a metà del Trecento in seguito ad un incendio che ne provocò la distruzione traumatica e

1 Le campagne di scavo avranno una prima edizione elettronica a breve (M

ILANESE c.d.s.), con relazioni sui

risultati dello scavo (di M. Cherchi, A. Deiana, M.C. Deriu, G. Marras, G. Padua, M. Pipia, E. Sias), sui reperti ceramici postclassici (A. Bonetto, A.R. Becciu. M. Cherchi, G. Marras, M. Pipia) e protostorici (A. Fois), sui reperti numismatici (M.C. Deriu) e sulle fonti scritte (A. Simula).

Gianluigi Marras, I villaggi medievali abbandonati del Meilogu. Tesi di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo- Indirizzo Archeologico. Università degli studi di Sassari

143 sigillò i bacini stratigrafici, in ottimo stato di conservazione come dimostrato dalle indagini stratigrafiche che hanno riguardato proprio questa fase1.

Lo scavo di San Nicola di Trullas, oltre a restituirci la consistenza materiale di un grande centro di potere monastico, evidenzia il problema dell'abbandono dei centri benedettini che grande parte avevano avuto nella storia del periodo giudicale. Quando hanno cessato di esistere come insediamenti e come enti religiosi? Quanti hanno subito una distruzione violenta come Trullas?

Nel documento I Villaggi medievali abbandonati del Meilogu (pagine 140-143)